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Capitolo 31
27.12.18 - VivianORE 16.00
Non riuscivo ad aprire gli occhi, mi faceva male la gola e avevo freddo.
Mi sembra mi mancasse l'aria, mi sentivo molto confusa, le palpebre non si volevano sollevare.
L'ultima immagine che avevo era quella di essermi addormentata nel mio letto, a casa mia.
Sentivo delle voci di sottofondo, dove diavolo mi trovavo? Era mattino o pomeriggio?
Solo quando annusai bene l'odore di quella stanza capii con certezza dov'ero.
Non avrei potuto sbagliare.
Avevo anche un freddo infernale.
Tossii più volte.
A fatica finalmente aprii gli occhi.
Mi trovavo nel sotterraneo della casa al mare. Come ci ero arrivata? Perché mi trovavo lì?
Nel giro di pochi secondi la mia mente si affollò di domande.
Geko:" La principessa si è svegliata "
Sapevo benissimo chi mi trovavo di fronte, eppure per qualche strana ragione non avevo paura.
Sentii i suoi occhi all'altezza del mio seno, mi sentii nuda. Effettivamente non ero molto vestita, feci per coprirmi ma mi resi conto che avevo le mani legate, così come le caviglie.
Geko:" Come vuoi, puoi anche non parlare. A me non interessa "
Nel frattempo la stanza si era riempita di persone, o perlomeno era la mia sensazione dato che ero di spalle. Intravidi Kyle alla mia sinistra con la coda dell'occhio, non mi girai.
Kyle, casa al mare, la droga.
Solo allora cominciai a ricordare...
Pochi giorni prima avevo capito qual'era il codice per sbloccare l'accesso al computer, ma senza l'altra parte della formula non potevamo chiudere le indagini.
Cavolo, mio padre era davvero scrupoloso! Dividere la formula e metterla in due computer differenti era da malati ossessivi.
Ormai ero a conoscenza di tutta la faccenda, nonostante la separazione con Lewis le indagini dovevano continuare.
Mi ero messa in testa di voler aiutare in qualche modo, e insieme avevamo deciso di tendere una trappola a Geko e i suoi uomini. Aveva cominciato a fidarsi sempre di più di Kyle, non era stato difficile convincerlo a organizzare un rapimento allo scopo di costringere la sottoscritta, unica persona a conoscenza dell'agognata password, ad entrare nel computer.
Quindi sì, ero l'esca.
Un'esca consapevole, volevo che tutta quella storia finisse al più presto.
E volevo la verità.
Ci misero giorni per pianificare e assicurarsi la messa in sicurezza del piano in ogni minimo dettaglio. Con mio enorme stupore Lewis non mi ha mai ostacolato per aver scelto un ruolo così attivo e pericoloso nel piano, non mi ha mai trattata come una bambola da proteggere, cosa che ho apprezzato tantissimo, ma piuttosto ha studiato meticolosamente ogni minuti, ogni secondo.
Non mi sono mai sentita più protetta.
Mi avevano avvertito che la modalità del prelievo prevedeva l'essere drogata, avevo acconsentito.
Dopotutto avevo già provato quel tipo di sensazione, quando rubarono il computer alla casa al mare.
Kyle:" Le libero le mani, altrimenti come può digitare sul computer?"
Geko:" Ma certo, tanto lei non scapperà, giusto? "
Nonostante avessi Kyle dalla mia parte, la paura cominciava ad impossessarsi di me.
Kyle era preoccupato quanto me? O forse ero io quella debole?
Non avevo tempo per pensieri del genere.
Geko era capace di tutto, e se non mi avessero salvato in tempo?
Non potevo sbagliare.
Non potevo mostrare le mie debolezze.
Geko:" Continui a fare scena muta? Ah già, povera piccola, hai scoperto che Kyle non è un tuo amico "
Vivian:" Che vuoi da me?"
Geko:" Voglio la password del pc del tuo amato paparino "
Vivian:" Non so quale sia "
Stavo solo recitando.
Se avessi accettato immediatamente di inserire la password si sarebbe insospettito.
Io stessa per capire quale fosse ci avevo messo giorni.
Alla fine capii che la sequenza per aprire il files era la stessa usata per aprire la stanza sul quadro, una formula fatta di X e O.
Potevo arrivarci solo io, questo era poco ma sicuro.
Geko:" Tranquilla, abbiamo tutto il tempo "
Era stranamente gentile, e mi spaventava.
Avvicinai le dita al computer provando a digitare qualche password a casaccio.
Passò del tempo, forse una ventina prima che inserissi la password giusta.
Sullo schermo apparve una schermata che chiedeva di inserire una seconda password, che loro avevano.
Continuavo a guardare fisso il computer pensando a mio padre. Era morto per quello, probabilmente l'avevano ucciso provocando un incidente.
Su questo Kyle e Lewis mi avevano istruito bene, non avrei dovuto dire nulla, dovevo fare di tutto per non farlo irritare, ma non riuscii a trattenermi.
Vivian:" Tutto questo valeva la sua morte? "
Geko:" Oh piccola. Credi davvero che l'abbiamo ucciso noi? Saremmo stati così stupidi da ucciderlo sapendo che proteggeva un segreto così grande? "
Geko:" E' morto di infarto prima che potessimo torturarlo per bene. L'incidente è stata solo una messa in scena "
La mia bocca si schiuse involontariamente alla sua confessione. Quello che diceva effettivamente aveva un senso.
Sapere finalmente la verità sulla morte di mio padre non alleviava il dolore che provavo.
Non ebbi neanche il tempo di metabolizzare la notizia, Geko sembrò quasi divertito dalla mia reazione.
Geko:" Comunque brava ce l'hai fatta. Lo sapevo che non eri solo tette! Ora spostati..."
Ovviamente non potevo spostarmi perché le mie caviglie erano ancora legate, si buttò quasi su di me per arrivare alla scrivania e inserire la password.
In pochi secondi avevamo di fronte quello che stavamo cercando tutti, il file D-IX ulteriori indagini.
Proprio in quel momento la corrente elettrica saltò, l'unica fonte che illuminava la stanza proveniva dal computer.
Kyle e Lewis avevano pensato a tutto, non avrebbero permesso che la ricerca andasse perduta, avevano installato un generatore per l'alimentazione autonoma del computer.
In pochi secondi la stanza si riempì di agenti, fasci di luce blu al neon provenienti dalla armi vagavano per la stanza.
Era tutto programmato, loro sarebbero entrati proprio nel momento in cui Geko avesse inserito la password, pronti per arrestarlo insieme alla sua banda.
Ma qualcosa andò storto.
In pochi secondi Geko mi prese tra le sue braccia, non mi resi conto immediatamente che fosse lui.
Il suo braccio stava letteralmente stritolando il mio collo.
Geko:" Se qualcuno si muove le faccio saltare la testa "
Kyle:" Stronxate, tu la lasci "
Geko:" Kyle? Ma che..."
Lewis:" Non puoi fare niente altro che consegnarti, sei in trappola "
In pochi istanti Geko capì tutto, i suoi occhi passarono velocemente tra Kyle e Lewis.
Non aveva completamente compreso la complessità di quella storia, ma aveva capito che era Kyle ad averlo tradito, era una spia.
Geko:" Brutto figlio di puxxana. Crepa "
La mia posizione non mi permetteva di capire bene quello che stava succedendo.
Ma di una cosa ero certa, sentii uno sparo.
Appena il colpo partì chiusi gli occhi in un gesto automatico, velocemente le mie narici si riempirono di un forte odore di zolfo. Ebbi l'impressione che il colpo mi fosse passato vicino, molto vicino.
Il mio cuore perse un battito.
Non doveva finire così.
Era tutto organizzato nei minimi dettagli, doveva essere una trappola senza rischi.
Abbassai gli occhi quel tanto che serviva per guardare il pavimento.
In pochi secondi una chiazza di sangue si sparse a macchia d'olio.
L'aveva fatto davvero.
Geko aveva sparato a Kyle.
Dalla posizione in cui mi trovavo non riuscivo a vedere bene, dove l'aveva colpito? Pregai con tutta me stessa che avesse sbagliato mira.
Lewis:" Continua così e non uscirai da qua vivo, è una promessa "
Guardai dritto negli occhi di Lewis, non c'era odio, né rabbia o paura.
Non c'era niente.
O perlomeno era quello che lasciava trasparire, il nulla.
Guardandolo in quel momento, immobile con un arma in mano e gli occhi di ghiaccio, ricordai tutte le nostre discussioni. Gli era necessario non essere nessuno, la sopravvivenza dipendeva da quello. Se avesse lasciato trasparire anche un solo accenno di paura alla persona che aveva di fronte avrebbe rischiato la vita in una situazione del genere.
Avevamo parlato molte volte di questo, ma solo in quel momento capii cosa volesse veramente dire.
Geko aveva appena sparato al suo migliore amico, quello che lui considerava un fratello, e lui non aveva mosso ciglio.
Non poteva.
Non osavo immaginare internamente cosa stesse passando.
In quei mesi avevo imparato a conoscerlo, e sapevo per certo che internamente non era la persona fredda che voleva fare apparire.
Lewis:" La villa è circondata "
Gli uomini dietro Lewis cominciavano a spazientirsi, erano gli stessi che mi avevano sorvegliata per tutti quei mesi.
Si mossero e Geko spostò la tua attenzione da Lewis a loro due.
Solo dopo qualche secondo capii che era una tattica.
Lewis fece uno scatto verso di noi afferrando Geko per il collo della camicia. Furono attimi concitati, non so neanche come arrivai all'ingresso della stanza.
Ero frastornata e impaurita, mi girai e vidi Lewis a cavalcioni su Geko, gli stava puntava una pistola in fronte.
No, non volevo assistere a qualsiasi cosa stesse avvenendo.
Diedi uno sguardo a Kyle, era vivo, ed era l'unica cosa importante in quel momento.
Uscii velocemente da quelle quattro mura, man mano che la gente mi scortava via sentivo sempre più lontani le luci e le urla di Geko.ORE 20.20
Mia madre mi aveva raggiunto un paio di ore più tardi.
Era sconvolta.
Continuavo ad avere freddo, mi ero messa le prime cose che avevo trovato nell'armadio, avevo indossato quella felpa l'ultima volta a quattordici anni.
Mamma non riusciva a capacitarsi di come abbia potuto mettere a repentaglio la mia vita consapevolmente.
Aveva già perso suo marito, non voleva perdere anche me.
Aveva fatto di tutto per arrivare alla verità, aveva persino finto di essere la compagna di un ragazzo di 10 anni più giovane di lei, ma non avrebbe mai fatto niente che mettesse in pericolo la mia vita.
Io invece volevo la verità a tutti i costi. Per un attimo mi sentii in colpa.
Mi fidavo di loro, Lewis e Kyle non avrebbero mai permesso che mi fosse fatto del male, nonostante tutte le variabili e gli imprevisti del caso.
Le dissi tutto.
Stentò a credere che l'incidente fu solo una messa in scena per un infarto avvenuto prima, quando era con loro.
Dalle parole di Geko non era chiara la dinamica, ma ero sicura che prima o poi avremmo saputo la verità. Magari in uno dei tanti interrogatori, sempre se quell'essere fosse uscito vivo dalla villa.ORE 23.10
Disinfettante e ristagno di cibo consumato.
Odiavo l'ospedale, come tutti del resto, ma avevo urgentemente bisogno di sapere Kyle come stava.
Ero uscita di casa solo dopo essermi assicurata che mamma si fosse finalmente addormentata.
Entrambi eravamo molto fragili, volevo che sentisse la mia vicinanza.
Feci qualche passo avanti in quella che sembrava essere una camera provvisoria, un'anticamera.
Non ero sicura di trovare Lewis con lui, ero convinta avesse il suo da fare tra atti ufficiali, polizia, e telefonate varie.
E invece era lì, con lui.
Appena mi vide si alzò venendomi incontro. Il suo volto era serio, forse più del solito.
Io invece non ero mai stata così disordinata, capelli arruffati in testa in uno chignon senza forma, neanche un filo di trucco e con le prime cose che mi era capitato di trovare nell'armadio della casa al mare.
Mi faceva male vedere come cercavamo di evitarci. Vivere delle emozioni così forti con una persona e poi parlagli come se fosse praticamente nessuno...era difficile da digerire.
Lewis:" Come stai? "
Vvian: " Sto bene "
Lewis: " Rimani qui per un pò? Avrei un miliardo di cose da fare. Mi faresti un favore a fargli un pò di compagnia "
Vivian:" È vivo? "
Lewis:" Si "
Mi riferivo a Geko.
Ero sicura che Lewis non l'avesse sparato, troppo professionale per un gesto così impulsivo, dopotutto era un agente segreto, ma volevo sentirglielo dire.
In realtà non volevo la sua morte, volevo semplicemente che marcisse in una prigione per tutta la vita.
Risposi finalmente alla sua domanda.
Vivian:" Mia madre si è finalmente addormentata, posso rimanere quanto voglio. Come sta Kyle? "
Lewis:" Il bossolo è entrato superficialmente, è stato già rimosso senza conseguenze. Sta molto meglio di quanto pensi. Ovviamente è dolorante, ma si riprenderà presto "
Finalmente una buona notizia.
Invece di rispondere annuii semplicemente verso di lui, mi bloccai per qualche secondo aspettando che dicesse qualcosa, ma non fu così.
Lewis:" Ci vediamo "
Per la seconda volta in pochi minuti un profondo senso di angoscia mi pervase l'anima.
Non poteva essere possibile, non poteva essere davvero finita.
Nel frattempo Kyle si mosse, sembrava si stesse svegliando. Dalle espressioni del volto sembrava stesse soffrendo.
Aveva una fasciatura dalla spalla al braccio, il bossolo era stato estratto dal braccio dello stesso lato.
Proprio in quel momento aprí gli occhi accorgendosi della mia presenza.
Kyle:" E tu che ci fai qui? "
Vivian:" Passavo di qui..."
Gli sorrisi dolcemente, quel ragazzo era un osso duro. Era ostinato, forte, una roccia che stentava a piegarsi, ma non ci sapeva fare con i rapporti umani.
Era un vero disastro, era persino peggio di Lewis.
Si mise seduto, l'espressione del volto era ancora dolorante, ma dubitavo sarei riuscita a fargli cambiare idea e
farlo tornare a letto.
Vivian:" Torna a letto, ti prego non ti alzare così presto "
Kyle:" Sto bene, sono pieno di antidolorifici. E poi devo andare in bagno, posso? "
Mi guardò con un'espressione del volto tra il tenero e lo scherzoso.
Non potetti fare altro che sorridere.
Pensai a quanto erano cambiate le cose negli ultimi mesi, a quanto era cambiato nostro rapporto.
Prima di sapere tutta la verità lo evitavo, non avrei mai voluto una persona del genere accanto a me, neanche come semplice conoscente, figuriamoci come amico.
E invece, mi ritrovai ad essere preoccupata per lui, ma cosa più importante, gli dovevo la vita.
Quando finalmente si riuscì ad alzare, il suo volto sembrava non essere poi così sofferente.
Vivian:" Non so se avremo più modo di vederci, ti volevo ringraziare. Per tutto "
Kyle:" È stato un piacere dolce Vivian "
No.
Non era abituato neanche ai complimenti, per nulla.
Nonostante la corazza e il tono della voce fermo e deciso, era chiaro che non sapeva come procedere nella conversazione.
Mi sorrideva, cosa strana per lui.
Vivian:" E poi un altra cosa, ti volevo chiedere scusa. Ti ho giudicato male, ti ho detto delle cose ingiuste alla festa di laurea. E invece sei uno dei pochi amici che vorrei avere vicino. Sempre vicino "
Kyle:" Ok...Ehm grazie "
Dire che era imbarazzato era dir poco.
