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    Capitolo 1 - Sueli



    " Each person is an enigma. You're a puzzle not only to yourself but also to everyone else, and the great mystery of our time is how we penetrate this puzzle.

    Ogni persona è un enigma. E’ un puzzle non solo per se stesso, ma anche per tutti gli altri, e il grande mistero del nostro tempo è il modo in cui decifrare questo puzzle.

    (Theodore Zeldin)
    "


    I miei occhi erano chiusi, sigillati.
    Li sentivo pesanti.
    Il respiro era lento, ero talmente concentrata sui fiacchi battiti del cuore da non volermi quasi svegliare.
    Il primo senso a essere attivato fu quello dell'olfatto, le narici si riempirono di un forte odore di disinfettante.



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    Sollevando le palpebre la prima cosa che vidi fu il volto di mia madre.
    Perchè aveva quell'aspetto? Non me la ricordavo con tutte quelle rughe.
    Qualche istante dopo, voltandomi verso mio padre, ebbi la stessa sensazione.



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    In poco tempo la stanza si riempì di medici. Mille domande a cui non sapevo rispondere, e lunghissimi esami di ogni tipo.
    Le due settimane successive mi servirono per capire cosa mi fosse accaduto.
    Un passante mi aveva trovato svenuta al centro della piazza di San Myshuno.
    Ero stata portata in ospedale, dopo tutti gli accertamenti mi dissero che non erano sicuri di cosa mi fosse successo.
    Ero entrata in un coma profondo, ma non avevo nessuna ferita.
    Nessun trauma cranico.
    Nulla.
    Rimasi così per tre settimane.
    Quando finalmente mi svegliai ebbi un trauma.
    Pensavo di stare bene, invece mi fu detto che soffrivo di una forma rara di amnesia.
    Una perdita di memoria retrograda.
    In sostanza non ricordavo assolutamente nulla degli ultimi nove anni, o dieci addirittura.



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    La prima volta che mi guardai allo specchio fu un trauma.
    Ero cambiata tanto, l'apparecchio non c'era più, i capelli erano cresciuti fino alle spalle e...non lo so, mi sentivo diversa.
    Fisicamente mi sentivo bene.
    Il mio aspetto era cambiato, ma il mio stato di salute era normale.



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    Quando fui dimessa si presentò il primo problema.
    I miei genitori mi dissero che ero una studentessa di storia dell'arte, mi ero laureata da poco quando mi avevano trovata senza memoria.
    Ero una persona molto indipendente, ero andata a vivere in un dormitorio dell'università, mi pagavo gli studi da sola facendo un lavoro part-time pomeridiano. Tutto ciò mi sembrò strano, gli ultimi ricordi che avevo erano quelli di un sedicenne molto legata alla famiglia, non avrei mai pensato di allontanarmi da casa pur avendo l'università a pochi passi.
    Avevo sempre avuto le idee chiare.
    Estremamente direi.
    Il mio sogno era sempre stato quello di realizzarmi allo stesso modo sia a livello personale che affettivo. Mi immaginavo con un coetaneo al mio fianco, un cane e tanti bimbi. Allo stesso tempo non volevo rinunciare a studiare, ero sempre stata la prima della classe, avevo sempre avuto degli obiettivi, storia dell'arte rientrava in uno di quelli. Non mi stupii per niente quando mi dissero che mi ero laureata in quella materia.
    Mi sentivo una ragazza normale, ero talmente concentrata sulla scuola che non mi ero mai interessata a uscire e fare festa.
    Avevo la netta sensazione che in quei dieci anni fossi cambiata parecchio.
    Prima di lasciare l'ospedale mi fu detto dai medici che avrei dovuto scoprire quel vuoto di memoria da sola, o comunque lentamente, per non subire traumi.
    Diedero precise disposizioni a tutti i parenti e amici più stretti di non raccontare troppo, ma soprattutto rispettare i miei tempi.
    Purtroppo nessuno aveva la certezza che avrei recuperato la memoria.
    Anzi, mi fu anche detto che c'era la possibilità che non l'avrei mai più recuperata.
    Dovevo scoprire da sola le mie nuove amicizie, la mia vita all'università.
    Tutto.



