Di che colore è il cielo?

-Mi mancherà qualcuno con cui parlare-mi dice Viola con un triste sorriso.

Sono qui da solo 24 ore, ma sono ore difficili se nessuno viene a trovarti, senza nessuno a cui importi. Fortunatamente, sono state più facili da sopportare grazie a Viola, con il suo umorismo. Lei, a differenza mia, è qui da qualche giorno in più.

-Anche tu mi mancherai, Viola-assicuro.

Mi infilo in bagno e mi cambio i vestiti, raccolgo gli averi di Allysa-portafogli e chiavi di casa-e mi siedo sul letto di Viola.



-Promettimi di prenderti un caffè decente una volta fuori di qui!

Rido. Meglio non provare mai il caffè delle macchinette dell’ospedale.

-Sarà la prima cosa che farò una volta fuori. Promesso-le dedico un sorriso-Verrò a trovarti e ti porterò delle caramelle.

-Stai già facendo più di quanto facciano i miei nipoti!-ride-Quei maledetti mi vogliono bene solo per la mia eredità…-finisce la frase con un sospiro.

Da ciò che mi aveva detto, la sua famiglia non era venuta a trovarla durante tutto il periodo del suo ricovero.

-Sicuramente sono stati occupati, vedrai che verranno appena ne avranno l’occasione.

-Magari è così-non sembra convinta, ma credo sia meglio lasciare perdere il discorso.



Mi avvicino e le do un abbraccio.

-Ciao Viola-lei mi stringe contro di sé.

-Ciao cara.

Uscita dall’ospedale attraverso la strada e giro a sinistra fino a trovarmi in una piazza. Qui giocavo da piccola insieme a mia sorella. Mi ricorda dei bei momenti. In mezzo si trova un’enorme fontana. Ed oltre ad esse si trovano vari negozi, fra cui una caffetteria. Mi dirigo verso di essa per prendere un caffè.

Fortunatamente dall’ospedale alla mia vecchia casa non c’è molta strada da fare. Sono euforica.

Ordino un cappuccino ed i miei piedi iniziano a dirigersi verso casa. Mi mancava il caffè buono. Il cielo coperto dalle nuvole che minacciano pioggia non mi rovinerà il buon umore. Ora tutto andrà be…

Boom!

Mi scontro contro qualcosa-o qualcuno-e sperimento un forte dolore alla fronte. Davanti a me si trova un uomo con una camicia bianca macchiata da un liquido marrone: il mio caffè.

-Guarda dove vai, tonta!-esclama.

-M-mi dispiace.



Lui sbuffa e si strofina il viso con le mani.

-Alla mia camicia dispiace sicuro-dice togliendosi le mani dal volto.

-Scusami, potrei provare a pulirla.

Allungo la mano senza sapere molto bene come sistemare il casino che ho combinato.

-No, non puoi-sposta la mia mano prima che riesca a toccarlo-Stupendo, mi hai rovinato la giornata-e se ne va.



Dopo aver fatto qualche passo avanti, senza girarsi, mi mostra il dito medio. Che maleducato!

Mi dispiace sul serio, ma non è necessario essere così maleducati! Sua madre non gli ha insegnato l’educazione?

Mamma.

La nostalgia ed il dolore minacciano di distruggere il mio buon umore.



Scuoto la testa da un lato all’altro provando a cacciare quei sentimenti. Non posso deprimermi ora, devo essere coraggiosa e tornare a casa, raccontare tutto ai miei genitori. E’ stato solo un ostacolo nel mio cammino, senza contare il tipo di prima.

Comunque, non lo rivedrò mai più.

Come spiegherò ai miei l’accaduto? Dirò loro che sono morta ma non del tutto? E che ora mi trovo dentro questo corpo senza anima, perché l’anima che c’è dentro è la mia? O ciò li sconvolgerà solo di più? Come racconterò loro l’accaduto se nemmeno io lo capisco molto bene?

Eccomi qui. Non so molto bene cosa fare ma devo. Suono il campanello.

La porta si apre e compare mia sorella.

-Laura…-sussurro. Gli occhi mi si riempiono di lacrime. Ottimo, non ho nemmeno iniziato a parlare e mi sto già mettendo a piangere.

-Sì? Cosa vuoi?-è diversa dall’ultima volta che l’ho vista. Ha perso peso? Ha gli occhi arrossati, come se stesse piangendo e delle ombre nere si estendono sotto i suoi bellissimi occhi grigi: occhiaie.



-Laura, tesoro sono io, sono Andy-sussurro.

Il dolore squarcia il suo viso.

-Lasciami entrare e spiegarti tutto, ci sono mamma e papà?-chiedo facendo un passo avanti e osservando dietro di lei.

-Papà!-grida Laura indietreggiando.

In meno di due secondi, mio padre compare dietro di lei.

-Che succede Laura?-le chiede senza prestare attenzione a me, come se non ci fossi.

-Mi…mi ha detto che è…dice di essere Andy-inizia a piangere.

Oh no, non era ciò che volessi. Allungo la mano per toccarla, ma papà la allontana da me. Per la prima volta, mi guarda. I suoi occhi sono carichi d’odio.

-Laura, chiama la polizia.

Laura si infila dentro casa e la perdo di vista.

-Papà non fa nien…

-Papà?! Non ti ho mai vista in vita mia! Da qualche manicomio sei scappata, pazza?-sputa ogni parola come se fosse veleno.



-Sono io, sono Andy…-le lacrime ora sono incontrollabili.

-Mia figlia è morta in un incidente! Devi avere dei seri problemi per dire queste cose!

-La polizia sta arrivando!-grida Laura.

-Non è necessario chiamare la polizia, sono io!-piagnucolo.

-Sei malata!

Sento il suono delle sirene da lontano. Non c’è nulla che desideri più che stare al mio posto con la mia famiglia, a leggere un libro accanto al camino mentre Laura ci racconta le sue giornate e con l’odore della cioccolata calda nell’aria. Papà ascolterebbe attento la storia senza perdersi un dettaglio e mamma riderebbe per le storie di Laura. Ed io, sarei semplicemente felice.

Se non me ne vado subito, mi arresteranno e sicuramente mi rinchiuderanno in qualche manicomio. Reprimo l’immensa voglia di rimanere con i miei. Mi asciugo le lacrime e comincio a correre in direzione contraria alle sirene mentre sento mio padre gridare ‘pazza maniaca’, ‘psicopatica’ e ‘demente’.

Corro fino a quando non sento i miei polmoni bruciare ed i miei muscoli pizzicare. Non so dove andare, ma fa lo stesso, continuo a correre. Corro via dal dolore, come se potessi lasciarlo indietro.



Mi fermo in un parco vuoto. Non mi sono resa conto del fatto che fosse già buio. Cado sulle ginocchia ed inizio a piangere. Piango per me, per la vita che avevo e che non riavrò mai. Piango per la mia famiglia, che ho distrutto non solo come Andrea ma anche come Allysa. Piango per il mio fidanzato. Potrei provare a parlare con lui, ma sicuramente non mi crederebbe e gli causerei più dolore. Piango per tutti loro. Piango fino a quando non mi rimangono più lacrime.

Ed ora? Dove vado?

E per migliorare la situazione inizia a piovere.