Non volevo metterlo in difficoltà, volevo solo fargli sapere quando mi fossi affezionata a lui.
Lo volevo bene.
Non avevamo avuto molto modo di parlare, quella fù una delle rare volte in cui vidi il vero Kyle.
Si allontanò da me per raggiungere il bagno, ma tornò indietro.
Kyle:" Ah merda..."
Ed poi accadde.
Vidi uno spiraglio, una breccia nel suo cuore.
Si catapultò nelle mie braccia in maniera piuttosto istintiva rispetto al suo normale comportamento.
Quell'abbraccio fu rigenerante per entrambi.
Ne avevamo bisogno.
Avevo bisogno di un amico, di qualcuno che mi capisse. E chi meglio di lui poteva farlo? Il ragazzo che amavo stava partendo per una missione potenzialmente mortale, lui mi poteva capire.
Sapevano benissimo a cosa andavano incontro.
Sentivo benissimo che lui aveva bisogno di quell'abbraccio come ne avevo bisogno io, perché non aveva nessuno oltre Lewis.
Quella missione non era complicata solo per Lewis, lo era altrettanto per Kyle. Nonostante entrambi volessero mantenere una maschera e far finta che andasse tutto bene, che avrebbero affrontato a muso duro qualsiasi cosa, io sapevo che in fondo non era così.
Non poteva esserlo per nessun essere umano.
Kyle:" Voglio dirti una cosa, anche se è inutile ormai. Lui ti ama, forse non lo sentirai mai dalle sue labbra. Ma io lo so e basta "
Ed era esattamente come diceva.
Era tutto inutile.
Anche se mi amava non cambiava assolutamente niente.
Non cambiava il fatto che dovessero partire per quella maledetta missione.
In quella stanza di ospedale improvvisata, in quell'abbraccio fortemente sentito, finalmente piansi tutte le lacrime che avevo.
Piansi per mio padre.
Piansi per noi due, Lewis e me.
Piansi perché avevo perso un vero amico. -
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Capitolo 30
20.12.18 - Vivian
Avevo fatto una pazzia, o forse no?
No, ero felice di aver deciso di fare una sorpresa a Lewis.
Non ero sicura del fatto che lui avesse apprezzato l'improvvisata, schematico com'era, ma non dubitavo del fatto che gli facesse piacere vedermi, ormai ero sicura del nostro rapporto, del legame che avevamo instaurato.
Avevo passato circa mezza giornata ad attenderlo all'esterno della sua stanza in hotel, avevo le ossa rotte a furia di stare seduta sulla moquette per terra.
Lewis:" E tu che ci fai qui? "
Vivian:" Ciao, anche io sono felice di vederti "
Ormai ero abituata ai suoi modi diretti, avevo capito nel tempo che era il suo modo di fare, una sorta di autodifesa che spesso in realtà celavano un umana debolezza.
Lo sentii irrigidirsi più del solito sotto al mio bacio, non gli diedi un eccessivo peso, dopotutto stava tornando da una riunione di lavoro ed era molto tardi, doveva essere molto stanco.
In più, quando si trattava del suo lavoro sapeva essere maledettamente serio, ero sicura di potergli fare cambiare idea.
Lewis:" Scusa, solo che vederti stasera qui era l'ultima cosa che mi sarei aspettato "
Vivian:" Ma..."
Lewis:" ...sono felice di vederti ovviamente "
Anche se gli avevo completamente estorto quella dichiarazione sapevo che era davvero felice di vedermi. Per qualche ragione lo vedevo turbato, ma non lo sarebbe stato per molto, ero intenzionata a farlo rilassare.
Non appena entrammo all'interno della stanza, o meglio nella suite, i miei occhi girarono sorpresi per la stanza.
Vivian:" Wow, ti tratti bene "
Lewis:" Fosse per me avrei preso una semplice stanza d'hotel, ma è tutto spesato dall'agenzia, quindi..."
L'ambiente era composto da un unico spazio aperto, il colore predominante era il bianco, c'era l'essenziale ma nello stesso tempo non mancava niente, tutto molto moderno.
Il tempo di dare uno sguardo alla stanza, che Lewis si era già tolto giacca cravatta e messo più comodo. La velocità con la quale si stava cambiato era notevole, avevo visto quella scena già una volta. Tendeva a togliersi quei vestiti da dosso molto velocemente, non avevo ancora capito se era perché non sopportava giacca e completo, oppure era proprio il lavoro che gli ricordava di fare che gli deva fastidio. Esclusi la seconda ipotesi non appena la pensai, lui amava il suo lavoro.
Lewis:" Anzi, trovo che sia uno spreco una stanza del genere, quando vengo qui per lavoro non ci sono praticamente mai, passo le mie giornate rinchiuso in un edificio "
Non era un tipo che parlava molto, e soprattutto mai di cose futili.
Speravo di sbagliarmi, ma avevo l'impressione che non sapesse cosa dire, possibile?
Vivian:" Comunque stavi benissimo anche con il completo, in realtà tu stai bene con qualsiasi cosa "
Cerca di sdrammatizzare, sorrisi guardandolo ma lui non rispose.
Solo a quel punto cominciai a pensare che forse ce l'aveva con me. Non si era ancora avvicinato neanche per un bacio, avevo davvero sbagliato a fargli la sorpresa?
Mi voltai verso la grande vetrata che affacciava sulla città, dandogli le spalle.
Vivian:" Non mi hai neanche dato un bacio "
Si avvicinò a me come un automa, mi prese il volto tra le mani, sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio.
Stava facendo quello che volevo, esattamente quello che gli avevo chiesto, e allora perché mi sembrava di forzarlo?
C'era qualcosa che non andava.
Lewis:" Hai ragione "
Mi diede un bacio a stampo, per poi cambiare idea e tornare sulle mie labbra facendo fatica a staccarsi.
Eppure lo fece, si allontanò da me per finire di cambiarsi.
Non si era mai comportato così, avevamo sempre fatto fatica a staccarci l'uno dall'altra.
Di una cosa ero convinta, della nostra attrazione reciproca.
Vivian:" Ok, ora mi dici cosa c'è che non va. Che è successo? Sembra quasi che tu non sia felice di vedermi "
Lewis si andò a sedere sul divano con le mani incrociate e lo sguardo perso nel vuoto davanti a me.
Cominciavo davvero a preoccuparmi.
Lewis:" Sono nato per non provare emozioni, mi sveglio la mattina sperando di affrontare la giornata nella maniera più apatica che conosca. Ogni sensazione che esula dal mio freddo programma mentale mi spaventa "
Vivian: " Ma che stai dic..."
Lewis: " Tu mi spaventi Vivian "
Un discorso apparentemente insensato.
Mi sembrava di cadere dalle nuvole. Ma che stava dicendo? Mi sembrava non c'entrasse niente con quello che gli avevo chiesto, o semplicemente stava partendo da molto lontano per dirmi che cosa?
Lewis: " Non saprei che altro fare nella vita! "
Vivian: "Non urlare quando parli con me "
Mi alzai andandogli incontro pronta a qualche scambio più acceso, lo stesso fece lui portandosi alla mia altezza.
Scontro che non avvenne.
Lewis: " Sei foxxutamente bella "
Sul mio volto apparve un sorriso idiota.
Senza aspettare che gli rispondessi mi passò a fianco voltandomi le spalle verso la vetrata.
Non avevo mai ascoltato una volgarità del genere sussurrata nella maniera più dolce possibile.
Quella voce bassa e roca azzerò la mia capacità di pensare, avevo suscitato in lui emozioni che non sapeva esistessero.
Per la prima volta nella sua vita era se stesso, ma non voleva esserlo.
Vivere per lui era morire dentro.
Non riuscivo a respirare.
Lewis: " Ogni volta che sei nel mio raggio visivo smetto di ragionare, ci sei solo tu. Hai idea di quando sia sbagliato per uno come me avere dei pensieri del genere? Sei un enorme distrazione, un muro tra quello che provo e quello che sono "
Lewis: " Perché sono quello che sono Vivian, non lo dimenticare mai. Non possono essere quello che vuoi. Non mi è permesso "
Riuscivo a percepire un profondo dolore in ogni singola frase, volevo aiutarlo, ma non sapevo come.
Ascoltavo le sue parole, cercavo di imprimerle nella mia mente e analizzarle.
Ma non lo capivo.
Non ero stata cresciuta in quel modo, per me l'amore era la normalità, non l'abominio.
Ero diventata il suo centro, ed era quello che volevo, ma non era quello che voleva lui.
Quello che provava per me era un ostacolo alla vita apatica che voleva vivere.
Improvvisamente un dubbio mi venne dal profondo.
Gli andai incontro abbracciandolo da dietro.
Non mi sarei arresa così facilmente.
Vivian:" Hai mai amato qualcuno? "
Lewis: " Che ca....che significa? "
Le sue parole di persero nell'aria.
Era smarrito.
Aveva quasi balbettato.
Vivian:" Rispondi "
Lewis:" Sono stato con molte donne "
Vivian:" Questo lo so, l'ho capito. Ma non sto parlando di sesso. Intendo fuori dal tuo lavoro, di tua spontanea volontà e senza costrizioni, hai mai chiesto ad una ragazza di uscire perché ti piaceva? "
La sua agitazione si notava dal fatto che non stava un attimo fermo, si liberò dal mio abbraccio per trovarmelo davanti.
Per la prima volta vidi Lewis abbassare lo sguardo e vergognarsi di se stesso.
Di quello che non era mai stato.
Lewis:" No, mai. La cosa più vicina ad una ragazza nella mia vita è stata Yana, e sai quanto l'ho odiata "
Le sue azioni dicevano una cosa e le parole un altra.
Continuava a guardarmi come se fossi un oggetto prezioso, ma lo negava con le parole.
Chiusi gli occhi desiderando che le sue labbra sulle mie.
Lewis:" Non ho mai amato e non voglio farlo "
Vivian:" Ti aiuterò io, fidati di me "
Lewis:" Ma che.... ma di che stiamo parlando? "
Vivian:" Di noi. Ci tieni a me, ne sono sicura. Mettiamola così, ti voglio aiutare perché voglio aiutare me. Voglio stare con te "
Lewis:" Non posso "
Vivian: " Non puoi o non vuoi? "
Lewis:" Falla finita "
Vivian:" Ti sei innamorato di me "
Si allontanò da me velocemente, come se avesse prese la scossa.
Come se quello che avessi appena detto era qualcosa di impronunciabile.
Riuscivo a sentire il suo respiro accelerato da lontano.
Era tormentato, volevo aiutarlo ed ero pronta a fargli cambiare idea.
Doveva fidarsi di me.
Lewis: " Devo tornare in Russia "
Vivian: " No, tu non puoi "
Lewis: " E invece si, non posso rifiutarmi, devo tornare ad essere nessuno "
Ero letteralmente scioccata.
Tutta la sicurezza di pochi secondi prima scomparì in un attimo.
Non poteva accadere, non potevo davvero perderlo.
Sentii le gambe cedermi, per un attimo pensai di svenire.
Lewis: " Ho provato a lasciare l'agenzia, il direttore non mi ha concesso la revoca di agente, anzi, ha detto che ha il potere di obbligare me e Kyle a tornare alla Brigata del Sole, cosa che farà "
Vivian: " Non può farlo "
Lewis: " Troverà qualche forma di ricatto, sono sicuro. Lo farà"
Fù in quel momento che capii che era finita davvero.
Nonostante lui mi avesse detto sin dall'inizio che non sarebbe continuata.
Nonostante non mi aveva mai detto di amarmi.
Nonostante non mi aveva mai promesso nulla non avevo mai pensato che ci saremmo lasciati.
Nella mia ingenuità credevo che l'amore avrebbe trionfato prima o poi.
Attendevo.
Attendevo che lui facesse qualcosa come effettivamente ha fatto, anche se non è andata bene.
Mi emozionava il fatto che lui avesse provato a stare con me, a starci davvero.
Mi faceva stare davvero male il fatto che volevamo stare insieme ma non potevamo.
Vivian: " Quindi è finita "
Si avvicinò a me prendendomi il volto tra le mani.
Chiusi gli occhi abbandonandomi forse l'ultima volta a quella sensazione.
Ci avevo creduto davvero.
Lui ormai era tutto il mio centro.
Lewis: " Io ci ho provato Vivian "
Vivian: " Io non ci credo ....non è possibile tu non possa fare niente"
Lewis: " Credici, ho fallito "
Vivian:" Vengo con te in Russia "
Lewis:" Non sai quello che dici "
Lewis: " Sai cosa vorrei? Fermare il tempo "
Trascorremmo la maggior parte della nottata abbracciati a guardare la città.
In silenzio.
Nessuno dei due aveva voglia di parlare.
Continuavo a pensare a Yana, a come avrebbe preso il mio posto.
A come avrebbe potuto averlo in maniera così meschina.
E io che l'amavo ero costretta a lasciarlo andare. -
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Nono tutto ok, grazie :* -
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Eccomi!! Scusate, sono stata fuori Italia per un bel pò. In questi giorni rispondo a tutti i commenti e aggiorno
Grazie per esservi ricordate di me 😍 -
.Forza caro, non fallire! La sensazione di fallire può anche starci, ma non è detta l'ultima parola per voi e Vivian!!
Purtroppo quando si ha a che fare con delle istituzioni così potenti c'è poco da sperare, comunque la storia non è ancora finita e la mia mente è abbastanza contorta XD -
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Capitolo 29
20.12.18 - Lewis
Ero arrivato a Langley il giorno prima.
La lunga distanza da Windersburg non mi permetteva di tornare a casa lo stesso giorno, perciò avevo deciso di raggruppare gli impegni in tre giorni, dormivo in un hotel non distante dalla sede principale.
L'agenzia mi aveva assegnato una suite anche se non c'era bisogno di tale lusso, in fin dei conti ero lì per lavoro, quando ero in stanza passavo la maggior parte del tempo a telefono con Kyle.
Il mattino dopo alle 8.00 avevo in programma la riunione sugli ultimi aggiornamenti riguardo l'indagine.
Due ore lunghe e noiose.
Non avevo neanche il supporto di Kyle, non era potuto venire per assecondare il più possibile Geko. Stavamo cercando di avvicinarci all'altra metà della chiave e chiudere in poco tempo il fascicolo, ma non eravamo sicuri sulle modalità.
Una volta accantonata la riunione ero deciso a passare al prossimo obiettivo, erano giorni che ci pensavo, non era stata affatto una decisione semplice, ma alla fine mi sembrava l'unica uscita.
Mi feci annunciare dalla segretaria, e poco dopo mi ritrovai di fronte al capo dell' agenzia.
Michael Monroe.
Sedeva su quella sedia ormai da molti anni, era un tipo tosto, ma ricoprire quel posto significava esserlo per forza.
Significava rinunciare a un certo tipo di legalità, chiudere gli occhi di fronte alla pietà in determinate occasioni, scegliere fra il bene e il male. Era un po' lo specchio di quello che ci si aspettava dall'intera agenzia, dai suoi agenti.
Un eterno equilibrio tra legittimità e dovere.
Dopo un attimo di silenzio, probabilmente la segretaria gli aveva appena fatto un breve riassunto di chi ero e di quello che stavo facendo per l'agenzia tramite l'auricolare, alzò lo sguardo verso di me.
Nome:" Lei è Lewis Shaw, abilitato a missioni ben più importanti di questa se non ricordo male, quella in cui si trova ora è un indagine di terzo livello, non credo lei stia avendo problemi, come mai è qui? "
Lewis:" No signore, nessun problema. Sono qui per un'altra ragione, la chiusura delle indagini avverrà tra breve senza nessun ostacolo. Vorrei fare richiesta per la revoca da missioni operative "
Continuai a guardarlo negli occhi senza mai distogliere lo sguardo.
