Due matti non fanno uno sano, alle volte però sono bravi a tenersi la mano
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Quel mattino mi alzai strana. Inizialmente pensavo fosse perché quel giorno mio padre avrebbe conosciuto Damon e quindi avessi paura di cosa potesse dirgli, ma non era per quello, sentivo che qualcosa di brutto sarebbe successo. Feci una doccia tranquillamente sperando che quella sensazione sparisse. Non potei smettere di pensare: qualche brutto voto? Un’altra discussione con Amber o con mio fratello? Mi sistemai e scesi in cucina a far colazione. -Buongiorno, tesoro-mi salutò mio padre incrociandomi in corridoio-Ti sei svegliata prima. -Già… -Sei preoccupata per qualcosa? -No, infatti ha stranito anche me. -Una buona colazione è la soluzione a tutti i problemi-mi fece l’occhiolino e lo seguii fino in cucina. Mi sedetti al mio posto e provai a smettere di pensare alla mia sensazione, ma non ci riuscii.
-Buongiorno-salutò mio fratello entrando-E mamma? -Sta dormendo. Oggi è il suo giorno libero-rispose mio padre. -Viene il tuo fidanzato a cena?-mi chiese Trevor. -Sì. -Spero sia preparato per l’interrogatorio-disse mio padre abbozzando un sorriso poco amichevole. -Papà…-lo avvertii. -Tesoro, è ciò che succede quando tuo padre è stato nell’esercito. -La solita scusa-mi alzai dal tavolo e tornai nella mia stanza. Iniziai a mettere le mie cose nello zaino, ma una busta da lettere cadde da uno dei libri. La presi e la aprii trovando all'interno una foto di qualche giorno prima in cui suonavo il piano. Chi aveva fatto quella foto? Mi stava seguendo qualcuno?
Arrivai nel parcheggio della scuola e Trevor parcheggiò al solito posto. Rimasi bloccata nel sedile senza potermi muovere, davanti a me vedevo la stessa foto che avevo trovato dentro la busta ma attaccata sulla parete esterna della scuola e delle dimensioni di un poster. Quando le mie gambe finalmente reagirono, scesi dall’auto e mi avvicinai correndo. -Chi l’ha attaccato?-chiese Brit. -Ma sei tu-confermò Gis-C’è qualcosa scritto-si avvicinò un po’ ed un sorriso apparve sul suo volto-Venite. Ci avvicinammo e leggemmo insieme cosa ci fosse scritto in uno degli angoli. -Ti amo in un modo inspiegabile, in modo inconfessabile, in modo contraddittorio. Ti amo incomprensibilmente, senza chiedermi perché ti amo, senza importarmi perché ti amo, senza pormi dei dubbi sul perché ti amo. Ti amo semplicemente perché ti amo, io stesso non so perché ti amo.-lesse a voce alta Giselle. -E’ bellissimo!-esclamò Brit emozionata-Chi avrebbe potuto fare una cosa del genere?
-E’ una frase di Neruda, vero?-chiese Gis sorridente. -Sì…è una delle mie poesie preferite…-accarezzai la frase con le dita e i miei occhi iniziarono a farsi umidi-Non è possibile… -Cosa non è possibile? A scuola c’è qualcuno innamorato di te se non è stato Damon. -Damon non sa che mi piace questa poesia di Neruda. Feci qualche passo indietro e andai verso l’entrata della scuola. Chi avrebbe potuto fare una cosa del genere? Dopo le lezioni dovetti staccare il poster dalla parete e portarmelo a casa in quanto non potesse rimanere attaccato lì. Cosa avrei dovuto fare con quel poster? Non potevo attaccarlo nella mia stanza. E perché stavo pensando di attaccarlo? Non era nemmeno un regalo di Damon e non sarebbe stato un bel gesto da parte mia. Quando tornai a casa con mio fratello, salii correndo le scale senza salutare mia madre e infilai il poster nell’armadio, non volevo lo vedesse nessuno e ancora meno Damon. Mi buttai sul letto e chiusi gli occhi provando a non pensare a nulla. Era impossibile per me, un nome risuonava nella mia testa, ma era impossibile fosse stato lui a fare tutto quello. Come poteva essere stato lui? Non aveva senso. Provai a pensare alla prova che avrei dovuto sostenere qualche settimana dopo ma la mia mente tornò a quegli occhi color miele che tante volte, durante gli anni, mi avevano guardata.