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    La mia famiglia era modesta, mia madre era di origini messicane, mio padre era americano.
    Casa nostra non era messa benissimo, la trovai addirittura peggiorata rispetto a quello che ricordavo. Nel frattempo papà aveva perso il lavoro, stava tutto il giorno a casa, per lui che era una persona molto attiva doveva essere stato molto difficile accettare una condizione del genere.
    Mia madre aveva in gestione un bed and breakfast nella struttura a fianco.
    Eravamo una famiglia d'immigrati, cosa che non aiutava la situazione, spesso eravamo bersagliati per questo.
    Era pur vero che erano passati tanti anni, ormai eravamo americani a tutti gli effetti, ma la mentalità di alcune frange della società erano difficile da sradicare,
    Speravo davvero che in dieci anni le cose fossero migliorate.



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    L'odore di muffa nell'aria mi era familiare.
    Ma non in senso negativo, ero contenta di poter essere lì e non rinchiusa in una camera di ospedale.

    La mia stanza non era cambiata per niente.
    Era un soppalco sul soggiorno, non aveva porte.
    Vivevo praticamente in mezzo al soggiorno/sala da pranzo/cucina, ma ci stavo bene, mi faceva sentire protetta.




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    Una delle prime cose che feci fu chiamare la mia migliore amica, ero sicura che almeno la nostra amicizia non fosse cambiata.
    Certo, la ricordavo tredicenne, ma era sempre stata molto sveglia.
    Lei era più piccola di me di qualche anno.
    Ci misi un po' di tempo a trovare qualcosa da mettere addosso che non fosse di un colore sgargiante o estroso, da quel dettaglio mi resi conto che avevo cambiato anche modo di vestire.


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    Raggiunsi June a lavoro, mi disse subito che faceva la commessa in un centro commerciale nel reparto giocattoli, era la responsabile.
    Era cambiata molto, ed era diventata bellissima.
    Pensavo ancora a lei come la ragazza che andava a scuola all'ultimo anno delle medie, il fatto che lavorasse come responsabile di per sé non fu facile accettarlo.
    La ricordavo come una ragazza molto dolce.
    Parlare con lei mi fece sentire a casa, a essere onesti non avevo nessun problema fisico, ne psicologico, mi sentivo bene.
    Avrei voluto passare un'intera giornata con lei, ma a quanto pare organizzarsi con i turni non era semplice.



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    June: " Fammi pensare, lunedì? Ho il giorno libero "

    Sueli: " Quando vuoi, tanto non ho impegni "

    June: " Io invece avrei tante cose da raccontarti... di me ovviamente, lo so che non posso dirti niente di te, o perlomeno lo devo fare rispettando i tuoi tempi "

    Sueli: " Lo so, che palle..."

    June: " Sono così felice di vederti "




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    La frase fu interrotta da un ragazzo.
    Un bel ragazzo a dire il vero, mi soffermai su di lui più del previsto, più di quello che avrei voluto.
    Un momento, perché mi stavo soffermando così tanto su un ragazzo?
    Non mi era mai capitato.
    O forse non lo ricordavo?!
    Non ricordavo di essere così...attratta dai ragazzi, l'unica mia preoccupazione era andare bene al liceo.
    Che...



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    ???: " Ciao Sueli, come stai? "



    La domanda - Come stai? - era la più gettonata del momento, non vedevo l'ora che ritornasse la normalità in qualche modo.
    Il ragazzo in questione mi sorrise come se nulla fosse, mentre io rimasi come un ebete a guardarlo.


    Sueli: " Bene, bene. Grazie "


    Tentai un sorriso, che mi riuscii malissimo.
    Per fortuna lui fece finta di niente e si rivolse a Jane.



