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    Capitolo 7 - Sueli




    " Ditemi: l’amore è compreso nell’amicizia o l’amicizia nell’amore?
    (Gotthold Ephraim Lessing)
    "








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    Venerdì sera.
    Finalmente potevo ascoltare la musica della band.
    Shane me ne aveva parlato tanto, mi aveva sfinita.

    La prima impressione che ebbi entrando nel locale fu positiva.
    Un misto tra un vecchio casale di campagna e un hangar di elicotteri abbandonato, il tutto in perfetto stile industriale. Apparentemente poteva sembrare una struttura pronta a chiudere, dalle mura candenti, nella realtà era molto curato, dalle luci, l'attrezzatura, tutto molto azzeccato.



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    Mentre la musica dei The Moon of Chile risuonava tra le mura io non riuscivo a fare a meno di stupirmi sempre di più, ad ogni minuto che passava, di quanto mi piacesse quel genere.
    Shane mi aveva detto che ero la loro più grande fan, ma sinceramente non l'avevo creduto. Credevo scherzasse, che esagerasse come suo solito.
    E invece avevo adorato ogni nota di quel breve concerto.
    Il genere era un misto tra blues rock, blues, pop rock.



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    Non era di certo il tipo di musica che si commercializzava meglio. Era estremamente difficile sfondare con quel genere musicale.
    Si poteva considerare di nicchia.
    Shane era consapevole delle difficoltà, ma la sua passione lo aveva portato a continuare imperterrito per la sua strada, senza scendere a compromessi, per dipiù musicali.
    E io non potevo fare a meno che sostenerlo, cosa che mi riusciva molto naturale dato che adoravo quella musica, e adoravo lui.
    Il suo timbro di voce, unità alle note e alla musica mi provocavano delle belle emozioni.
    E poi... Su quel palco, con il modo che aveva di cantare, era molto sensuale.
    Trasmetteva molto, ci credeva in quello che faceva.




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    Mi ero letteralmente incantata a guardarlo.
    Per un attimo il suo sguardo incontrò il mio.
    Mi resi conto in quel momento di essere presa da lui più di quello che pensavo.
    Non potevo crederci, ma era così. Negli ultimi giorni mi stavo cominciando ad abituare al fatto che non ero più la stessa di prima. Non ero più la solita ragazza a cui piaceva solo studiare, che non era interessata ai ragazzi.
    Mi sorrise anche, e se anche lui provasse lo stesso?



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    A fine esibizione June e io ci avvicinammo al palco.
    Guardai entrambi, nonostante la bruttissima settimana, non sembravano particolarmente giù di morale.
    Entrambi avevamo perso il lavoro al centro commerciale.
    Shane aveva deciso di non cercare un secondo lavoro per il momento, d'altronde lui aveva il posto fisso al laboratorio dell'ospedale, mentre June da subito aveva espresso l'urgenza di lavorare.
    Avevo accennato al prof del problema e si era offerto immediatamente di assumerla come barista.
    Io avevo scelto di lavorare come commessa nella sala souvenir, mi sembrava più facile.
    Entrambi nella stessa galleria, mi piaceva, avremmo avuto modo di stare tanto insieme.



    Shane ci guardò entrambe allo stesso momento, alternandosi tra me e lei.



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    Shane: " Allora? "

    June: " Cinque. Non avete suonato il mio pezzo preferito! "



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    Guardai prima l'una poi l'altro, capì dopo qualche secondo che era una nostra consuetudine dare un voto all'esibizione.
    Era bello vedere come fossimo legati, peccato che io l'avessi dimenticato.
    Peccato davvero.
    Risposi più tardi alla domanda, feci finta di nulla e sperai tanto che nessuno l'avesse notato, o che lo facesse notare.
    Sorrisi.


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    Sueli: " Undici. Eri perfetto su quel palco "


    La faccia di Shane era decisamente espressiva, la reazione alla risposta di June fù quella di mettere un finto broncio, ma appena dissi la mia, si aprì un largo sorriso.


    Shane: " Una critica e l'altra adulatrice. Cosa farei senza di voi ragazze..."


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    Sorrise ad entrambi.
    Era bello vederlo felice.
    A dire il vero era la prima volta che lo vedevo così luminoso, forse era merito della musica.
    Sicuramente era così.



    Shane: " Ad essere pignoli Bram ha sbagliato un paio di battute "



    Mi guardai intorno cercando questo Bram, ovviamente non sapevo chi fosse, quando sarebbe finita questa storia?
    Quando avrei recuperato la memoria?
    Ma Shane mi venne subito in soccorso.
    Mi fece una breve descrizione dei membri del gruppo.



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    Shane: " Bram è il batterista della band, mentre Violet suona il basso "

    Sueli : " Grazie "

    Shane: " Bram, un donnaiolo incallito, ci prova con tutte, ogni tanto fa centro. Violet è l'opposto, non l'ho mai vista con un ragazzo, molto timida "

    Sueli: " E tu? "

    Shane: " Io? Venite, andiamo a bere qualcosa "


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    Sorrisi divertita dalla mia stessa domanda.
    Mentre parlavamo ci spostammo al bar, il locale era pieno di gente, facemmo fatica ad arrivare al bancone.



    Shane: " Io sono un semi dio, sono ben al di sopra del semplice rapporto donna/uomo. Non vedi come risplendo? "




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    Shane prima sorrise, poi cominciò a ridere alla sua stessa frase.
    Era la persona più modesta che conoscessi, era ovvio che scherzasse.
    Mi aspettavo che mi rispondesse seriamente?
    No.
    Se lo speravo?
    Si.
    Non avevo ancora capito come si comportava con le ragazze.
    Era molto carino, membro di una band, un bravo chitarrista, non credo avesse problemi a rimorchiare una ragazza.
    Speravo davvero non stesse pensando ancora a June.




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    June: " Fai il modesto, ma potresti avere chiunque "


    Per un attimo lunghissimo June e Shane si guardarono, la sua espressione sembrava dire:
    Mi stai prendendo per il culo?
    Ma durò davvero poco, perchè Shane cambiò discorso.
    Io mi sentii in imbarazzo per loro, ma June non sembrava affatto disturbata.



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    Shane: " June, che fine ha fatto il vaso sul tavolo? "

    June: " Ah si, il vaso, beh... è caduto. Colpa mia, l'ho rotto. Valeva molto? "

    Shane: " No no, non ti preoccupare "



    Ascoltai distrattamente il discorso sul vaso.
    Continuavo ad osservare i due, e pensavo a quanto June fosse cambiata.
    Certo, io ricordavo una ragazzina, ma era talmente diversa che mi sembrava un altra persona.