Un angolo remoto di me stesso non era convinto della scelta, ma probabilmente non lo sarei mai stato del tutto. Dal momento in cui avevo posato gli occhi su Vivian, qualsiasi altra cosa era passata in secondo piano. Mi risultava difficile ammettere che ce l'avevo con lei per aver fatto sì che succedesse, per avermi strappato a una vita che, tanto tempo fa, mi piaceva, che adoravo prima di conoscere lei, prima di conoscere la sua trasparenza.
Ma ero vero quando stavo con lei, senza filtri.
Quella sensazione di libertà stava diventando una droga.
Una droga che non avevo cercato, eppure non ne potevo fare più a meno.
Monroe mi guardò pensieroso per qualche secondo grattandosi il mento.
Non era la prima volta che entravo in quello studio, così come non era la prima volta che ci avevo a che fare. Durante la missione precedente spesso era lui a comunicarmi le decisioni più importanti.
Nome:" Non starò qui a chiederle le motivazioni di tale stronxata, a dir la verità non me ne frega niente, ma devo portarla a conoscenza di altro, sono costretto a farlo. È normale che non lo sappia, avremmo aspettato il termine dell'attuale indagine per comunicarglielo. Non posso concederle la revoca, e non solo perché sarebbe un peccato dato le sue capacità "
Non che mi scandalizzassi per le espressioni colorite, ma un capo della CIA che parlava a quel modo...evidentemente si sentiva invincibile, il potere lo aveva plasmato in un altra persona.
Lewis:" Perché non può? "
Nome:" Degli informatori qualche settimana fa ci hanno comunicato che ci sono stati dei sviluppi importanti all'interno della Brigata del sole "
No No No
Nome:" Lei e il signor Turcker dovrete tornare a comparire come loro alleati, vi infiltrerete " nuovamente "
Lewis:" Non abbiamo dato ancora il nostro assenso "
None:" Non ce n'è bisogno, al momento di firmare il contratto per infiltrarsi in questo organizzazione avete dichiarato di rimanere a disposizione della missione fino a quando non si sia conclusa del tutto. Questo non è un gioco signor Shaw, potrà fare quello che vuole della sua vita appena l'agenzia avrà raggiunto i propri scopi "
Potrà fare quello che vuole della sua vita appena l'agenzia avrà raggiunto i propri scopi
Dentro di me c'era una furia che non avevo mai realizzato di possedere.
Un istinto primordiale mi suggeriva di alzarmi e prenderlo a pugni fino a farlo svenire, ma per fortuna mi costrinsi semplicemente a stringere i pugni sotto al tavolo per non esplodere.
Mi alzai e gli porsi la mano, se aspettava una reazione di sconforto da parte mia si sbagliava, mai gli avrei dato questa soddisfazione.
Avrei fatto controllare i documenti dal mio avvocato, ma non avevo dubbi che potessero farlo.
Avrebbero sicuramente vinto.
Io e Kyle saremmo partiti per la Russia.
Lewis:" Allora immagino ci rivedremo presto. Grazie per la sua disponibilità "
Cogxxione
Non potevo cancellare 8 anni di professionalità.
Non potevo assecondare la voglia che avevo di tendergli talmente il braccio dietro la schiena da spezzarglielo.
Non sapevo ancora come, ma non potevo fare a meno che accettare la situazione.
L'idea di ritornare in quella famiglia e soprattutto da lei, mi faceva venire il vomito.
Monroe ci mise qualche di troppo qualche secondo di troppo ad accettare la mia decisione di chiudere prematuramente la conversazione, mi guardò a lungo prima di decidersi ad allungare educatamente la mano,
Usciii dalla stanza con l'umore più nero di quello che avessi mai avuto.
Quello che era appena successo cambiava tutto.
La libertà che per un attimo avevo pensato di ottenere, volò via.
Una vita normale con una ragazza - normale - evidentemente erano una cosa che non meritavo.
Avevo sempre idealizzato quel lavoro, mi sentivo fiero di poter lavorare per una delle agenzie più grandi e importanti del mondo.
Improvvisamente non lo ero più, non ero più padrone di me stesso, delle mie azioni.
E non c'era niente di peggio per me.
La cravatta mi soffocava, così come la mia vita.
Dopo qualche minuti perso nei miei pensieri presi il telefono e digitai il numero della sola persona in grado di aiutarmi.
Le chiesi di raggiungermi al più presto.
Attesi nella sala di ristoro.
Un ora.
Due ore.
Il tempo era pessimo, nevicava e faceva un freddo tremendo.
Dovevo incontrare Saida.
Erano due le persone di cui mi fidavo più al mondo, Kyle e lei.
L'avevo conosciuta durante l'ultimo addestramento, il più duro, le difficoltà ci avevano legato molto.
Prima che di persona, vidi la sua immagine riflessa nei vetri.
Saida era una combattente, aggressiva quanto ammaliante.
All'inizio mi ero fatto ingannare dal fatto che fosse donna, in quanto tale ti aspetti sensibilità e dolcezza, nulla di più sbagliato. Chi prende parte all'agenzia deve avere un carattere temprato, quasi deformato.
Saida era leale, ma sapeva essere letale quando voleva, non le mandava di certo a dire.
Un tipetto piuttosto difficile.
Saida:" Ma guarda, con i capelli lunghi sembri proprio un bravo ragazzo "
Lewis:" Quasi non ti riconoscevo con una gonna addosso "
Sorridemmo entrambi abbracciandoci.
Durante l'addestramento era d'obbligo rasarsi capelli a zero, l'ultima volta che mi aveva visto ero praticamente calvo. In più lei era un informatore durante il periodo in cui si infiltrammo nell'organizzazione criminale Brigata del Sole, ci vedevamo spesso in quel periodo.
Non l'avevo mai vista con indumenti femminile addosso, figuriamoci con una gonna e dei tacchi.
Saida:" Come stai? Come va con questa ultima missione? Dovrebbe essere meno impegnativa "
Lewis: " Bene, siamo verso la conclusione. Tu come stai? "
Saida:" Ti dona proprio essere un bravo ragazzo, sei di una bellezza sconvolgente. L'avevo dimenticato "
Rimasi rigido come una pietra mentre lei mi accarezzava il volto. Di tutta risposta incrociai le braccia al petto.
Avevo già abbastanza guai di mio, ora ci si metteva anche a lei? Non mi aspettavo una reazione del genere.
Lewis:" Saida non è il caso "
Saida:" No? Perché mi hai chiamata allora? "
Nonostante lei fosse veramente bella, non riuscivo e non volevo andare oltre.
Una bellezza esotica che in vita mia raramente mi era capitato di incontrare.
Era successo solo una volta, e fù un errore.
Era l'ultimo giorno di addestramento e avevamo festeggiato un po' troppo esagerando con la vodka.
Me ne pentii, era solo un'amica per me, ed era ancora oggi così.
Sapevo per certo che mi volesse bene a parte tutto.
Probabilmente lei avrebbe sempre voluto di più, ma aveva accettato la mia amicizia.
Ma sapevo per certo che riusciva a mettere da parte qualsiasi questione sentimentale quando c'era di mezzo il lavoro.
Leiws:" Voglio chiederti un consiglio, un tuo parere su una situazione. Ti chiedo di aiutarmi a risolverla "
Saida:" Spara "PIU' TARDI, IN ALBERGO
Non potevo crollare, andava fatto, dovevo partire.
Eppure una volta varcata l'uscita dell'agenzia cominciai a sentire un orrenda sensazione di rabbia.
Fui tentato di non tornare subito in albergo per andarmi a scolare un intera bottiglia di wiskey in qualche bar, ma alla fine cedetti al profondo desiderio di togliermi quei vestiti da dosso.
Sentivo che la cravatta mi stava solcando la gola.
Appena le porte si aprirono e guardai di fronte a me Vivian mi sembrò di trattenere il respiro per troppo tempo.
In poche ore era cambiato tutto.
Stavo lottando per lei, per noi, ma stavo fallendo.
Ero felice di vederla, ma non riuscivo a nascondere la rabbia che mi portavo dentro per non riuscire a fare abbastanza. -
.
28 Capitolo
17.12.18 - Vivian
La piccola vacanza stava per finire, il giorno dopo era prevista la partenza per Windersburg.
Ci eravamo abituati presto alla quotidianità, era fin troppo piacevole essere sorpresa da lui mentre facevo i piatti, andare a fare la spesa insieme o ancora addormentarsi insieme.
Pensavo continuamente a quello che mi aveva confessato, al suo passato, ma non ero la sola a farmi sommergere dalle preoccupazioni, spesso lo sorprendevo immerso completamente nei suoi pensieri, avrei dato qualsiasi cosa per entrare nella sua mente.
Nonostante tutto eravamo molto vicini.
E poi era stato così carino con me sulla spiaggia che non riuscivo a dimenticare la sensazione di quei momenti.
Con mio grande dispiacere al terzo giorno aveva riacceso il cellulare. Gli avevo detto più volte che non aveva bisogno di controllarlo dato che l'oggetto del suo lavoro ero io, e più che vicino gli ero attaccata, non aveva nessun bisogno di accenderlo. Ma lui non era della stessa opinione, a giorni sarebbe partito per lavoro, e qualche comunicazione era d'obbligo.
Nonostante non potessimo fare a meno di cercarci, cominciavo ora dopo ora a vederlo distaccato. Le varie telefonate di lavoro avevano tolto tutta la magia che si era formata in quei giorni.
Sapevo sarebbe successo, ma ci rimani comunque male.
Lo vedevo pensieroso e preoccupato, e la cosa di riflesso mi faceva vivere tutto in maniera più ansiosa.
Quel pomeriggio, dopo aver fatto le valigie mi addormentai.
Caddi in un sonno così profondo da sognare in modo nitido.
Non mi capitava una cosa del genere da molto tempo.
Sognai mio padre.
Ero piccola, potevo avere 4 o 5 anni e come capitava spesso eravamo in quella casa, al mare. L'avevamo appena comprata ed erano stati ultimati dei lavori di ristrutturazione. Nell'aria c'era euforia per il nuovo acquisto, l'amore e la speranza di avere un futuro felice con la propria famiglia.
Mio padre era sempre stata una persona molto affettuosa, uno di quelli che ti cullano fino a farti addormentare, che giocano con te fino a diventare ridicoli, che ti amano come una madre.
Quel pomeriggio, come capitava spesso, scesi nel sotterraneo.
Il suo sotterraneo.
All'epoca le piante erano vigorose, i suoi esperimenti erano al massimo del loro potenziale.
Come ricercatore era ancora molto acerbo, ma aveva voglia di sperimentare, di imparare.
Ero felice, la sensazione che ricordavo ancora nettamente era la voglia di assomigliare in tutto e per tutto a lui, sin da piccolina avrei fatto di tutto per renderlo orgoglioso.
Nel sogno mi apparve una scena nitida.
Papà cominciò a giocare al gioco del tris su quel quadro, quella struttura che era sul muro.
Mi spiegò che seppur fosse un gioco, c'era il modo di vincere sempre, con una sequenza prestabilita.
Avevo completamente rimosso, ma nel momento in cui vidi quelle immagini nel sogno ricordai che successivamente mi ripetè quel gioco per molti anni, non capivo all'epoca perché teneva tanto affinchè la ricordassi.
Appena sveglia la prima cosa che feci d'istinto fu scendere nel sotterraneo, Lewis dormiva.
Il sogno era ancora vivo e nitido, faceva male vedere lo stato di abbandono attuale delle stanze.
Mi avvicinai a quella struttura sfiorandola con le dita, perché mio padre ci teneva tanto? La mano destra spinse involontariamente più del dovuto e mi resi conto che quei quadrati erano come bottoni, avevano una leggerissima pressione.
A quel punto sapevo già cosa fare, cominciai a giocare.
Permetti la sequenza esatta che mio padre mi aveva insegnato negli anni e senti un click provenire dall'altra parte della stanza.
Non potevo crederci, mio padre non avrebbe potuto ideare una cosa del genere, o forse sì?
Mi avvicinai a quella apertura, mi tremavano le gambe, e quando mi resi conto che era una stanza cominciai anche a tremare.
Una stanza segreta
Mi guardai intorno incredula.
C'erano libri su libri in tutte le direzioni ammucchiati sui vari scaffali. La cosa non mi sorprese, mio padre non faceva altro
che leggere dalla mattina alla sera.
Al centro della stanza c'era una scrivania con un computer al centro.
La stanza era confortevole, come se fosse stata costruita per poterci passare giornate o nottate intere.
Mio padre a volte mancava anche per giorni, ma non potevo di certo immaginare che si rintanava in quella stanza.
Mi sedetti sulla poltrona, mi cedevano le gambe.
Una volta consapevole che fino all'anno prima ci si sedeva mio padre cominciarono a velarsi gli occhi.
Non avevo pianto moltissimo dalla sua morte, stavo crollando.
Non so per quanto tempo rimasi a guardare il soffitto.
Sentii Lewis chiamare il mio nome più volte dall'altra parte della stanza, ma non rispondi subito.
Lewis:" Vivian?!"
Vivian:" Sono qui "
Lewis:" Qui dove? Io non ti vedo. Ti ho cercato dappertutto, la prossima volta che sparisci in questa maniera giuro che..."
Lewis:" Oh caxxo "
Non c'era bisogno di parlare.
Una mente logica e schematica come quella di Lewis capí tutto in un istante.
Quella era la stanza segreta di mio padre e molto probabilmente poteva significare solo una cosa.
Avevamo trovato l'altra metà della chiave di accesso, la stessa che cercavano loro, la banda di Lars.
L' una era complementare all'altra, per chiudere il caso bisogna avere entrambi, non potevamo arrestarli semplicemente.
Se avevo ragione e in quel pc c'era l'intera ricerca di mio padre originale, per accedervi c'era bisogno della chiave che possedeva Lars e i suoi.
Lewis:" Come sei entrata qua dentro? "
Vivian:" C'è un quadro nella stanza nel sotterraneo, mi sono ricordata di come aprirlo attraverso un gioco che mi faceva mio padre da piccolina "
Mi alzai per andare vicino al computer, guardai il tasto di accensione pensando su cosa fare, poi guardai lui.
Vivian:" Secondo te qua dentro potrebbe esserci l'altra metà della chiave d'accesso? Voglio vedere "
Lewis:" No aspetta. Domani mi farò venire qualcuno di competente per controllarne il contenuto "
Continuavo a guardare quel computer e non facevo altro che pensare a mio padre, come era morto davvero?
Aveva avuto un incidente a seguito di un infarto mentre guidava, ma a questo punto c'era da chiedersi se quella fosse la verità.
Ero davvero pronta a scoprirlo?
I miei occhi vagavano tra lo schermo nero e la tabella periodica degli elementi, la bibbia di mio padre.
Pensai anche all'altro risvolto della medaglia, il caso si stava per concludere, eravamo agli sgoccioli ormai. La fine dell'indagine si sarebbe conclusa con la fine della nostra storia.
I miei pensieri furono interrotti dallo strano tono di voce assunto da Lewis per chiamare il mio nome, dolce.
Lewis: " Vivian..."
Lewis: " Guardami. Li prenderemo, credimi "
Non avevo bisogno di altro.
Non aveva riempito la stanza di discorsi vendicativi e da supereroe, eppure per me lo era.
Aveva detto e fatto quello di cui avevo bisogno.
Starmi vicino.
Non volevo che qualcuno mi spiegasse per filo e per segno come e cosa avrebbe fatto per arrivare alla conclusione di tutto.
