Due matti non fanno uno sano, alle volte però sono bravi a tenersi la mano
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Guardavo il pezzo di carta con il numero di Damon scritto sopra. Dovevo scrivergli o no? Quel ragazzo mi aveva sorpreso varie volte e mi divertiva molto.
-Cos’è?-chiese Thomas prendendomi il foglietto dalle mani.
-Ehi!-provai a recuperarlo, ma era molto più rapido di me.
-Chi è Damon?-chiese. Si sedette accanto a me e mi ridiede un pezzo di carta-Non lo chiami?
-Faccio ciò che voglio-gli feci la linguaccia e rimisi il foglietto nella borsa.
-Bello?
-Molto-risposi imbambolata.
-E allora non so cosa aspetti-guardai Trevor che passò davanti a noi e sospirò-Non so perché continui a stare al seguito di tuo fratello.
-Lo hai detto tu stesso: è mio fratello.
-Ci sono volte in cui devi essere egoista. Comunque se gli scrivi non morirai-mi diede un bacio sulla guancia e si alzò-Vado a cercare un libro in biblioteca. Ci vediamo dopo.
Se ne andò ed io tornai a concentrarmi sul mio cibo senza pensare a Damon. Giselle e Brittany avevano già mangiato e Trevor non voleva mangiare con me così mi ritrovai da sola.
-Di nuovo da sola?-quella voce fastidiosa…-Sarebbe meglio che te ne andassi in biblioteca, così non dovremmo vedere la tua faccia.
-E’ sempre un piacere vederti, Amber-risposi senza togliere lo sguardo dal mio piatto-Hai bisogno di nuovi neuroni?
-Ho bisogno che tu sparisca dalla mia vita, cosa che sembra non farai mai.
-Lo sai, mi piace darti fastidio-le dissi sorridente-Altro?
-Mi piacerebbe avere il numero di Derek-la guardai stranita senza capire.
-Scusa?
-Il numero di Derek-si avvicinò e fece quel sorriso che tanto detestavo-Sai, potrei andare a trovarlo per divertirci un po’.
Charlotte hai due opzioni: puoi saltare su di lei e finire di tirarle le extension oppure sorridere falsamente, alzarti dal tuo posto ed andartene senza causare problemi.
La prima opzione mi tentava molto…ma optai per la terza.
-Certo, hai un pezzo di carta?-mi guardò sorpresa e mi porse un foglio e una penna-Grazie-scrissi su qualcosa e glielo porsi-Salutalo da parte mia.
Camminai verso l’uscita.
-Maverick!-gridò infuriata.
La caffetteria sprofondò in un completo silenzio e mi girai con un sorriso sul volto.
-Dimmi.
-Se cercate la puttana del quartiere chiamate Amber Williams-lesse ciò che avevo scritto.
-Non ti piace?-chiesi triste-Se vuoi appunto il tuo numero.
-Non sai con chi stai parlando.
-Certo che lo so, con la puttana del quartiere-il mio sorriso si allargò ancora di più.
Le risate inondarono la caffetteria. Il viso di Amber era un poema facile da leggere: il suo volto era diventato rosso ed era tesa.
-Me la pagherai-sussurrò prima di andarsene infuriata.
La vidi andarsene e buttai fuori tutta l’aria che avevo trattenuto nei miei polmoni. Non so come avessi fatto ad accumulare così tanto coraggio per confrontarmi con lei, ma c’ero riuscita, dopo tutti quegli anni. Uscii dalla caffetteria sotto l’attento sguardo di vari ragazzi.
Camminai per i corridoi, mi fermai davanti al mio armadietto e lo aprii. I miei occhi si fermarono su un piccolo regalo che si trovava sopra il mio libro di letteratura.
-E questo?-mi chiesi.
Lo scartai lentamente e lo aprii. Trovai due orecchini a forma di luna. Erano gli orecchini più belli che avessi mai visto in tutta la mia vita.
-Ti piacciono?-chiese qualcuno dietro di me.
-Sono bellissimi-dissi-Perché?-mi girai e vidi mio fratello-Sei orribile-aveva occhiaie e i suoi capelli erano spettinati.
-Perché sono stato un fratello terribile e non mi sono comportato correttamente.
-Non fa niente…
-Non è vero, Char-mi abbracciò-Non ho pensato a quanto male potesse farti questa situazione e mi sono concentrato solo su che stessi passando io. Ho provato a giustificarlo in mille modi diversi, ma ciò che ha fatto non ha giustificazione. Mi dispiace.
-Dimentichiamocelo, ok?-gli diedi un bacio sulla guancia-Mi metto questi orecchini.
Li tirai fuori dalla scatola e li misi al posto di quelli che portavo già.
-Ti stanno molto bene.
-Lo so. Andiamo a lezione?
Annuì e ci incamminammo.
Dopo le lezioni mi portò fino in accademia.
-Buon pomeriggio signorina-salutò il professore al vedermi-Pronta per un altro giorno di emozioni?
-Pronta.
-E allora andiamo. Sono tutto orecchi.
Mi sedetti al piano, respirai profondamente e chiusi gli occhi per un secondo.
-Una cosa-disse appena prima che iniziassi a suonare-Voglio che pensi ad uno scenario surreale.
-Surreale?
-Sì, un posto in cui non sei mai stata e in cui ti piacerebbe stare.
-Va bene.
Tornai a concentrarmi ed iniziai a suonare. Nella mia mente apparve una stanza completamente vuota e senza luci, ma si riusciva a vedere una figura al centro. Una luce si accese e lasciò vedere una ragazza seduta sul pavimento con il viso nascosto da una maschera. La mia melodia la fece alzare e cominciò a ballare. Saltò da un lato all’altro. Ero curiosa di sapere chi fosse.