    Luca: " Ciao "




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    Dietro June spuntò un ragazzo, sorrise guardandoci una ad una.
    Immediatamente June si girò verso di lui, e io capii di chi si trattava.

    Luca

    Beh carino.
    O forse no?
    Non lo sapevo ancora.



    June: " Ragazzi, vi presento Luca "



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    Dopo le presentazioni di rito, June non perse tempo a salutarci.
    Si allontanarono velocemente.


    Non sapevo che pensare di lui, era carino, non volevo giudicare senza conoscerlo.
    Mi girai verso Shane, doveva essere difficile per lui vedere la ragazza di cui è innamorato, o era, vederla con un altro.
    Mi resi conto troppo tardi che lo stavo fissando.



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    Shane: " Te l'ha detto "

    Sueli: " Si... "




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    Lo vidi storcere il labbro, poi sorrise.
    Mi venne spontaneo abbracciarlo.



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    Shane: "Non c'è bisogno. Davvero, sto bene. Era da tanto che volevo farlo, mi sento liberato da un peso "


    Ascoltavo le sue parole, ma mi sentivo talmente bene vicino a lui che non mi andava di lasciarlo andare.
    Non lo feci, rimasi immobile godendomi il suo calore.
    Potevo sentire il suo profumo da quanto ero vicina, il profumo della sua pelle.
    Era una sensazione strana, mi sentivo a casa.
    Sentivo che potevo fidarmi di lui cecamente.
    Ed era tutto quello che cercavo.



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    Shane: " Ehm...Sueli? "


    Mi staccai quel poco che bastava per guardarlo negli occhi.
    Gli sorrisi dolcemente.

    Quella settimana imparai molto su di me.
    Difficilmente arrivavo ad avere una decisione chiara su qualcuno o qualcosa, il percorso che mi portava verso l'obiettivo era lungo e difficile, e ci dovevo arrivare da sola.
    In pochi riuscivano a farmi cambiare idea.
    Per non dire nessuno.
    Da quando ero venuta a conoscenza di me e il prof, tutti avevano speso parole positive sul di lui, e io invece a chi continuavo a pensare?
    Shane.
    Conclusi che doveva esserci un motivo.
    Almeno lo speravo.

    E poi, beh non ero timida.
    Non lo ero prima, ma negli ultimi anni di sicuro avevo affinato questa mia caratteristica.
    Dal momento in cui guardavo le labbra di Shane a quando mi ci avvicinai passò davvero poco.
    Rallentai quando mi resi conto di averle sfiorate, ma lui rimase immobile.



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    Tornai in me quando sentii la sua risata.
    Che cavolo pensavo di fare?
    Oddiosanto.



    Shane: " Scusa...davvero. Non volevo, è che è tutto molto strano..."

    Sueli: " Scusami tu "

    Shane: " Non prendertela, non è che non mi piaci. Semplicemente sono abituato a vederti come...una sorella "



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    Perfetto.
    Non c'era niente di peggio che si potesse dire in una situazione del genere, ma lui era così.
    Badava poco ai modi e alle apparenze, prendeva tutto sullo scherzo.
    Avrei voluto scomparire.
    Cosa che a quanto pare mi era successa più volte quel mese.
    Il voler scomparire.

    La serata finì lì.
    Facemmo finta di niente, perlomeno di provammo.

    Mi sentivo come se vivessi l'esistenza di un'altra persona.
    Quanto altro tempo doveva passare prima che trovassi la mia strada?




  2. .
    CITAZIONE (PokeElysa @ 3/3/2021, 11:35) 
    Eccomi! Anche io sono riuscita a leggere tutta la storia in questi giorni, e che dire..UAO!
    Mi piacciono tantissimo i personaggi e la storia mi sembra sempre più interessante e avvincente.
    Il personaggio che preferisco più di tutti e June: è molto bella, ma non sono del tutto convinta che lei sia effettivamente così glaciale come voglia far credere, anzi, sono convinta che sia molto più tenera e dolce di quanto voglia invece mostrare! Aspetto solo che qualche bel tipino faccia breccia nel suo cuore (non come Luca, non mi convince questo ragazzaccio 👀 se ha tradito la sua morosa potrebbe tradire June in futuro).
    Sueli invece sta cercando di riprendere in mano la sua vita: chissà come dev'essere svegliarsi e vedere tutti più vecchi con un buco temporale di qualche anno 😢.
    Spero tanto in un ritorno di fiamma tra lei e il prof: prima o poi credo che possa ricapitare, del resto se è successo una volta.. Anche se, sono combattuta: e se poi invece si ribaltasse la situazione e accadesse qualcosa invece con Shane? Tuttavia spero che invece June si accorga di Shane, ma non so se la cosa possa creare squilibri tra le due amiche..
    Insomma sono piena di curiosità!! 😍 😍 😍

    Innanzitutto grazie per aver recuperato tutti i capitoli! :)
    in qualche modo mi ha sorpreso sapere che molti di voi tifine per June, è un personaggio particolare. Ma è una sorpresa positiva :)
    Insomma tu speri nelle coppie Sueli-prof, June- Shane, vedremo!!
    Sueli al momento sta cercando di riprendere in mano la sua vita, mentre June sa benissimo cosa vuole, si è visto, no ? XD

    grazie mille :*
  3. .
    Certo che brutto modo per venire a sapere di Theresa e Pj...
    Si, sapeva che usciva con un altro, ma non sapeva chi!
    Nonostante ci stia provando a farsela passare la cotta per Theresa, non ci riesce proprio, e io in fondo faccio il tifo per lui, spero che insista e non lasci stare! Spero abbia il carattere per dirle tutto e non fare la scelta più ovvia, ossia uscire con Jennifer...

    Molto bella questa foto, poetica :)
  4. .
    CITAZIONE (DalaiLama @ 26/2/2021, 10:53) 
    quanto mi è piaciuto sto capitolo?! me lo sono letta con gusto proprio, forse perchè ero curiosa dei pensieri e dei sentimenti del bel professore. immagino come possa essere difficile per lui stare lontano da sueli, ma è uno sforzo che deve fare per il suo bene.
    adesso voglio capire per quale motivo la frase che lei ha detto sul suo essere perfetto lo ha irrigidito. avrà aperto qualche ferita di screzi avuti in passato??
    la galleria d'arte è spettacolare. la sua costituzione ti ha permesso di fare foto con effetti di luce bellissimi. brava ;)
    staremo a vedere che ruolo sceglierà sueli.
    ma la tetesca si chiama viveka o vivenka? il bello è che già dalla frase in cui si presentava stavo leggendo con l'accento, poi continuando lo hai scritto proprio tu in maniera diversa e mi è venuto da ridere XD

    infine, vorrei aggiungere, che non puoi illudere i tuoi lettori... professori così belli all'università non esistono XD XD per lo meno io nella mia carriera non li ho mai incontrati. posso dire invece che ci sono professori con una forte dedizione e che amano la loro materia e riescono a coinvolgere i loro studenti.