Non avevo bisogno di sapere il piano in cosa consistesse, nè volevo sapere cosa sarebbe successo a quella banda dopo. -
.Volevo farti i miei complimenti. Ho letto la legacy praticamente tutta d'un fiato. Spero che continuerai perché non vedo l'ora di vedere come va a finire per le due coppie. Tifo soprattutto per Pearl poverina. Ti faccio le poste 😎
Grazie mille :*
Grazie per aver letto tutti questi capitoli, e ti rassicuro sul fatto che la continuerò, ho già tutti i capitoli pronti, devo solo postarla
Pearl è davvero, davvero, davvero sfortunata.... -
.Finalmente hai aggiornato.. beh ci voleva un capitolo così "leggero" come lo definisci tu. Le foto sono spettacolari, e immagino, conoscendoti, che tu ti sia anche divertita tantissimo a scattarle Detto questo questo capitolo mette anche un po' di tristezza, perchè è come che sapessimo sotto sotto che sarà se non l'ultimo uno degli ultimi momenti in cui li vedremo così Lo dice anche lui. O lei o l'agenzia !
Aggiorna presto **
Con questo capitolo speravo di non annoiare troppo....insomma la storia è incentrata su altro, non proprio sulla loro storia d'amore, anche se ci gira intorno. Come ho scritto nello spoiler non ho saputo resistere alla tentazione di un attimo di pace e anche un pò di romanticismo 😍
Grazie lau, sono sempre onorata quando mi fai i complimenti sulle foto, detto da te è un super super complimento, sei bravissima :*
Questo capitolo in effetti è vero, mette anche tristezza. I pensieri che fa Lewis non sono proprio positivi, ed è veramente difficile trovare una scappatoia... -
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Capitolo 27
Lewis - 14.12.2018
Mi ero lasciato convincere, ultimamente capitava troppo spesso.
Le avevo promesso che durante i giorni passati al mare sarei stato me stesso aprendomi il più possibile.
Non aveva tutti i torti, dopotutto avevo passato anni a controllare le mie emozioni, le mie sensazioni, impersonificando qualcun' altro.
Forse per lei era una semplice richiesta, ma a me stava chiedendo tanto.
Stava chiedendo tutto.
Il confine tra quello che ero e la maschera che indossavo a volte era molto sottile.
Non ero sicuro di riuscirci davvero.
Quella mattina decisi di portarla in uno dei luoghi in cui avevo passato più tempo negli ultimi otto anni insieme alla palestra, il poligono di tiro.
Una volta arrivati Vivian rimase incredula davanti al quantitativo di armi attaccate alle pareti.
Sul suo volto comparve un sorriso tra lo scherzoso e il preoccupato.
Vivian:" Ho espresso il desiderio di conoscerti, non quello di morire "
Lewis:" Mi rilassa sparare "
Vivian:" Dopotutto non ho più tanta voglia di conoscerti, torniamo a casa "
Se qualcuno mi avesse detto pochi mesi fa che avrei trovato una persona che mi avesse capito e che addirittura sarebbe riuscita a scherzare su un argomento del genere, non gli avrei creduto.
E invece....
Lewis: " Non ho mai detto sarebbe stato facile. Comunque non ti preoccupare, non sarò io a sparare, ma tu "
Vivian:" Ti ringrazio, adesso sì che sono più tranquilla! "
Lewis:" Legati i capelli "
Dopo aver passato i controlli di ordinanza decisi di non utilizzare le cuffie. Dopotutto eravamo in un piccolo paesino, poco frequentato, ed eravamo i soli all'interno del poligono, il rumore degli spari non sarebbe stato eccessivo.
Da quando eravamo arrivati al mare non eravamo mai usciti di casa, se avevo deciso di organizzare questa giornata era anche per evitare di passare la giornata a letto, ma dopo avergli impartito le posizioni basilari per sparare mi resi conto che l'idea non era stata grandiosa.
Di certo avevo qualcosa che non andava.
La desideravo tutto il santo giorno.
Guardarla mentre impugnava una pistola, in uno dei miei luoghi preferiti mi faceva un certo effetto.
Le mie mani scesero a palmo largo sui suoi fianchi, avvicinai la mia bocca al suo orecchio.
Ciò nonostante cercai di concentrami sul poligono.
Lewis:" Hai una certa attitudine alla concentrazione, sei un ottima allieva. Ottima presa e posizione "
Vivian:" Quello che tu chiami concentrazione io la chiamo paura che questa cosa che ho tra le mani spari da sola, ecco perchè eseguo tutti i tuoi ordini "
Lewis:" Mi dispiace deluderti ma lo fai anche senza quella cosa in mano..."
Vivian:" Mi duole illuminarti sul fatto che anche tu fai quello che ti dico. Non prenderti troppo tempo per assorbire questa notizia, ho sempre questa cosa in mano che non mi piace e tu sei l'unico a saperla usare "
Eravamo diventati complementari.
Mai avrei pensato nella mia vita che un giorno avrei avuto un rapporto così paritario con una ragazza.
Vivian mi teneva testa, e non ero abituato anche a perdere.
Ma stranamente mi ritrovai a sorridere a quell'affermazione.
Lewis:" Non avere un impugnatura troppo stretta, i pollici verso il basso l'uno sull'altro. Occhi puntati sull'obiettivo e indice sul grilletto "
Lewis:" Controlla il tuo respiro fino a quando riesci a sentire le tue pulsazioni regolari. Se hai paura il cuore batte troppo forte, la tua mano tremerà e tu mancherai l'obiettivo "
Vivian:" Impossibile fino a quando mi sei così vicino "
Lewis:" Controlla le tue emozioni Vivian. Il fatto che la mia vicinanza accenda le tue emozioni non fa altro che rendere l'obiettivo più difficile, e quindi una sfida. Devi riuscirci "
In passato mi era capitato di addestrare qualche novizio dell'agenzia. Amavo motivare, entrare nel mondo di qualcuno e farne uscire il meglio, il suo talento nascosto.
Non ero il tipo di persona che si fermava alle prime difficoltà, non avrei mai accettato che Vivian si fosse fermata e non avesse sparato.
Era una ragazza coraggiosa, su quello non c'era dubbio.
Gli lasciai qualche secondo per riflettere e concentrarsi, e dopo poco sparò il suo primo colpo.
Non guardai neanche se avesse fatto centro, non mi interessava.
Lewis:" Bravissima "
[size=8]DOPO UN ORA, SUL LUNGOMARE
Vivian: " Davvero mi hai portata qui? Una meta così semplice, quasi romantica? "
Il suo tono di voce era ironico, mi faceva quasi sorridere l'idea che si era creata di me.
Un robot freddo e impostato con il ghiaccio al posto del cuore.
In realtà nella mia vita non mi ero soffermato particolarmente a riflettere su questi aspetti, cosa ero davvero non lo sapevo.
In quel momento volevo solo godermi lei e il rumore delle onde del mare che si infrangevano sugli scogli.
Non volevo pensare.
Lewis:" Una volta ti dissi che non ero elaborato, anche se davo l'impressione di esserlo, ricordi? "
Senza rifletterci più di tanto le presi la mano di sfuggita, senza neanche sfiorare il suo sguardo.
Appena le nostre mani si incrociarono strinse più forte di quanto mi aspettassi.
Ebbi la stranissima sensazione di guardarmi dall'esterno e non riconoscermi.
Non potevo, perché non sapevo fossi capace di gesti del genere.
Cominciai a camminare lentamente sul lungomare con una serenità inaspettata.
Lewis:" Mi dicesti che non ero trasparente allora, in effetti non lo ero. Non volevo esserlo "
Vivian:" Mi stai dicendo che ti piace la semplicità di tutto questo? Mi stupisci sempre di più "
Leiws:" Ti ho mostrato due lati del mio carattere oggi, uno imprescindibile dall'altro. L'agenzia mi ha cambiato la vita, sarò un agente per tutta la vita, anche quando andrò in pensione e deciderò di smettere. L'adrenalina che mi regala questo lavoro non è paragonabile quasi a nient'altro, ma amo anche le cose semplici, sono anche questo. Camminerei in riva al mare per ore "
Vivian:" Grazie per averlo fatto. Grazie per avermi fatto entrare dentro di te "
Lewis:" A dire la verità in parte è un percorso che stiamo facendo insieme. Non mi sono mai visto tanto dentro di me quanto in questo periodo "
Lewis:" Colpa tua "
Mi ritrovai ancora una volta a tenere le sue mani guardandola negli occhi.
Lo stupore nei suoi occhi mi raccontavano ancora qualcosa su di me che non conoscevo.
E quello che mi stupiva più di ogni altra cosa era la nostra spontaneità.
Vivian:" Non riesco a fare a meno di pensarci. Non mi hai detto come siete riusciti ad uscire da quell'organizzazione criminale, come l'hai chiamata, Brigata del Sole, dov'era? "
Appena pronunciò il nome Brigata del Sole mi resi conto che il giorno prima nell'enfasi del racconto gli avevo detto fin troppo. Con una semplice ricerca su google avrebbe capito che il luogo della missione era la Russia.
Avevo sbagliato, ma il fatto che tornasse sull'argomento non mi stupiva.
Ero consapevole di aver sganciato una bomba a orologeria, mi aspettavo un interrogatorio prima o poi.
Era normale e giusto che accadesse.
Lewis:" L'agenzia ha dei poteri che neanche immagini. Organizzarono una retata di droga e ci arrestarono, per l'organizzazione noi siamo ancora in un carcere di massima sicurezza, dove non sono concesse visite, rinchiusi a tempo indeterminato, con condanne per diversi omicidi. Tutto questo ovviamente ai loro occhi....era l'unico modo per prelevarci vivi "
Non le avevo detto tutto di proposito.
Avevo tralasciato diversi dettagli.
Non c'era bisogno che sapesse proprio tutto.
Vivian:" Io non posso credere che tu sia andato a letto con... Non so neanche come si chiama. Come hai a fatto fingere così bene? Questa cosa mi fa venire dei dubbi atroci, potresti stare facendo la stessa cosa con me "
Lewis:" Ti devi fidare di me. Sono capace a farlo, ma con te non è mai stato così. Lei si chiamava Yana "
Purtroppo.
Purtroppo con lei non avevo mai finto.
Mai.
Che motivi avrei avuto?
Avrei tanto voluto fosse così, avrebbe significato avere ancora quella personalità annullata che tanto piaceva all'agenzia. Quell' annullamento che ti permetteva di lavorare e di sacrificarsi fino a fare cose indicibili senza riempirti l'anima di sensi di colpa.
Dal momento in cui conosci la purezza non sai più che colore è la realtà.
Da quando avevo conosciuto Vivian quel l'annullamento era stato messo in discussione.
Vivian:" Perché ho la sensazione che tu sia capace di fare cose che io manco ho mai immaginato?"
Lewis:" Basta così "
Il mio sguardo cambiò direzione, le mascelle si contrassero nervosamente.
Staccai le mie mani dalle sue senza pensarci troppo.
Cominciava a leggermi dentro, glielo avevo permesso io.
Cominciava a vedermi per quello che ero, e la cosa mi faceva piacere e paura allo stesso momento.
Volevo che arrivasse a capire davvero chi ero, quello che avevo fatto, e quello che avrei fatto in futuro, il tutto finalizzato in qualche modo a farle cadere l'idealizzazione che si era fatta di me.
Ma dall'altro, avevo stoppato l' argomento perché una parte di me cominciava a desiderare profondamente di essere amato da lei come in quei giorni, per sempre.
Mi alzai dalla sabbia deciso ad andarmene, in qualche modo volevo fuggire da quel discorso.
Lewis:" Andiamo, dobbiamo fare le valige "
Vivian:" Non voglio andarmene, non voglio che tutto questo finisca "
Rimase ancora sulla sabbia, prese la posizione di una bambina capricciosa, era tenerissima. Aver pensato un aggettivo del genere avrebbe dovuto farmi ridere, ma non ci riuscivo.
Il mio improvviso nervosismo non mi permetteva di ragionare.
Non sapevo se avevo voglia di stendermi ancora sulla sabbia con lei o desiderare di rimanere solo per il resto della giornata.
Senza pensarci mi inginocchiai sulla sabbia alla sua altezza, la baciai come se fosse l'ultima volta, stupendo anche me stesso per aver assecondato i suoi umori.
Lewis:" Tra qualche giorno devo partire per la sede centrale dell'agenzia per una riunione sulla missione. Rimarrò fuori per qualche giorno, ma fino a quando non verremo a capo della situazione mi avrai fra i piedi "
Facemmo la strada a ritroso percorrendo il lungomare, il sole stava cominciando a tramontare in quel momento.
Sentivo le sue mani dappertutto, e non c'era niente al mondo che volessi di più in quel momento.
Lei.
Volevo lei.
E mi maledissi per averlo pensato.
Non potevo avere lei e l'agenzia contemporaneamente.
Il lavoro che facevo non mi permetteva di avere una relazione.
Vivian:" Dimmi che non mi lascerai appena avrete risolto il caso. Promettimelo "
Non risposi.
Mi sentii uno stroxxo.
Avrei voluto dirle che avrei lottato per lei, per noi, non glielo dissi.
Ma lo pensai.
Per la prima volta pensai di lasciare l'agenzia.
Ormai erano ore che non facevo altro che pensare a come, e se avessi potuto farlo.
Non volevo alimentare speranze che non esistevano.
Diversi scenari cominciarono ad attraversarmi la mente. Ma in nessuno di questi riuscivo a conciliare il mio lavoro con Vivian. In più lei doveva ancora finire gli studi ed era legata a Windersburg ancora per molti anni.SPOILER (clicca per visualizzare)Sono consapevole che in questo capitolo succede poco e niente, ma l'ho voluto inserire lo stesso. Io stessa ho desiderato per tanto tempo un periodo di pace e di tenerezza fra i due protagonisti, non me ne vogliate
Edited by kihaad - 20/8/2019, 17:17 -
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Capitolo 26
Vivian - 11.12.2018 -
Il volto di Lewis era composto da diverse sfaccettature.
Paura, desiderio, passione.
Nonostante lui fosse convinto di non avere una vita, di aver sempre interpretato un ruolo, io ero convinta che a tratti mi avesse fatto vedere la sua anima.
Aveva paura, era letteralmente terrorizzato da me.
Ero il diavolo tentatore sceso sulla terra per farlo cedere. E cedere per lui significava andare contro tutto quello che credeva, contro la sua vita.
Aveva giá rotto il protocollo che vigeva da anni nella sua mente contorta, non avrebbe mai dovuto perdere la testa per me, e ora cercava in tutti i modi di frenare quello che provava.
Passava la vita a frenarsi.
Vivian:" Ti voglio Lewis "
Le nostre labbra erano talmente vicine che sentivo il suo respiro.
Chiusi gli occhi sperando presto di incontrare il suo sapore, ma non lo fece.
Maledetto controllo!
Il coraggio per pronunciare quelle parole me lo aveva dato lui pochi attimi prima.
Mi sentivo in diritto di fare quello che volevo.
Di dirgli quello che mi passava per la testa.
Cominciavo ad amare la sensazione di essere il suo punto debole.
Lewis:" Sfacciata "
Vivian:" Ti piace che lo sia "
Lewis: " Mi piace troppo che tu lo sia "
Immobile.
Un pezzo di legno avrebbe avuto più espressioni.
Era chiaro che stesse per esplodere, i suoi occhi infuocati lo esprimevano.
E quegli occhi erano su di me, ancora non ci potevo credere.
Su di me.
Solo quando le mie mani finirono sotto il suo maglione, direttamente sul torace nudo, lo sentii ispirare profondamente.
Era contrariato ed eccitato allo stesso tempo, eppure non si mosse di una virgola.
Lewis: " Stai cercando di farmi impazzire? Perchè ci stai riuscendo così bene da farmi venire voglia non solo di accettare il fatto di essere in una soffitta con la persona che ti ha generato a pochi metri, ma anche di farti dimenticare il tuo nome nella prossima ora "
Sentii il mio braccio appiattirsi verso il muro in un millemesimo di secondo.
