Di che colore è il cielo?

Quando apro gli occhi, l’orologio segna le 11:43. Non mi sono mai alzata così tardi, ma oggi è un giorno speciale. Rimango stesa a letto a fissare intensamente il tetto.

Oggi morirò.

Come dovrei farlo? Potrei tagliarmi le vene o ingoiare molte pasticche. Alla fine, i vicini si lamenteranno del cattivo odore del mio corpo in putrefazione e chiameranno la polizia.



Potrei morire accanto al mio vecchio corpo al cimitero. Sarebbe qualcosa di simbolico. Ma credo che ai miei genitori non farebbe molto piacere trovare un cadavere vicino alla tomba della loro bambina morta recentemente. Ancora meno se si tratta della stessa pazza che affermava di essere la loro figlia.

Potrei legarmi un peso ai piedi e affogarmi in mare. In questo modo non scoccerei nessuno e me ne andrei in silenzio. Il mare è a 65 kilometri da qui, dovrò chiamare un taxi.

Deciso: mi affogherò in mare.

I polmoni mi bruceranno supplicando ossigeno. Sarà un morte lenta e agonizzante, ma me lo merito. Ho causato troppo dolore ai miei cari e a me stessa. Spero solo di trovare il coraggio necessario per legarmi il peso ai piedi per non poter tornare in superfice.



Mi alzo dal letto e vado in bagno. Cosa mi metto? Dovrei vestirmi di bianco, come se fossi purificata, o nero, come se fosse il mio funerale? Alla fine decido per il bianco. Scelgo un vestito semplice e lascio i capelli sciolti.

Lo farò al tramonto, la fine della giornata significa la fine della mia vita.

Dato che non ho voglia di cucinare l’ultimo giorno della mia esistenza, vado in una caffetteria ed ordino un piatto semplice, e lascio una mancia consistente all’andare via.

Mi siedo sulla fontana della piazza e osservo. Fa un po’ freddo per portare un vestito, ma fa lo stesso, presto smetterò di sentirlo. Un bambino e suo padre si preparano a lanciare una moneta nella fontana, sperando che il loro desiderio si compia. Una coppia è seduta in una gelateria a dividersi una coppa di gelato enorme. Lui ha tutta la bocca macchiata, lei ride e gliela pulisce con le labbra. Alla fine si baciano. Se solo fossi arrivata alla loro età insieme a Sam. Un adolescente passa da un lato del parco all’altro senza spostare lo sguardo dal suo cellulare ed inevitabilmente sono in pena per lui; si sta perdendo un sacco di cose. Un gruppo di amiche di mezza età ride. Un uomo della stessa età le osserva e diventa rosso. Credo gli piaccia una di loro. Due bambine corrono una dietro l’altra. Una è più grande dell’altra, forse sono sorelle, come Laura ed io.









Sta iniziando ad imbrunire.

E’ arrivata l’ora. Prima di chiamare il taxi entro in un fioraio per l’ultima volta ed ordino un enorme mazzo di fiori da far portare in ospedale a Viola il giorno seguente. Non potrò salutarla personalmente, ma almeno posso fare un bel regalo.

E finalmente, chiamo il tassista. Compongo il numero tre volte e per tre volte sono incapace di chiamare. Mi asciugo le mani sudate, respiro forte e provo una quarta volta. Dall’altra parte mi risponde un uomo che mi assicura di arrivare entro poco. Mi metto a camminare senza spostare la vista dal suolo mentre il mio nervosismo aumenta. Non posso tirarmi indietro ora, devo assolutamente farlo.



Non serve a niente prolungare una vita vuota.

-Ma guarda la ragazza dagli occhi bicolore!-questa voce no, per favore-E so già che ho dei begli occhi, non è necessario che me lo ricordi.

Chiudo gli occhi con forza, continuando a guardare il suolo. Non può essere che mi stia succedendo. Lascio passare qualche secondo, aspettando che succeda qualcosa, che se ne vada, mi ignori o svegliarmi da questo incubo che sto vivendo da quando ho scoperto di essere in un corpo che non è il mio. Quando finalmente comprendo che non succederà nulla di tutto questo, alzo la testa e i miei occhi incontrano l’ultima persona che sperassi di vedere.

