Mi sveglio controvoglia, voglio continuare a dormire, ma il mio cervello ha altri piani per me.
Quando mi osservo intorno, ho un déja vù. Sono in ospedale, e giurerei nella stessa stanza di qualche giorno prima, ma immagino che qui tutte le stanze siano uguali e che quindi mi trovi in una differente.
Ruoto gli occhi verso il mio lato e lo confermo al vedere l’altro letto vuoto. O questo, o Viola è andata via.
E’ tutto buio e silenzioso. Dalla finestra entrano solo le luci dei lampioni, quindi immagino sia notte.
A differenza dell’ultima volta che sono stata qui, non ci sono cavi che escono dal mio corpo, ma sento la faccia gonfia. Ho questa ridicola vestaglia che mettono a tutti i ricoverati. Alcuni piccoli tagli decorano le mie braccia, credo siano le unghie di Jessica.
Mi tocco il viso con la punta delle dita e me ne pento.
Ahi. Fa male.
Reprimo la voglia di alzarmi per guardarmi allo specchio del bagno. L’ultima volta che mi sono guardata in quel maledetto specchio non è andata molto bene. E non ho energie per vedere come è ridotta la mia faccia al momento.
Il silenzio che regna nella stanza ti invita a chiudere gli occhi e dormire, ma io non mi sento per niente stanca. Non ho sonno. Invece la mia mente inizia a divagare.
Hai l’opportunità di iniziare di nuovo, senza ricordare nulla. E’ come se rinascessi.
Devo approfittare di questa opportunità che mi è stata data. Vivere. Ma sembra che non riesca a farlo. Penso a ciò che mi ha detto Esmeralda ed ai miei ricorrenti sogni sul cielo…finché non sistemerò tutto non potrò vivere tranquilla. Forse dovrei raccontarlo a qualcuno, magari mi aiuterebbe ad uscire da questa situazione.
Inevitabilmente penso ad Ethan. Mi chiedo cosa stia facendo. Forse sta curando le ferite a Jessica. Visto il modo in cui lei parlava di lui, sicuramente si conoscono da tempo. Peccato non l’abbia picchiata più forte.
Povero Josh, dovrò chiamarlo appena posso e chiedergli scusa per aver rovinato la sua festa di compleanno.
Spero che Clarisse non mi odi per averla lasciata sola ed essermi infilata in una rissa.
Domani chiamerò tutti e mi scuserò con loro, lo prometto.
Un rumore mi fa tornare alla realtà. Sento come la porta della stanza si apre e la figura di un uomo entra. E’ Ethan. Ma non mi guarda. Ha lo sguardo basso ed un caffè in mano. E’ come se avesse inserito il pilota automatico e non stia pensando a ciò che fa. Si ferma e guarda verso la notte oscura mentre sorseggia il caffè.
Provo a non fare rumore per non tirarlo fuori dal suo stato. Ha lo sguardo perso ed i capelli scombinati, con dei piccoli semicerchi scuri sotto gli occhi. Mi chiedo a cosa stia pensando.
Gira la testa verso di me. Solo in quel momento cambia il suo sguardo perso con un altro pieno di tenerezza e gratitudine. Sorrido timidamente.
-Grazie a Dio-mormora avvicinandosi al letto in fretta. Lascia il caffè sul comodino e mi chiede-Come stai?
-Sto bene-provo a dire, ma mi esce un sussurro.
E’ come se avessi passato la notte a gridare e che sia rimasta senza voce. Ethan mi guarda preoccupato.
-Sei ridotta malissimo-confessa.
-Mi mancava la tua gentilezza-dico sarcasticamente.
-Non ti mancava solo la mia gentilezza, ma anche io, confessalo-contrattacca lui.
-Non confesserò una cosa del genere-gli dico con le sopracciglia aggrottate.
-Va bene, Chuck Norris, non ti alterare devi riposare.-ride.
Prova a ricordare ciò che è successo poco prima di svenire. La faccia preoccupata di Clarisse, qualcuno che grida, i colpi di Jessica…
L’espressione di Ethan è trafitta dalla colpa.
-Mi dispiace, non avrei dovuto lasciarti da sola, se ti fosse successo qualcosa…-comincia a dire.
-Non mi è successo niente-lo interrompo. Quando mi rendo conto che non è così, affermo-O almeno nulla di grave, sono viva.
Lui mi fulmina con lo sguardo. Ha le sopracciglia aggrottate e le sue labbra sono chiuse e formano una linea retta. Va bene, non è stato divertente.
-Cos’è successo dopo?-chiedo.
-Io ed i ragazzi stavamo chiacchierando, stavamo andando a ballare, tutto andava bene. Andiamo, quello che ti aspetti da una festa di compleanno-sorride, ma è un sorriso triste-Ma passando dalla cucina abbiamo visto la gente ammucchiata sulla porta. Josh si è avvicinato per vedere se ci fosse qualche problema, pensavamo qualche idiota avesse scommesso di bere una quantità impensabile di alcohol in pochi secondi, ma si è messo a gridare dicendo fossi tu-chiude gli occhi e scuote la testa, come a liberarsi di quelle immagini-Eri buttata al suolo e Jessica non smetteva di colpirti. C’era sangue. Quando Josh ha spostato Jessica e tu non ti sei mossa, ho pensato che…sembrava che…
So perfettamente ciò che sembrassimo: che fossi morta.
