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    Capitolo 6 - Lawrence




    " Quanto più mi piace fare qualcosa, tanto meno lo chiamo lavoro.

    (Richard Bach)
    "





    Camminavo a passi spediti lungo il corridoio, la lezione stava per iniziare, e io odiavo essere in ritardo, mi saltava tutto il programma della giornata.
    Ero un professore di storia dell'arte all'università di San Myshuno, e avevo la fortuna di essere molto seguito dai miei studenti. Anzi, spesso mi trovavo in difficoltà a doverli gestirli tutti, ricevevo molte richieste si partecipazione ai miei corsi, molto più di quelle che riuscivo a soddisfare.
    Ero molto fortunato, riuscivo quasi sempre ad instaurare un ottimo rapporto con loro.





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    Studentessa: "Professore, posso? "

    Lawrence:" Dimmi Claudia "



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    Cercavo di metterli a loro agio, ma nonostante tutto la maggior parte delle volte sentivo che avevano una sorta di timore nei miei confronti.
    Il ruolo che ricoprivo sicuramente non aiutava.
    Mi definivo una persona estrosa e vanitosa, il mio abbigliamento raccontava una parte di me, senza alcun dubbio.
    Non sopportavo la maleducazione.
    Evitavo le persone con troppi filtri, preferivo la trasparenza.
    Amavo camminare a piedi scalzi , possibilmente una superficie che avesse tepore.
    Odiavo le cravatte.
    L'idea che la società aveva di me era di una persona sicura, un uomo deciso, qualcuno su cui fare affidamento.
    Lo ero davvero?
    Chi ero io per saperlo davvero? Nessuno.
    Il giudizio su me stesso lo lasciavo agli altri.

    Sicuramente il mio aspetto fisico non aiutava i miei alunni/e a rilassarsi guardandomi negli occhi, l'eterocromia era un fenomeno raro, spesso parlavo al vento mentre loro guardavano le mie pupille in maniera insistente.
    Insistente era anche la parola adatta per descrivere alcune alunne che mi avevano tentato, in più occasioni, in situazione compromettenti.
    L'unica cosa che davvero volevo evitare, era quello di essere messo in mezzo ad uno scandalo, l'università di San Myshuno era secolare e prestigiosa, e io amavo profondamente il mio lavoro.
    E poi era arrivata Sueli, a quel punto tutti i miei buoni propositi erano andati a quel paese.

    E poi c'erano loro, i miei studenti
    Avevamo sempre mille domanda, mille problemi da pormi, ma amavo profondamente stare in mezzo al loro.
    Cercavo in tutti i modi di accontentarli.

    Mi tolsi gli occhiali, la mia mano sinistra giocava con l'asticella, una gestualità a cui non facevo neanche più caso.



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    Claudia " Oggi dovrei consegnarle il primo capitolo della tesi, ma non sono riuscita ... la stampante della sala studio è rotta "

    Lawrence:" Vai pure nel mio studio, la password del computer è ateneo20 "

    Alunno:" Professore? "



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    Lawrence: " Non mi sono dimenticato, David. Vieni da me domani alle 16.00 "

    Alunno: "Grazie professore "



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    Ogni volta che entravo in quell'aula mi investiva un forte odore di legno e quel classico sentore di carta vecchia. Mi ricordava ogni giorno quanto fosse secolare la struttura su cui si fondava l'ateneo. Si creava un forte contrasto tra le moderne suonerie dei telefonini e il rumore del pregiato parquet che rivestiva il pavimento.



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    L'università di San Myshuno era una delle più antiche della paese, ero onorato di insegnare lì.
    Insegnavo arte contemporanea, ma non ci ero arrivato immediatamente. Dopo la laurea in storia dell'arte cercai di seguire la mia più grande passione, dipingere. Non riuscii mai a sfondare, provai per un periodo a vendere i miei dipinti, ma senza successo.
    Ero di buona, anzi, ottima famiglia, i soldi non erano mai stati un problema, ma per nessuna ragione al mondo avrei mai comprato il successo. In compenso fui notato come critico d'arte, un conoscente di mia madre mi offrì la cattedra all'università.
    Fù proprio in mezzo ai ragazzi che capii qual 'era la mia strada.
    Ero felice di stare in mezzo a loro, e loro sembravano essere felici di avere un professore con un enorme passione verso l'insegnamento e la materia.
    Forse non ero abbastanza bravo a dipingere, ma scoprii di essere capace ad insegnare.


