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Cento giorni per innamorarsi
Quello fu uno degli ultimi giorni di quella vita schifosa in cui ero imprigionata da un anno ormai.
Era una delle solite sere, non avevo neanche più un minimo di paura a stare su quella strada; che male potevano farmi se offrivo proprio quello che la gente cercava?
SPOILER (clicca per visualizzare)Ecco a voi una piccola anteprima di questa nuova storia
Edited by Martina;) - 29/11/2016, 19:10. -
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Questa anteprima mi ha incuriosita un sacco! Sono curiosa di conoscere la storia di questa simmina e vedere cosa le riserverà il futuro! . -
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Mi incuriosisce molto. Per quello che si vede sembra anche molto bella la sim
Ti seguo cara, spero di leggere presto il primo capitolo (:. -
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Anche io tu seguo
Sono molto curiosa di leggere il seguito!. -
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Capitolo 1
Ma finalmente accadde quello che da tanto tempo speravo: colto in flagrante, con tanto di mazzetta in mano. Quella fu la fine dell’incubo da cui non potevo fuggire. Ribellarsi? Mi avrebbero uccisa all’istante. Scappare lontano? Non si può scappare da chi schiavizza il tuo corpo, rivendendolo per denaro; o almeno ci si può provare, ma la strada finisce sempre con la morte assicurata. In qualche modo ti trovano.
Ma se accidentalmente la giustizia riesce a fare il suo corso si diventa merce perduta, si acquista la libertà a patto di tenere la bocca chiusa sull’identità dei tuoi aguzzini. Il problema è riuscire a far fare il proprio corso alla giustizia; scaltri come volpi, i clienti sanno come eludere quel minimo di sorveglianza che c’è sulla strada e non farsi beccare proprio nell’unico momento buono per essere incriminati di favoreggiamento alla prostituzione, e cioè mentre si paga il “servizio”.
Quel giorno però forse Dio si accorse della mia presenza e mi salvò da quel mondo. Diciotto mesi di carcere per quell’ubriacone sudicio che aveva allungato le mani sul mio corpo, e qualche anno in una comunità di recupero per me. Non potevo chiedere di meglio. Ovviamente non dissi una parola riguardo l’identità di chi mi aveva messo per la strada, “avevo bisogno di soldi e l’ho fatto di mia spontanea volontà” dissi.
Gli assistenti sociali che mi avevano in carico mi condussero alla comunità di recupero non troppo distante dal luogo in cui ero solita “lavorare”. Dall’esterno la casa sembrava essere molto grande e con un aspetto così protettivo. Entrai lì dentro con un sospiro di sollievo; il peso nel mio cuore svanì tutto di un botto. Una signora con un sorriso accogliente mi diede il benvenuto: "Ciao cara, mi chiamo Ellen, spero ti troverai bene qui con noi".
Allungai il collo sopra la sua spalla e dietro di lei vidi altri 5 o 6 ragazzi, tra cui una ragazza bionda che mi guardava con aria divertita. Quella ragazza si fece avanti e si presentò: "Tu devi essere la nuova ragazza, giusto?"
"Esatto" Non ero di molte parole, lo devo ammettere.
"Tanto piacere, io mi chiamo Caroline Miles, e tu sei?"
"Annabelle Mason, ma puoi chiamarmi solo Anna"
"Ok, solo Anna, seguimi così ti mostro la stanza" Mi disse "Tu sei insieme a me nella camera". Mi fece l'occhiolino e si avviò su per le scale dietro di lei. Io la seguii, non prima di fare un sorriso forzato agli altri ragazzi che erano lì a "darmi il benvenuto": due ragazze mi guardavano con aria indifferente e non risposero al mio cenno di saluto; un gruppetto di tre ragazzi mi rivolse un'occhiata maliziosa, del genere che avevo ricevuto fino a quel momento, mentre un altro ragazzo era completamente distaccato da tutti, appoggiato al muro con aria di noncuranza.
Quando gli passai davanti alzò lo sguardo e mi tese la mano: "Benvenuta, io sono Michael Kenway" restai molto colpita dalla sua voce e dai suoi occhi scuri, una combinazione troppo perfetta per un ragazzo in una comunità di recupero.
"Io sono..."
"Si, ho sentito, solo Anna" e sorrise. Le mie guance diventarono rosse. Ritirai la mano e andai su per le scale, dove Caroline mi stava aspettando.
"Un consiglio" mi disse lei "presta attenzione a George e Simon. Quel trio che hai visto" aggiunse, vedendo il mio sguardo interrogativo "è alquanto pericoloso; Nicolas è decisamente innocuo se lo prendi da solo, ma insieme agli altri due, beh.... meglio che non ti avvicini troppo"
"E quali sarebbero George, Simon e Nicolas?"