    Grazie! Sappi che mi son divertita molto a scrivere questo capitolo, il motivo è legato a quello che hai scritto sui prof all'università :), mi spiego meglio.
    La dedizione e la passione di Lawrence verso l'insegnamento è un idea che mi è venuta proprio dal fatto che all'università avevo un prof che amava in maniera forte la sua materia, e che inevitabilmente, senza grandi sforzi, la trasmetteva a tutti quello che seguivano il suo corso. Era una meraviglia ascoltarlo, pensa che c'erano ragazze che venivano ad ascoltarlo pur non avendo quella materia nel loro piano di studi. E la materia era pure pallosa, storia delle dottrine politiche ( Platone Tucidite...). Ma! C'è un ma!! Non era carino come Lawrence ( ma era abbastanza giovane rispetto alla media dei prof negli atenei ), non si può avere tutto nella vita XD
    Il suo corso mi ha portato ad amare i filosofi greci, incredibile ma vero. I miracoli esistono 👏

    Grazie mille anche per la galleria, ti confesso che non mi aspetto venissero così bene, quella luce è stata un caso, sono piaciute tanto anche a me ;)

    Il nome è Vivenka, se da qualche parte ho scritto Viveka è perchè ho sbagliato ( come al solito...). Mi è piaciuto tanto anche descrivere lei e il suo accento, ogni tanto dobbiamo ridere 😂
  5. .

    Capitolo 6 - Lawrence




    " Quanto più mi piace fare qualcosa, tanto meno lo chiamo lavoro.

    (Richard Bach)
    "





    Camminavo a passi spediti lungo il corridoio, la lezione stava per iniziare, e io odiavo essere in ritardo, mi saltava tutto il programma della giornata.
    Ero un professore di storia dell'arte all'università di San Myshuno, e avevo la fortuna di essere molto seguito dai miei studenti. Anzi, spesso mi trovavo in difficoltà a doverli gestirli tutti, ricevevo molte richieste si partecipazione ai miei corsi, molto più di quelle che riuscivo a soddisfare.
    Ero molto fortunato, riuscivo quasi sempre ad instaurare un ottimo rapporto con loro.





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    Studentessa: "Professore, posso? "

    Lawrence:" Dimmi Claudia "



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    Cercavo di metterli a loro agio, ma nonostante tutto la maggior parte delle volte sentivo che avevano una sorta di timore nei miei confronti.
    Il ruolo che ricoprivo sicuramente non aiutava.
    Mi definivo una persona estrosa e vanitosa, il mio abbigliamento raccontava una parte di me, senza alcun dubbio.
    Non sopportavo la maleducazione.
    Evitavo le persone con troppi filtri, preferivo la trasparenza.
    Amavo camminare a piedi scalzi , possibilmente una superficie che avesse tepore.
    Odiavo le cravatte.
    L'idea che la società aveva di me era di una persona sicura, un uomo deciso, qualcuno su cui fare affidamento.
    Lo ero davvero?
    Chi ero io per saperlo davvero? Nessuno.
    Il giudizio su me stesso lo lasciavo agli altri.

    Sicuramente il mio aspetto fisico non aiutava i miei alunni/e a rilassarsi guardandomi negli occhi, l'eterocromia era un fenomeno raro, spesso parlavo al vento mentre loro guardavano le mie pupille in maniera insistente.
    Insistente era anche la parola adatta per descrivere alcune alunne che mi avevano tentato, in più occasioni, in situazione compromettenti.
    L'unica cosa che davvero volevo evitare, era quello di essere messo in mezzo ad uno scandalo, l'università di San Myshuno era secolare e prestigiosa, e io amavo profondamente il mio lavoro.
    E poi era arrivata Sueli, a quel punto tutti i miei buoni propositi erano andati a quel paese.

    E poi c'erano loro, i miei studenti
    Avevamo sempre mille domanda, mille problemi da pormi, ma amavo profondamente stare in mezzo al loro.
    Cercavo in tutti i modi di accontentarli.

    Mi tolsi gli occhiali, la mia mano sinistra giocava con l'asticella, una gestualità a cui non facevo neanche più caso.



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    Claudia " Oggi dovrei consegnarle il primo capitolo della tesi, ma non sono riuscita ... la stampante della sala studio è rotta "

    Lawrence:" Vai pure nel mio studio, la password del computer è ateneo20 "

    Alunno:" Professore? "



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    Lawrence: " Non mi sono dimenticato, David. Vieni da me domani alle 16.00 "

    Alunno: "Grazie professore "



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    Ogni volta che entravo in quell'aula mi investiva un forte odore di legno e quel classico sentore di carta vecchia. Mi ricordava ogni giorno quanto fosse secolare la struttura su cui si fondava l'ateneo. Si creava un forte contrasto tra le moderne suonerie dei telefonini e il rumore del pregiato parquet che rivestiva il pavimento.



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    L'università di San Myshuno era una delle più antiche della paese, ero onorato di insegnare lì.
    Insegnavo arte contemporanea, ma non ci ero arrivato immediatamente. Dopo la laurea in storia dell'arte cercai di seguire la mia più grande passione, dipingere. Non riuscii mai a sfondare, provai per un periodo a vendere i miei dipinti, ma senza successo.
    Ero di buona, anzi, ottima famiglia, i soldi non erano mai stati un problema, ma per nessuna ragione al mondo avrei mai comprato il successo. In compenso fui notato come critico d'arte, un conoscente di mia madre mi offrì la cattedra all'università.
    Fù proprio in mezzo ai ragazzi che capii qual 'era la mia strada.
    Ero felice di stare in mezzo a loro, e loro sembravano essere felici di avere un professore con un enorme passione verso l'insegnamento e la materia.
    Forse non ero abbastanza bravo a dipingere, ma scoprii di essere capace ad insegnare.


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    Avevo dato delle direttive precise all'ateneo, le mie classi non dovevano superare un determinato numero a trimestre, cosa che variava a seconda del periodo. Tutto ciò mi permetteva di instaurare un rapporto con ognuno di loro, e permetteva loro di capire che potevano chiedermi quello che volevano, se avevano problemi con qualche tesina, paragrafo o anche un breve passaggio della lezione, dovevano venire da me.
    Ovviamente tutto questo comportava dei ritmi lavorativi che spesso eccedevano le normali ore lavorative, ma non mi era mai importato.



