-Dove andiamo?
Il suo enorme sorriso mostra il suo compiacimento per la mia risposta. Mi prende di nuovo per le spalle e mi guida attraverso varie strade mentre risponde alla mia domanda:
-Un amico apre un club notturno qui vicino. E noi stiamo andando alla festa di inaugurazione.
Ho cambiato i miei piani per andare ad una festa. Ottimo. Non capisco perché tenga al fatto ch’io vada con lui, ci conosciamo appena. Non siamo nemmeno amici, solo due sconosciuti che si sono scontrati un paio di volte.
Dopo aver girato un paio di angoli e percorso un po’ di strade, arriviamo al club notturno. C’è un grande cartello bianco con lettere al neon azzurro su cui si può leggere Cocktail. Originale. La cosa straordinaria è la lunghissima coda per entrare. Ethan la ignora e si mette davanti al buttafuori. Alcune persone protestano perché Ethan li ha superati, ma lui finge che non esistano e gli dice:
-Di a Damian che Ethan è arrivato. E accompagnato-sorride.
Il buttafuori ripete ciò che Ethan gli ha detto per radio. Dopo aver ascoltato la risposta di questo Damian ci lascia passare. Si sentono altre proteste dalla gente in coda, ma noi siamo già dentro.
-Seguimi-mi grida Ethan.
Faccio ciò che mi chiede. Ci apriamo la strada in mezzo alla gente. Devo spingere alcune persone per non perderlo di vista. Arriviamo dall’altra parte e apre una porta che si trova accanto al bancone. La tiene aperta per farmi entrare. Entro e lui mi segue, chiudendo la porta dietro di lui.
Davanti a me si trova una stanza con un divano al centro. Le pareti sono bianche e c’è un bar in un angolo. Anche qui si sente la musica del club, ma molto meno. Mi sembra di aver attraversato una porta che catapulta in due mondi totalmente differenti, quello della folle e divertente notte e quella del tranquillo e pacifico luogo di riposo di qualcuno.
Un uomo vestito con un elegante abito nero si dirige verso di noi-verso Ethan più che altro-con le braccia aperte. Deve avere poco più di 30 anni, o potrebbe averne molti meno rispetto a ciò che dimostra a causa della sua pelata. Ci sono anche una donna ed un uomo seduti sul divano. Entrambi sembrano essere più giovani rispetto all’uomo che si dirige verso Ethan, anche se non di molto. Devono avere poco meno di 30 anni. Stanno bevendo qualcosa mente osservano la situazione.
-Ethan!-lo saluta l’uomo pelato con un abbraccio.
-Damian-gli risponde devolvendoglielo.
-Pensavo non saresti venuto, coglione-gli dice ridendo.
-Mantengo sempre le promesse.
Poi, Damian ed Ethan spostano il loro sguardo su di me.
-Damian, ti presento Allysa, la mia accompagnatrice-enfatizza sulle ultime parole.
Damian mi tende una mano, ed io gliela stringo.
-Un piacere, Allysa-dice Damian sorridendomi.
-Anche per me-gli rispondo.
-Cos’ha fatto Ethan per convincerti a venire fino qui?-ride.
-Non puoi nemmeno immaginartelo.
Ride ancora di più. Mette il suo braccio sulle mie spalle e mi porta al centro della sala. Poi dice:
-Lui è David, mio fratello minore e lei Clarisse, la mia fidanzata. Vuoi qualcosa da bere?
La differenza più importante fra Damian e David è che quest’ultimo ha i capelli. Clarisse è una bellissima ragazza dalle lunghissime gambe e dei liscissimi capelli biondi che le arrivano alla vita. Ha gli occhi verdi e delle voluminose labbra tinte di rosso, come l’aderente vestito che indossa. Io accanto a lei sembro il nulla.
-No grazie-rispondo.
Sono tutti vestiti eleganti mentre io, con questo vestito bianco e i sandali sembra debba fare la comunione.
-Falle provare il Rob Roy, Damian-suggerisce Clarisse, ignorando il mio rifiuto.
Damian va verso il bar e torna poco dopo. Mi porge un bicchiere pieno di un liquido rosso ed una ciliegia dentro. E’ la stessa cosa che sta bevendo Clarisse.
-Provalo-mi ordina lui.
Ne bevo un sorso. E’ buono. Il realtà, è molto buono.
-Com’è?-chiede Damian.
-E’ delizioso.
-Sapevo ti sarebbe piaciuto-afferma Clarisse con un sorriso.
-Mi dispiace interrompere questa deliziosa chiacchierata, ma Allysa ed io andiamo-annuncia Ethan all’improvviso.
-Cosa? Di già?-si lamenta Clarisse.
-Sì, siamo solo venuti a salutare Damian. E poi le ho promesso che saremmo rimasti mezz’ora-dice Ethan.
-Magari alla tua accompagnatrice non scoccia rimanere ancora un po’-dice David-Gliel’hai chiesto?
Ethan lo fulmina con lo sguardo. Puoi mi guarda e formula la domanda:
-Vuoi rimanere ancora?
Ho cancellato ciò che avevo da fare per questa notte. Qualsiasi piano è migliore rispetto allo stare chiusa in casa a meditare su ciò che avrei potuto fare e che non ho fatto.
-Sì-affermo.
David dedica un sorriso ad Ethan accompagnato da un ‘te l’ho detto’.
-Vieni, tesoro, siediti qui-mi invita Clarisse indicando accanto a lei, ed accetto-Damian, potresti riempiere il bicchiere ad Allysa?-gli chiede.