"George è il ragazzo con i capelli neri, mentre Simon..."
"Ehi, dolcezza, stai parlando di noi?" il ragazzo con i capelli neri e quello che dovrebbe essere Simon ci avevano seguite su per le scale. "Scusa per la maleducazione" disse George rivolgendosi a me "non ci siamo presentati, io sono George Dalton, e lui è Simon Hastings". Il suo tono era tutto tranne che amichevole.
"Annabelle Mason" dissi semplicemente "Caroline, dov'è la nostra stanza?" Cercai di ignorarli, mossa sbagliata. Simon si piazzò davanti a me e disse: "Ehi carina, cos'è tutta questa maleducazione? Non vorresti farmi pensare che i tuoi genitori non ti abbiano insegnato niente sull'educazione e... il buon costume" Pose particolare enfasi su queste ultime parole; un'enfasi che mi fece ribollire il sangue dalla rabbia, ma feci finta di niente: "Oh perdonami, che sbadata. Di solito i ragazzi come te cercavo di evitarli nei vicoletti; sai, in genere erano stesi in qualche angolino strafatti e con la bavetta alla bocca" Gli occhi di Simon si infiammarono.
"Piccola stronza..." fece per allungare una mano.
"C'è qualche problema qui?" Michael sbucò dietro i ragazzi.
"No, Kenway. Ci stavamo solo presentando" Simon e George, a testa bassa, proseguirono lungo il corridoio e si infilarono in una stanza che presumibilmente era la loro.
"Tutto bene ragazze?" chiese Michael a me e Caroline.
"Il solito, Mike. Come una nuova ragazza mette piede qui dentro la storia è la stessa e... Anna" Caroline si rivolse a me "per l'amor del cielo non li provocare! Non hai idea di cosa sono capaci di fare"
"Tranquilla, Caroline, so cavarmela con questa gente.... non sai quanti me ne sono capitati così" dissi amaramente ed entrai nella stanza alle mie spalle, lasciando i due lì fuori a discutere dell’accaduto
La camera era piccola ma accogliente, c'erano solo due letti e un armadio molto grande, ma Caroline aveva appeso quadri, poster e decorazioni su ogni angolo del muro. Tende molto sottili coprivano il sole che entrava nella finestra dietro i letti, mentre una porta incastrata tra l'armadio e il muro dava su un piccolissimo bagno. Non era un granché come stanza, ma ai miei occhi era la più bella del mondo in confronto al buco oscuro che molto spesso condividevo con i miei clienti più esigenti.
Mi sedetti sul letto con un sospiro e il tempo finalmente rallentò il suo ritmo, permettendomi per la prima volta di pensare alla mia vita. Caroline, dopo aver finito di parlare con Michael, rimase per un po' sulla porta, poi, vedendomi assorta nei miei pensieri mormorò una scusa e mi lasciò sola.
Fuori dalla finestra il cielo era azzurro, senza la minima traccia di nuvole; non avevo mai notato quanto potesse essere bello quel cielo, perché guardarlo mi provocava un certo senso di oppressione, come se fosse proprio quell'azzurro accecante ad impedirmi la fuga da quella strada in cui essere imprigionata. Ma ora era tutto diverso, o, per lo meno, tutto stava per cambiare per sempre.
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Sono molto contenta che Anna sia riuscita a liberarsi dalla strada!
Quei due tipacci non mi piacciono per niente speriamo che Michael ci sia sempre per lei!
Le foto mi piacciono veramente molto! Sia le inquadrature che le modifiche, complimenti!. -
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solo anna ha un passato complicato. per fortuna è riuscita a trovare un escamotage per poterne uscire.
il fatto è che sta gente al centro di recupero non mi pare tanto tranquilla... però la compagna di stanza mi sembra apposto.
sono curiosa di conoscere il passato degli altri ragazzi.. -
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Wau...come inizio non c'è male, ti seguo . -
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Per fortuna è riuscita ad uscire da quella brutta situazione.
Le persone che sono nel centro di recupero non mi sembrano tutte apposto come Caroline e Michael.
Spero che quei tre non diano troppo fastidio alla povera Anna.. -
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Cavolo,Anna ha vissuto un periodo terribile!!
Questo centro potrebbe essere l'inizio di una nuova vita,anche se purtroppo temo che questi ragazzi le renderanno la vita difficile.
Sembrano delle teste calde belle e buone -.-". -
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Ma che bell'inizio!!! Ti seguo! Ti seguo!