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    Subito dopo le elezioni facevo ricevimento al mio studio, i problemi da risolvere erano tanti e diversi, e spesso uscivo dall'università a tarda ora.
    Lavoravo tanto, ma ero felice così.



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    Avevo perso il conto di quanti studenti avevo ricevuto quel pomeriggio, non mi ero fermato neanche per un caffè, ero solito saltare il pranzo per cenare direttamente la sera.
    Mi alzai per sgranchirmi le gambe, feci il giro della scrivania, sfogliai dei fogli soffermandomi sulla tesina di una studentessa, un ragazza giovanissima con uno spiccato senso critico nei confronti dell'arte astratta.
    Forse era la stanchezza, o forse era il continuo pensiero di Sueli nella mia mente, ma non riuscivo a concentrarmi.
    E per me era una cosa inconcepibile.
    Per di più sul lavoro.
    Continuavo a ripensare al nostro incontro, quanto fosse difficile stare lontano da lei.
    Fare finta di nulla era la cosa più difficile.


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    DUE GIORNI DOPO





    Quella mattina, puntuale, ero in aula per il corso.
    La mia vita era scandita dai soliti orari, spesso gli argomenti si ripetevano, ma non mi annoiavano mai.
    Mai.
    Scrissi il tema successivo alla lavagna, ero solito farlo ogni volta per la lezione successiva.


    Sueli: " Buongiorno professore "


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    Lawrence: " Ciao Sueli "



    Non ero sicuro sarebbe venuta davvero.
    Non ci eravamo lasciati molto bene l'ultima volta.

    Entrambi di poche parole.
    Lei però, a differenza mia, sembrava molto imbarazzata.
    Non potevo capirla, non ero io quello con un amnesia.
    L'unica cosa che potevo fare era alleviare questo suo disagio, distraedola.
    Posai il gesso e mi avvicinai ad un armadietto, lo aprì e presi dei fogli.
    Ruppi il silenzio.


    Lawrence: " L'attestato di laurea firmato. Scusami se ti ho fatto aspettare così tanto"


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    Le diedi i fogli, che velocemente sparirono all'interno della sua borsa.
    Gli sorrisi leggermente.
    Fece altrettanto.



    Sueli: " Ci mancherebbe, grazie mille "



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    Un'altra pausa.
    Un altra espressione imbarazzata.
    Ogni volta che si trovava di fronte a me sembrava volersi dileguare.
    Disperdersi in fuga precipitosa, manco fosse cenerentola.
    Mi sembrava tutto così strano.


    Lawrence: " Come stai? "

    Sueli: " Bene, benissimo "


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    Alla mia domanda rispose velocemente, troppo velocemente.
    Senza pensarci nemmeno un istante.
    Accompagnò maldestramente un sorriso forzato.
    Sul mio volto apparì un indecifrabile espressione divertita.


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    Lawrence: " Ti rendo nervosa "

    Sueli: " No "

    Lawrence: "E 'strano vederti così "

    Sueli: " No, non mi rende nervosa. Perché sarebbe strano poi? "

    Lawrence: " Non eri esattamente il tipo di persona che si imbarazzava per nulla, anzi, a volte piaceva a te mettere a disagio gli altri "


    Non la rendevo nervosa.
    No.
    Era solo in un tremendo imbarazzo, ma non era la stessa cosa.
    Avrei voluto sorridere di nuovo, ma no lo feci.
    Non mi avrebbe creduto se le avessi detto che non l'avevo mai vista in imbarazzo fino a quel momento.




    Lawrence: " Secondo me è solo questione di tempo, tornerai quella di prima "


    La vidi respirare profondamente, chiuse per un attimo gli occhi



    Sueli: " Non credo "


    Era evidente che non ne parlava con piacere.
    Era meglio troncare l'argomento.
    Quello che proprio non riuscivo a fare era evitare i suoi occhi.
    Mise una mano sulla fronte passandosi una mano nei capelli.
    L'avrei voluto fare io.



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    Sueli: " Non è un bellissimo periodo. Sto cercando lavoro "

    Lawrence: " E il part time da Morrey? "

    Sueli: " Quando sono uscita dalla clinica mia madre mi ha detto che ha dovuto prendere una sostituta prima che tornassi, quindi ho perso il lavoro "


    Ci fu un altro momento di silenzio, stavolta fui io a prendermi qualche secondo di riflessione.



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    Lawrence: " Se vuoi posso aiutarti "

    Sueli: " No, grazie "


    Ancora una volta, senza neanche accorgermene, rispose senza pensare.
    Non riusciva a controllarsi, dovevo ammettere che quel suo nervosismo mi faceva piacere in qualche modo.

    Il mio pomo d'Adamo andò su e giù velocemente.
    Avrei potuto prendermi gioco di lei in quel momento, ma non era mia intenzione.
    Feci finta di nulla.

    Lawrence: " Sappi che questa offerta non ha nulla a che fare con il nostro passato, te l'avrei proposto comunque. Credimi. Ho una galleria d'arte in centro, ci sono diversi posti disponibili "



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    Sueli: " Ho davvero bisogno di lavorare, la sua proposta mi fa molto piacere, anche se per me non è facile... "

    Non avrei permesso assolutamente che la nostra storia potesse essere d'intralcio per la sua vita.
    Potevo aiutarla, volevo si fidasse di me.
    La interruppi.

    Lawrence: "Anche per me non è semplice, ma la vita va avanti. A prescindere da quello che è successo, dal fatto che non stiamo più insieme. Io ci sarò sempre per te, per me sarai sempre una persona importante. Cercherò sempre di aiutarti "


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    Dissi tutto senza fermarmi.
    Con estrema decisione e tranquillità.
    La guardai dritto negli occhi, volevo si fidasse di me.
    Il suo sguardo era stranamente incerto, mai mi sarei abituato a vederla così.


    Sueli: " Detto così...non voglio la sua carità "

    Lawrence: " Mi servirebbe davvero qualcuno alla galleria, nessun favore "

    Sueli: " In questo caso, di cosa si tratta? "

    Lawrence: " Ci vediamo domani alle dieci, ti mando l'indirizzo della galleria "


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    IL GIORNO DOPO - GALLERIA D'ARTE JOHNSTHON






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    Il giorno dopo, puntuale si presentò all'appuntamento.
    Era una bellissima giornata di sole.
    Il caldo non mancava mai a San Myshuno, ma quel giorno c'era una temperatura perfetta, nè troppo caldo, nè troppo freddo.
    Sueli guardava ovunque, era curiosa.
    Un tratto che riconoscevo in lei.
    La curiosità.




