Due matti non fanno uno sano, alle volte però sono bravi a tenersi la mano
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Marc aveva parcheggiato accanto al tenebroso bar dalla nomina molto sinistra. Non gli faceva una bella impressione, e il suo buonsenso gli diceva di andarsene, però non voleva sentire ragioni, voleva dimenticarsi di lei, costi quel che costi. Entrando vide che era mezzo vuoto e che una donna stava servendo le bevande su un bancone un po’ traballante. -Cosa le porto?-chiese civettuola la donna. Marc non aveva tempo per le stronzate delle puttane disperate. -Una vodka con ghiaccio-rispose serio e freddo. La ragazza gli servì il bicchiere. Quel liquido trasparente bruciò la sua gola e lui chiuse gli occhi, era una sensazione agrodolce, ma non voleva smettere.
Al quarto bicchiere, Marc si sentiva già un po’ male, ma era abbastanza sobrio da ricordare i suoi bellissimi occhi azzurri, aveva bisogno che quella maledetta cameriera gli servisse un altro bicchiere. -Maledetta Vera Torres, maledetto il giorno in cui sei entrata nella mia vita, devi andare all’inferno-disse frustrato. La donna dietro il bancone ascoltava e si chiedeva cosa gli avesse fatto questa Vera. Sembrava un uomo disperato che veniva ad annegare i suoi problemi nell’alcohol, se ne sarebbe pentito. -Dammene un altro. -Non credi che sia ora di smetterla? Non risolverai i problemi annegandoli nell’alcohol. -Ti pago per servirmi, non per darmi consigli. Il tono freddo di Marc intimidì la cameriera, ma non avrebbe ceduto. Aveva già avuto un sacco di problemi con gli uomini ubriachi, non ne voleva avere altri. -Non ho intenzione di dartene ancora. Marc strinse i pugni con forza, non gli piaceva gli dicessero di no.
Fuori dal bar, un’oscura e sinistra conversazione stava avendo luogo. Due uomini, dall’aspetto inoffensivo, si incontravano sussurrando il loro piano per farla finita con lui una volta per tutte. -Credi funzionerà? -Certo che sì imbecille, per questo ti ho contattato. Quel cretino è stato in mezzo ai nostri affari abbastanza. Uno di loro nascose un affilato coltello nella giacca e entrambi entrarono nel bar come due clienti qualunque. Marc posò il cellulare sul bancone e lo fissò, voleva chiamarla, voleva ascoltare la sua voce così dolce e melodiosa. Ma no, era stufo di inseguirla, e aveva già rinunciato a lei. Se voleva stare con qualcun altro, lui non gliel’avrebbe impedito. Sentì la presenza di due persone accanto a lui e si innervosì, non voleva la compagnia di nessuno. -Marc, che sorpresa, non pensavamo ti avremmo trovato qui.
Marc si girò al sentire la voce che tanto odiava e posò il suo sguardo oscuro negli azzurri occhi di Luis Foreman. Accanto a lui c’era l’ex ragazzo di Vera, Eric, che cosa ci facevano lì? -Cosa vuoi? Non sono dell’umore per le tue stronzate. -Marc, Marc, non ti conviene essere così antipatico. Marc aggrottò le sopracciglia e in un solo movimento lo bloccarono e iniziarono a colpirlo. Dopo parecchi colpi, Marc iniziava a sentirsi debole, la sua bocca sanguinava e aveva una ferita al sopracciglio. -Ecco cosa ti meriti per averci portato via Vera! La cameriera, a vedere la scena chiamò la polizia e un’ambulanza, sembrava stessero per ucciderlo. Poi, si ricordò perché quell’uomo fosse lì, per una donna, poteva essere una buona idea chiamarla. Vide il cellulare di Marc sul bancone e lo prese cercando il nome di Vera Torres nella rubrica. Sperò che rispondesse. Depressa e stanca. Stesa sul divano senza voglia di muovere un muscolo e con il viso pieno di lacrime. Era stufa di litigare. Voleva sentirsi felice un’altra volta, non voleva piangere più. Il suono del suo cellulare la destò e a vedere il numero di Marc sbuffò. Non voleva parlare con lui, così non rispose.
Dopo tre chiamate Vera si stufò e rispose gridando. -Che cosa vuoi adesso?! -Ciao, sei Vera? Cosa? Adesso la chiamava una donna? Maledetto figlio di puttana, lo sapeva che tutto ciò che le aveva detto fossero delle bugie. -Marc è nei guai, credo debba venire al bar Cinamon de la Avenida 38. A sentire che Marc fosse nei guai si preoccupò, in che casino poteva essersi messo? -Che succede? -Gliele stanno dando si santa ragione e se non viene, ho paura possa finire peggio. Vera riattaccò e uscì di casa per correre nel bar dove si trovava Marc. Non voleva perderlo, Dio, non voleva perderlo, perché doveva mettersi nei casini? Perché non era tornato a casa a dormire? Maledetto. Vera arrivò a bar ed entrò per vedere Luis e Eric che colpivano Marc sanguinante e dolorante. -Che state facendo?! Fermatevi!
I due si girarono per guardarla e abbozzarono due sorrisi. Vera si sentiva schifata da ciò che vedeva. -Bene, ora potrai vedere il bellissimo spettacolo. -Fermati, lo ucciderò. Vera si mise di fronte a loro impedendo che continuassero a colpire Marc. Si sforzò a rialzarsi rimanendo dietro Vera. Provava a recuperare il respiro, ma non riusciva. -Pensavo fossi meglio di così Luis. -Dio, guarda quanto sei ingenua! Volevo solo portarti a letto ma mi sono stufato di inseguire una puttana come te. Marc strinse le labbra e il suo cuore iniziò a battere a velocità incredibile. Nessuno insultava Vera, e ancora meno davanti a lui. In meno di un minuto il pugno di Marc aveva preso la mandibola di Luis, che cadde al suolo. Ma il destino non era dalla sua parte, nonostante Luis fosse sul pavimento a contorcersi dal dolore, Eric si era avvicinato a lui. Da un momento all’altro sentì qualcosa di affilato e freddo entrare nel suo addome. Cadde al suolo mentre le grida di Vera riempivano il bar. La vista gli si annebbiava e l’ultima cosa che vide fu un gruppo di infermieri alzarlo e il bellissimo viso di Vera pieno di lacrime accanto a lui. Erano passate tre ore, tre maledette ore e nessuno era uscito per dire qualcosa. Accanto a Vera c’erano Rick e Liza, che aspettavano qualcuno che dicesse qualcosa riguardo all’operazione di Marc. -Maledetti, pagheranno per questo-disse Rick mentre si alzava frustrato.
Videro il dottore avvicinarsi serio e temettero il peggio. Vera abbassò la testa. Lo aveva perso. -Sta bene, ha bisogno di risposo, ma si riprenderà. A sentire quelle parole il viso di Vera si illuminò. I tre si abbracciarono e Vera pianse, ma questa volta erano lacrime di felicità, Marc stava bene. Era un segnale? Il segnale che le diceva che avrebbe potuto perdere Marc da un momento all’altro? Era il momento di riunirsi?
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