Due matti non fanno uno sano, alle volte però sono bravi a tenersi la mano
- Group
- ❀Lover Elite
- Posts
- 3,926
- Reputazione
- +2,848
- Location
- Cervera
- Status
- Anonymous
|
|
-Buongiorno ascoltatori-la radio si accese automaticamente alle 6 e mezza del mattino-Lunedì è tornato ma questo non vuol dire che debba essere un brutto giorno. Dimostriamo al mondo che il lunedì può essere bellissimo come qualsiasi altro giorno della settimana! -Ti sbagli-dissi alla radio-Il lunedì sarà sempre il giorno peggiore della settimana. -Questa settimana abbiamo ricevuto una richiesta da un nostro ascoltatore per una ragazza che non può dimenticare-aprii l’acqua della doccia e iniziai a togliermi il pigiama-La canzone è She will be loved dei Maroon 5 per la sua principessa-mi fermai al sentire quella parola. -Non è per me.
-Charlotte, se ci stai ascoltando, speriamo che questa canzone ti piaccia. Spalancai gli occhi incredula e mi misi a canticchiare la canzone.
-Vado via-dissi sporgendomi dalla porta della cucina. -Non aspetti tuo fratello?-chiese mia madre. -No, prendo l’autobus-mi avvicinai a lei e le diedi un bacio sulla guancia-Così mi compro un caffè prima di andare a scuola. -Vuoi che ti accompagni io?-mi chiese mio padre. -Non è necessario. Presi le chiavi di casa ed uscii per andare alla fermata. Una mano mi fermò. -Vai via senza di me?-chiese alle mie spalle.
-Non lo vedi?-risposi ironica. -Non mi prendi in giro, Charlotte-disse Trevor infastidito. Mi liberai dalla sua presa e mi girai a guardarlo nella peggior maniera possibile. -Trevor, lasciami in pace. -Thomas non è un sostituto di Derek-disse serio-E non credo che incontrerai mai un sostituto di Derek. -Smettila. -Credi che baciandolo ti innamorerai di lui? -Trevor, basta. -Thomas non ti farà mai sentire ciò che ti faceva sentire Derek. -Ti ho detto di smetterla-mi stava stancando. -Thomas non sarà mai Derek. -Lo so già!-sbottai infuriata-Me lo ricorderai tutti i giorni della mia vita? Vuoi che rimanga a letto a piangere tutto il giorno? Dimmi, è ciò che vuoi? Perché se è così lo farò solo per farti stare zitto.
-Io… -Tu pensi solo a te stesso e a quell’idiota del tuo migliore amico. Sai? Dovevi andartene con lui. Io sarei stata molto più felice. Mi girai e corsi via, arrivai alla fermata dell’autobus e mi sedetti. Le lacrime iniziarono ad uscire dai miei occhi senza controllo e io non avevo intenzione di evitarlo. Un vuoto immenso iniziò a inondare il mio corpo. Come poteva causarmi così tanto dolore un ragazzo come Derek? Ero stufa di sentire il suo nome in continuazione. -Piccola-gridò qualcuno da un’auto blu-Piccola, sto parlando con te-tornò a dire. Abbassai lo sguardo e mi guardai le mani-Non ignorarmi, so che mi senti. Sentii la portiera dell’auto aprirsi e alzai lo sguardo annoiata. -E’ cattiva educazione non rispondere.
-E’ cattiva educazione chiamare una persona che non conosci ‘piccola’-risposi sulla difensiva. -Una ragazza con carattere, mi piace-iniziò a ridere-Mi potresti aiutare? -Hai perso il cervello?-dissi senza pensare. -Piccola, mi spezzerai il cuore prima del tempo-si avvicinò e si tolse gli occhiali lasciando la vista ad un paio di occhi verde scuro-Conosci un posto aperto a quest’ora dove possa prendermi un caffè? -C’è una caffetteria in centro aperta ora. -Accompagnami e ti offro un caffè. -No, grazie. -Piccola, ci divertiremo-mi offrì la sua mano, ma la rifiutai. Mi alzai dal mio posto e mi avvicinai all’autobus che si era fermato dietro l’auto del ragazzo. -Ci rivedremo, piccola-gridò prima che salissi in autobus. Salì sull’auto e sparì rapidamente. Pagai il mio biglietto e mi sedetti. Perché queste cose dovevano sempre succedere a me? Scesi una fermata prima rispetto a quella della scuola ed entrai nella solita caffetteria per prendermi un caffè. -Buongiorno, James-lo salutai avvicinandomi. -Charlotte!-esclamò al vedermi-E’ da tanto che non ti vedo in giro. Esami?