Tutto nel suo respiro mi trasmetteva calore e passione.
Che cosa aveva detto?
In quel momento non mi soffermai sul significato delle sue parole, non sarei mai riuscita ad azionare la parte del cervello dedita alla razionalità.
Non sarei mai riuscita a fermarmi.
Lewis:" Sei coraggiosa "
Viv: "Coraggiosa? "
Lewis : " Si, coraggiosa, perchè ti stai cacciando in un guaio di dimensioni senza fine, decisamente oltre la tua portata. Ti ci stai tuffando senza paracadute, e io ti sto beatamente assecondando in questa pazzia. Voglio te, e non c'è niente di più che desideri in questo momento "
Lewis:"вы выиграли"
(hai vinto)
Mi stava parlando di nuovo con le labbra attaccate alle mie senza baciarmi
Che diavolo aveva detto?
Un altra frase su cui sorvolai, poi avrei chiesto spiegazioni.
Tutto per averlo, avrei accettato di tutto.
Stavo per chiedergli quasi stizzita cosa significasse quello che aveva detto, ma non me ne diede il tempo.
Si catapultò sulle mie labbra come se fossi una punizione, una liberazione.
Una profondo desiderio cominciò ad invadermi le vene, lo sentivo ovunque, lo sentivo nel sangue.
Nella pancia.
Nello stomaco.
Nel ventre.
Nel cuore.
Ovunque.
Gli tolsi il maglione velocemente, come se quel momento avesse potuto evaporare senza preavviso lasciandomi insoddisfatta. Come se la mia felicità dipendesse dalle sue mani su di me.
Le sue mani scivolano senza preavviso direttamente sul seno, alzando la maglia e reggiseno.
La maniera decisa con la quale mi prendeva mi provocava dei brividi lungo la schiena.
I suoi gesti sembravano parlare, sembravano avere una smania di possesso e urgenza.
In qualche modo sembrava si stesse contenendo, avevo l'impressione che ci stesse andando piano di proposito.
Me ne accorgevo dal fatto che un attimo prima era fin troppo irruento e deciso, l'attimo dopo si frenava di colpo cercando di decelerare e cercava di essere più dolce.
Ma qualcosa mi diceva che aveva una voglia matta di agire diversamente.
Lewis:" Non ho mai messo le mani su qualcosa di più perfetto "
Vivian:" ... perfetto "
Ripresi l'ultima parola perché non avevo il controllo del mio cervello.
Avrebbe potuto parlare anche l'arabo, non avrei notato la differenza.
Lui sorrise, ma certo che lo fece!
Bastava guardarmi per capire che mi ero completamente fusa a lui ancor prima di esserlo.
E quando davvero accadde credetti di scompormi in mille pezzi. I miei pensieri non avevano più né capo ne coda, le mie azioni erano dettate di riflesso dalle sue. Non avevo più il controllo dei suoni, del respiro, del battito cardiaco.
Non avevo mai provato una cosa del genere in tutta la mia breve vita.
Aveva anche tutto il potere, ma in quel momento era vulnerabile come lo ero io, stretti nella morsa della stessa follia.
I suoi occhi lo dicevano.
Il modo di prendermi cambiò di pari passo con l'intensità del momento.
Sapeva esattamente quando farlo e come farlo.
Una parte di me avrebbe voluto che non fosse così maledettamente perfetto quel momento.
Una parte di me avrebbe voluto fermare il crescendo dei sentimenti che provavo per lui.
Potevo amare più di quello?
Avevo fantasticato un milione di volte su quel momento, fu più bello di come l'avevo immaginato, più intenso, più voluto, più cercato.
Quando finalmente ci staccammo la prima cosa che mi disse mi stupii spiazzando completamente.
Completamente fuori luogo.
Lewis:" Ti ho fatta male? "
Male?
Non era mica la mia priva volta, non capivo.
Non poteva vedere le mie espressioni, mi stava abbracciando da dietro, ma spalancai gli occhi sorpresa alla sua domanda.
Quello fu l'inizio della sua apertura.
Fù il momento in cui capi che c'erano un miliardo di cose che ignoravo di lui.
Credevo di conoscerlo bene, avevo passato mesi a capire i suoi gusti, ad osservare le sue movenze, le sue passioni. In quel momento mi resi conto che una grossa parte di lui l'aveva nascosta, celata di sua spontanea volontà.
Non solo non mi aveva fatta male, ma non aveva idea di quanto mi avesse fatta stare bene. Mi aveva portato in paradiso, e neanche per un attimo avevo pensato al contrario.
Vivian:" Male? no, semmai l'esatto opposto "
Sorrisi a quella frase.
Ma c'era qualcosa di più profondo da capire, comprendere, non avevo dubbi celasse dell'altro.
Era troppo controllato per un insicurezza del genere.
Una contraddizione del genere da parte sua era una falla del sistema da capire.
E io ero intenzionata, non solo a capire quella falla, ma entrare nel sistema.IL GIORNO DOPO
Improvvisamente mi ritrovai immersa in una vita che non credevo di poter neanche sognare.
Avevo lui.
Mi ero felicemente tuffata nel mare degli stereotipi, quelli che io stessa fino a poco prima odiavo tanto.
Ogni volta che lo guardavo mi perdevo nei suoi occhi color ruggine.
Ogni volta che mi guardava il mondo intorno a me non esisteva più.
E il suo non era uno sguardo normale, era diretto solo e soltanto a me, unica destinataria di quella fortuna.
In poche ore mi ero trasformata in una pappamolle.
Il mio unico desiderio era evitare che lui si accorgesse dei miei sentimenti, non volevo mettergli troppa pressione.
Possedeva letteralmente la mia capacità di assenso, qualsiasi cosa mi chiedesse poteva ottenerla.
Nonostante il giorno prima in soffitta l'avessi persuaso a non aspettare, Lewis mi convinse ad andare comunque alla casa al mare.
Era particolarmente convincente e aveva delle buone motivazioni, ma con il passare delle ore cominciai a capire con mia grande felicità e soddisfazione che la cosa era reciproca.
Mi bastava un sorriso per fargli cambiare idea, e non era poco considerando il suo carattere così serio e schematico.
Dopotutto il giorno prima avevo vinto io.
Avevo passato mesi pensando alle emozioni che mi avesse potuto regalare essere toccata da lui, ma mai avrei immaginato una reazione del genere.
Era come se il mio corpo non mi appartenesse più, non reagiva ai miei richiami razionali di calmare quell'enfasi. Ero ben consapevole di dover rimanere con i piedi ben piantati per terra, non mi aveva mai dato nessuna certezza sul nostro futuro, eppure non ci riuscivo.
Non riuscivo a riflettere razionalmente quando lo avevo a pochi centimetri.
Il fatto di non essere più padrona delle mie azioni, oltre che a confondermi, mi innervosiva. Nella mia vita non ero mai arrivata ad odiare il mio carattere, a pensare di essere debole.
L'amore era una debolezza?
Non volevo aprire gli occhi.
Avevo paura di stare ancora sognando.
I miei sensi mi avvertirono di essere in un luogo tranquillo, in lontananza si sentivano le onde infrangersi sulla costa, solo allora capii e sorrisi convincendomi che era tutto vero.
Quando finalmente aprii gli occhi e lo vidi, un sorriso mi comparve sul volto.
Sono un idiota con un sorriso stampato un faccia! Finiscila!
Lo sguardo mi cadde inevitabilmente sulla sua schiena nuda, sul suo tatuaggio. Mi ero chiesta più volte cosa significasse, avevo finalmente la possibilità di togliermi quella curiosità.
Le mie dita sfiorarono la sua spalla, e prima che potessi ragionare su altro Lewis si svegliò.
Lewis:" Ciao..."
La sua voce era bassa e roca, rotta dal sonno. Non aveva ancora aperto gli occhi, eppure gli era bastato pochissimo per svegliarsi. Era evidente fosse abituato ad essere sempre in allerta.
Vivian:" Che significa questo tatuaggio? Ha un significato vero? Conoscendoti non l'hai fatto a caso "
Lewis:" È un aquila. Più sopra c'è un piccolo scudo stilizzato. È normale che tu non riesca a capire il significato, è stato mistificato di proposito, è il simbolo della CIA "
Era tardo pomeriggio, il sole stava tramontando e c'era un silenzio quasi innaturale.
Finalmente si voltò verso di me, gli occhi era ancora chiusi.
Sembrava rilassato, e di riflesso lo ero anche io.
Il fatto di empatizzare in quella maniera le sue sensazioni cominciava a preoccuparmi.
Vivian:" E questo invece? "
Lewis:" È un orchidea, ma è una lunga storia "
Vivian:" Ho tempo "
Lewis: " È il fiore preferito di mia nonna, è la donna più importante della mia vita, mi ha cresciuto lei. Tutto quello che sono lo devo a lei "
Vivian:" E i tuoi genitori? "
Lewis:" Sono un figlio non cercato, sono semplicemente capitato. I miei genitori lavoravano entrambi nell'alta finanza, il loro obiettivo era fare soldi, a palate, e ci sono riusciti. Sono sempre stato considerato come un ostacolo alla loro carriera. Anche se abitavo con loro, era la nonna a farmi da madre, era lei che c'era quando ne avevo bisogno "
Vivian:" Mi dispiace tanto "
Lewis:" È passato talmente tanto tempo... quasi non mi ricordo più di loro "
Nel frattempo avevo messo qualcosa addosso entrambi, seppur il clima al mare era più mite faceva comunque freddo.
La mia sete di domande non si placò, al contrario.
Cominciavo finalmente a capire perché era così freddo nei rapporti interpersonali, i genitori sono la prima fonte di insegnamento che abbiamo, sono loro i primi occhi, i primi trasmettitori di emozioni e di sentimenti.
A lui era completamente mancato questo passaggio.
Ok, aveva avuto la nonna, ma non è la stessa cosa.
Vivian:" E la scritta? In che lingua è? "
Lewis:" È in lingua Lao, Birmano, significa semplicemente grazie. È stato il mio modo per ringraziare mia nonna, per avermi appoggiato nella mia scelta di diventare un agente speciale, nonostante lei non approvasse. Sfido chiunque a trovare una persona che nonostante ti voglia un mondo di bene approverebbe la scelta di una carriera del genere, è troppo pericolosa. Ma lei è speciale "
Vivian: " Birmano, Russo... Ma quante lingue conosci? "
Vivian:" Nella sfortuna sei stato fortunato ad avere una persona come lei al tuo fianco "
Lewis:" Conosco un bel pò di lingue, con il lavoro che faccio giro il mondo. Sono otto anni che sono un agente della CIA. All'età di vent'anni, prima di laurearmi in scienze politiche, mentre mi allenavo in karate nella palestra dell'università mi si avvicinò un tizio. Non avevo nulla da perdere, volevo dare una svolta alla mia vita, non avevo legami affettivi e non volevo averne, e quelle erano le basi per chi voleva intraprendere una carriera del genere. E loro lo sapevano, avvicinavano proprio chi non avesse interesse in una vita sociale e relazionale normale, loro conoscevano tutto il mio passato già prima di conoscermi "
Vivian:" Subdoli, complimenti "
Lewis:" Era quello che cercavo, sono stati chiari fin dall'inizio con me. Dal momento in cui entri a far parte del sistema ti annulli "
Lewis:" Non cercare di vedere una persona che non esiste in me, Vivian "
Vivian:" Stai provando a farti odiare da me? Provaci, continua a raccontarmi di te "
Quello che gli avevo appena proposto era pericoloso.
Poteva fare a pezzi il mio cuore, ma dovevo farlo.
Dovevo sapere del suo passato, chi era stato e chi era oggi.
Lewis:" Kyle fu reclutato esattamente due mesi dopo di me. Ma la sua storia è completamente diversa, lui è orfano di madre e di padre, è cresciuto in un orfanotrofio. All'età di 18 anni si è arruolato nella marina americana, era prossimo a diventare un Marines. Eccelleva in quello che faceva, era uno dei primi di quell'anno, fu così che venne notato dalla CIA. Anche se per motivazioni differenti, anche lui non aveva nulla da perdere, anzi, soprattutto lui... non aveva famiglia, non aveva nessuno. Era un ottimo soggetto su cui contare per trasformarlo in qualsiasi cosa., un involucro vuoto "
Lewis:" Ci conoscemmo durante la nostra prima missione, a Mandalay, in Birmania. Essere una agente della CIA non significa solo impersonificare qualcuno ed essere una spia. In quel caso fummo reclutati per un'operazione paramilitare. La missione durò poco, nulla di particolarmente complicato "
Ad un certo punto persi la cognizione del tempo.
Lewis non aveva mai parlato così tanto, rimasi in silenzio per la maggior parte del tempo.
Lewis:" ...successivamente ci trasferimmo in Spagna per un altro compito, spionaggio industriale. Passammo due anni a fare la doppia vita, ma eravamo ancora ai limiti della legalità e del buon senso "
Lewis:" Gli anni passavano ed eravamo inseparabili, ottenemmo il rispetto dei nostri superiori, tanto da affidarci un compito importante è pericoloso: infiltrarsi all'interno di importante un'organizzazione criminale, la principale fonte di sostentamento per quella grande famiglia era la droga e il traffico di armi. All'agenzia ovviamente non interessava minimamente dello spaccio di droga, ma bensì dell'acquisto e la distruzione delle armi, tutto al fine di proteggere un eventuale scontro tra le due nazioni "
Lewis: " Ricordo tutto perfettamente di quel periodo, dopotutto non è accaduto molto tempo fa. Il colore predominante era il rosso. Rosso sangue "
Lewis: " In quella famiglia tutto era portato all'eccesso. Il lusso sfrenato dovuto ai soldi facili era in contrapposizione alla mobilia vecchio stampo. Il boss era un tipo piuttosto in carne, un vero maiale in tutti i sensi. Aveva un mare di persone ai suoi servizi. Dormivamo con le pistole nei pantaloni e sempre con l'adrenalina a mille, non esisteva nessun tipo di serenità mentale "
Lewis:" Passammo due lunghissimi anni filtrati all'interno di quella Brigata del Sole. I loro amici diventarono i nostri, la loro lingua divenne la nostra. Ad un certo punto ti rendi conto che devi cedere, devi essere più vicino a loro che a te stesso. Lo fai per sopravvivere, e ma dopo un pò cominci dannatamente a crederci "
Il sole cominciava ad abbassarsi sempre di più.
Più il racconto andava avanti e più cominciavo a sentire una sensazione di dolore e di senso di colpa che si sprigionava delle sue parole.
