Il lunedì mattina mi sveglio con la vibrazione del cellulare. Sullo schermo riesco a leggere ‘Capo’. Sono ancora mezza addormentata quando clicco sul bottone verde.
-Sì?-chiedo con uno sbadiglio.
-Allysa? Dove sei stata questa settimana? Hai saltato il lavoro e non hai nemmeno avuto la decenza di avvisare! Mi puoi spiegare cosa ti sta succedendo?-devo allontanare un po’ il telefono dall’orecchio affinché non mi si distrugga un timpano a causa delle sue urla.
Secondo il documento di Allysa, ho 20 anni. Immagino sia sufficiente per lavorare.
-Mi dispiace, ho avuto un incidente.
Sta in silenzio un secondo, poi dice:
-M-mi dispiace, non sapevo nulla, stai bene? Perché non mi hai avvisato?
-No, sto bene. Sono stata qualche giorno in coma.
Non mi preoccupo di pesare le mie parole per evitare che la persona dall’altro lato della linea si senta male o incomoda.
-Oh, mi dispiace tanto, vuoi metterti in malattia? Non è il momento più opportuno ma devo formalizzare la cosa, sai, altrimenti…
-No, in realtà mi licenzio. Addio-e riattacco.
Qualsiasi fosse il posto in cui Allysa lavorasse sicuramente non mi sarebbe piaciuto, ancora meno con un capo come questo. E dato che Allysa non c’è ma ci sono io, ciao-ciao lavoro.
La domenica mi risulta deprimente. Provo a cercare ancora una volta 'anima dentro un altro corpo', ma dopo aver passato due ore davanti lo schermo del computer a guardare stupidaggini e miti, decido di concludere la mia investigazione. Passo il resto del giorno a guardare film ed a mangiare pizza.
Arriva il lunedì e decido di sfruttarlo andando a trovare Viola, come le avevo promesso, ma prima dovrò passare a comprare le caramelle. Voglio anche passare al cimitero. Voglio sapere come ci si sente al vedere la mia tomba e sapere che lì c’è il mio vecchio corpo, insieme a tutta la mia vita.
Sembra che il bel tempo mi farà compagnia oggi. Guardo dentro l’armadio di Allysa alla ricerca di un bel vestito. Voglio che Viola pensi ch’io sia felice, anche se è solo un’apparenza.
Passo dal supermercato e compro il pacchetto di caramelle più grande che vedo. Dato che sono di buon umore, passo anche dal fioraio a comprare un piccolo mazzo di fiori. Offre Allysa.
Arrivata in ospedale divento un po’ nervosa. L’avranno dimessa? Si ricorderà di me? Che stupida, certo che si ricorda di te, ti ha vista appena tre giorni fa, ricordi?
Arrivo davanti la sua stanza ed entro, senza bussare. Sta parlando con un uomo. Lo vedo di spalle ma è più alto di me ed ha i capelli neri.
-Allysa!-esclama Viola quando mi vede.
Le dedico un sorriso.
-Ciao-rispondo timidamente.
Invece l’uomo si gira e lo vedo in faccia.
Oh no.
-Ma guarda la ragazza dagli occhi bicolore-dice in tono divertito il ragazzo che mi ha tirata dentro una fontana per una stupida discussione.
-Ma guarda il ragazzo dai begli occhi-lo imito.
Aspetta.
Maledizione! Non volevo dire questo! Lui mi guarda con gli occhi spalancati evidentemente sorpreso e sorride. Avrei dovuto offenderlo, non fargli un complimento!
-Vi conoscete già?-chiede Viola con un sorriso da un orecchio all’altro.
-Nonna-si mette dietro di me e mi prende per le spalle, spingendomi avanti-questa è la ragazza che mi ha impedito di venire a trovarti prima.
Cosa? Nonna? E che centro io con questa storia?
-E’ vero, Allysa?-mi chiede allarmata.
Prima di avere l’opportunità di rispondere, lui si mette di fronte a me e mi dice:
-Vedi, stavo raccontando a Viola che né venerdì né sabato sono potuto venire perché qualcuno-enfatizza su ‘qualcuno’-si è proposto la missione di darmi fastidio tutti e due i giorni buttandomi addosso il caffè.
-E’ stato senza volere-dico a Viola, notando come il rossore si manifesta sulle mie guance.
Non mi importa di ciò che pensa questo ragazzo di me, ma non voglio che Viola si faccia un’idea sbagliata.
-Anche il dolce che hai raccolto da terra e spalmato sulla camicia è stato senza volere-sorride maliziosamente. E mi fa anche l’occhiolino!
-Allysa, mi dispiace dirti questo dopo tutto il tempo che abbiamo passato insieme, però quello che hai fatto è stato molto brutto.
-Aiaiaiai Allysa-dice l’uomo dagli occhi azzurri scuotendo la testa da un lato all’altro con un gesto molto teatrale.
Chi si crede di essere?
-M-mi dispiace-dico a Viola-Comunque lui mi ha buttata nella fontana!
-Cos’è che avrei fatto?-drammatizza provando a suonare innocente-Allysa, dire bugie è molto brutto-imita il tono di voce di Viola.
Se gli sguardi uccidessero, lui sarebbe morto 37657136 volte.