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    Sueli: " Che bella luce che si crea al mattino, bella questa stanza, davvero "

    Lawrence: " Merito della giornata "



    Si stava sicuramente facendo un sacco di domande, su di me, su quell'edificio.
    Era una scena che in qualche modo avevo già visto.
    Riviverla era surreale.
    La portai a fare un giro per la struttura, non c'era nessuno, avevo di proposito scelto un orario in cui la galleria era chiusa.




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    Lawrence: " Questa è la sala di arte contemporanea, qui vengono esposti i quadri di artisti locali e non "

    Sueli: " Questa galleria è aperta da molto? "

    Lawrence: " La sala di arte contemporanea sì, è aperta da molto tempo. Da pochi mesi è stata costruita la zona bar, la sala dei piccoli artisti, e il negozio souvenir. Per questo ho bisogno di aiuto "

    Sueli: " È una società, o è tutto suo?

    Lawrence: " La seconda "



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    Ecco le domande che aspettavo.
    Non erano domande utili, ma semplici curiosità.
    Era bello vederla felice, le brillavano gli occhi.
    Sapevo del suo sogno da adolescente di lavorare in una galleria d'arte.
    Non era esattamente la stessa cosa svolgere un ruolo di commessa o barista, ma era pur sempre qualcosa.



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    Nel frattempo, continuai il tour facendole vedere il negozio.
    La stanza sulla quale si soffermò di più fu quella della sala dei piccoli artisti.
    Avevo deciso di creare un piccolo angolo, dove i bambini potessero esprimere la proprio creatività a loro modo, senza nesun tipo di costrizione.
    Ne rimase incantata, si vedeva dalla sua espressione.
    Non mi riteneva capace di una scelta del genere?



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    Sueli: " Lo devo ammettere, questa stanza mi ha stupito "

    Lawrence: " Mi vedi come un mostro senza cuore? "

    Sueli: " Lei è perfetto professore, è quello il problema "



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    Sueli: " Troppo perfetto "



    A quella frase mi irrigidì.
    La mascella di serrò involontariamente, ma durò solo qualche instante.
    Ci fu qualche minuto di silenzio dopo quella frase.
    Passammo alla sala bar.
    Le spiegai che i tavoli e le sedie del bar erano pezzi unici.
    Erano donazioni di artisti.
    Il fatto di essere un personaggio pubblico mi aiutava nelle conoscenze, dovevo ammetterlo.
    Nel tempo avevo intenzione di trasformarlo in un cafè letterario, perlomeno era quello l'intento.



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    Lawrence: " È tutto nuovo. Non è stato neanche ancora inaugurato. Non ci sono competenze particolari, i posti da assegnare sono come barista e come commessa al negozio. Puoi scegliere tu quale vuoi, ma di questo ne puoi parlare con Viveka "


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    Non ebbe il tempo di assimilare le nuove informazioni, Vivenka si presentò di fronte a lei.
    Un forte accento tedesco rossetto rosso fuoco e un carisma che sembrava volesse uscirle fuori.
    Le strinse la mano più del dovuto.
    Io rimasi poco distante da loro.



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    Viveka: " Viveka Wagner, molto piacere "

    Sueli, " Sueli Camila Rocha, piacere mio "

    Viveka: " Sono siculo che antremo d'accordo, teve solo seguire la mia linea "




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    Sueli Fece fatica a rispondere al sorriso di Vivenka, in pochi secondi la sì allontanò tornando da dove era venuta, sparendo dalla nostra vista.
    Gli occhi smarriti di Sueli cercarono il mio sguardo.
    Una bella sensazione.


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    Vivenka era severa, di questo ero consapevole.
    Era un tipo decisamente tosto, ma un ottima collaboratore per la gestione di una galleria.
    Io non c'ero mai, mi fidavo ciecamente di lei.



    Sueli: " Lei professore immagino non ci sia mai "


    Mi fece tenerezza.
    Pensai ad altro senza volerlo.
    Feci finta che quell'improvviso attaccamento fosse legato a me, e non alla paura di rimanere sola con Viveka.
    Le sorrisi.


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    Lawrence: " Non ti preoccupare, è un cane che non morde "

    Sueli: " Beh, non ne sarei così sicura "

    Lawrence: " Fidati di me. È una persona molto severa, con gli altri e con sé stessa, ma è un'anima buona. Devi solo imparare ad andare oltre le apparenze con lei "

    Sueli: " Ok, se lo dice lei. Grazie "

    Lawrence: " Penso di averti detto tutto, ora devo andare. Tu rimani quanto vuoi, fai amicizia con Viveka, ambientarti. Decidi le tue mansioni "

    Sueli: " Buona serata, e grazie "

    Lawrence: " Anche a te "



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    Dovevo andarmene.
    Dovevo lasciare quella stanza prima di chiederle o fare qualcosa di cui mi sarei pentito.

    Mi incamminai per qualche metro mettendomi le mani in tasca.
    Mi fermai di fronte all' ascensore, premetti il pulsante e rimasi in attesa.
    Sperai tanto che l'ascensore arrivasse velocemente.

    Era glaciale nei miei confronti.
    Un muro di ghiaccio.
    Per il mio bene e il suo, l'unica cosa che potevo fare era starle lontano.
    O meglio, potevo aiutarla.
    Da amico.
    Anzi, da professore, dato che per lei ero solo e soltanto quello.

    Sentivo i suoi occhi addosso



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    Sueli: " Professore? "


    Le porte dell'ascensore si aprirono e io entrai.
    Mi girai immediatamente alla sua voce.



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    Sueli: " Mi dispiace. Mi dispiace tanto "




    Alla sua frase mi girai verso il quadro per premere il numero del piano, sorrisi nel vuoto guardando verso il basso.
    Un sorriso amaro.


    Lawrence: " Già "


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    Un istante dopo le porte si chiusero lasciandomi da solo con i miei pensieri.





  6. .

    Capitolo 5 - June




    " Le brave ragazze vanno in paradiso. Le cattive ragazze vanno dappertutto.

    (Mae West)
    "





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    Maglietta, scarpe da ginnastica e jeans.
    Beh non proprio jeans, una gonna di jeans, rimaneva comunque un abbigliamento piuttosto semplice.
    Non volevo che sembrasse un vero appuntamento, d'altronde non mi interessava neanche più di tanto farlo apparire come tale.
    Avevo scelto un bar vicino casa, ossia di fronte al centro commerciale dove lavoravo.
    Non era una scelta casuale, in linea d'aria era a trenta metri da casa e dal posto di lavoro, nel caso avessi cambiato idea.
    D'altronde non conoscevo per niente camicia rosa.
    Una volta di fronte al luogo stabilito vidi il tizio da lontano.
    Sorrisi nel vuoto, era incredibile, non mi aveva neanche detto come si chiamava.
    Sapevo il suo nome dalla carta di credito, certo, ma non era la stessa cosa.
    Con mia sorpresa quella situazione non mi impauriva per niente.
    Ero tranquilla.
    Continuavo a ripetermi sempre e solo una cosa.
    Non avevo nulla da perdere.