Ethan.

E’ vestito di nero-molto elegante per passeggiare per strada-ed ha un sorriso divertito sul volto. Sono contenta che il nostro incontro gli risulti divertente.

-Non ti aspettavi di vedermi, no? Sei pallida. Guarda, lì c’è una caffetteria nel caso in cui abbia intenzione di innaffiarmi col caffè, ma chiaro, dopo ci sarà il pericolo che ti butti nella fontana. Un’altra volta-ride. Oggi sembra di buon umore.



Io continuo ad avere la mia espressione vuota. In un’altra occasione, mi avrebbe divertito o mi sarei arrabbiata. Ho anche preso sul serio il suo consiglio di comprare un caffè e lanciarglielo addosso. Ma perché devo incontrarlo proprio il giorno della mia morte, un paio di ore prima che la mia vita finisca? Perché, Signore, perché? Per caso non esistono persone più gentili con cui scontrarmi prima di finirla con tutto questo? Al mio destino piace ridermi in faccia.

Lui cambia espressione. Diventa serio.

-Stai bene?-mi chiede, aggrottando le sopracciglia.

Scuoto la testa da un lato all’altro, con la fronte aggrottata e la faccia di chi non capisce.

-Ora siamo amici?-chiedo.

Ethan cambia di nuovo espressione. Mette di nuovo su la sua faccia da ‘quanto sono divertente’.

-La signorina occhio bicolore ha avuto una cattiva giornata-mi prende per le spalle e mi fa girare, facendomi percorrere la stessa strada che stesse facendo lui prima di fermarsi a parlare con me-dobbiamo rimediare. Comunque devo cambiare il tuo soprannome. Quello sugli occhi non mi diverte più. Che te ne pare di…Squirtle? Sai, ti piace buttarti nelle fontane.

Mi fermo all’improvviso, le mie spalle si scontrano con il suo petto. Che sta succedendo a questo ragazzo? Mi giro e replico:

-No grazie, ho cose da fare. Ed il mio nome è Allysa, non è necessario che tu me ne cerchi un altro.



Arriva il taxi.

-Ecco! Il mio taxi!-indico verso l’auto mentre inizio ad incamminarmi verso di essa.

Lui schiocca la lingua. Mi sta seguendo.

-Allysa, devi sapere che le cose vanno sempre come dico io.

Mi infilo nel taxi e lui dietro di me. Si siede accanto a me.

-Che stai facendo?-sbuffo.

-Faccio un po’ di strada con te-dice sorridendo.

-Un po’ di strada?

-Vai da qualche parte o vado via?-grugnisce il tassista visibilmente irritato. Ethan lo fulmina con lo sguardo-Aspetterò due minuti.

-Vieni con me questa sera e poi ti lascerò tranquilla-apro la bocca per protestare, ma Ethan mette un dito sulle mie labbra obbligandomi a stare in silenzio ed allo stesso tempo continua a parlare-Pensaci bene, ciò che devi fare oggi puoi farlo domani, l’ha detto Viola e tu sei stata a sentirla. Non staremo più di mezz’ora e poi non ti disturberò più. Mai.

Devo pensarci bene. Il realtà potrei andare via in taxi e continuare con il mio piano, ma avrei tempo sufficiente per pensare a ciò che sarebbe potuto succedere se fossi andata con Ethan. Però se andassi con lui dovrei posporre i miei piani a più tardi e può essere che ‘più tardi’ non riesca a compiere il mio proposito.



Ethan muove il suo dito indice da un lato all’altro, imitando il pendolo di un orologio.

-E allora?-sbuffa il tassista.

Se prima fossi indecisa, il tono di voce del tassiste decide per me.

-Mi dispiace di averla chiamata-gli dico, mi giro verso Ethan-Vengo con te.