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    Avevo dato delle direttive precise all'ateneo, le mie classi non dovevano superare un determinato numero a trimestre, cosa che variava a seconda del periodo. Tutto ciò mi permetteva di instaurare un rapporto con ognuno di loro, e permetteva loro di capire che potevano chiedermi quello che volevano, se avevano problemi con qualche tesina, paragrafo o anche un breve passaggio della lezione, dovevano venire da me.
    Ovviamente tutto questo comportava dei ritmi lavorativi che spesso eccedevano le normali ore lavorative, ma non mi era mai importato.



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    Subito dopo le elezioni facevo ricevimento al mio studio, i problemi da risolvere erano tanti e diversi, e spesso uscivo dall'università a tarda ora.
    Lavoravo tanto, ma ero felice così.



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    Avevo perso il conto di quanti studenti avevo ricevuto quel pomeriggio, non mi ero fermato neanche per un caffè, ero solito saltare il pranzo per cenare direttamente la sera.
    Mi alzai per sgranchirmi le gambe, feci il giro della scrivania, sfogliai dei fogli soffermandomi sulla tesina di una studentessa, un ragazza giovanissima con uno spiccato senso critico nei confronti dell'arte astratta.
    Forse era la stanchezza, o forse era il continuo pensiero di Sueli nella mia mente, ma non riuscivo a concentrarmi.
    E per me era una cosa inconcepibile.
    Per di più sul lavoro.
    Continuavo a ripensare al nostro incontro, quanto fosse difficile stare lontano da lei.
    Fare finta di nulla era la cosa più difficile.


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    DUE GIORNI DOPO





    Quella mattina, puntuale, ero in aula per il corso.
    La mia vita era scandita dai soliti orari, spesso gli argomenti si ripetevano, ma non mi annoiavano mai.
    Mai.
    Scrissi il tema successivo alla lavagna, ero solito farlo ogni volta per la lezione successiva.


    Sueli: " Buongiorno professore "


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    Lawrence: " Ciao Sueli "



    Non ero sicuro sarebbe venuta davvero.
    Non ci eravamo lasciati molto bene l'ultima volta.

    Entrambi di poche parole.
    Lei però, a differenza mia, sembrava molto imbarazzata.
    Non potevo capirla, non ero io quello con un amnesia.
    L'unica cosa che potevo fare era alleviare questo suo disagio, distraedola.
    Posai il gesso e mi avvicinai ad un armadietto, lo aprì e presi dei fogli.
    Ruppi il silenzio.


    Lawrence: " L'attestato di laurea firmato. Scusami se ti ho fatto aspettare così tanto"


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    Le diedi i fogli, che velocemente sparirono all'interno della sua borsa.
    Gli sorrisi leggermente.
    Fece altrettanto.



    Sueli: " Ci mancherebbe, grazie mille "



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    Un'altra pausa.
    Un altra espressione imbarazzata.
    Ogni volta che si trovava di fronte a me sembrava volersi dileguare.
    Disperdersi in fuga precipitosa, manco fosse cenerentola.
    Mi sembrava tutto così strano.


    Lawrence: " Come stai? "

    Sueli: " Bene, benissimo "


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    Alla mia domanda rispose velocemente, troppo velocemente.
    Senza pensarci nemmeno un istante.
    Accompagnò maldestramente un sorriso forzato.
    Sul mio volto apparì un indecifrabile espressione divertita.


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    Lawrence: " Ti rendo nervosa "

    Sueli: " No "

    Lawrence: "E 'strano vederti così "

    Sueli: " No, non mi rende nervosa. Perché sarebbe strano poi? "

    Lawrence: " Non eri esattamente il tipo di persona che si imbarazzava per nulla, anzi, a volte piaceva a te mettere a disagio gli altri "


    Non la rendevo nervosa.
    No.
    Era solo in un tremendo imbarazzo, ma non era la stessa cosa.
    Avrei voluto sorridere di nuovo, ma no lo feci.
    Non mi avrebbe creduto se le avessi detto che non l'avevo mai vista in imbarazzo fino a quel momento.