i sim già presenti i the sims sono sempre i migliori
-Per mia disgrazia, sì. -Ti porto il solito? -Per favore-abbozzai un sorriso ed aspettai. Il mio telefono iniziò a squillare-Pronto? -Dove sei?-chiese Giselle-Tuo fratello è venuto senza di te. Stai bene? -Sto prendendo un caffè. Arrivo subito. -Ottimo, prendimene uno. -Nemmeno per sogno-riattaccai e rimisi il telefono al suo posto. -Piccola, mi stai pedinando?-disse una voce alle mie spalle. -Impossibile-mi girai rapidamente e lo vidi a pochi centimetri da me. -Credo che la giornata non potesse iniziare meglio-disse divertito. -Che fai qui? -Mi prendo un caffè-si separò da me e abbozzò un sorriso-Pensavo non lo volessi. -Non volevo prendere un caffè con te. -Stai distruggendo il mio orgoglio, piccola-rispose divertito.
Un piccolo sorriso apparve sul mio viso, ma lo feci sparire rapidamente. Non volevo pensasse mi divertisse. -Ecco qui il tuo caffè e quello di Giselle, so che te ne ha chiesto uno-disse James porgendomeli. -Grazie-gli diedi i soldi-Tornerò presto. -Lo spero-sorrisi-Buona giornata. -Anche a te. Uscii dalla caffetteria seguita dal ragazzo, ma lo ignorai. -Non hai niente di meglio da fare?-chiesi stufa. -Non è colpa mia se devo andare nella tua stessa direzione. -Char!-gridò Brittany alle mie spalle. Si avvicinò a me e guardò il ragazzo-E lui chi è? -Chiedilo a lui-risposi infastidita. -Mi tratta così male-rispose abbassando lo sguardo-Devo andare-disse guardando l’orologio-Ci rivedremo. -Spero di no-sorrisi falsamente e continuai a camminare. -Dove l’hai incontrato?
-Alla fermata dell’autobus. -Non sei venuta con tuo fratello? -Abbiamo discusso sta mattina. -Perché? -Perché gli piace ricordarmi tutti i giorni che sono la persona peggiore del mondo-le sorrisi-Ma sto bene. -Sei sicura? Le diedi un bacio sulla guancia e continuammo a camminare in silenzio fino alla scuola. -Ragazze! Pensavo non sareste venute!-si avvicinò a noi Giselle e le si illuminò il viso a vedere il caffè che le avevo portato. Me lo prese di mano e iniziò a berlo. -Ci vuole solo per il caffè-dissi triste. -E per il tuoi meravigliosi biscotti-mi fece l’occhiolino. Ci sedemmo ai nostri posti e la lezione iniziò. Iniziai a scrivere ciò che stesse dicendo il professore riguardo a Cartesio, ma la mia mente presto andò da un’altra parte.
-Principessa-gli sentii dire alle mie spalle, ma non mi fermai-Principessa, ferma. Accelerai il passo fino a correre, ma una mano mi prese per la spalla e mi fermò. -Che vuoi ora?-chiesi infastidita. -Dove vai? -Non ti importa. -Certo che mi importa-lasciò la mia spalla e prese la mia mano-Non puoi andare in giro da sola.