Lewis:" Estorsioni, linciaggi, accoltellamenti e uccisioni erano all'ordine del giorno. Ma come era ovvio che succedesse ad un certo punto fummo chiamati ad esprimere la nostra completa lealtà alla famiglia. Kyle ebbe la peggio, fù obbligato a uccidere un uomo il cui unico errore fù quello di affidarsi nelle mani di uno strozzino per un prestito. Puoi solo immaginare cosa deve essere stato per lui uccidere un uomo innocente. Eravamo lì per degli ideali di pace, volevamo solo proteggere la nostra nazione, invece ci ritrovammo a fare del male. Kyle non è più lo stesso da quel giorno. La reazione che ebbe in seguito fù una sorpresa per me, invece di odiare l'agenzia per il danno psicologico cominciò ad amare ancora di più il rischio. Come se quell'evento lo avesse annullato del tutto "
Lewis: " Kyle è sempre stato un ragazzo molto ordinato, una giustificata contrapposizione al disordine affettivo che ha subito sin da piccolo. In casa è maniacale, è molto preciso in tutto, anche con gli orari. Dopo quella missione è peggiorato, ma ha trovato una sua stabilità mentale "
Lewis:" Per quanto mi riguarda le cose andarono diversamente, il mio atto di onore fù quello di gambizzare un uomo, che nel breve arco di tempo recuperò l'uso delle gambe. Ebbi la fortuna, o sfortuna, dipende dai punti di vista, di essere notato dalla figlia del boss, si innamorò di me. Ordini dall'alto e più precisamente dall'agenzia, mi obbligarono a diventare ufficialmente il suo fidanzato. Non ho usato parole a caso, ero il suo fidanzato, non il suo ragazzo. In quel mondo una volta che entri nelle letto di una figlia di un boss di mafia hai chiuso, devi sposarla. Essere il braccio destro del capo era un vantaggio non da poco per l'agenzia, fui obbligato. Il suo ex fidanzato era morto due anni prima in una sparatoria tra bande, le piacevano gli uomini pelati come lui, mi costrinse a rasarmi a zero. Ero un automa, andavo a letto con lei come se fosse una bambola. Le piaceva il sesso violento e molto esplicito, ed era quello che otteneva da me. Le piaceva farlo in pubblico, e io l'accontentavo senza problemi. A volte mi convincevo che era quello che volevo anche io, altre volte la odiavo con tutto me stesso, odiavo il suo rossetto rosso fuoco, odiavo baciarla, ma amavo punirla "
Lewis:" Entrai talmente tanto nel personaggio che una parte di me ad oggi si sente ancora un colpa per aver accettato di buon grado certi atteggiamenti. Ci sono dei momenti che ricordo aver vissuto in maniera terribile, ma ci sono dei momenti che ricordo vissuti con enorme eccitazione. Ti ho raccontato tutto questo perché voglio che tu capisca che non sono la persona che credi, non voglio che mi idealizzi "
Non avevo avuto il coraggio di fermare il suo racconto.
Non avevo proferito una parola nell'arco di mezz'ora.
Se ero scioccata? Sì, lo ero.
Preferii guardare fuori dalla finestra.
C'era qualcosa che non mi tornava, di cosa aveva paura? Le parole mi uscirono di getto.
Vivian:" Non ci posso credere. Ti stai colpevolizzando dopo aver vissuto tutto questo? Hai paura che ti idealizzi o che mi innamori di te? "
Lewis:" Ti sto dicendo che a volte mi è piaciuto "
Vivian:" Lo hai fatto per sopravvivenza "
Dopo la mia affermazione seguiii un lunghissimo silenzio, si staccò da me velocemente per sdraiarsi sul letto e chiudersi di nuovo in se stesso.
Non riuscivo a smettere di rimuginare sulle sue parole.
Il fatto che a tratti avesse mostrato interesse per quel mondo, era una cosa che mi faceva stare molto male. Era vero, dopo quelle rivelazioni pensavo a lui quasi come un altra persona, ma con il passare dei minuti cominciai lentamente a razionalizzare. Psicologicamente deve essere stato un trauma per lui essere obbligato a fare sesso con una persona che odiava. In più farlo facendo finta che fosse amore...perché immaginai doveva fingere di amarla, altrimenti sarebbe saltata la copertura. O peggio rischiava la morte.
Sul fatto che gli fosse piaciuto in certi momenti, ecco, in questo non riuscivo a giustificarlo, ma non riuscivo neanche a non amarlo.
Si, l'amavo.
Ma chi ero io per capire cosa scattava nella mente di un infiltrato obbligato a fare qualsiasi cosa pur di difendere la propria vita?
Finalmente mi spiegavo diverse cose.
Ecco perché odiava il rossetto rosso sulle mie labbra. Era attratto da me, ma aveva paura di creare con me quel rapporto insano che aveva instaurato con lei. Non poteva di certo vietare a tutte le donne che conosceva di mettere il rossetto, ma psicologicamente il fatto di vederlo sulla donna che desiderava era letale per lui.
All'esterno così dannatamente sicuro, e all'interno così danneggiato.
Mi faceva venire voglia di proteggerlo anche se sapevo non ne avesse assolutamente bisogno.
Un'altra cosa che avevo finalmente capito era la domanda che mi aveva fatto dopo aver fatto l'amore con lui in soffitta per la prima volta qualche giorno fa. Mi aveva chiesto se mi aveva fatta male perché l'unico modo che aveva di stare con una donna era in maniera brutale, aggressiva.
Potevo sbagliarmi, ma era quello che pensavo.
Ero piena di emozioni contrastanti.
Paura.
Tenerezza.
Tristezza
Amore
Edited by kihaad - 8/2/2019, 22:39 -
.Bellissimo il rapporto che lega i due ragazzi, ovviamente si puiò dire che siano l'uno la famiglia dell'altro.. Kyle lo sto rivalutando veramente tanto, e come sempre mi si addice il fatto di amare i personaggi "secondari" quasi più dei protagonisti!
Detto questo bellissimo il dialogo fra Lewis e Violet. Passionale, con pause ad effetto che ti facevano propri aspettare con trepidazione il momento, quasi a sentire noi stesse il bisogno che provavano l'uno dell'altra.
Lewis quindi a quanto pare non ha saputo resisterle, sarà così tanto un guaio per lui questa debolezza
?? curiosa di scoprirlo!!
Aggiorna presto **
Lewis e Vivian Sono mossi da una profonda attrazione, sembrano non riuscire a stare lontani l'uno dall'altra, ma vedremo...
Per quanto riguarda kyle, ora mi devo confessare 🤣. Inizialmente era un personaggio di sfondo, molto di sfondo. Man mano che scrivevo i capitoli mi piaceva sempre di più il suo carattere, anche se posso comprendere che non è molto semplice comprenderlo inizialmente. Anzi, mi rendo conto che può risultare antipatico di primo impatto. E poi... Mi sono innamorata di lui, della storia che ha con Pearl ❤️ -
.
Capitolo 25
Lewis - 11.12.2018 -
Kyle:" Si è tranquillizzata? "
Lewis:" Lo chiedi perché sei preoccupato per lei, o perché hai paura che spifferi tutto spuxxxnandoti la carriera? "
Kyle: " Vaffaxxulo Lewis"
Le arti marziali erano un profondo sfogo per noi. Attraverso i frequenti allenamenti settimanali riuscivamo a cacciare fuori quella tensione accumulata dall'incarico.
Qualsiasi esso sia.
Non avevo paura di far male a Kyle, come lui sapeva di non farlo a me, eravamo addestrati anche per questo.
Anche se poteva sembrare una vera lotta, era semplicemente un allenamento.
Kyle: " Lo chiedo perché interessa a te, di conseguenza interessa a me. Mi hai rotto le palle con questa storia per mesi. Lo chiedo perché ti brillano gli occhi alla sola idea di potertela finalmente port..."
Lewis:" ...ho afferrato il concetto, non c'è bisogno di insistere "
Lo interruppi prima che potesse finire la frase sferrandogli un colpo che forse avrei potuto evitare.
L'argomento mi innervosiva, e anche tanto.
Non era così e lui lo sapeva.
Perlomeno non era solo così.
L'unica persona a cui potevo veramente dire come mi sentivo era lui.
Il nostro rapporto era speciale, per me era come un fratello.
Grazie al nostro legame, sia emotivo che lavorativo, venivamo affidati sempre alla stessa missione, nonostante io avessi un grado superiore al suo, di fatto non c'era quasi mai nessuna differenza tra noi.
Kyle: " No, non sta succedendo davvero "
Lewis: " Cosa? "
Kyle: " Stai evitando il confronto. Hai paura. Non ti ho mai visto avere paura neanche di fronte a una pistola puntata sulle palle "
Lewis: " Sto per caso da un caxxo di psicoanalista? Pensa a non farti saltare un dente "
Il mio improvviso nervosismo era dettato dalla paura.
Era maledettamente vero.
Il terrore che provavo non era paragonabile a quando mi puntarono la pistola alle palle.
Letteralmente.
Ma quella era un'altra storia.
Quella è paura di morire, questa è paura di vivere.
E io non avevo mai avuto paura di morire, altrimenti non avrei scelto la carriera di agente.
In Russia era tutto diverso, ero attorniato dalla follia omicida, da depravazione in cerca di approvazione e di potere.
All'epoca non avevo problemi a guardare negli occhi quella strxxza e fregarmene di quello che provava per me, perché io non sentivo niente.
Non avevo mai sentito niente.
Mai fino a quel momento.
Lewis: " Fammi capire. Ho di fronte un figlio di puxxxna che ha preferito fuggire invece di rischiare di viversi una vera emozione e quello ad avere paura sarei io? "
Ero consapevole di avergli fatto del male con quella frase. Il rapporto che aveva con Pearl era più speciale di quello che lui volesse far credere a se stesso.
Molto di più.
Aveva preferito scappare invece che fare l'amore con lei.
Era vero, avrebbe dovuto lasciarla una volta finita la missione, ma quello era anche il mio problema.
Aveva una forza che invidiavo.
Io invece avevo paura di non farcela.
Avevo paura, a differenza di Kyle, di non riuscire a fuggire.
Come mi aspettavo, non rispose.
Lasciò che il suo corpo parlasse per lui.
Mi stava colpendo come non aveva mai fatto, lo stava facendo perchè poteva farlo, sapeva che sarei riuscito a difendermi dai suoi feroci attacchi. E sapeva che serviva anche a me riuscire ad incanalare la forza dove davvero serviva, e non verso i sentimenti.
Dopo venti minuti serrati, come da consuetudine ci stringemmo la mano a fine incontro.
Quella stretta fu più decisa del solito.
Kyle si allontanò evitando il mio sguardo di proposito, stava per andare negli spogliatoi.
Kyle:" Vi farete del male, stavolta te ne farai anche tu. Devo dirtelo Lewis, lasciate le cose come stanno "
Era chiaro quello che volesse dire.
Non vi avvicinate ulteriormente.
Non fare l'amore con lei, hai già perso la testa.
Non c'era dubbio che avesse ragione da vendere.
Non dovevo avvicinarmi.
Dovevo ricorrere a tutte le tecniche che avevo imparato durante l'addestramento sulla calma, sulla razionalità e sulla logica per non avvicinarmi troppo a lei.
Una delle mozioni era la freddezza nei rapporti interpersonali. Quante volte avevo dovuto fingere di essere innamorato? Avevo dovuto fingere per anni, e mi riusciva maledettamente bene.
Se ero riuscito in un intento così difficile sarei riuscito a fare una cosa più semplice.
Molto più semplice.
Starle lontano.
Lo dovevo fare per lei, non per me.
Ma...
Porca miseria, aveva ragione quell'idiota quando diceva che mi brillavano gli occhi all'idea di poterla sfiorare.DUE ORE DOPO, A CASA
Appena svoltato l'angolo vidi Vivian e Jane che si abbracciavano.
Una scena intima, molto intima.
Eppure per qualche ragione mi sentivo in diritto di osservarle, mi sentivo parte di quell'emozione.
Parte di quell'emozione? Mi stavo ufficialmente foxxendo il cervello.
Cercai con tutto me stesso di abbandonare la parte di me che stava empatizzando con loro, avrei dovuto farlo. Avrei dovuto essere più distaccato per aiutarle a capire tutto , per dare una fine alla missione.
Una volta arrivato abbastanza vicino alle due non salutai neanche.
Avevo bisogno di protezione, di una difesa.
Un muro, avevo bisogno di un maledetto muro da alzare.
Posai gli occhi su Vivian, la mia anima esprimeva debolezza, ma il tono con la quale le parole uscirono dalla mia bocca fù diretto e freddo.
Lewis:" Posso rubarti per una mezz'oretta? "
Le due si staccarono dall'abbraccio velocemente dall'abbraccio appena sentirono la mia voce.
Entrambe avevano gli occhi lucidi.
Jane: " Vado a cucinare qualcosa, immagino avrete molte cose da dirvi "
Prima di allontanarsi da noi, passandomi a fianco Jane mi guardò in maniera strana, decisa.
Non era la prima volta che lo pensavo, quella donna aveva la capacità di stupirmi per la sua forza.
Jane: " Lewis ti voglio bene e lo sai, ma ricordati che é mia figlia "
La sua espressione era un misto tra un rimprovero materno, l'affetto e la preoccupazione.
Lei sapeva.
Ricordavo ancora il giorno in cui mi mise alle strette, non accadde molto tempo fa.
Ne sapeva una più del diavolo, non avevo mai capito come avesse fatto a scoprire il mio interesse nei confronti di Vivian e viceversa. Non riuscivo a spiegarmelo, alla fine mi diedi l'unica spiegazione possibile.
Istinto materno.
All'epoca non sapevo sarebbe arrivato questo momento, le avevo più volte ripetuto che la cosa sarebbe morta sul nascere. Qualsiasi cosa stesse pensando, poteva accantonare quel pensiero, ecco cosa le dissi.
Non avevo mai pensato di rivelare a Vivian chi ero, perlomeno non seriamente.
Nonostante tutto Jane mi confessò che non gli sarebbe dispiaciuto rivedermi, magari a fianco di suo figlia.
Tra me e Jane si era instaurata un amicizia speciale, ero consapevole del nostro rapporto era nato dal nulla, ma era diventata una profonda amicizia.
Le mie pupille schizzarono velocemente sul volto paonazzo di Vivian.
Ma davvero?
Allora c'era qualcosa che la faceva arrossire, la madre.
Di certo non io.
Avrei voluto tanto sorridere, ma cercai di trattenere quell' esigenza.
Dovevo rimanere distaccato.
Vivian: " Non mi chiedi se va tutto bene? "
Lewis: ".... tutto bene? "
Vivian: " Mia madre mi ha appena detto che avete stretto un bel legame e che l'hai aiutata molto in questo periodo "
Speravo tanto non ricominciasse con la storia dei baci, non sarei riuscito a sopportare di nuovo una scenata.
Soprattutto ora che avevo intenzione di fare altro.
Lewis: " E' vero. In questo anno ho imparato a conoscere una persona speciale, un amica "
Era assolutamente vero, tutto potevo dire tranne che Jane non mi avesse colpito.
Mi fidavo molto di lei, per me era fondamentale.
Necessario.
Vivian mi osservò per un lungo istante stringendo gli occhi a fessura, se stava cercando inganno nelle mie parole o nei miei atteggiamenti non l'avrebbe trovato.
Cambiò argomento.
Vivian:" Hai detto che mi cercavi, che devo fare? "
Lewis:" Andiamo nel mio studio "
Vivian:" No, ti prego non farmi entrare là dentro... tutte quelle foto mi inquietano. Devo farti vedere una cosa in soffitta "
Un volta in soffitta la vidi accovacciarsi per terra vicino a degli scatoloni e risalire velocemente verso di me.
Misurò bene le distanze da tenere tra di noi.
Era solo una conseguenza delle mie azioni, non le stavo permettendo di penetrarmi oltre il necessario, e lei lo aveva avvertito.
Lewis: " Aspetta, ma questo è Pablo. Sarebbe lui il famoso studente perfetto di tuo padre? "
Vivian: " Credo proprio di si. Stamattina ho dato un occhiata alle sue foto, è già stato in questa casa, più volte. Può essere solo lui "
Annui in sua direzione.
Era un passo in avanti, ero sicuro Vivian sarebbe stata utile in questo processo.
Con ogni probabilità Pablo aveva sfruttato la simpatia che il padre aveva verso di lui per avvicinarlo e sfruttare la sua amicizia fino al rapimento. Il padre aveva commesso un errore madornale, si era fidato del ragazzo sbagliato rivelandogli tutta la ricerca.
Per fortuna non aveva rivelato lui la formula.
Avanzai lentamente e in silenzio verso la vetrata dandole le spalle.
