ღ The Story Behind the Story ღ

LYDIA
E "il Colpo di fulmine"

Aveva solo 10 anni quando lo vide per la prima volta e subito ne rimase colpita.
Quel giorno era un caldo pomeriggio d’estate e , a causa di un acceso litigio con sua madre, la piccola Lydia era stata rinchiusa in camera sua... perché “questo è quello che si meritano le bambine capricciose!”

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Ebbene, quella era ancora la fase in cui odiava sua madre, odiava lei e il suo modo di fare sempre astioso e ostile nei confronti di tutto e tutti.







Chiusa in quella che le sembrava una cella di prigione triste e fredda, Lydia cercò di consolarsi nell’unico modo che le era possibile. Guardò fuori dalla finestra e si immaginò all’aperto, sotto il sole, a giocare e correre con gli altri bambini.







Dopo un po' che osservava quel vivace rincorrersi tra grida e schiamazzi festosi, il suo occhio si posò casualmente sulla figura di un ragazzino seduto su una panchina sotto un albero poco più in là, in disparte.





Perplessa, si domandò perché quel bambino non partecipasse al gioco con gli altri, d’altronde era una bellissima giornata e chiunque al suo posto avrebbe goduto di quel sole e di quella compagnia in piena allegria.

"Sarà timido” pensò.

Non immaginava certo che quell'atteggiamento distaccato e disinteressato era indice di una maturità celata, a dir poco atipica per un bambino di soli dieci anni.





Lo vedeva scrivere con foga e a testa china sui fogli di una piccola agenda; ogni tanto alzava lo sguardo, osservava i suoi compagni con grande attenzione e dopo qualche minuto di attenta analisi ritornava alla sua agenda.

Senza accorgersene, Lydia stava facendo esattamente ciò che stava facendo lui .
Lo osservava con minuziosa attenzione e si domandava chi fosse mai, quale fosse il suo nome, se lo avrebbe rivisto.. e...





“Lydia la cena! Ora puoi uscire!” urlò la madre dal piano di sotto.

Non si accorse che nel frattempo erano trascorse delle ore!


" Si un attimo!" Replicò voltandosi in direzione della porta.





Bastò quel breve momento di distrazione perché quando tornò a guardare fuori...





PUF!
ll ragazzino era sparito.





Disperatamente cercò di rintracciarlo con lo sguardo ma non ci fu nulla da fare, ormai lo aveva perso di vista.




*****



Dopo qualche giorno lo rivide in più occasioni poco distante da casa sua durante le sue consuete passeggiate con Marie, la sua migliore amica.





”Pura casualità o abita qui vicino?” Si domandava.



*****



Infine ebbe la conferma che erano vicini di casa quando lo vide prendere lo scuola bus proprio dinanzi a quella che doveva essere la casa in cui abitava, la più grande villa con piscina di Oasis Spring, ad appena due isolati di distanza da lei .








*****



Quello stesso giorno, il fato volle farle un regalo. Era il primo giorno di scuole medie e con grande sorpresa, Lydia scoprì che il ragazzino tanto sognato era nella sua stessa classe.





Appena lo vide, si sentì di colpo trafitta da un vuoto doloroso alla bocca dello stomaco.
Non sapeva perché quel ragazzo le facesse quell' effetto. D’altronde lei odiava tutti i maschi o, meglio, la loro presenza le era indifferente.

Stranamente con lui tutto era cambiato e per la prima volta provò quello che per molte ragazzine era scontato e normalissimo.
Era affascinata da ogni suo gesto, sguardo. La compostezza e l'eleganza che aveva nei movimenti,poi, suscitavano in lei una sensazione piacevole di calma e sicurezza che non aveva mai provato prima.
Non lo conosceva, ma già sentiva di stimarlo nel profondo.


Probabilmente tutto ciò che provava scaturiva da un inconsapevole bisogno di colmare un vuoto.
Il vuoto lasciato da suo padre quando decise di abbandonare lei e sua madre.
Le mancava una figura paterna, capace di farla sentire protetta, capace di darle ciò che una madre da sola non riuscirebbe mai a dare.