-E perché no? -Perché qualche ragazzo potrebbe vedere quanto sei bella e provarci con te. -Non dire stupidaggini. Non sono bella. -E chi l’ha detto? Ucciderò chiunque dica così. -Lo specchio. -E allora dovrò uccidere lo specchio-una risata uscì dalla mia bocca-E quando ridi sei ancora più bella. -Smettila dai. Devo andare o arriverò tardi. -Posso accompagnarti? -Va bene, però mi devi lasciare la mano-mi lasciò la mano rapidamente e camminammo in silenzio. Continuammo a camminare per le strade fino ad arrivare ad un gran edificio che si trovava in centro. Mi fermai davanti la porta e respirai profondamente. -Berklee College of Music?-lesse il cartello-Cos’è? -Ho una prova d’ingresso. -Sul serio? Non me l’avevi detto. -Lo sa solo mia madre. Ora devo entrare-non mi mossi.
-Le tua gambe hanno smesso di funzionare, principessa?-chiese divertito. -Vai via-risposi infastidita-E’ molto importante e non ho tempo da perdere con te. -Farò solo una cosa per farti muovere-si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla guancia-Entra. Mi spinse e camminai verso la porta. -Vado.
-Charlotte, quello non è Cartesio-tornai alla realtà al sentire la voce di Giselle. La guardai e poi guardai il mio quaderno: Cartesio era un filosofo francese nato nel Derek Miller e Charlotte Maverick per sempre. -Questa mi mancava-mormorai arrabbiata. Presi il bianchetto e cancellai-Fatto. -Sicura? Guardai per tutto il quaderno e vidi piccoli cuori con il nome di Derek dentro. -Come gli piace torturarmi. Rimasi distratta per il resto della giornata. La discussione con Trevor mi aveva ricordato un’altra volta Derek. Andai verso l’uscita della scuola e verso la fermata dell’autobus. -Char, vieni qui-mi chiamo mio fratello, ma lo ignorai-Dai, non fare così-mi prese per la spalla e mi girò-Per favore.
-Preferisco andare in autobus. -Arriverai in ritardo-mi supplicò. -Non voglio andare da nessuna parte con te. Non lo capisci? -Perdonami. -Trevor, non sei veramente pentito quindi lascia stare. -Sì che lo sono. -Non voglio discutere con te-mi separai da lui-Lasciami in pace. -Mamma mi ha detto di riaccompagnarti a casa. Stavo per rispondergli quando un’auto blu si fermò accanto a noi, il guidatore si tolse gli occhiali da sole e sorrise. -Piccola, ti sta disturbando? -Mi stai seguendo?-chiesi sorpresa. -E’ il destino-guardò mio fratello e il suo viso diventò serio-Sicura che non ti stia disturbando?
-Ora che me lo chiedi… -Charlotte!-esclamò mio fratello infastidito-Chi è questo? -E’ lo stesso che mi chiedo io-risposi guardando il ragazzo che era tornato a sorridere. -Ti accompagno? -Non ci provare-rispose mio fratello. -Va bene-risposi. -Charlotte-mi minacciò mio fratello, ma io camminai fino all’auto e salii ignorando mio fratello. -Ci vediamo a casa-abbozzai un sorriso e il ragazzo partì. -Non pensavo avresti accettato-disse poco dopo. -Non l’avrei fatto, ma Trevor mi dà ordini tutto il tempo e mi dà fastidio. -E’ normale, lo capisco-ripose serio-Io faccio lo stesso con la mia sorellina.
-Il ragazzo ha una sorella-mi presi gioco di lui-Almeno hai dei sentimenti. -Se solo sapessi, piccola-mi guardò sorridente-Non mi chiedi come mi chiamo? -Non voglio saperlo. -E perché? -Perché finirai per pensare che mi interessi sapere qualcosa di te. -Piccola, stai distruggendo il mio ego-rise e non potei evitare di farlo anche io-Vedo che almeno non ti manca il senso dell’umorismo. Si fermò davanti casa mia. -Grazie per avermi accompagnata-dissi scendendo. -Damon. -Damon? -Mi chiamo Damon, piccola-mi fece l’occhiolino, scrisse qualcosa su un pezzo di carta e me lo porse, lo presi e lui ripartì. Guardai il pezzo di carta e lessi il numero che c’era scritto sopra. -Incredibile-risi ed entrai in casa. Salii nella mia stanza con un sorriso sul viso. Accesi la radio. -Ed ora ascoltiamo i Coldplay-iniziò a suonare Fix you e alcuni ricordi riapparvero nella mia mente.