    Lawrence: " Secondo me è solo questione di tempo, tornerai quella di prima "


    La vidi respirare profondamente, chiuse per un attimo gli occhi



    Sueli: " Non credo "


    Era evidente che non ne parlava con piacere.
    Era meglio troncare l'argomento.
    Quello che proprio non riuscivo a fare era evitare i suoi occhi.
    Mise una mano sulla fronte passandosi una mano nei capelli.
    L'avrei voluto fare io.



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    Sueli: " Non è un bellissimo periodo. Sto cercando lavoro "

    Lawrence: " E il part time da Morrey? "

    Sueli: " Quando sono uscita dalla clinica mia madre mi ha detto che ha dovuto prendere una sostituta prima che tornassi, quindi ho perso il lavoro "


    Ci fu un altro momento di silenzio, stavolta fui io a prendermi qualche secondo di riflessione.



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    Lawrence: " Se vuoi posso aiutarti "

    Sueli: " No, grazie "


    Ancora una volta, senza neanche accorgermene, rispose senza pensare.
    Non riusciva a controllarsi, dovevo ammettere che quel suo nervosismo mi faceva piacere in qualche modo.

    Il mio pomo d'Adamo andò su e giù velocemente.
    Avrei potuto prendermi gioco di lei in quel momento, ma non era mia intenzione.
    Feci finta di nulla.

    Lawrence: " Sappi che questa offerta non ha nulla a che fare con il nostro passato, te l'avrei proposto comunque. Credimi. Ho una galleria d'arte in centro, ci sono diversi posti disponibili "



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    Sueli: " Ho davvero bisogno di lavorare, la sua proposta mi fa molto piacere, anche se per me non è facile... "

    Non avrei permesso assolutamente che la nostra storia potesse essere d'intralcio per la sua vita.
    Potevo aiutarla, volevo si fidasse di me.
    La interruppi.

    Lawrence: "Anche per me non è semplice, ma la vita va avanti. A prescindere da quello che è successo, dal fatto che non stiamo più insieme. Io ci sarò sempre per te, per me sarai sempre una persona importante. Cercherò sempre di aiutarti "


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    Dissi tutto senza fermarmi.
    Con estrema decisione e tranquillità.
    La guardai dritto negli occhi, volevo si fidasse di me.
    Il suo sguardo era stranamente incerto, mai mi sarei abituato a vederla così.


    Sueli: " Detto così...non voglio la sua carità "

    Lawrence: " Mi servirebbe davvero qualcuno alla galleria, nessun favore "

    Sueli: " In questo caso, di cosa si tratta? "

    Lawrence: " Ci vediamo domani alle dieci, ti mando l'indirizzo della galleria "


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    IL GIORNO DOPO - GALLERIA D'ARTE JOHNSTHON






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    Il giorno dopo, puntuale si presentò all'appuntamento.
    Era una bellissima giornata di sole.
    Il caldo non mancava mai a San Myshuno, ma quel giorno c'era una temperatura perfetta, nè troppo caldo, nè troppo freddo.
    Sueli guardava ovunque, era curiosa.
    Un tratto che riconoscevo in lei.
    La curiosità.




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    Sueli: " Che bella luce che si crea al mattino, bella questa stanza, davvero "

    Lawrence: " Merito della giornata "



    Si stava sicuramente facendo un sacco di domande, su di me, su quell'edificio.
    Era una scena che in qualche modo avevo già visto.
    Riviverla era surreale.
    La portai a fare un giro per la struttura, non c'era nessuno, avevo di proposito scelto un orario in cui la galleria era chiusa.




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    Lawrence: " Questa è la sala di arte contemporanea, qui vengono esposti i quadri di artisti locali e non "

    Sueli: " Questa galleria è aperta da molto? "

    Lawrence: " La sala di arte contemporanea sì, è aperta da molto tempo. Da pochi mesi è stata costruita la zona bar, la sala dei piccoli artisti, e il negozio souvenir. Per questo ho bisogno di aiuto "

    Sueli: " È una società, o è tutto suo?

