Due matti non fanno uno sano, alle volte però sono bravi a tenersi la mano
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Se ne andò. Se ne andò lasciandomi lì. Uscì da casa sua con una valigia enorme e la mise in auto insieme ad altre cose. Lo vidi abbracciare Trevor, Joe, Duncan e le ragazze. Guardò verso la mia finestra, ma mi nascosi rapidamente. Non avevo la forza di scendere a salutarlo, odiavo gli addii. Quando l’auto partì, sentii una parte di me andarsene con lui, una parte che non avrei mai recuperato. Perché se n’era dovuto andare? Perché non me l’aveva detto prima? Come voleva lo capissi dicendomelo un giorno prima? Era stato così egoista. Da quel giorno non uscii dalla mia stanza tranne che per andare a lezione.
Uscivo di casa, entravo in classe, prendevo tutti gli appunti, non andavo nemmeno in caffetteria a mangiare, tornavo a casa e mi rinchiudevo nella mia stanza. Aprivo i libri e mi mettevo a studiare senza fermarmi. Era l’unico modo che avessi per non pensare a lui anche se i miei libri erano pieni di suoi appunti, e ciò non aiutava. La porta della mia stanza si aprì ed entrò mio padre con un piatto. -Ti ho portato della zuppa per cenare-disse avvicinandosi a me e lasciando il piatto sul tavolo.
-Grazie-risposi tornando a guardare il mio libro di letteratura. -Come stai? -Bene. -Ok-lo sentii sospirare e uscì dalla stanza. Non avevo tempo per le distrazioni e nemmeno per stupide chiacchiere riguardo Miller. I tre giorni seguenti, a scuola tutti mi guardavano come se fossi un'estranea. Non avevano mai visto una ragazza vestita in quel modo? Il lato positivo di tutta la storia era che gli esami mi riuscissero tutti benissimo. Non c’era nulla che non sapessi né capissi, anzi, trovavo tutto facilissimo.
Rimaneva solo l’esame di biologia. Arrivai al mio posto e respirai profondamente. -Spero siate tutti pronti per questo esame-disse il professore-non preoccupatevi non è difficile. Avete un’ora da adesso.-disse sedendosi al suo posto. Girai il foglio e lessi tutte le domande. Iniziai a scrivere e finii in 45 minuti. -Ti serve qualcosa?-mi chiese il professore. -Ho finito-risposi. Prese il mio esame e abbozzò un sorriso. -E allora sei ufficialmente in vacanza-sorrisi e presi le mie cose prima di andare al parcheggio ad aspettare mio fratello. Aprii il mio armadietto e presi tutto ciò che si trovasse al suo interno per portarlo a casa. Stavo per chiudere l’armadietto quando vidi la foto attaccata allo sportello. I miei occhi iniziarono a farsi languidi al vedere una foto che mi aveva fatto Giselle mentre stavo interpretando Romeo e Giulietta con Derek. Chiusi lo sportello con forza e ci appoggiai la testa sopra. Avevo bisogno di staccare la spina.
-Charlotte Maverick-quella voce fastidiosa ancora una volta. La ignorai e camminai verso la porta. Una mano mi prese per il braccio e mi girò bruscamente. -Ti sto parlando, bellezza-mi disse Amber duramente. -Non mi toccare-mi liberai dalla sua presa. -Ti serve qualcosa? Hai una brutta faccia-disse ridendo. -Stai attenta a ciò che dici-la minacciai. -Sono terrorizzata-mi girai per non continuare ad ascoltare i suoi stupidi commenti-Non mi stupisce che Derek se ne sia andato-mi fermai-Sicuramente si trova con una ragazza molto più bella e con un fisico migliore che il tuo.
-Smettila!-gridai infuriata. Varie persone si fermarono a guardare il litigio. -Ti fa male sentire la verità o è perché sai che è la verità?-chiusi gli occhi provando a trattenere la voglia di girarmi e distruggerle la faccia-Ti ha lasciata perché era stanco di te. Sicuramente è andato alla ricerca di una ragazza che gli desse tutto ciò che non gli davi tu. Mi girai e le diedi un pugno. Mi buttai su di lei e inizia a tirarle i capelli mentre lei provava a proteggersi dai miei colpi. Due mani mi presero per la vita e mi separarono da lei. -Lasciami! La uccido!-gridai provando a liberarmi dalla presa. -Non ne vale la pena!-disse mio fratello portandomi fuori. Non avrei mai dimenticato il momento in cui vidi Amber spettinata a piangere mentre si copriva l’occhio in cui l’avevo colpita. -Sei diventata pazza?-chiese arrabbiato.