Durante i miei pensieri mi addormentai. Mi madre entrò alle 8 e mezza a svegliarmi. Mi alzai lentamente ed entrai in bagno per sistemarmi un po’ e nascondere le occhiaie che mi erano comparse sotto gli occhi. Qualcuno suonò alla porta ed ebbi di nuovo i nervi a fior di pelle. Scesi correndo in salotto e trovai Damon in salotto a parlare con mia madre. -Ehi…-mi chiamò qualcuno-Char…-sussurrò. -Che fate qui?-chiesi sorpresa nel vedere mio padre e mio fratello sporgersi dalla porta della cucina. -Mamma ci ha detto che non lo saluteremo fino a quando non saremo disposti a comportarci bene-rispose mio fratello infastidito. -Chiede una cosa molto difficile-affermò mio padre. -Dai, venite-ordinai arrabbiata. -Antipatica-disse mio fratello sospirando. -Come sua madre-rispose mio padre. Si avvicinarono a lui e lo salutarono educatamente, nonostante le loro facce poco amichevoli facessero trasparire ben altro.
-Andiamo a cena-disse mia madre interrompendo il silenzio incomodo che si era formato. -Bene-disse mia madre servendo-Cosa studi? -Studio ingegneria informatica e la sera lavoro nel'officina di mio zio per guadagnare un po’ di denaro extra. -Vedo che sei un ragazzo che si dà da fare. -E come puoi permetterti di vivere in uno degli edifici più cari della città? Denaro dei tuoi genitori?-chiese mio padre malamente. -Colin-lo avvertì mia madre. -Non si preoccupi-rispose Damon abbozzando un sorriso-Ho vinto alla lotteria. -Sul serio?-chiese mia madre sorpresa. -Sì, ho inviato tutto ai miei genitori in modo che potessero ristrutturare casa e quello che è rimasto me l’hanno ridato. -E’ una bella cosa-disse felice mio padre-E perché continui a lavorare in quell'officina?
-Perché credo sia importante lavorare duro per poter realizzare i propri obiettivi. Un giorno potrei finire il denaro e se non avessi qualcosa da parte, potrei rimanere per strada. -Ti hanno insegnato dei buoni valori. -Mio padre mi dice sempre che bisogna sentirsi utili nella vita e io mi sento così quando studio e lavoro. La cena trascorse in un ambiente molto rilassato. I mie genitori adoravano Damon e quello era un gran passo per me. -Quindi, mi aiuterai con il problema che ho al computer? -Certo, signore-rispose educatamente. -Mi piace questo ragazzo-mi sussurrò mio padre. -Vado ad aiutare mamma. -Vi aiuto?-chiese Damon alzandosi dalla sedia. -Non è necessario-gli diedi un bacio sulla guancia e portai qualche piatto al lavandino. -Sta andando tutto bene-mi disse mia madre-E’ un bravo ragazzo.
-Lo so-risposi sorridente-Pensavo che papà sarebbe stato molto più duro con lui. -Sai che tuo padre dà molto valore allo sforzo e al lavoro. Iniziai a sistemare i piatti fino a quando non suonò il campanello. Il mio corpo tremò e iniziai di nuovo a sentire quella strana sensazione. -Vado io-dissi lasciando il piatto che avessi in mano. -Chi sarà a quest’ora? Uscii dalla cucina e mi avvicinai alla porta. Misi la mano sul pomolo e la aprii per poi incontrare quegli occhi color miele che mi piacevano tanto. -Derek?
________________________________________ Ed eccolo qui, ovviamente è tornato. Ma come la prenderà Charlotte?
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