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    Lui fumava.
    Sembrava a suo agio nel ruolo di conquistatore pronto a mettere l'ennesima tacca sul quaderno delle prede.
    Non aveva capito niente.
    Appena si rese conto della mia presenza mi vide mi venne incontro.



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    Luca: " Ciao "

    June: " Ciao, finisci di fumare o entriamo? "

    Luca : " Entriamo "



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    Nel giro di pochi secondi si sbarazzò della cicca di sigaretta e prendemmo posto di fronte al bancone.
    Il bar era semi vuoto, per il resto non era niente di che.
    Il solito Starbucks.


    Lo guardai prendere posto come se stesse sul divano di casa con una birra in mano, e sua sorella a fianco.
    Una nonchalance e un sorriso da stronxo come pochi.
    Probabilmente un carattere calmo e pacato, simbolo di sicurezza personale.
    Cominciai finalmente a capire perchè fosse attraente.
    Non era bellissimo, particolare, ma non eccezionale.
    Poche parole, ma sicuro e calmo.
    La ragazze non amavano i ragazzi indecisi. Un movimento, un sorriso al momento giusto, un gesto fatto bene convinceva più di mille parole.


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    Luca: " Sei di una bellezza sconvolgente "

    June: " Si, vabbè..."

    Luca: " Fammi capire, non ti piacciono i complimenti? Insisto, stavi bene anche con quell'orrenda divisa da lavoro "



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    Dal tono con la quale aveva pronunciato l'ultima frase non era abituato a fare complimenti. Si era per caso offeso?
    Per tutto il discorso non mi aveva tolto lo sguardo di dosso.
    Ricambiai il suo sguardo per qualche secondo, prima di rendermi conto che era sincero.
    Era incredibile quanto si sentisse a suo agio, si muoveva fluidamente come se ci conoscessimo da mesi.
    Neanche io ero capace di tale seraficità con un ragazzo che non conoscevo.
    Girò lo sgabello verso di me, prese uno stuzzichino dal bancone del bar masticandolo velocemente.



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    June: " Sei serio "

    Luca: " L'hai già fatto al centro commerciale, poi mi spieghi come fai a capire quando dico una caxxata. In questo caso non lo era. "

    June: " Per quello mi ci vorrebbe più di un solo appuntamento "

    Sorrisi pensando al fatto che quella era l'ultima e unica volta che lo vedevo, e l'avevo volutamente sottolineato.
    Allungai la mano verso il caffè avvicinandolo a me, abbassai lo sguardo di proposito.
    Solo allora mi resi conto che non ci eravamo presentati.


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    June: " Mi chiamo June "

    Luca: " Luca "

    June: " Lo so. La carta di credito "


    Alzai lo sguardo a quel nome Italiano, mi piaceva come suonava.
    Guardai lo zucchero sul tavolo, ma feci un sorso di caffè amaro, ovviamente.
    Accavallai le gambe girando il mio busto verso di lui.


    Luca: " Perspicace "

    June: " Carino "

    Luca: " Tu di più "


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    June: " Luca, sei fidanzato? "



    Luca voleva sorridere, ma si trattenne visibilmente.
    Cominciò a capire com'ero fatta.
    La mia domanda, eccessivamente diretta, non lo scosse particolarmente, anzi, nei suoi occhi lessi un principio di eccitazione.
    Abbassò lo sguardo sul proprio caffè aprendo la bustina di zucchero.


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    Luca: " Diciamo di si "

    June: " Si o no Luca? "


    A quel punto aspettai che mi guardasse dritto negli occhi, l'unica cosa che non riuscivo a sopportare erano le bugie.
    Luca alzò il mento alla mia altezza, mi guardò intensamente negli occhi.


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    Luca: " Si "

    June: " Perfetto "

    Luca: " Scusa? "



    Perfetto.
    Tra di noi c'era attrazione, azzardavo che fosse anche forte, ma non potevo saperlo con certezza, perlomeno non ancora.
    Non cercavo l'amore, di certo non una storia seria.
    Il fatto che avesse la fidanzata mi salvava da un eccessivo attaccamento.




    June: " Abito dall'altra parte della strada, vuoi venire da me? Unica condizione, nessun coinvolgimento sentimentale "



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    Luca rise scuotendo la testa, era chiaramente incredulo, mi guardò di nuovo per accertarsi che fossi seria.
    La sua espressione cambiò del tutto improvvisamente, ingoio il caffè tutto in una volta.



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    Dieci minuti dopo eravamo a casa, il tempo di chiudere la porta principale e mi ritrovai schiena a muro.



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    Non mi era attaccato addosso, ma in qualche modo lo percepivo sulla pelle.
    Era ovunque, senza eccedere, esattamente dove lo volevo.
    Non ci avevo visto male, il ragazzo sembrava saperci fare.
    Anche se ero dell'opinione che non esistevano ragazzi che ci sapevano fare e quelli che non.
    Semplicemente esistevano delle persone compatibili fra loro. Quando determinati comportamenti andavano a braccetto con quelli dell'altro, ecco che compariva l'alchimia.
    Per fortuna esisteva anche solo l'attrazione fisica, senza coinvolgimenti sentimentali e rotture varie.

    Passava dai miei occhi alle mie labbra, la sua eccitazione era palese, e io non ero da meno.



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    Luca: " June? "

    June: " Si? "


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    Non mi aveva staccato gli occhi da dosso, il suo sguardo era fisso nel mio, ma nessuno dei due si mosse.
    Stava esitando, non capivo perché dato che era partito così diretto appena eravamo entrati in casa.
    Non mi sembrava il tipo da ansia da prestazione.
    Ah sì, ecco!
    Probabilmente si stava facendo dei scrupoli nei confronti della fidanzata.
    Mi sentii complice del tradimento, ma nonostante tutto non mi fermai.
    Non lo fermai.
    Volevo continuare a vivere con lo stesso motto.
    Vivere la vita a pieno.




    Luca: " Niente "



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    Per qualche secondo dimenticai di tutto, persi la ragione come poche volte mi era successo, intensificai senza volerlo il bacio avvicinandomi ancora più a lui e afferrandogli la testa con le mani.
    Avevo avuto altre storie negli ultimi mesi, non cercavo emozioni.
    Evasione, pura voglia di non pensare a niente.
    Fui io a mettere un freno a quel bacio, troppo intimo, troppo di tutto.
    Il bacio era più intimo del sesso, ragione per cui dovevo limitarlo.