-Hai sentito ciò che mi ha detto?-gli risposi. -Non giustifica ciò che le hai fatto, sembravi una psicopatica. -Tu non puoi capire-salii in auto e incrociai le braccia. Durante tutto il tragitto non mi rivolse la parola e io non la rivolsi a lui. Non aveva nessun diritto di parlarmi così e ancora meno se non avesse sentito ciò che quella puttana mi avesse detto. Scesi dall’auto ed entrai in casa chiudendogli la porta in faccia. -Charlotte Maverick fermati subito-disse una voce dalla cucina. -Merda. -Sai che mi ha chiamato la coordinatrice della scuola?-disse mia madre uscendo-Come ti è venuto in mente di dare un pugno ad una tua compagna?
-Non è una mia compagna. -Non mi interessa-rispose arrabbiata-Io non ti ho educata così. Fortunatamente non lo dirà alla direttrice perché un fatto del genere nel tuo fascicolo è una cosa che non puoi permetterti-mi guardò con le sopracciglia aggrottate-Non dici niente?-chiese avvicinandosi a me-Charlotte? In quel momento esplosi. Caddi in ginocchio sul pavimento e iniziai a piangere. -Non…posso…-dissi singhiozzando. -Tesoro-mia madre si avvicinò a mi abbracciò-Tranquilla e respira piano. -Io non volevo picchiarla, ma mi ha provocata-le raccontai tutto-Non ne posso più. -So che fa male, ma lo supererai. -E’ facile dirlo quando hai papà sempre accanto-risposi ironica.
-Sempre? Tuo padre si è arruolato nell’esercito senza dirmi niente e mi ha lasciata sei mesi senza sue notizie. -Sul serio?-chiesi sorpresa. -Non sembra così perfetto ora, vero?-rise e accarezzò dolcemente i miei capelli. -Io è da un mese che sto così e mi sembra eterno-asciugai le lacrime e la guardai-Posso andare dai nonni a Natale? -Sei sicura? -Lascerò qui il cellulare e il portatile e mi disconnetterò da mondo. -Non è una cattiva idea. La settimana dopo, mi ritrovai circondata dal nulla a casa dei nonni. Eravamo a qualche chilometro dal paese e tutto era coperto di neve.
-Vuoi venire con me a cercare legna?-mi chiese mio nonno. -Certo-risposi-Sarà divertente. -Quando tornerete ci sarà una torta ad aspettarvi. -Perfetto-rispondemmo insieme. Iniziai a saltare sulla neve seguita da mio nonno. -Nonno. -Dimmi tesoro. -Come hai conosciuto la nonna?-chiesi curiosa. -Tuo padre aveva deciso di arruolarsi nell’esercito senza dire niente a nessuno. Tua nonna veniva tutti i giorni a chiedere di lui alla base. La prima volta che la vidi, sapevo mi sarei sposato con lei.
-E’ l’amore della tua vita? -Sì. -Io penso non incontrerò mai il mio-mi interruppe. -Char, ho conosciuto tua nonna a 50 anni. Ti assicuro che lo troverai prima o poi-rise-Non avere fretta. -Per ora ho te-presi il suo braccio e gli diedi un bacio sulla guancia. Passeggiammo per il campo alla ricerca di legna, ma non era facile con tutta quella neve. -Stai attenta, Charlotte-mi gridò il nonno. -Non mi succederà niente. Ma come al solito, qualcosa doveva succedere. Comparve uno scoiattolo dal nulla e mi spaventai. Feci qualche passo indietro e scivolai su una lastra di ghiaccio che avevo evitato qualche secondo prima. Invece di sentire la neve fredda sentii due mani prendermi saldamente per la vita. -Dovresti stare più attenta-disse una voce maschile alle mie spalle-Non vorrai farti male.
-Mi dispiace-dissi imbarazzata. -Le tue guance sono solite diventare rosse con facilità?-disse divertito. -Io non sto arrossendo-risposi sulla difensiva. -E ora hai una rughetta sulla fronte-rise e mi arrabbiai ancora di più. -Smettila!-esclamai coprendomi la faccia. -Ma non coprirti, sei molto bella. Non mi sarei più tolta le mani dal viso. -Charlotte!-gridò mio nonno avvicinandosi-Stai bene?-annuii e andò verso il ragazzo-Grazie, Thomas. -Nessun problema-rispose sorridente-Sua nipote?