Quei due lì non mi piacciono per niente...
Aggiorna prestoooo!. -
.Sono molto contenta che Anna sia riuscita a liberarsi dalla strada!
Quei due tipacci non mi piacciono per niente speriamo che Michael ci sia sempre per lei!
Le foto mi piacciono veramente molto! Sia le inquadrature che le modifiche, complimenti!
Beh, lei ha vissuto brutte esperienze per la strada, quindi si suppone che sappia difendersi da sola ma non ne sono così sicura
Grazie mi ci sto impegnando perché ho scoperto che mi piace lavorare con la grafica e tutte ste cose quaCITAZIONE (DalaiLama @ 22/11/2016, 16:30)solo anna ha un passato complicato. per fortuna è riuscita a trovare un escamotage per poterne uscire.
il fatto è che sta gente al centro di recupero non mi pare tanto tranquilla... però la compagna di stanza mi sembra apposto.
sono curiosa di conoscere il passato degli altri ragazzi.
Eh, quelli non sono tranquilli per niente, ma almeno Caroline è un punto sicuro.CITAZIONE (bollicina23 @ 22/11/2016, 19:58)Wau...come inizio non c'è male, ti seguo
Grazie!CITAZIONE (Miwakoo93 @ 22/11/2016, 23:40)Per fortuna è riuscita ad uscire da quella brutta situazione.
Le persone che sono nel centro di recupero non mi sembrano tutte apposto come Caroline e Michael.
Spero che quei tre non diano troppo fastidio alla povera Anna.
Non sono per niente apposto Anna deve guardarsi bene le spalle se vuole vivere serena lì dentroCITAZIONE (Cluesoe105 @ 24/11/2016, 18:40)Cavolo,Anna ha vissuto un periodo terribile!!
Questo centro potrebbe essere l'inizio di una nuova vita,anche se purtroppo temo che questi ragazzi le renderanno la vita difficile.
Sembrano delle teste calde belle e buone -.-"
Eh già, sono tutto tranne che buone persone, ma almeno Anna troverà dei punti di forza lì dentroCITAZIONE (KimbraFox @ 24/11/2016, 22:45)Ma che bell'inizio!!! Ti seguo! Ti seguo!
Quei due lì non mi piacciono per niente...
Aggiorna prestoooo!
Grazie! Sto per aggiornare. -
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Capitolo 2
Scesi giù per le scale, dove Ellen mi stava attendendo per parlare.
"Vieni, entriamo nel mio ufficio" il suo sorriso accogliente quasi scaldava il mio cuore duro come la pietra. Eh già, una delle conseguenze della mia vita era proprio quella: zero spazio ad ogni minimo sentimento.
Ellen si sedette alla sua scrivania e io mi sedetti di fronte a lei.
"Bene cara, innanzitutto ti devo spiegare le regole di questa casa; rispettale e il tuo percorso qui dentro verrà abbreviato, trasgrediscile e non finirà mai. Il tuo percorso, come già ti hanno spiegato, prevede sei mesi in cui valuteremo il tuo comportamento; se sarà positivo verrai rimessa in libertà, se negativo beh... si vedrà. Iniziamo con le regole, sono poche ma essenziali per vivere bene qui dentro: primo, è vietato uscire da questa casa dopo le 19 di sera e, soprattutto, non si esce mai senza permesso e senza accompagnatore; è vietato avere un comportamento ostile o scortese, anche verso i propri compagni presenti..."
E continuò per un po' così, a spiegare regole e regole. Certo, quella del comportamento ostile sarebbe da spiegare meglio a George e Simon, ma evidentemente avranno un cervello talmente bruciato che bisognerebbe sorprendersi per le poche parole che riescono a mettere in fila.
"Mi raccomando cara, il tuo viso mostra tutta la sofferenza che hai passato e so che dentro di te c'è nascosto un potenziale incredibile. Io credo in te" Ellen allungò le mani e strinse forte le mie. Quelle parole mi avrebbero commosso in circostanze passate, se non fosse che ormai dentro di me sembrava non esserci più traccia di quella scintilla emozionale che da bambina mi faceva piangere di gioia per un abbraccio di mia madre. Mia madre... l’amavo con tutta me stessa, ma quel bastardo me l'ha portata via...
"È tutto chiaro cara?" Mi chiese Ellen. Io mi riscossi dai miei pensieri e risposi "si, tutto chiaro".