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    Qualche secondo dopo mi ritrovai sul tavolo della cucina.
    Era esattamente quello che cercavo, lui non si pose nessun tipo di problema.
    Qualcuno avrebbe potuto definirlo stronxo, e non per una ragione soltanto.
    Punto primo stava tradendo la sua fidanzata senza alcun rimorso.
    Secondo, stava per andare a letto con una sconosciuta.
    Terzo, né io né lui ci stavamo facendo problemi sul fatto che eravamo in una cucina, qualcuno sarebbe potuto entrare da quella porta in qualsiasi momento, e inoltre alla nostra destra avevamo una finestra che affacciava sul vicinato.



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    Mi sembrava tutto perfetto.
    Ero consapevole di essere cambiata tantissimo negli ultimi mesi, cosa mi aveva portato a comportarmi così?
    Un giorno ci avrei fatto i conti, su quello non ci pioveva.
    Nel frattempo volevo godermi la vita, e in quel momento c'era Luca che mi aiutava a farlo.
    Mi fece sentire tremendamente bene, non pensai a nulla per l'ora successiva.
    Andare a letto con degli sconosciuti non era nei progetti a lungo termine quando ero adolescente, ma a volte la vita ci stupisce.
    Se l'avevo già fatto?

    Si.



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    Luca era decisamente il tipo giusto.
    Più passavano i minuti, più ne ero sicura.
    Era fidanzato, problema sentimentale escluso.
    Avevamo una bella alchimia, il piacere fisico era garantito.


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    Scivolando sul tavolo distesa sentii il rumore del vaso di vetro rotto per terra.
    Per un attimo mi venne da ridere, come in un film!
    Irruento e strafottente.
    Ma quella era la realtà, dovevo rimanere razionale.



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    In effetti potevo ripensarci sul fatto di rivederlo, sarebbe stato un peccato precludermi altri bei momenti.






    Edited by kihaad - 23/2/2021, 11:23
  7. .
    CITAZIONE (Clover~ @ 18/2/2021, 10:56) 
    Ma infatti io mai fatte parole con verbi. Sono i nuovi utenti che vengono e stravolgono tutto :asd:
    Cmq verbi o non, ricordate che non si vince il premio nobel per un giochino

    Ehy, calma, è tutto ok :)
    Appunto perchè è un giochino ho solo consigliato come poter far si che il tutto scorra in maniera più fluida e veloce.
    Forse dai post non si capiscono bene i toni, ma l'ho detto così, con la faccina della scimmia 🙈
  8. .

    Capitolo 4 - Shane




    " Non conta da dove vieni, ma dove stai andando.

    (Ella Fitzgerald)
    "






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    Mi annoiavo.
    Lavorare in un laboratorio di un ospedale poteva essere anche stimolante, a patto che a decidere cosa fare non fosse qualcun'altro.
    Non era sempre così, c'erano dei momenti in cui il boss mi lasciava condurre esprimenti e ricerche, ma per il resto era un lavoro ripetitivo e noioso.
    Non ero uno sprovveduto, mi rendevo conto che avere un posto fisso per un ragazzo di 26 anni appena laureato in biologia, era il sogno di molti.
    Ma non per me, io non avevo mai sognato nulla di così, come dire... statico.
    Allora perché avevo scelto Biologia?
    Me lo stavo ancora chiedendo!
    Ero bravo in quello che facevo, perlomeno era quello che mi avevano sempre detto i professori.
    All'università mi offrirono anche un posto di assistente, ma rifiutai.
    Troppo impegnativo.
    Troppo istituzionale per un tipo come me.
    Facevo due lavori, la mattina al laboratorio, e il pomeriggio al centro commerciale.
    Entrambi pagavano abbastanza bene, ma avevo un esagerato bisogno di denaro.
    Insomma ero obbligato a quella vita.
    In realtà ero tutt'altro, la mia vita era la musica, sognavo di diventare un cantautore.
    Mentre lavoravo mi capitava spesso di pensare alla band, a qualche ritornello musicale.


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    Mentre lavoravo spesso ero da solo, il principale si occupava di dettare ordini e andava via, a fare non so cosa.
    Io eseguivo soltanto.
    Il nostro lavoro consisteva nell'assemblare medicine, analizzare il sangue, esaminare qualsiasi tipo di organo del corpo umano.
    A volte mi dilettavo a fare esperimenti personali, quando possibile.
    Era anche capitato di dover aiutare il boss per delle ricerche importanti, allora si che ero stato felice di fare straordinari.
    Per il resto, odiavo rimanere rinchiuso per troppe ore nel piano sotterraneo di quell'ospedale, non era proprio nella mia indole, volevo essere libero.
    Eppure, in qualche modo era uscito a trovare un giusto equilibrio tra doveri e piaceri.

    Afferrai il contenitore delle analisi, prima di andare via dovevo controllare che fosse tutto in ordine.



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    Sueli: " Ciao Shane "


    Per poco non mi saltava tutta la provetta di urina!
    Ma da dove cavolo era spuntata!?
    Non l'avevo proprio sentita.


    Shane: "Sueli, ma che cavolo, per poco non mi pisciavo addosso! "

    Sueli: " In che senso? "



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    La guardai e scoppiai a ridere, mi resi immediatamente conto del fraintendimento.
    Lei era seria, espressione sorpresa, ma era un classico.
    Io la prendeva in giro e lei non se ne rendeva mai conto.


    Shane: " La pipì, la provetta, lo spavento... Ma ti devo sempre spiegare tutto?! "



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    Finalmente rise anche lei.
    Era davvero bello vederla di nuovo sorridere, mi era mancata tanto.
    Tantissimo.
    Come l'aria.
    Certo avrebbe potuto avvertirmi che sarebbe venuta al laboratorio, ma vabbè ...


    Shane: " Immagino tu sia venuta per le medicine "


    Il piano medico di Sueli prevedeva dei medicinali per il mal di testa.
    Dopo un amnesia poteva capitare di soffrire di forti emicranie.


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    Sueli: " No, veramente volevo vederti "

    Shane: " Come vanno i mal di testa? "

    Sueli: " Sto bene. Non ho mai preso neanche una medicina "

    Shane: " Allora meglio, non prenderle se non ti servono "

    Sueli: " Ok, senti... "

    Shane: " Abbiamo tante cose da raccontarci. A proposito, venerdì sera vieni al locale? ...No un momento forse non ricordi..."




    No, lei non poteva sapere del gruppo, e del fatto che suonavamo ogni venerdì.
    Mi sembrava tutto molto strano.
    Conoscevo Sueli da molti anni, più che un'amica per me era una sorella, sapeva tutto di me, così come io di lei.