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Si sentiva innamorata ma solo in seguito capì che non si trattava di amore. In Walter, in realtà, vedeva solo un modello di riferimento, un idolo da imitare.

Pian piano i due divennero grandi amici, insieme a Mike e Skinny.





Ma la loro non era un’amicizia comune, in un certo senso era come se i quattro ragazzi già vivessero in una specie di organizzazione basata prima di tutto sul rispetto .
Il loro rapporto, infatti, era fin troppo formale e privo di qualsiasi sorta di esplicita dimostrazione affettiva .

La famiglia di Walter era una delle più ricche famiglie di Oasis Spring.




Sua madre





gestiva un negozio di abbigliamento





Mentre suo padre





...beh in realtà Walter non sapeva di preciso che lavoro facesse.
Sapeva solo che non c’era quasi mai a casa e sua madre giustificava la sua assenza dicendo che era impegnato in diverse importanti commissioni all’estero.





Ogni volta che si parlava di lui, si finiva per dare spiegazioni molto vaghe.


Sin da piccino, Walter fu ricoperto di regali, giocattoli di ogni genere, insomma tutto ciò che un bambino possa desiderare, tuttavia a lui non era mai interessato questo genere di cose.





Il suo passatempo preferito, piuttosto, era stare all’aria aperta, osservare il continuo via vai cittadino, o starsene sulle alte rocce del deserto per pensare in totale solitudine.








Amava fiutare e toccare il mondo, analizzarlo, capirlo fin nel profondo.


A questo punto vi chiederete: perché un bambino così sensibile e indifferente ai beni materiali poi abbia scelto di fare una vita malavitosa?
Beh, tutto avvenne proprio a causa di Jacques Villareal.


Jacques era un grande amico del padre di Walter.





Walter era molto piccolo a quel tempo, ma il ricordo di Jaques rimase sempre vivido nella sua memoria. Lo chiamava “zio Jacques” ed era diventato ormai un ospite fisso nella dimora dei Jones.
Quando andava a trovarli si faceva sempre una gran festa, probabilmente anche per festeggiare le rare volte in cui il padre era a casa.





La madre di Walter si prodigava affinché ogni cosa fosse al punto giusto, contattando un servizio di catering di alto livello , mixologi e intrattenitori di grande fama.









Ma ciò che Walter più ricordava di quei giorni festosi erano le interminabili partite a scacchi tra Jacques e suo padre. Amava osservare ogni loro mossa con estrema attenzione, e, anche se trascorrevano delle ore, non c’era nulla che potesse distrarlo dal guardarli.





Quello per Walter fu il periodo più bello della sua vita.



Purtroppo, però, ciò che successe dopo sconvolse radicalmente il suo modo di essere, fino a renderlo il Walter che conoscete ora.

Un giorno, nel bel mezzo di una lezione a scuola, venne fatto chiamare con molta urgenza da sua madre.





La povera donna non riusciva neanche a parlare, d’istinto strinse suo figlio forte a sé mentre continuava a piangere e singhiozzare senza tregua.







Suo padre aveva perso la vita in un terribile incidente d’auto.


I momenti più belli della vita di Walter erano proprio quelli che passava con suo padre.
Di colpo, a quella notizia, si sentì privato di ogni cosa.





Da quel giorno non ci fu più nulla in grado di emozionarlo.
Nonostante ciò, persistette in lui la tendenza ad analizzare con cura tutto ciò che lo circondava. Non per curiosità o perché ne fosse affascinato, no. Ma per cercare disperatamente di trovare un senso a ciò che osservava. Cercava intorno a sé, nelle cose e nelle persone, qualcosa per cui sentirsi vivo, qualcosa che lo aiutasse a perdonare quel fato che tanto era stato ingiusto con lui.
Ma nulla. Non vedeva altro che una serie di persone deludenti, banali, tutte dannatamente uguali.


Il tempo trascorreva monotono…e la sua agenda si riempiva di notazioni man mano che il vuoto interiore dilagava.


Passarono alcuni anni e la situazione precipitò ulteriormente.
Sua madre si ammalò gravemente e poco prima di morire rivelò al povero Walter la verità sulla morte di suo padre.