-Bella, vero? -Senza dubbio. -Sono qui!-esclamai frustrata. Mi separai da Thomas e mi allontanai ignorando le loro risate. Seguii le mie impronte per tornare a casa seguita dai quei due che non smettevano di parlare. -Tesoro-disse la nonna-Siete già tornati? Avete trovato della legna? -Sì e no-mi avvicinai a lei-Il nonno si è fatto un nuovo amico-dissi sedendomi accanto a lei. -Thomas Belletti-disse. -Chi? -E’ un ragazzo che vive qui vicino-disse-I suoi nonni sono amici del tuo da anni. E’ un ragazzo molto dolce.
-Buona sera-salutò Thomas. -Ciao-rispose la nonna sorridente-Ti va un pezzo di torta? -Certo. All’improvviso il telefono iniziò a suonare, la nonna rispose ed io uscii sul portico per prendere un po’ d’aria. Una leggera brezza muoveva le foglie degli alberi da un lato all’altro, le montagne erano completamente bianche e si sentivano degli uccellini cantare. -Ti piace?-mi chiese Thomas sedendosi accanto a me. -Lo adoro-risposi abbozzando un sorriso-Si sente una pace che in città è difficile da trovare.
-Sei venuta a disconnetterti dal mondo? -Qualcosa del genere, e tu? -Qualcosa del genere-mi guardò e sorrise-Ti va di fare un giro con me questa sera? -Non farà freddo? -Devi solo coprirti bene-si alzò dalla panca-Tuo nonno mi ha dato il permesso quindi non hai scuse-mi diede un bacio sulla guancia e scese le scale del portico. -A che ora. -In serata. -Non è un’ora. -Qui non ci sono orari-mi fece l’occhiolino e se ne andò. -Charlotte!-mi chiamò mia nonna-Ho bisogno del tuo aiuto! Entrai in casa, camminai fino alla cucina e vidi mia nonna su una sedia con varie pentole in mano. -Cadrai!-esclamai terrorizzata-Ferma-mi avvicinai a lei e presi tutte le pentole che aveva in mano per appoggiarle sul tavolo-Sei impazzita? -Sono sempre stata pazza-mi fece l’occhiolino.
-Che cercavi? -Un recipiente per cucinare, ma non so dov’è-aprì un armadietto-Dovrò usare questo. -Che cucini? -Preparo il pranzo per domani. -Domani? -Tesoro, domani è Natale. -Di già?-chiesi sorpresa-Come passa veloce il tempo. -Verranno i tuoi genitori e tuo zio West. -Fantastico. Uscii dalla cucina e andai in salotto a sedermi con mio nonno sul divano a vedere la televisione ma mi addormentai in pochi minuti. -Charlotte…-sussurrò qualcuno-Svegliati… Aprii gli occhi e vidi gli stessi occhi azzurri che avevo visto la stessa mattina. -Thomas? -Almeno ricordi il mio nome. -Che fai qui? -E’ già sera-rispose indicando la finestra-Credo che ti sia addormentata. Mi cambiai rapidamente ed uscimmo. Scendemmo le scale in silenzio e camminammo per un po’. La serata era bellissima: non c’erano nuvole in cielo a nascondere le stelle e una piccola brezza accarezzava il mio viso. Salimmo su una collinetta e ci sedemmo su una tovaglia.
-Ti piace? -Lo adoro. Tirò fuori del cibo. -Prendi.-disse porgendomene un po’-Mi racconti perché sei venuta qui? -E’ una lunga storia. -Ho tempo-rispose con un sorriso. -Va bene-iniziai a raccontargli di Derek e finii per raccontargli del pugno dato ad Amber-E ho pensato non fosse una cattiva idea allontanarsi da tutto ciò. -Una ragazza attaccabrighe-disse scherzoso. -Smettila-colpii la sua spalla e si lanciò a terra fingendo dolore-Smettila!-gli dissi ridendo. -Va bene, va bene-tornò a sedersi e mi guardò con un sorriso-Non devi essere triste. -Perché no? -Perché una ragazza come te non dovrebbe piangere per un ragazzo, chiunque sia questo ragazzo.
-Una ragazza come me?-chiesi senza capire. -Intelligente, divertente, simpatica e bella. Che altro vuoi, bellezza?-iniziò a ridere e mi unii a lui. -E tu perché sei qui? -Vengo qui tutti i natali e mi piace venire a trovare i miei nonni-gli sorrisi. Non so per quanto rimasi su quella collina con lui, ma fu abbastanza per rendermi conto di avere bisogno di andare avanti con la mia vita. -Grazie per la cena-gli diedi un abbraccio e gli sorrisi-Grazie per tutto. -Un piacere. Ci vedremo presto. Aprii la porta di casa ed entrai felice, veramente felice.
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