“Bene, cara, ora se vuoi dirmi la cosa che più ti piace fare, in cui ami mettere tutta te stessa, io la inserirò nel tuo programma di lavoro”
La cosa in cui amavo mettere tutta me stessa? Domanda molto difficile… Avevo quasi dimenticato tutto ciò che riguardasse il mio passato felice, perché un tempo ricordare mi apriva una ferita dolorosa nel petto, ma non potevo di certo perdere tempo con quelle cose! E ora? Come faccio a ricordare? Ma… aspetta… Si! Io amavo qualcosa; amavo la danza! Amavo l’armonia con cui il mio corpo si muoveva a passo con la musica, amavo ogni nota che vibrava nelle mie vene e mi riscaldava l’anima, amavo l’emozione che scorreva nelle mie vene mentre danzavo.
“Si, Signora, qualcosa c’è”
“Ti prego, chiamami Ellen, cara”
“Ecco, Ellen… io… amo la danza” Amare. Che parola difficile da tirar fuori dalla mia bocca.
“Meraviglioso! Per la prossima settimana fatti trovare con tutto l’occorrente necessario mentre io ti troverò la tua insegnate perfetta!” Ellen era più emozionata di me al solo pensiero di vedermi danzare. Chissà tutta quella passione per il suo lavoro dove la trovava.
Uscita dall’ufficio di Ellen, mi sedetti sulle scale esterne dell’ingresso per prendere un po' di aria; il giardino era veramente carino, con ogni minimo dettaglio curato e senza un filo d’erba fuori posto; l’acqua cristallina della piscina si agitava appena, smossa da quel tenue filo di vento che tirava.
Allungai le mani per toccare l’erba, ogni filo con una direzione perfettamente in armonia con quella degli altri. Non mi ero mai soffermata ad apprezzare questi piccoli dettagli, però era qualcosa di… eccezionale.
“Posso sedermi?”
Mi voltai. Era Michael. “Certo” Si avvicinò e si sedette sul bordo delle scale.
“Allora? A primo impatto come ti sembra questo ambiente?” Mi chiese.
“Onestamente, qualunque cosa è meglio del posto in cui mi trovavo prima” Dissi.
“Se posso chiedere… tu perché sei qui?” Chiese, esitante. Una morsa mi strinse lo stomaco a quella domanda; in poco più di qualche giorno avevo già voltato pagina, la mia mente si era resettata su quel nuovo capitolo che stavo vivendo… Che sciocca, il passato non si cancella così.
“Prostituzione” Dissi. Mi strinsi nelle braccia, come per proteggermi dalla sua aura di giudice.
Michael non disse nulla. Mi guardò con aria compassionevole, e quello bastò per irritarmi. “Non la voglio la tua compassione! Non voglio essere compatita, non è stata una mia scelta, mi hanno costretto”. Tirai le ginocchia al petto per proteggermi ancora di più.
“Non c’è bisogno che ti giustifichi con me, sappi che non ti sto affatto giudicando. Non è stata una tua scelta, quindi perché vergognarsi?”. Già, aveva ragione… Perché mi stavo vergognando se non era una cosa che avevo liberamente deciso di fare? Eppure quel senso di imbarazzo mi stava attanagliando.
“Tu invece? Cosa hai fatto per stare qui dentro?”
“Michael! Ti sei dimenticato della nostra lezione?” Una donna si era appena affacciata alla porta dietro di noi.
“Oh, mi scusi signora Brown, arrivo subito! Scusami Anna” Disse poi rivolto a me, “Devo andare, mi ero dimenticato del mio incontro con la psicologa. Ci vediamo” Mi salutò con un cennò della mano e se ne andò. Restai ancora un po' a godermi la bella giornata lì fuori, poi decisi di andare a sistemare le mie cose, che avevo confusamente sparso sul letto.
In quella casa non si pranzava o cenava mai se tutti noi non eravamo presenti a tavola, era una regola precisa che Ellen aveva particolarmente sottolineato. Quella sera mi sedetti tra Caroline e una delle ragazze che, al mio arrivo, mi avevano fulminato con lo sguardo. Di fronte a me c’erano Simon, Nicolas e George, quindi evitai di alzare lo sguardo per non trovarmi di nuovo a dover rispondere male.
Michael invece era a capotavola, di fronte all’altra ragazza. Per non essere troppo scortese, decisi di presentarmi a quelle due: “Tanto piacere, io sono Annabelle”. Mi guardarono male per un secondo, ma poi strinsero la mano che avevo teso; “Io sono Bonnie” Disse quella accanto a me, “e io Veronica” disse quella a capotavola. Sorrisi a entrambe, poi i miei occhi caddero su Nicolas e mi presentai anche a lui; lui però alzò un sopracciglio e continuò a mangiare, incurante della mia mano.