All’improvviso comparve un’altra figura con un’altra maschera, ma era un uomo: le sue spalle erano lavorate e le sue braccia erano marcate sotto la camicia che portava. Provava ad avvicinarsi, ma lei si allontanava sempre da lui. Mi sarebbe piaciuto sapere perché. Sembrava volesse stare con lei, ma lei doveva essere molto testarda e non accorgersi dei tentativi dell'uomo.
All’improvviso lei iniziò ad avvicinarsi lentamente e finì per baciarlo. Sembrava si fosse innamorata di lui. Ballavano insieme ed erano felici. Ogni movimento, ogni dettaglio, ogni nota mostrava che fossero fatti l’uno per l’altro.
Lui scomparve senza avvisare, senza dirle niente. Semplicemente scomparve come un foglio di giornale dentro il camino acceso. Lei lo cercò da tutte le parti, ma non lo trovò. Dove era andato? Perché se n’era andato? Non l’amava già più? I passi iniziarono ad essere maldestri fino a quando non cadde al suolo. Tolse la maschera e coprì il suo volto con le mani lasciando che le lacrime uscissero dai suoi occhi, senza controllo. Aveva solo voglia di stare lì, stesa al suolo a piangere. Alzò il viso e riuscii a riconoscerla: ero io.
Smisi di suonare all’istante e aprii gli occhi. Tornai nella sala di musica con il professore che mi guardava.
-Magnifico-disse-Crei opere d’arte e credo che tu non lo sappia.
-Grazie-risposi.
Mi alzai dal mio posto e lo salutai. Una volta in strada tirai fuori le mie cuffie e mi misi a camminare verso casa. Era bello camminare per la città a quell’ora; non c’era rumore e c’era poca gente. Alcuni erano seduti nelle caffetterie a bere una cioccolata calda, altri uscivano da lavoro e tornavano a casa.
Una mano toccò la mia spalla e mi girai bruscamente a vedere chi fosse.
-Ma…Damon?-chiesi sorpresa al vederlo-Che fai qui?
-Vedo che ricordi il mio nome, piccola-rispose divertito-Sono appena uscito da lavoro-disse indicando un edificio di fronte all’accademia-Ti ho vista passare e non potevo perdere quest’opportunità di parlare con te.
-E che lavoro fai?
-Aggiusto auto, tu che fai qui?
-Sono uscita da lezione.
-A quest’ora?
-Extracurricolari.
-Ballo? Pittura?
-Musica.
-Oh. C’è un artista davanti ai miei occhi-non potei evitare di sorridere-E sai anche sorridere.
-Certo che so sorridere-risposi infastidita-Perché non avrei dovuto?
-Ti vedo sorridere poco, ma quando lo fai…-si avvicinò a me-mi piaci.
-Devo andare-mi girai disposta ad andarmene, ma mi prese la mano.
-Aspetta, lascia che ti accompagni.
-Non fa niente, posso camminare.
-La strada è lunga e sta per fare buio.
-Prenderò l’autobus.
-Puoi smetterla di essere così testarda per un momento ed accettare la mia proposta, per favore?
-Va bene-accettai dandomi per vinta.
-Vieni-mi prese per mano e mi portò verso la sua auto. Passammo davanti ad una libreria e mi fermai.
-Devo comprare quel libro-dissi appuntandomi il titolo in mente.
-Quale?-chiese curioso.
-Quello-risposi indicando un libro con la copertina azzurra e delle lettere dorate-Domani verrò a prenderlo.
-Bene-entrò nella libreria lasciandomi fuori. Uscì 5 minuti dopo con il libro in mano e me lo porse-Per te.
-Non posso accettarlo.
-Certo che puoi. Devi solo dire grazie.
-Damon-provai a ridarglielo indietro, ma non mi lasciò farlo-No voglio che mi regali niente.
-E allora non sarà un regalo.
-E come lo chiami?
-Sarà…uno scambio.
-Scambio?
-Sì, tu mi lasci regalarti questo libro e in cambio tu mi regali una serata con me.
-Questo è un ricatto.
-Chiamalo come vuoi-mi fece l’occhiolino e continuò a camminare verso la sua auto-andiamo.
Mi aprì la portiera dell’auto e salii senza dire nulla. Guidò in silenzio fino a casa mia senza parlare, mi risultò abbastanza scomodo. Perché era così misterioso?
-Guarda-disse spegnendo il motore-Il libro è un regalo, non voglio che tu pensi che debba per forza uscire con me, ok?
-Ma…
-Volevo solo tirarti su il morale perché non mi piace vederti piangere-abbozzò un sorriso e mi guardò con tenerezza-Ti staranno aspettando.
-Damon, io…
Non sapevo cosa dire. Cosa avrei potuto dirgli? Mi avvicinai a lui, gli diedi un bacio sulla guancia e lo ringraziai. Scesi dall’auto e camminai verso la porta mentre lui scomparve dalla strada.
Salii in camera mia, tirai fuori il cellulare e il suo numero e lo chiamai.
-Sì?
-Domani ti va bene?
-Certo, piccola.
Riattaccai e non potei evitare di sorridere.
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Insomma Charlotte pensa ancora a Derek(come potete notare da tutte le sue lezioni di pianoforte(e, fra le altre cose, spero vi piacciano)), ovviamente, però ora è arrivato Damon. Succederà qualcosa tra i due? O come Thomas sarà solo un amico? Lo scoprirete nella prossima puntata di 'E poi Miller'! 
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Miller,Miller, preparati al peggio!SPOILER (clicca per visualizzare)che skin usi per fare i maschi così belli e mascolini??.
Derek dove sei? Vieni a dare un pugno in faccia a sto tizio
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L'angolo dello scrittore (TS4) 