    Lawrence: " La seconda "



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    Ecco le domande che aspettavo.
    Non erano domande utili, ma semplici curiosità.
    Era bello vederla felice, le brillavano gli occhi.
    Sapevo del suo sogno da adolescente di lavorare in una galleria d'arte.
    Non era esattamente la stessa cosa svolgere un ruolo di commessa o barista, ma era pur sempre qualcosa.



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    Nel frattempo, continuai il tour facendole vedere il negozio.
    La stanza sulla quale si soffermò di più fu quella della sala dei piccoli artisti.
    Avevo deciso di creare un piccolo angolo, dove i bambini potessero esprimere la proprio creatività a loro modo, senza nesun tipo di costrizione.
    Ne rimase incantata, si vedeva dalla sua espressione.
    Non mi riteneva capace di una scelta del genere?



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    Sueli: " Lo devo ammettere, questa stanza mi ha stupito "

    Lawrence: " Mi vedi come un mostro senza cuore? "

    Sueli: " Lei è perfetto professore, è quello il problema "



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    Sueli: " Troppo perfetto "



    A quella frase mi irrigidì.
    La mascella di serrò involontariamente, ma durò solo qualche instante.
    Ci fu qualche minuto di silenzio dopo quella frase.
    Passammo alla sala bar.
    Le spiegai che i tavoli e le sedie del bar erano pezzi unici.
    Erano donazioni di artisti.
    Il fatto di essere un personaggio pubblico mi aiutava nelle conoscenze, dovevo ammetterlo.
    Nel tempo avevo intenzione di trasformarlo in un cafè letterario, perlomeno era quello l'intento.



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    Lawrence: " È tutto nuovo. Non è stato neanche ancora inaugurato. Non ci sono competenze particolari, i posti da assegnare sono come barista e come commessa al negozio. Puoi scegliere tu quale vuoi, ma di questo ne puoi parlare con Viveka "


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    Non ebbe il tempo di assimilare le nuove informazioni, Vivenka si presentò di fronte a lei.
    Un forte accento tedesco rossetto rosso fuoco e un carisma che sembrava volesse uscirle fuori.
    Le strinse la mano più del dovuto.
    Io rimasi poco distante da loro.



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    Viveka: " Viveka Wagner, molto piacere "

    Sueli, " Sueli Camila Rocha, piacere mio "

    Viveka: " Sono siculo che antremo d'accordo, teve solo seguire la mia linea "




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    Sueli Fece fatica a rispondere al sorriso di Vivenka, in pochi secondi la sì allontanò tornando da dove era venuta, sparendo dalla nostra vista.
    Gli occhi smarriti di Sueli cercarono il mio sguardo.
    Una bella sensazione.


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    Vivenka era severa, di questo ero consapevole.
    Era un tipo decisamente tosto, ma un ottima collaboratore per la gestione di una galleria.
    Io non c'ero mai, mi fidavo ciecamente di lei.



    Sueli: " Lei professore immagino non ci sia mai "


    Mi fece tenerezza.
    Pensai ad altro senza volerlo.
    Feci finta che quell'improvviso attaccamento fosse legato a me, e non alla paura di rimanere sola con Viveka.
    Le sorrisi.


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    Lawrence: " Non ti preoccupare, è un cane che non morde "

    Sueli: " Beh, non ne sarei così sicura "

    Lawrence: " Fidati di me. È una persona molto severa, con gli altri e con sé stessa, ma è un'anima buona. Devi solo imparare ad andare oltre le apparenze con lei "

    Sueli: " Ok, se lo dice lei. Grazie "

    Lawrence: " Penso di averti detto tutto, ora devo andare. Tu rimani quanto vuoi, fai amicizia con Viveka, ambientarti. Decidi le tue mansioni "

    Sueli: " Buona serata, e grazie "

    Lawrence: " Anche a te "



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    Dovevo andarmene.
    Dovevo lasciare quella stanza prima di chiederle o fare qualcosa di cui mi sarei pentito.

    Mi incamminai per qualche metro mettendomi le mani in tasca.
    Mi fermai di fronte all' ascensore, premetti il pulsante e rimasi in attesa.
    Sperai tanto che l'ascensore arrivasse velocemente.

    Era glaciale nei miei confronti.
    Un muro di ghiaccio.
    Per il mio bene e il suo, l'unica cosa che potevo fare era starle lontano.
    O meglio, potevo aiutarla.
    Da amico.
    Anzi, da professore, dato che per lei ero solo e soltanto quello.