Mi sedetti nel giardinetto che si trovava a scuola e appoggiai la schiena conto l’albero. Tirai fuori dalla borsa il libro che cercavo da mesi e che avevo trovato in una libreria fuori dalla città. Il mio momento di tranquillità fu interrotto da una fastidiosa voce. -Charlotte, non c’era posto in biblioteca?-mi chiese Amber ridendo.
-E’ che è chiusa perché stanno cercando un libro che spieghi il motivo per cui tu sia così cogliona-risposi sorridente. Non ero di buon umore quel giorno e non avrei sopportato alcuna stupidaggine che sarebbe uscita dalla sua bocca. -Vedo che sta mattina ti sei alzata con il piede sbagliato. -Non puoi nemmeno immaginartelo-tornai al mio libro, ma me lo prese di mano-Ridammelo. -Prendilo-mi alzai rapidamente e provai a prenderlo, ma con quegli stupidi tacchi che portava era molto più alta di me-Non ci arrivi, piccolina? -Smettila di essere così infantile e ridammelo-le dissi arrabbiata. -Va bene-mi porse il libro e lo lanciò appena prima che lo prendessi-Ops. Lo vidi volare un paio di metri per poi cadere dentro la fontana. Mi avvicinai correndo e lo tirai fuori dall’acqua, era fradicio. -No…
-E’ stato un incidente-rise e se ne andò lasciandomi con il libro in mano. Mi sedetti sul bordo della fontana e tirai il libro per terra. Mi asciugai il viso con le mani e vidi due mani prendere il libro da terra. -Che è successo?-mi chiese Derek guardandolo, ma non risposi-Ti è caduto nell’acqua? -Più o meno-mi alzai e mi avvicinai all’albero per prendere le mie cose-Buttalo, non serve. -Sei stata fortunata. -Fortunata? Sei serio?-lo guardai arrabbiata, ma lui sorrideva.
-Sì, fortunata-aprì il suo zaino e tirò fuori un pacchetto-Prendi. Mi avvicinai a lui e lo presi. -Cos’è? -Aprilo. Tolsi il nastro che circondava il regalo e strappai la carta che lo avvolgeva. -Impossibile-dissi al riconoscere il titolo del libro che era lo stesso di quello che aveva Derek in mano completamente bagnato-Come lo hai trovato?-stava per rispondere ma lo interruppi-Non può essere. Perché me lo regali? Voglio dire, non è il mio compleanno. -E’ da mesi che parli di quel libro e di quanto hai voglia di leggerlo. Pensavo che… Mi lanciai su di lui prima che terminasse la frase e lo abbracciai. -Grazie.
Derek Miller aveva invaso un’altra volta i miei ricordi. Cosa stava facendo? Stava pensando a me? Supposi di no. Perché avrebbe dovuto farlo?
Da qualche parte nel mondo...
Charlotte si sbagliava. Lui non aveva smesso di pensare a lei nemmeno per un secondo da quando se n’era andato da quella città. I suoi occhi verdi, il suo capelli lunghi raccolti in una coda mal fatta, il suo sorriso che gli era piaciuto fin dalla prima volta che l’avesse vista; lei era perfetta ai suoi occhi. Perché tanta paura? Lui sapeva che lei lo amasse anche se quello stupido Thomas ci stesse provando con lei. E allora perché non era capace di chiamarla? Il telefono iniziò a suonare tra le sue mani. -Dimmi-disse rispondendo alla chiamata. -Quando torni?-chiesero dall’altra parte. -Quando meno te lo aspetti, fratello, quando meno te lo aspetti-un sorriso apparve sul suo volto e riattaccò-Principessa, tornerò e ti conquisterò un’altra volta.
_____________________________________________ Ultimamente questi sim maschi mi stanno venendo troppo bene e non è giusto perché finiscono per essere più belli di Derek (ovviamente nessuno di loro supererai mai Colin!)
|
|