“Sei sordo Spencer?” Disse Michael, alterato “Potresti anche rispondere quando uno ti si presenta”
“Cosa vuoi Kenway? Cerchi guai per caso?” Rispose Nicolas
“No a me sembra proprio che sia tu a cercare guai”
“Michael, tranquillo” Intervenni io, cercando di calmare gli animi “Non importa, davvero”, ma evidentemente non servivano a nulla le mie parole. Nicolas si alzò e prese Michael per la collottola, sollevandolo dalla sedia, “Non ti rivolgere mai più a me con questo tono, Kenway, o farai una brutta fine!”. Michael non reagì.
“Kenway! Spencer!” Nel mio ufficio, subito!” Ellen era apparsa sulla soglia della stanza.
Nicolas lasciò con violenza Michael ed entrambi seguirono Ellen, lanciandosi di tanto in tanto sguardi d’odio. George e Simon ridacchiarono, soddisfatti del loro amico. Noi tutti continuammo la cena in totale silenzio, poi io e Caroline salimmo in camera nostra.
“Perché diavolo Michael si è dovuto cacciare nei guai per una sciocchezza?” Chiesi a Caroline.
“Michael ha una certa predisposizione alla difesa dei deboli, gli è sempre piaciuto difendere i più emarginati oppure quelli presi di mira” disse Caroline.
“Ah, fantastico, quindi già sono diventata quella emarginata o presa di mira?” Dissi sarcastica.
“No, semplicemente Michael nella sua testa pensa che tu abbia bisogno di difesa. È un bravo ragazzo, non prendere questa cosa negativamente” Disse.
“Io non ho bisogno di essere difesa, sono in grado di cavarmela da sola!” Dissi, alterata. Uscii di corsa dalla camera e andai ad aspettare Michael fuori dall’ufficio di Ellen per dirgliene quattro.
“Ehi, carina, stai per caso origliando?” Alzai gli occhi al cielo; Simon non aveva mai nulla da fare?
“Si, sai, mi piace farmi gli affari degli altri”
“Già si iniziano a scatenare litigi per questo bel faccino a quanto pare” Si avvicinò con fare malizioso e allungò un dito per accarezzarmi una guancia. Con uno schiaffo gli scansai la mano e lo presi per un braccio: “Non ti azzardare mai più a toccarmi, tu non hai idea di cosa sono capace di fare”.
Simon cercò di fare resistenza, ma col tempo avevo imparato a trattare con gente così provocatoria. “Mi sembra di essere stata chiara”
“Lasciami il braccio” Mormorò tra i denti. Lo lasciai e lui ritrasse il braccio con aria furibonda.
“Vattene” Gli intimai. Mi lanciò uno sguardo omicida, ma dopo poco girò i tacchi e andò via. Decisamente non mi serviva una difesa.
Quando finalmente Michael uscì dall’ufficio, la sua faccia era livida di rabbia. Nicolas invece ancora non aveva finito con Ellen a quanto pare.
“Ebbene?” Chiesi, con aria scontrosa.
“Dovrò trascorrere altri cento giorni qui dentro, dopodiché verrò trasferito da un’altra parte”
“Beh, meglio per te, così andrai a sfogare le tue manie protettive da qualche altra parte. Non so cosa ti sia saltato in mente questa sera; punto uno ci siamo appena conosciuti quindi non hai nessun diritto di prendere le mie parti; punto due non ho bisogno della protezione di nessuno, chiaro? Non farlo mai più" Dissi con cattiveria.
“Beh scusami allora, di certo non accadrà più. Ma tu non hai la minima idea di cosa sia capace di fare la gente, perciò approfitta di un aiuto quando ti capita” Disse.
“Ma che cavolo di problemi avete tutti voi qui dentro?! Io so di cosa è capace di fare la gente, non siete i soli ad avere un passato difficile, ce l’ho anche io!” Sbraitai.
“Fidati, non lo sai” Disse, e andò via senza aggiungere altro.
Che rabbia questa gente! Pensai. Come primo giorno lì dentro è stato senz’altro privo di monotonia.
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Mmm...qual è il passato di Michael per poterle dire che non sa di cosa sia capace la gente?
Odio già un sacco il trio degli spocchiosi!! Magari vengono spediti in un'altra struttura così gli altri stanno tranquilli!!. -
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Dai Michael è stato carino con lei!
Immagino però sia una tipa tosta che non voglia farsi aiutare da nessuno
Comunque spero Michael non nasconda niente di strano.
Simon invece è un cretino!!!Ma che si faccia i fattacci suoi!!.