    Sentivo i suoi occhi addosso



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    Sueli: " Professore? "


    Le porte dell'ascensore si aprirono e io entrai.
    Mi girai immediatamente alla sua voce.



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    Sueli: " Mi dispiace. Mi dispiace tanto "




    Alla sua frase mi girai verso il quadro per premere il numero del piano, sorrisi nel vuoto guardando verso il basso.
    Un sorriso amaro.


    Lawrence: " Già "


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    Un istante dopo le porte si chiusero lasciandomi da solo con i miei pensieri.





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    CITAZIONE (Soul~ @ 23/2/2021, 01:53) 
    Allora, questo è stato un capitolo particolare. Prima di tutto noto che siamo già al capitolo 6, non al 5. Errore di battitura, o è un capitolo saltato di proposito? :mah:

    Se è la seconda, sarebbe molto intrigante, mi piacerebbe pensare che ci sia un capitolo "segreto" o ripreso più avanti per collegarsi ad eventi successivi! :D

    Ritornando al capitolo in questione, la semplicità nello scambio delle parole all'appuntamento, seguito dagli sguardi e i gesti che parlavano più di queste mi ha attratto in ogni singolo dialogo. Fa sempre un po' male sapere, però, che ci sia un tradimento in corso. Sono dell'idea che in questi casi ognuno sia libero di fare ciò che vuole, fintantoché la propria liberta non ferisca qualcun altro. Priva di pregiudizi poi, spesso le ragazze disinibite come June vengono giudicate male per questo.
    Nel caso proprio avvenuto in questo capitolo, però, trovo che June giustamente abbia sbagliato, sapendo che Luca è fidanzato. Chi lo sa, è proprio il fatto che sia così sbagliato a rendere il tutto più eccitante per lei?
    I miei due cents sul tema di questo capitolo ^_^

    Tuttavia si può considerare anche l'ipotesi che Luca sia in una relazione aperta, ma lo troverei incoerente con il suo personaggio e dunque non in linea con il susseguirsi degli eventi. Dall'altro lato, però, questo twist potrebbe spezzare ciò che è prevedibile, scoprendo invece di più il personaggio di Luca. Dopotutto è stato appena introdotto, possiamo aspettarci anche altre caratteristiche :caffe:

    Anzitutto, hai ragione, ho sbagliato la numerazione! E' il capitolo5 e non il 6 :P
    Per fortuna, essendo i primi capitoli, anche se avessi invertito, la maggior parte sono ancora di presentazione, non c'è il rischio di grandissimi spoiler XD. Purtroppo io sono una persona molto distratta e faccio spesso di questi errori, spero sia l'ultima volta, ma non ci giurerei :)

    Mi fa piacere tu abbia colto la semplicità dei dialoghi, era proprio quello che volevo sottolineare, il modo naturale con il quale i due si sono conosciuti ( conosciuti per modo di dire...), interagendo in maniera del tutto spontanea.
    Il comportamento di entrambi fa capire meglio i loro caratteri, ma solo in parte. June, a questo punto la conosciamo già abbastanza, mentre Luca è un punto interrogativo, è così male come appare o c'è qualcosa sotto?
    Insomma, il capitolo apre spazio a degli argomenti importanti e sbagliati, questo è indubbio. Ma forse è proprio questo che incuriosisce di più...i due protagonisti del capitolo si comportano così per carattere o perchè stanno nascondendo qualcosa?

    Grazie mille, bel commento :)
  4. .
    69
  5. .
    Almirante
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    Pic-nic
  7. .
    11.05
  8. .
    upup!!
  9. .
    Destra
  10. .
    Un
  11. .
    CITAZIONE (LadyDeath @ 23/2/2021, 08:39) 
    Ieri XD

    L ultima volta che sei rimasto/a chiuso/a fuori casa?

    Molti anni, tornai tardi a casa e mio padre mi chiuse fuori 🙈 😂 😂

    L'ultima volta che hai pianto dal ridere?
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    Mi piace molto, sarà che non la vedo molto spesso XD

    Ti piacciono i bambini?
  13. .
    Lettera L
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    Messaggio
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    Tre uomini e una gamba
1241 replies since 9/7/2012
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