Qualsiasi cosa dica, lui sarà il santo ed io la cattivona, così preferisco cambiare tema:
-Ho portato le caramelle! Ed i fiori!
E funziona. Il volto di Viola cambia, si illumina.
-Non era necessario, cara-sorride.
-Non è nulla. Tutte e due sappiamo che il cibo qui è terribile. E poi, te l’ho promesso.
Metto le caramelle ed i fiori sul suo comodino. Lei prende le caramelle e le apre.
-Come mi è mancata la mia compagna di stanza! Vuoi uno?-offre.
-No grazie-rispondo.
-Io sì, ne voglio uno-si avvicina lui e ne prende uno. Si siede sul letto di Viola e mi guarda-Non sapevo ti avessero ricoverata.
Alzo un sopracciglio. Dice sul serio? Come avrebbe dovuto saperlo? Non gli era venuto in mente di chiederlo, che so, dopo avermi buttato il caffè addosso o quando mi ha tirata nella fontana, tipo ‘ehi, non ti conosco per niente però, per caso, sei stata ricoverata negli ultimi giorni?’.
-Non glielo hai detto Allysa? Sei stata cinque giorni in coma! E non è la parte peggiore, è morta! Comunque, poi l’hanno rianimata, altrimenti non sarebbe qui-ride con le sue proprie parole-Non vuole raccontarlo…Immaginati, passo la maggior parte del tempo qui senza compagna di stanza e quella che mi danno passa più tempo addormentata che sveglia.
Se ho capito qualcosa nel periodo che ho passato con Viola è che il suo amore per le battute è superiore a qualsiasi cosa.
-No!!-le risponde lui fingendo sorpresa, invitandola a parlare ancora. O magari è veramente sorpreso.
Perché sono dovuta venire in ospedale proprio oggi a quest’ora?
-Sì caro-continua Viola-e il peggio è arrivato quando si è svegliata. E’ andata un momento in bagno e…
-VIOLA!!!-la interrompo.
Sento il mio viso rosso.
-Mi dispiace. Ma mi conosci, mi lasci parlare un po’ e ti racconto tutto-sorride scusandosi.
-Che è successo dopo?-insiste suo nipote.
-Nulla che ti importi-gli rispondo tagliando corto.
Tutte le persone a cui avessi spiegato la mia situazione mi avevano presa per ‘demente’. Non potevo passare per tale ancora.
Mi guarda con le sopracciglia aggrottate.
Un silenzio incomodo riempie la stanza. Ho fatto ciò che dovevo fare: portare le caramelle ed i fiori a Viola. Ora devo andare. Loro sono di famiglia e stavano passando del tempo insieme prima che arrivassi io. Sono di disturbo.
Ma ho il presentimento che non appena metterò il piede fuori dalla stanza Viola e suo nipote continueranno la conversazione riguardo al mio attacco quando mi sono guardata allo specchio dopo essermi svegliata.
Non mi importa molto, però…che diavolo! Certo che mi importa! A chi piacerebbe essere preso per pazzo?
Ma se ciò è quello che pensa Viola di me, ha dissimulato molto bene.
-Io vado. Ho delle cose da fare-annuncio.
-Di già? Ma sei appena arrivata-si lamenta Viola.
-Sono solo venuta a salutare ed a portarti i regali-mi scuso.
-E non puoi spostare i tuoi impegni ad un altro giorno? Hai molto tempo davanti ed io non so se vivrò ancora un giorno-dice il più innocentemente possibile, provando a far pena.
La parte peggiore è che ci riesce. Non so perché lei sia ricoverata qui. Non la conosco abbastanza per chiederglielo direttamente ed io non amo chiedere le cose alla gente, ma il fatto che mi chieda di stare qui con lei mi fa stringere il cuore. Mi fa sentire speciale per qualcuno.
-Va bene…
Non mi lascia terminare.
-Vedi! Potrai fare le tue cose domani o qualche altro giorno. Sei molto giovane. Se hai un appuntamento con il fidanzato, digli di venire. Più siamo, meglio è-sorride.
Qualcosa mi dice che Viola voglia fare una festa in questa stanza d’ospedale, niente e nessuno glielo impedirebbe, sicuramente non la sua situazione medica.
Suo nipote ora mi guarda con interesse. Sento le mie guance arrossarsi.
-Oh, non è così…Io…Non ho il fidanzato-balbetto.
-E allora meglio!-assicura Viola-Mio marito mi ha lasciata per un’altra donna più giovane quando avevo 45 anni e da allora la mia vita è migliorata!
Perché non possiamo parlare di un tema meno…compromesso?
-Non sa quel che si perde, come ti trattano?
-Come sempre. Tutti i giorni sono uguali tra la televisione, le medicine ed il cibo. Ma oggi siete venuti a trovarmi. E’ un bel giorno!
Sorrido. Com’è facile farla felice. Questo mi fa pensare, perché i suoi nipoti non sono venuti a trovarla?
-Tuo nipote sarebbe potuto venire prima-dico innocentemente.
Lui mi fulmina con lo sguardo.
-Sai perché non sono potuto venire, nonna-le dice teneramente.
Le prende le mani e le dà un bacio. Roteo gli occhi. La tiene in tasca.
-Lo so, Ethan.
Ethan, ecco il suo nome.
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