Il paesaggio intorno era completamente imbiancato.
Lewis:" Il tipo che hai incontrato durante la finta rapina al centro commerciale. Quando eri con tua madre, l'hai più visto? "
Vivian:" Quindi vuol giorno voleva rapirmi? Comunque non mi pare di averlo più visto "
Lewis:" Sbagliato. Ti prego, Concentrati. L'hai visto la sera sulla spiaggia alla festa, per questo ti ho portato via "
Vivian:" E Kyle non era d'accordo, giusto? Ti aveva guardato in maniera strana, questo lo ricordo "
Lewis:" Non ricordi della presenza di un tipo losco e sospetto ai tuoi piedi che ti osservava in maniera ossessiva, e ricordi di come mi ha guardato Kyle e del fatto che mi ha parlato? Quante cose ricordi di me esattamente? "
Dal nulla mi girai puntandole gli occhi addosso.
Le parole mi uscirono di getto senza pensarci.
Non volevo metterla in imbarazzo, ma l'avevo fatto.
Non potetti fare a meno di pensare a quante volte mi avesse tenuto d'occhio senza che me ne accorgessi.
Non potetti fare a meno di pensare a quanto davvero mi volesse.
Ebbe un attimo di esitazione prima di rispondermi.
Vivian:" Non avresti dovuto portarmi via quella sera, Kyle non era d'accordo. Ti ha detto qualcosa, ancora non capisco come tu abbia fatto a capire cosa con quel volume di musica così alto. Quel gesto ti avrebbe esposto troppo, Non è vero? "
Cominciavo a provare rabbia.
Si stava sfacciatamente avvicinando alla verità e non doveva farlo.
Tutto quello che potevo fare era eclissare l'argomento.
Lewis:" Sappiamo leggere il labiale. Kyle non può dirmi quello che devo fare "
Lewis:" Tuo padre ti ha mai parlato di un certo Lance? "
Vivian:" Eri geloso. Ammettilo. Troppo svestita, troppo truccata, ero sotto gli occhi di tutti "
Lewis:" Odio le ragazze con vestiti succinti e troppo truccate. Odio il rossetto rosso fuoco. Normalmente faccio delle eccezioni dato che mezza popolazione ne è ossessionata, ma lo odio! Le mie eccezioni si trasformano in divieti assoluti su di te, Vivian! "
All'ultima frase digrignai i denti, la rabbia con la quale l'avevo detto mi fece innervosire ulteriormente.
Era un argomento che mi toccava ancora.
Per quanto altro tempo ci avrei pensato? Sarei mai riuscito a dimenticare?
A dimenticarla.
E caxxo l'avevo chiamata Vivian!
Vivian: " Come mi hai chiamata? "
Lewis: " Vivian, è il tuo nome, no? "
Vivian:" Fai poco l'idiota. Perché non mi hai chiamata con il mio nome? "
Lewis: " Per prendere distanze "
Vivian:" Che essere complicato che sei...estendi il discorso "
Lewis:" Il compagno di tua madre ti chiamava Jo, io ti chiamo Vivian. Il compagno di tua madre non poteva permettersi di avere pensieri impuri su di te, io posso. Lui cercava di starti lontano, cercava di mettersi in testa che eri Jo e non Vivian "
Vivian: " Sei un essere davvero complicato Lewis. Bellissimo, ma complicato "
Vivian: " Torniamo sull'argomento principale. Eri geloso, confessa "
Geloso io? Non conoscevo il significato del termine gelosia ...
...fino a quella sera.
Se essere gelosi significa invidiare i sorrisi e gli sguardi che regali agli altri invece che a me...allora si, lo sono caxxo
Improvvisamente mi resi conto che la finta distanza che avevo messo tra di noi non avrebbe funzionato.
Quella lontananza non stava facendo altro che aumentare la voglia che avevo di lei.
Non sapevo se urlarle il mio odio per il modo che aveva di farmi perdere il controllo ogni santa volta che parlava, o farla mia fino a farle urlare il mio nome.
Vivian:" La verità è che gli unici occhi che volevo avere addosso erano i tuoi "
Viv:" Devo dire però che sei stato veramente bravo a non farmi capire niente. Dove hai imparato a essere così freddo? Ah giusto, sarà stato durante un addestramento. Notevole "
Caxxo
Mi resi conto improvvisamente che non potevo vincere quella battaglia.
Vivian era una caxxo di guerra persa nella mia mente.
La sua determinazione superava ogni limite al mio controllo.
Perchè diavolo era cosi ostinata a farmi cadere?
Ad avermi.
Capii in quell'esatto momento cosa provasse davvero per me.
Lewis:" Solitamente sono ancora più bravo. Tendo a non perdere la testa per la ragazza oggetto dell'incarico. Sai com'è, come pena c'è il fallimento della missione con incarcerazione immediata per reato federale"
Doppia merda
Mi resi conto di essermi avvicinati a lei quando mi ritrovai due occhi che mi fissavano spalancati per la sorpresa di aver finalmente aperto uno spiraglio.
Mi resi conto di averle comunicato più di quanto avessi intenzione di farle sapere quando vidi le sue labbra carnose schiudersi.
Mi avvicinai ulteriormente fissandole le labbra, mentre lei arretrava sempre di più verso il muro il mio corpo si muoveva in automatico verso il suo.
Avevo messo il pilota automatico senza accorgermene.
Lewis:" Stai scappando da me"
Vivian:" Ti faccio credere di avere tutto il potere "
Lewis: " Fammi credere che non ti importa di me. Fallo e faresti un favore ad entrambi "
Lewis: " Smettila di guardarmi in quel modo, sei un dolce veleno per me. Non riesco a starti lontano "
Viv :" Allora non avresti dovuto cominciare quello stupido gioco "
Lewis: " Non avrei dovuto mandarti quei messaggi solo per essere il primo a darti il buongiorno. Non avrei dovuto portati via da quella festa, e non perchè avessi paura di quel caxxo di drogato, ma perchè non volevo che Sean si prendesse quello che era destinato a me "
Le sue labbra si schiusero dalla sorpresa. Passai il pollice sul suo labbro inferiore lentamente prima che il mio cervello mi avvertisse che era tutto sbagliato
Lewis: " Ma sopra ogni cosa, non avrei dovuto cedere e venire all'appuntamento del club finendo inevitabilmente per farti entrare dentro di me del tutto. Non hai idea di quanto potere ti ho regalato quella sera. Non lo puoi sapere perchè non mi conosci davvero. "
Stavo affrontando un doloroso combattimento interiore.
Sembrava pendere letteralmente dalle mie labbra e da quello che le stavo confessando, la mia mente era del tutto separata dalle mie azioni.
Ma nonostante tutto sentii di dover mettere un freno ai suoi pensieri.
Lewis:" Ma non posso essere tuo..."
Vivian:" Non posso avere la tua mente, troppo schematica per lasciarsi andare. Questo l'ho capito, ma il tuo corpo? "
Lo disse di getto, i suoi occhi incollati ai miei parlavano.
Nessuno dei due ragionava più lucidamente.
E caxxo se la capivo.
Una breve risata liberatoria partì dalla mia bocca.
Ero io quello che avevo riso così spontaneamente?
Ed era lei quella che mi stava dichiarando esplicitamente di voler fare sesso con me? Immediatamente dopo i miei occhi si chiusero a fessura osservandola in maniera più che maliziosa.
Lewis:" Ritira la domanda. Subito "
Vivian:" Non ci penso neanche "
Lewis:" Prepara la valigia, partiamo per la casa al mare tra due ore "
Vivian:" Perché partiamo? "
Lewis:" Perché l'ho deciso io "
Vivian:" Ripongo la domanda, voglio sapere perchè dobbiamo andare alla casa al mare "
Ormai avevo perso il controllo delle mie azioni, ed ero stranamente euforico all'idea di averlo fatto.
Mi sentivo fuori posto, completamente allo sbando.
Tutta colpa sua.
Le mie labbra si spostarono vicino al suo lobo dell'orecchio di nuovo, il mio corpo si tese del tutto in vista dei pensieri che avevo fatto.
Lewis: " Devi essere mia entro domani, sto impazzendo. E ed è tutta colpa tua "
Io profondamente razionale nella mia maniacale sicurezza, lei del tutto irrazionale e istintiva.
Un connubio improbabile.
Quanto avevamo aspettato per un momento del genere?
Troppo.
Troppo poco per essere la mia rovina.
Sapevo lo sarebbe stata, non avrei smesso di ripetermelo.
Nonostante il mio profondo desiderio di farla mia al più presto non potetti evitare di ragionare razionalmente sulla situazione.
Non avrei potuto con Jane a pochi metri.
Troppo irrispettoso.
Troppo poco schematico per me.
Viv:" Mia madre non sale mai qui, ha paura della scala "
Lewis: " Non mi farai cambiare idea "
Edited by kihaad - 7/2/2019, 12:26 -
.Mamma mia che capitolone!! Fra sei sempre unica.. da quando ti conosco, che leggo tue storie, sei sempre al top... ma vogliamo parlare della parte dei dettagli, degli indizi?? io veramente mi complimento con te.
Ma passiamo alla trama. Io posso solo dire che avevo notato il dettaglio delle sue foto nel capitolo quello dove lui osserva lei e Sean fuori. E lì avevo capito che qualcosa nascondeva, ma avevo pensato ad una sorta di maniaco..
Ad ogni modo ora si collegano un sacco di cose. Abbiamo scoperto chi è lui, cosa fa e che è "libero".
Il problema è ben più grosso. Che io sappia, almeno da altri libri che ho letto, so che gli agenti della CIA non possono avere relazioni, e in un certo modo anche lui glielo dice in questo capitolo. Però mi piace lo stesso, ci hai fatto sognare comunque con questa meravigliosa scena del bacio ** descritta perfettamente.
Ora però come faranno? E riusciranno a salvarla? sicuramente la storia è nel pieno e non vedo l'ora di vedere cosa succederà perchè scommetto che fino alla fine ci saranno sorprese! Brava Fra :*
Lau 😘😘😘 ma grazie, troppo gentile come sempre ❤️❤️❤️
La parte degli indizi l'ho pensata quando ho scritto La storia, e ho avuto tanti dubbi ad essere sincera. Perché scoprirli non è facile, bisogna leggere tutti i capitoli molto attentamente, mi fa quindi ulteriormente piacere vi sia piaciuta perché non è stato facile per niente 😍
Il fatto che tu abbia pensato a Lewis come un maniaco inizialmente era quello che speravo voi pensaste 🤣🤣. Volevo instillare un forte dubbio sulla natura negativa o positiva della sua persona.
Ed è parzialmente giusto quello che dici sugli agenti della CIA. anche io ho sempre avuto nell'immaginario collettivo l'idea che loro non potessero avere relazioni interpersonali, anche se... Ti è mai capitato di vedere il telefilm Homeland? È una serie di spionaggio, protagonista è un agente della CIA e tra di loro hanno tranquillamente relazioni.
Comunque è un fattore a cui ho pensato, poi vedrete...
😘😘😘 -
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Capitolo 24
Vivian - 10.12.2018 -
Non avevo paura.
Per assurdo ero più furiosa che impaurita.
Non sapevo quale sensazione principale prevalesse, la rabbia o la delusione.
Odiavo sentirmi in balia degli eventi.
Odiavo dipendere da lui.
Odiavo la sua calma mentre distruggeva tutto il mio mondo.
Perchè dallo sguardo che aveva ero sicura l'avrebbe fatto. Ormai era chiaro che stesse per stravolgermi l'esistenza, quella stanza tappezzata completamente di foto mie ne era la prova.
Lewis:" Mi hai ascoltato? "
Vivian:" Non sei nella posizione per fare richieste "
Lewis:" Lo sono invece, e non accetto un rifiuto "
Non so cosa fu, se il suo sguardo o la tonalità della sua voce.
Severa.
Qualcosa mi diceva che non potevo temerlo, non mi avrebbe fatta del male, ma per un attimo, solo per un attimo, quello sguardo mi fece gelare il sangue.
Se mi fossi sbagliata?
Decisi di assecondarlo.
Ingoiai a vuoto, cercando di fare un profondo respiro in attesa che parlasse.
L'unica cosa che riuscii a fare fu un riluttante e inespressivo cenno con il capo.
Teneva fisicamente le distanze, e faceva bene.
Lewis:" Tutto quello che vedi in questa stanza è collegato ad un complesso sistema di sicurezza. Tutta la casa è sotto stretta sorveglianza, e anche tu "
Vivian: " Credevo che le telecamere stessero all'esterno, non dentro casa. Non in camera mia! E poi mi spieghi che ci fai con la parete tappezzata di foto mie?! Anzi, non me lo dire, non lo voglio sapere..."
Lewis: " Non ho finito "
Aveva fatto qualche passo verso di me, osservava la parete di fronte.
Ogni mio intervento o domanda non era mai seguita da una risposta.
Seguii il suo sguardo, il muro era completamente ricoperta di foto mie.
Con mia madre, con i miei amici.
Era inquietante.
Ma c'era anche qualcosa di diverso, una specie di mappa che collegava me a qualcun'altro, mi sembrava fosse il tizio della spiaggia, quello del centro commerciale.
Lewis:" Quello che tu pensi sia uno stalker, in realtà è qualcuno che vuole arrivare a te. Qualcuno che è collegato a tuo padre.
Ci vollero una decina di minuti per spiegarmi meglio la situazione.
Nel frattempo si era avvicinato a me.
Mio padre, prima di morire aveva scoperto una nuova molecola, potenzialmente capace di combattere i tumori. Oltre a distruggere le cellule tumorali alleviava i dolori fisici della malattia migliorando di molto la qualità di vita del malato. Qualcuno avrebbe potuto considerarla una droga, ma di fatto non lo era.
Prima che questa scoperta potesse essere utilizzata nel campo della ricerca medica, aveva divulgato questa notizia ad alcuni suoi studenti. Purtroppo però uno di questi, uno dei suoi migliori studenti, ne capì le potenzialità, poteva essere sfruttata in un'altra maniera: sintetizzare un nuovo tipo di droga.
Pochi mesi dopo, insieme a un'organizzazione criminale, questo ragazzo organizzò il rapimento di mio padre allo scopo di ottenere la formula della molecola per la creazione di questa nuova droga sintetica.
Purtroppo, o per fortuna, mio padre rivelò solo in parte la composizione di questa formula, mentendo loro sul fatto di non aver concluso la ricerca.
Morì a causa di un incidente stradale lo stesso giorno del rapimento, e ora la banda voleva l'altra metà della formula.
Mi disse anche che non potevano arrestarli prima che il file fosse aperto, solo loro possedevano l'altra metà della password.
Quel file era questione di sicurezza nazionale.
Fra tutte le domande che mi vennero in mente in quel momento la prima fù, era morto davvero a causa di un incidente stradale?
O erano stati loro ad ucciderlo?
No, a loro non conveniva la sua morte, gli serviva vivo.
Mi misi le mani in faccia, non ce la facevo a guardarlo.
Avrei dovuto davvero credere a una storia così assurda?
Non capivo.
O non volevo capire.
Vivian: " Ma che...che...? "
Socchiusi gli occhi a fessura, non sapevo cosa dire.
Balbettai.
Si gelava, eppure cominciai a morire dal caldo.
Ero a conoscenza di un saggio segreto che stava portando a conclusione, maa non sapevo di cosa trattasse, solo mia madre in parte ne conosceva il contenuto.
Mio padre era molto segreto quando si trattava delle sue ricerche.
Vivian: " Come sai tutte queste cose? Cioè, chi...come..."
Ero evidentemente confusa.
A quel punto non capivo lui che centrava con tutta questa storia. Prima che potessi ulteriormente dire altro mi fermò con un gesto della mano.