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    Shane:" June la spedizione Kothery è stata inviata? Hai il numero del collo? Mi stanno facendo pressioni da una delle sedi "


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    June prese a rispondere, non ascoltai quello che disse, mi concentrai sul fatto che mi sentivo a disagio.
    Mi resi conto che non era poi così facile ricostruire la mia vita.
    Quel ragazzo mi conosceva? Sicuramente si, mi aveva chiesto come stavo...
    Il suo sguardo rimase fermo su June, poi il ragazzo mi salutò con una mano sorridendomi.
    Non contento si girò di nuovo e mi sorrise ancora.
    Si allontanò poi da noi.
    Non ero mai stata timida, non avevo paura che capisse la mia attrazione, mi sorprese il fatto che lo fossi, non che fossi attratta da lui, non sapevo neanche il suo nome.

    Sorrisi verso June, cercando di assimilare nuove informazioni su me stessa.



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    Sueli: " Chi è? "

    June: " Shane, vi conoscete. È un tuo amico "

    Sueli: " Carino "

    June: " Come carino? In che senso? "

    Sueli: " Carino, bel ragazzo. Gli piace qualcuna? Cioè è fidanzato? "



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    June mi guardò come se avesse visto un fantasma.
    Per un attimo i suoi occhi si spalancarono in mia direzione.
    Che avevo detto di male?
    Forse non si usavano più i termini - gli piace qualcuna -
    Forse eravamo cresciuti?
    Si girò andando verso il prossimo scaffale, prese a riordinare una fila di videogiochi.



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    June: " Sueli, voi siete amici. Molto, molto amici. Non mi dire che ti piace..."

    Sueli: " Perché non mi può piacere? "


    June a quel punto mi guardò con una faccia perplessa, sorridendo. Non rispose, continuò a sistemare i videogiochi.
    Non approfondì l'argomento, per quel giorno poteva bastare.



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    Una volta arrivata a casa presi una camicia di mio padre e la indossai.
    Non riconoscevo nessun vestito del mio armadio.
    Mi faceva sentire a disagio.
    Ognuno di quei indumenti aveva sicuramente una storia, e io non la conoscevo.
    E poi...
    Per tutta la serata non feci altro che pensare alla facilità con la quale mi sentii attratta da Shane.
    Perché?
    Era davvero soltanto un amico, o semplicemente in quegli anni ero diventata una donna?
    Non avevo mai baciato un ragazzo...
    ...o si?




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    Edited by kihaad - 27/1/2021, 18:39
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    Sensazione
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    Wooow ma è bellissimo 😍😍
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    Stupendo 3_3
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    Ma è bellissimo! :waa: :waa:
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    Grazie 😊
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    Se ti piace metti ♥️
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    Va che bello ~ Brava!
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    'abbraccio fraterno'... Uh jésus spero che non siano fratelli :o:
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    Mmm che ci fanno tutte quelle foto di Vivian nello studio di Lewis??? 🤔
    Mi è balenata in testa un'idea assurda... e se il padre di Vivian non fosse veramente morto e Lewis lavora per lui per tenere al sicuro la sua famiglia?!?
    Magari il padre è invischiato in un brutto affare e ha dovuto inscenare la sua morte...
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    io sto ascoltando questa, sul mio lettore musicale... è la mia fissa del momento.
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    Ho appena iniziato a leggere questa storia, purtroppo per adesso non posso continuarla ;; lo studio mi aspetta, ma non posso non commentare già adesso.
    La ADOROH, cioè mi piace un sacco come scrivi, i sim sono bellissimi, soprattutto mi piace come hai fatto le ragazze. La mia preferita è Daphne.
    ** stasera finirò sicuramente di leggere la storia!
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    Oddioooooooo :*.*:
    Quanto cavolo adoro questa storia?!
    L'ho letta tutta, e credimi che me ne sono innamorata :*.*:
    Quanto sei brava a scrivere?
    E a creare i sims?
    E a fare le foto?
    Sei bravissima in tutto :*.*:
    Domani leggerò l'altra tua storia, ma immagino già che è fantastica come questa! <3
    PS: ho sempre tifato per Daphne e Rei u.u :wub:
977 replies since 23/7/2013
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