Non mi ero resa conto di aver già bevuto tutto, devo stare attenta a non ubriacarmi.
-Quanti anni hai Allysa? Sembri molto giovane-commenta David.
-Sto facendo ubriacare una minore-scherza Damian nel momento in cui mi dà il bicchiere pieno.
Rido.
-Ho l’età sufficiente per bere: 20 anni-rispondo.
-Avete visto la partita ieri sera?-chiede Damian, cambiando tema.
Clarisse sbuffa e mi sussurra:
-Ragazzi, sempre a parlare di calcio. Andiamo a ballare.
Lei si alza e mi offre la mano. O mi fermo qui a parlare di uno sport di cui non so niente o vado con lei a ballare. Prendo la sua mano.
-Dove vai, tesoro?-le chiede Damian.
-A ballare-gli fa l’occhiolino ed abbandoniamo la stanza.
Il locale è più pieno di prima. Clarisse mi porta al centro della pista ed inizia a ballare. Io non sono molto brava, ma fra la musica, l’alcohol, le luci e tutta la gente che si muove al ritmo, è impossibile non farsi trasportare.
Poco dopo, i ragazzi escono dalla stanza e vanno al bancone. Ci fanno segni affinché li raggiungiamo. -Un brindisi per l’inaugurazione, che è un successo!-esclama Damian nel momento in cui il cameriere ci serve cinque bicchieri di ciò che penso sia Margarita.
-Andiamo a ballare, tesoro-dice Clarisse a Damian, prendendolo per il braccio e senza dargli l’opportunità di rispondere.
Rimango sola con Ethan e David a bere e scherzare. La testa inizia a girarmi. Dovrei smettere di bere, ma mi sto divertendo. Non ricordo l’ultima volta in cui sono stata così bene. Sicuramente domani mattina mi pentirò di non aver smesso prima, ma se me ne pentirò, che almeno sia per un motivo.
-Damian, è l’ora di chiudere, rimani qui a parlare del resoconto della notte o ne parliamo domani?-chiede Jeffrey, o era Jerry?
-Meglio parlarne domani Jerry. Grazie per aver chiuso al posto mio.
Non mi ero resa conto che il locale fosse praticamente vuoto. Rimangono poche persone, qualcuno aspetta che l’accompagnatore esca dal bagno altri finiscono di bere ciò che rimane del loro drink.
Usciamo dal locale. La bassa temperatura mi colpisce in piena faccia. Fa un freddo invernale. Provo a farmi calore strofinandomi le braccia nude con le mani ma è inutile. Invece sento la giacca di qualcuno sulle mie spalle. Ethan mi ha dato la sua.
-Grazie-mormoro. Lui annuisce.
-Ethan-lo chiama Damian mentre si avvicina a lui per dargli un abbraccio-sono contento che tu sia venuto questa notte.
Lui risponde all’abbraccio e risponde con un ‘anche io’ piuttosto basso.
Damian si dirige verso di me, mi prende le mani e mi dice:
-Allysa, è stato un piacere conoscerti.
-Anche per mmmmme, Damian.
Credo mi si inceppi la lingua. Tutti ridono.
-Guarda com’è ridotta-scherza David.
-Spero di vedervi alla prossima festa-ci avverte Damian.
-Ci saremo-promette Ethan.
-Alla prossima, ragazzi-saluta Clarisse mentre prende per mano Damian.
David saluta con la mano e i tre vanno via. Guardo alle mie spalle. Non ho idea di dove mi trovi.
-No so dove sssssiamo-indico ad Ethan, che mi guarda preoccupato.
-Credo che tu abbia bevuto parecchio-osserva lui.
-Potreeeesti chiamare uuuun taxi?-chiedo trascinando le parole.
Lui compone il numero ed in pochi minuti abbiamo un taxi.
Salgo e lui dietro di me. Ho un problema. Non so dove vivo. Non lo ricordo. E perché Ethan sale con me? Darà la mia via al tassista?
-Ummm…in via…-inizio a dire socchiudendo gli occhi in un vano intento di ricordare dove si trova il mio appartamento.
Ethan mi mette una mano sulla bocca ed indica un’altra direzione al tassista.
Sbavo sulla mano di Ethan, che la toglie con una smorfia schifata.
-Che schifo-esclama pulendola sul pantalone.
-Che faaaaai?-mi lamento. Non starà provando a rapirmi e per questo ha dato un’altra via?
-Non andrai a casa tua. I tuoi genitori ti uccideranno-risponde.
Oh.
-Sono morti-dico semplicemente.
Per un momento credo di vedere una specifica emozione sul suo viso. Comprensione? Compassione? Cavolo, iniziano tutte e due con com- e la mia testa ora è da un’altra parte provando a distinguerle.
-Mi dispiace.
Provo ad annuire ma il gesto mi risulta esagerato. Sembra stia provando a staccarmi la testa. Lui ride.
-Questa notte dormi a casa mia-sentenzia.
-Cosaaaa?
-Non provare nemmeno a dirmi il contrario. Non sei in condizione e già sai che faccio sempre le cose come dico io.
Non so se è perché sono molto stanca o per l’alcohol che ho in corpo o perché so che ha ragione o perché dopo di tutto una piccola parte di me non vorrebbe separarsi da lui mai-anche se non lo riconoscerei mai-ma non protesto. Rimango in silenzio per il resto del cammino ed ad un certo punto appoggio la testa sulla sua spalla e mi addormento.
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