-E’ tutto finito. Ora sto bene-affermo con un fil di voce.
Lui si strofina il viso con una mano.
-Sono già passato da questa situazione una volta. Non voglio ripeterlo.
Mi ricordo di Caroline. So che si è suicidata, ma, è stato lui a trovare il suo corpo? Sento la colpa cadermi addosso non appena mi rendo conto di ciò che gli ho fatto passare.
-Mi dispiace. Ti prometto che non morirò-gli assicuro anche sapendo che è impossibile. Lui sorride rendendosene conto-O almeno non morirò prima di te. Morirò da vecchietta nel mio letto, dopo aver vissuto una vita piena. Te lo prometto.
-Lo spero. Altrimenti ci penserò io a riportarti indietro dall’altro lato-scherza Ethan.
Ridacchio. Il viso mi fa male, ma sto bene dopo aver riso.
-Non è divertente-dico provando a suonare seria, ma i miei intenti risultano vani.
-Lo so. Volevo solo vederti ridere.
Prende la mia mano e la bacia. E mi sento sciogliere con questo gesto così dolce. Poi, senza lasciarmi, chiede:
-Perché ti sei infilata in quella rissa?
-Be’….perché mi stava antipatica.
Molto bene Allysa, sicuramente con questa scusa non sospetterà di nulla.
Ethan alza un sopracciglio non molto convinto.
-Anche io ti stavo antipatico all’inizio ma non ci siamo picchiati-commenta.
-E chi ti dice che ora non mi stia antipatico?
Lui ride, sposta lo sguardo un momento e poi fissa i suoi occhi azzurri su di me prima di chiedermi:
-Tu baci le persone che ti stanno antipatiche?
Spalanco gli occhi. Fortunatamente il mio rossore si confonde fra le ferite.
-M-ma Ethan…T-tu ed i-io…N-non ci siamo b-baciati-balbetto con voce molto acuta.
-Lo so, hai perso l’opportunità di goderti un mio bacio-sorride-Ringrazia Clarisse.
-Clarisse! Come sta?
Ethan sposta lo sguardo.
-Damian è con lei. Se non fosse stato per lui, Clarisse avrebbe picchiato Jessica. Raramente si altera così-quando vede la mia faccia terrorizzata dice-Non ti preoccupare, fra poco la chiamo per dirle che stai bene. Non ha smesso di chiamarmi per vedere se ti fossi svegliata.
Come se Clarisse stesse sentendo la nostra conversazione, si sente un telefono suonare. Ethan mi lascia le mani e lo cerca dentro le sue tasche. Guarda lo schermo e risponde.
-Associazione dei molestatori, parla il molestato. Hai visto quante volte mi hai chiamato questa notte? Va bene, non è divertente. Sì, altrimenti non sarei di buon umore. Aspetta.
Ethan mi porge il telefono.
-Vuol parlare con te.
Lo prendo e lo appoggio all’orecchio.
-Clarisse?
-Allysa!!-posso sentirla tirare su col naso-Ero preoccupatissima! Non sapevo se stessi bene e solo uno è potuto salire sull’ambulanza e c’era tanto sangue…Oh mi dispiace, volevo fare qualcosa ma quella puttana mi teneva ferma.
-Non preoccuparti sto bene-provo a non piangere ma è inevitabile che gli occhi mi diventino lucidi. Non sapevo di essere così importante per qualcuno-La prossima volta le darò un calcio in culo.
-Non lo farai-dice Ethan molto serio.
Ruoto gli occhi.
-E’ già entrato in modalità supereroe? Il piano devo proteggere i miei cari?-lo prende in giro Clarisse.
-Sì, sta iniziando-rido.
-Sta ridendo di me, vero?-chiede Ethan, ed io annuisco.
In quel momento mi prende il telefono dalle mani, lo porta all’orecchio e dice:
-Sta albeggiando e Allysa deve risposare. Addioooooooo-E riattacca.
-Che ora è?-chiedo.
-Abbastanza tardi affinché tu possa andare a dormire. Se vuoi che ti dimettano devi recuperare rapidamente e per questo devi riposare.
-Te ne vai?-non posso nascondere la mia delusione.
-No. Non ti liberi di me così facilmente.
Prende il caffè che aveva lasciato sul comodino e lo butta. Poi tira fuori il cellulare-che spegne-il portafogli e delle chiavi. Mi guarda e dice:
-Fatti più in là.
-Rimani qui con me?
-E dove se no?
Guardo verso l’altro letto e lui segue il mio sguardo.
-Scordatelo. Voglio dormire con te. Se avessi voluto dormire in un letto da solo me ne sarei andato a casa.
Mi ammutolisco dallo stupore, ma lo ascolto. Mi sposto un po’ e gli lascio libero l’altro lato del letto. Lui si accomoda e prima di chiudere gli occhi mi sussurra:
-Dormi, sarò qui con te quando ti sveglierai.
I mio cuore batte così forte che credo non riuscirò a dormire. E pensare che quell'arrogante stupido che non smetteva di darmi fastidio ora sta dormendo accanto a me, vegliando sui miei sogni e parlandomi in questo modo così tenero. Avrei riso di qualcuno se mi avesse detto che saremmo finiti così, preoccupandoci l’uno per l’altro.
Il sonno s’impossessa di me rapidamente e chiudo gli occhi, lasciando che l’oscurità mi avvolga.
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