Non lo fece parlandogliene a voce, non ne aveva le forze, ma dandogli una lettera scritta da suo padre stesso nel momento in cui prese coscienza di ciò che gli stava per capitare.





"Confidai a Jacques questa mia volontà di scappare.





Avevo bisogno di sfogare l’adrenalina e l’entusiasmo con qualcuno, e ho pensato di farlo con il mio migliore amico,convinto che mi sarei potuto fidare.
Capisci?
Se ancora non è chiaro, è a causa di Jacques che le cose non sono andate come sarebbero dovute andare. So che è difficile da accettare per te, sei sempre stato molto legato a lui. Puoi immaginare come ci rimasi io quando scoprii che il mio migliore amico mi aveva tradito riferendo tutto al nostro capo.
Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere, non da lui.
Mi hanno minacciato Walter, hanno minacciato di uccidere la mia famiglia, a meno che non mi fossi tolto la vita per salvare la vostra.





Non è difficile intuire poi cosa ho scelto. Non avrei mai potuto permettere che accadesse qualcosa a te e a tua madre. Mai. E questa è la giusta punizione che mi merito per averti ingannato, facendoti credere che fossi il padre che tanto meritavi di avere.
Ti scrivo questa lettera per provare a chiederti scusa figlio mio, sperando che le mie parole possano col tempo aiutarti a perdonarmi. Questa lettera ha come intento anche quello di metterti in guardia da Jacques. Purtroppo non è una persona di cui ci si può fidare e io avrei dovuto capirlo... Invece ho capito troppo tardi che per il potere chiunque può arrivare a tradire, persino il tuo migliore amico.
Ricorda Walter: non fidarti mai di nessuno, ma solo di te stesso e della mamma.
Spero che questa mia confessione ti aiuti a riflettere e a spronarti a perseguire i tuoi sogni senza commettere i miei stessi errori.
Ti voglio tanto bene piccolo mio. Sei e rimarrai sempre nel mio cuore.
Con grande affetto

Tuo padre"


Una lacrima rigò il viso di Walter fino a precipitare sulla lettera ormai stropicciata e logorata dal tempo.
Erano passati molti anni dalla morte di suo padre, e la ferita causata da quella perdita non si era ancora rimarginata.
In tutta la sua vita quella fu la prima volta in cui pianse.





Le emozioni presero il sopravvento, e l’apatia, che fino a quel momento aveva fatto da padrona, si sciolse definitivamente rendendolo privo di quella maschera a cui tanto si era legato e dalla quale traeva la forza necessaria per andare avanti.
Ciò che aveva fatto fino a quel momento era stato soffocare ciò che provava davvero. Ora piangeva, si disperava. Sentendosi per la prima volta irrimediabilmente fragile… nudo sotto gli occhi dell’anima.




Passarono dei mesi e la tristezza presto si tramutò in rabbia.





Una rabbia tale che lo portò persino a travisare le parole di quella lettera.
“Pensa a te stesso”, “non fidarti di nessuno” , frasi che lo esortarono a non fare affidamento su nessuno e a servirsi degli altri esclusivamente per scopi egoistici.
“La vera amicizia non esiste tanto” pensava.

Tutto il resto lo sapete già. Le sue malefatte con i tre burattini di cui si serviva, il suo continuo architettare piani malvagi. Tutte cose che purtroppo erano alimentate da una sete di vendetta. La stessa che poi lo convinse ad entrare nella mafia.

Doveva uccidere Jacques. Doveva fare giustizia.
Dopodiché sarebbe diventato il futuro boss della mafia , nonché padrone del mondo.
La rabbia e la sete di vendetta diedero finalmente un senso alla sua vita: il mondo doveva essere ripulito dal male e dall’ingiustizia e lui avrebbe agito usando le sue stesse armi, avrebbe ucciso per una giusta causa, sarebbe stato il nuovo Gesù, il nuovo salvatore.

Questo era il suo sogno, e lo avrebbe perseguito con tutto se stesso, così come voleva David. Agendo con totale distacco e impassibilità nei confronti di tutto il resto, e assicurandosi, in tal modo, di non commettere gli stessi errori di suo padre.