Lewis: " Di nuovo. Non ho finito "
La mascella si contrassero un gesto nervoso, i pugni si chiusero all'altezza delle gambe.
Qualcosa mi diceva che qualsiasi cosa mi stesse dicendo gli costava un bel pò.
Lewis:" Sono un agente della CIA "
Cominciai a tremare.
Le mie labbra si schiusero involontariamente a quella rivelazione. Le mie mani tornarono sul volto, non riuscivo a fermare lo stupore.SPOILER (clicca per visualizzare)Tutti gli indizi e la verità
- Capitolo 2, prima di andare alla serata al club Vivian e Pearl incrociano degli amici di Lewis a guardare una partita di calcio in soggiorno, in realtà non la stanno guardando davvero, sono degli agenti come lui, lui sbaglia a dire il risultato della partita, dice 0-1.
- I tizi con l'auricolare sono agenti della CIA incaricati per sorvegliare ogni mossa di Vivian, in particolare uno si è visto più di una volta, ed è lo stesso che l'ha salvata dalla rapina
X - X- X
- Capitolo 5, La sera della rapina al centro commerciale Lewis era strano, sembrava arrabbiato. Lo era perchè non era riuscito ad evitare di farli arrivare a Vivian, aveva avuto paura, lui e Kyle avevano sbagliato. Tulipano era il nome del centro commerciale, quella dei fiori per Jane era solo una scusa inventata sul momento, stava parlando a telefono della sventata rapina con i suoi colleghi. Ed era appena tornato da una riunione alla sede centrale della Cia, per questo indossava un completo classico giacca e cravatta.
- Capitolo 8, Lewis osserva dalla stanza Sean e Vivian all'esterno, alla sua sinistra si intravedono già delle sue foto.
- Capitolo 13, durante la festa sulla spiaggia si rivede uno dei malviventi, di preciso il capo dell'organizzazione e un suo scagnozzo. Hanno un orecchino all'orecchio simbolo dell'organizzazione..
- Capitolo 16, durante la gita Lewis ha un momento di cedimento. Vivian è troppo insistente, sta al momenti nel dirle qualcosa di inopportuna riguardo l'incarico. Kyle gli parla e sembra che sia lui interessato a Vivian, in realtà è solo preoccupato per l'amico e per la missione.
- Capitolo 20, ricompare un tizio ( un ragazzo visto la sera della partita di calcio ) con l'auricolare.
Lewis:" La relazione con tua madre è tutta una copertura "
Il mio cuore perse più che un battito, trattieni talmente il respiro che mi sembrò di rimanere sospesa.
Non poteva essere possibile.
Quello che stavo pensando non poteva essere reale.
Dissi quasi sottovoce, ma non smettendo di guardarlo negli occhi.
Vivian:" Non è possibile "
Vivian: " Voi vi..."
Baciate
In quel momento si avvicinò cercando di accarezzarmi il volto, mi allontanai di scatto involontariamente, quasi come se potessi prendere la scossa.
Vivian: " Un vero attore, anche mia madre da Oscar "
Ripensai certe scene, i baci che avevo visto durante la mia festa di laurea non potevano essere finti.
Erano fin troppo profondi.
Di tutta risposta invece di smentire mi vomitò addosso una scomoda verità.
Lewis: " Non è la prima volta che mi capita durante un incarico. Non è stato poi così difficile, Jane è..."
Strxxxo
Non volevo sentire più niente.
Stavo per mettergli le mani addosso, sentivo che stavo a momenti dal farlo.
La gelosia e la rabbia mi stavano corrodendo.
Preferii cambiare argomento, non lo feci neanche finire di parlare.
Vivian:" Mia madre ne ha conoscenza, perché non l'avete detto a me? "
Lewis:" I vertici non hanno ritenuto affidabile una ragazza di soli 23 anni per affrontare una verità così scomoda nei confronti del padre "
Vivian:" Ma che cazzo, Non sono mica idiota! Avrei retto una verità del genere "
Lewis:" Non lo devi dire a me. Per quanto sia a capo delle indagini non posso farci niente, ho le mani legate, sono decisioni di loro. Se tu avessi saputo sin dall'inizio la verità, non saremmo arrivati a questo punto. Dovevamo coinvolgere te nella copertura, non Jane "
Vivian:" Voglio sapere di più "
Lewis:" Inizialmente si era deciso di non coinvolgerti perché c'era la forte sensazione che la chiave di tutto fosse Jane. È sempre stata lei a stabilire i segreti di tuo padre, anche i più nascosti. Era lei a conoscere alcuni dettagli del saggio "
Lewis:" Con il passare dei mesi ci siamo resi conto che queste persone cercavano te e non Jane. Insomma, sono convinti che per arrivare alla formula la chiave sia tu. Questo è tutto quello che sappiamo fino ad ora. Hanno cercato addirittura di introdursi mentre dormivamo nella casa al mare per scoprire qualcosa in più. Abbiamo rischiato molto in quel momento, potevano rapirti "
Allargai le braccia, ma le parole non mi uscivano.
Ingoia a vuoto, mi veniva da vomitare.
Avevo caldo, avevo freddo.
Improvvisamente mi sentivo catapultata in un mondo che non era il mio, mi sembrava di essere parte di una trama di un film.
Vivian:" Non sto connettendo, non ci credo ancora "
Lewis:" Stai tranquilla, in qualche modo risolveremo tutto "
Vivian:" Tranquilla un cavolo! "
Improvvisamente pensai al riflesso della medaglia.
Avevo sofferto per mesi, mi ero riempita di sensi di colpa per niente.
Senza neanche pensarci cominciai a ragionare a voce alta, come se lui mi potesse capire.
Vivian:" Lo sai che cosa ho passato in questi mesi? "
Vivian:" Eri il compagno di mia madre, avevo preso una cotta per il mio patrigno?! "
Ero talmente sconvolta dalla situazione che non mi ero resa conto di quello che gli aveva appena confessato.
Ma non me ne pentii.
Finalmente potevo liberarmi di quel peso, un segreto tenuto nascosto da quasi un anno.
Eppure non sembrò scosso.
Per niente.
Si avvicinò cercando di nuovo un contatto con me, ma lo scansai ancora in maniera brusca.
Doveva starmi lontano, altrimenti avrei perso la capacità di ragionare.
Sapevo che l'avrei fatto.
Lewis:" Devi capire una cosa, io non esisto, il mio è un ruolo. Il mio lavoro è impersonificare qualcun altro. Le mie giornate sono fatte di finzione, non ho mai fatto altro nella vita..."
Quelle parole mi entrarono dentro assorbendo la mia anima.
Mi ero innamorata di una persona che non esisteva, di una finzione.
Senza che potessi controllarmi le mie narici cominciarono ad allargarsi sempre di più, il tremore aumentò e la rabbia crebbe nel giro di pochi attimi, mi ritrovai a dargli uno schiaffo con tutta la mia forza.
Nel frattempo i miei occhi cominciarono a velarsi di lacrime.
No, non potevo piangere! Non potevo dargliela vinta.
Trattenni con tutto la mia forza.
Lo schiaffo non sortí l'effetto sperato. C'era da aspettarselo, lui non era certo il tipo da scomporsi, niente lo scalfiva.
Lui sapeva fingere così bene.
Le sue parole l'ordine erano: razionalità e controllo.
Il suo sguardo da duro si trasformò in glaciale, ne ero più che compiaciuta.
Avrebbe potuto anche minacciarmi in quel momento, era talmente arrabbiata da non importarmene un bel niente.
Anzi, se avesse perso il controllo avrei goduto.
Lewis:"... non ho mai fatto altro nella vita fino a quando non ti ho incontrata. Hai distrutto il mio mondo fatto di ordine "
Vivian: " Che significa? Parli ancora in codice? "
Ero troppo arrabbiata per decodificare quello che diceva, ma sapevo benissimo che non sarebbe mai stato diretto con me.
Dove voleva arrivare?
Odiavo il modo di dirmi che non gli ero indifferente.
La rabbia per aver sofferto tutti quei mesi non si placò, feci per sferrargli un altro schiaffo, ma il suo sguardo gelido lo intercettò prima bloccando il mio polso.
Lewis:" Come ti ho detto già una volta sei ingestibile, e io amo le sfide "
La tonalità della sua voce era cambiata, seppur dura si era abbassata di qualche tonalità diventando bassa e roca.
In qualche modo c'era una tensione nell'aria diversa.
Facevo fatica a guardarlo negli occhi senza pensare ad altro.
C'era una forte attrazione, ormai era inutile negarlo.
Lewis:" Non potrò mai appartenere a nessuno. Mai "
Cos'era un avvertimento? Sono attratto da te ma non può esserci niente?
Cosa mi stava dicendo? Che non poteva mai esserci niente fra di noi?
C'era mai stato qualcosa?
Mi sembrava impossibile che dall'altra parte lui stesse pensando la stessa cosa, fino a qualche ora prima non l'avrei mai pensato.
Non avrei mai pensato di poterlo baciare, lo stavo facendo ora.
Ci stavo pensando.
Mi costrinsi a cambiare argomento.
Vivian:" Kyle che c'entra? Perché era con te? Anche lui è un agente? "
Il cambio di argomento sembrò divertirlo molto, un sorriso malizioso gli si dipinse sul quel volto bellissimo.
Perché diavolo aveva la capacità di leggermi dentro? Avevo semplicemente paura di affrontarlo.
Rispose poi alla domanda seriamente senza abbandonare quell'espressione divertita.
Lewis:" Sì, è il mio compagno di squadra. Non ci muoviamo mai l'uno senza l'altro "
Improvvisamente capii molte cose su Pearl e Kyle.
Ecco perchè non voleva stare con lei, sapeva di doverla lasciare.
Avevo la mente così affollata da non riuscire a ragionare.
Ci avrei pensato poi.
Lewis:" Fa il doppio gioco. È infiltrato nella loro organizzazione, è uno di loro. È grazie a lui se riusciamo a gestirli ancora e non ti hanno fatto ancora del male "
Tremai letteralmente.
Non mi ero resa conto della gravità della situazione.
Avevo sempre considerato Kyle un antipatico insensibile....in realtà gli dovevo la vita.
Cavolo.
Dovevo la vita ad entrambi.
Vivian:" Perché non volevi che andassi alla polizia? "
Lewis:" Avrebbe aperto un caso a parte, l'agenzia non vuole coinvolgimenti del genere. O meglio, quando tutto questo sarà finito saremo noi stessi a chiamarla e a collaborare "
Vivian:" Chi sei tu? Se sei sotto copertura, questo non sarà neanche il tuo nome"
Lewis:" È un interrogatorio? "
Lewis:" Lewis è il mio nome "
Era ovvio non mi volesse dire altro.
Quasi sicuramente il suo cognome non era Lambert.
Vivian:" Voglio sapere nome e cognome "
Il silenzio.
Non me lo disse, e qualcosa mi diceva non l'avrebbe fatto.
Mi odiavo.
Nonostante tutto quello che mi aveva rivelato, c'erano ancora dei segreti tra di noi.
Eppure, avevo un dubbio.
Di punto in bianco, senza accorgermene, il mio cervello si ritrovò a non filtrare quel pensiero.
Vivian:" Eri tu quella sera al club? "
Di nuovo silenzio.
Un assordante silenzio invase la stanza.
Ero consapevole della follia.
Se non fosse stato lui, mi avrebbe preso per pazza, una frase del genere non avrebbe avuto senso.
Rimase per qualche secondo di troppo nei miei occhi, come sempre.
Trattieni il respiro per tutto il tempo.
Senza dire una parola, e senza guardarmi si avvicinò all'armadietto dei liquori, estrasse un bicchiere e si versò del liquido scuro al suo interno.
Il tutto con molta calma, come solo lui sapeva fare.
Perchè stava bevendo? Stava prendendo coraggio per dirmi cosa?
Soltanto quando il bicchiere arrivò alle sue labbra mi guardò.
Fù in quel momento che cominciai a non ragionare più.
Stava parlando con gli occhi, ma non potevo credere a quello che stava per accadere.
Era incredibile la connessione mentale e fisica che avevamo.
Mi parvero ore, ma probabilmente passarono pochi minuti.
Non appena il contenuto fu svuotato, posò il bicchiere sulla scrivania.
La sua calma e la sua consapevolezza mi mandarono ancora più fuori di testa.
In pochi attimi mi era vicino, fin troppo vicino.
Trattenni il respiro facendo di nuovo un passo indietro, fino a che la mia testa non incontrò la parete tappezzata di foto.
Schiusi le labbra, mi accorsi che tremavano appena, cercai in tutti i modi di farmelo passare.
Non perse tempo a passare il pollice su tutta la lunghezza del labbro inferiore.
Lui dovette accorgersene, perchè si fermò a pochi millimetri dalla mia bocca fissandola.
Qualsiasi cosa stesse pensando di fare volevo che accorciasse i tempi.
Mi spiazzò completamente prendendomi il polso. Poggiò il pollice sulla vena principale per ascoltare il battito, riuscivo a sentire il suo respiro sul mio palmo.
Se il suo obiettivo era cercare di calmarmi non ci stava riuscendo, anzi, ogni suo movimento sembrava accelerare il battito.
Mi sentivo completamente vulnerabile, quel battito accelerato era la mia silente dichiarazione.
Maledetto cuore.
Lewis:" Respira maják "
Non mi diede il tempo di chiedere cosa significasse, per niente scosso dalla mia reazione, avvicinò, stavolta con più decisione la sua bocca alla mia.
Le sue labbra sulle mie.
Le sue mani nei miei capelli.
Il suo sapore di whisky mischiato al mio.
Lo stesso sapore di whiskey di quella sera.
Era lui
Era sempre stato luiSPOILER (clicca per visualizzare)- Capitolo 9, i codici M9C6 e S9H0 citati da Anonimo, ossia Lewis, ecco cosa significano. M e C sono la prima e la terza lettera del cognome di Vivian, mentre 9 e 6, 96 è l'anno di nascita. Per quanto riguarda Lewis, allo stesso modo SH sono la prima e la terza lettera del cognome, che non si conosce, 90 è la data di nascita.
- Capitolo 24, durante la serata dei festeggiamenti di laurea Kyle si accorge che Vivian sta fissando Jane e Lewis che si baciano e cerca di consolarla. Non è assolutamente interessato a lei a livello sentimentale , si è solo affezionato a lei come persona. Lui sa tutto, dai messaggi telefonici alla serata al club. Kyle è come un fratello per Lewis.
Quel bacio era illegale.
Lottai per nn ascoltare il mio corpo, ma non c'era un angolo di me che non lo desiderasse.
Avevo sognato quel momento per mesi, e non sapevo di averlo già vissuto.
Vivian:" Che significa maják?"
Lewis:" Faro in russo. Una delle missioni sotto copertura che mi ha devastato di più, a Mosca. Sei l'unica luce in un mondo fatto di oscurità. Sei la labile verità di un destino pieno di menzogna "
Sei la labile verità di un destino pieno di menzogna
A suo modo quella era una dichiarazione.
Quella non era un apertura per lui, era una voragine.
Ero l'unica luce.
L'unica.
Probabilmente non aveva mai confessato una cosa del genere a nessuno,a parte Kyle, e il fatto che si fosse liberato lo faceva stare bene.
Poteva essere se stesso con me.
Non potevo sapere di quella missione in Russia, ma dalle sue parole era chiaro il combattimento interiore che gli avesse portato.
L'aveva odiata, probabilmente la detestava ancora, eppure gli era entrata talmente dentro da parlare in russo dopo un evidente calo di difese, dopo un bacio cercato e desiderato da entrambi.
Il mio signor Nessuno.
Il mio mister Ruggine.
Chi aveva detto che erano le donne ad essere complicate?
Edited by kihaad - 16/1/2019, 16:56