    Le sorrisi rilassandomi e spiegandole per filo e per segno che tipo di musica facevamo, sottolineando che lei fosse la nostra fan numero uno, e non esageravo!



    Shane: " Se mi aspetti cinque minuti facciamo una passeggiata tornando a casa, il mio turno è finito "


    Sueli: " Sì, mi fa piacere "




    Mi sorrise di nuovo.
    Non capii quanto mi fosse mancata fino a che non vidi i suoi sorrisi quel giorno.



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    Camminammo sotto al sole tra le strade di San Myshuno.
    Non fu esattamente la cosa più rilassante del mondo.
    Trentadue gradui all'ombra, gradi, smog, macchine che passavano.
    Per un attimo rimpiansi le lunghe camminate in mezzo alla natura del paesino di cui ero originario.



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    Sueli: " Scusa se ti faccio delle domande un po' strane, sto cercando di rimettere in ordine i pezzi "

    Shane: " Sono qui per questo, Mila "

    Sueli: " Mila ?! "

    Shane: " Ecco partiamo dalle cose fondamentali. Mila deriva da Milano. Una sera venisti al pub con due scarpe di diverse, simili tra loro, ma diverse. Non volendo ammettere lo sbaglio, sei sempre stata testarda, dicesti che avevi visto in Tv una sfilata di moda a Milano, una di quelle anteprime di stagione, e che andava alla grande! Ecco, da allora per me sei Mila. Ovviamente non potevo chiamarti Milano, sei troppo carina per essere coniuga al maschile, e sei anche fortunata che non amo il calcio, hai rischiato di chiamarti Milan! "



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    Alla fine della mia spiegazione si fermò un attimo fermandosi in mezzo al marciapiede, schiuse le labbra che si aprirono poi in un lento sorriso



    Sueli: " Dio santo, tu sei folle "



    Misi le mani in tasca continuando a camminare, sorrisi stringendo le labbra guardando il marciapiede


    Shane: " No veramente tra i due la pazza sei tu "

    Sueli: " Io? Ma se ho paura della mia ombra! L'ultima cosa che ricordo, avrò avuto 15 o 16 anni, è che non volevo andare a Windersburg per una gita perché non volevo lasciare i miei genitori, volevo mia madre "

    Shane: " No Mila, credimi sei cambiata in questi anni. Da come lo dici ho l'impressione che tu creda di essere una brutta persona. Piccola, sei tutt'altro. Sei stata una bravissima studentessa, folle al punto giusto, appassionata, ami la vita. Il tuo mondo è decisamente a colori "


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    Mi girai verso di lei a guardarla per un attimo negli occhi, lei abbassò lo sguardo, il suo sorriso scomparve nel giro di pochi secondi.
    Quello sguardo mi fece sprofondare in un abisso che credevo aver dimenticato.
    Ma certe cose non si dimenticano mai.
    Mai.



    Sueli: " Ero "

    Shane: " Lo sei

    Sueli: " Vorrei avere la tua convinzione "

    Shane: " Lascia stare il passato, pensa al futuro, quello che conta è quello che costruirai d'ora in poi "


    Mi faceva quasi male la sua insicurezza.
    Stavo cercando un modo per alleggerire il discorso, ma ci pensò lei.



    Sueli: " Io e te che tipo di amicizia avevamo? "

    Shane: " Buoni amici, direi ottimi amici. Sei quasi mia sorella "



    Inarcai le sopracciglia involontariamente, che domanda era?
    Alla mia risposta fece una smorfia involontaria con le labbra, forse lei non lo ricordava, ma io lo conoscevo troppo bene, era un gesto che faceva quando era imbarazzata.
    A dire il vero le poche volte che l'avevo vista in soggezione .



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    Facemmo qualche metro in silenzio, poi ci salutammo all'incrocio.
    Mi promise che sarebbe venuta al locale a sentire la mia musica.
    Tornai a casa con il sorriso sulle labbra, ero felicissimo di averla vista.






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    Ma non appena varcai la soglia di casa non potetti fare a meno di pensare alla settimana prima, quando avevo finalmente detto a June cosa provassi per lei.
    No, i miei sentimenti erano i stessi, non potevo cambiare quello che sentivo nell'arco di pochi giorni, ma stavo forzando me stesso a pensare ad altro.
    Mentalmente volevo essere libero, ci dovevo provare.



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    Dividevo la stanza con Bram, il batterista del gruppo, mentre June aveva una stanza singola.
    La solita fortuna di essere ragazze.
    Presi il portatile.
    Ogni sera verso quell'ora io e mia sorella ci vedevamo tramite video chiamata.




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    Grace era di buon umore quella sera, la video chiamata passò molto velocemente e chiusi con un sorriso sulle labbra.


    La nostra situazione familiare non era per niente semplice, mio padre era venuto a mancare sette anni prima, e con la sua scomparsa mia madre aveva cominciato a bere e a giocare d'azzardo, fino a indebitarsi in modo spropositato.
    Quando avevo diciassette anni nostra madre entrò in riabilitazione, mentre io e mia sorella ci trasferimmo a San Myshuno. Mentre io frequentavo l'ultimo anno di liceo, dove tra l'altro conobbi Sueli, Grace iniziò a lavorare per pagare l'affitto e il mantenimento di entrambi, ma soprattutto la retta di nostra madre e tutti i suoi debiti.
    Purtroppo non era mai guarita del tutto, appena riceveva un permesso premio, ricadeva puntualmente nella dipendenza, ad oggi era ancora in cura verso la struttura.
    Due anni fa mia sorella si sposò, a quel punto decisi che mi sarebbe costato meno prendere una sola stanza in affitto al posto di un intero appartamento. Una volta laureato decisi che era arrivato il momento di ripagare tutti i sacrifici di mia sorella nei miei confronti, avrei pensato io alla retta della mamma facendo dei lavori, lei poteva dedicarsi alla sua famiglia.


    Era incredibile quanto costassero le rette di una clinica privata.
    Con un solo lavoro facevo davvero fatica.
    In più c'erano ancora i debiti con il quale fare i conti.
    Per fortuna erano quasi completamente saldati, negli anni erano anche aumentati grazie agli interessi...
    Ma eravamo in dirittura di arrivo.



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    Nonostante tutto non avevo mai perso il sorriso, June non riusciva a capire come io potessi scherzare ogni giorno dopo tutto quello che avevo passato, ma soprattutto quello che mi toccava fare ancora oggi per lei.
    In realtà volevo solo che le cose si sistemassero.
    Il lavoro non mi era mai costato più di tanto a livello fisico.
    L'importante era che continuassi a fare musica.
    Ecco, quello per me era davvero importante.



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  9. .
    CITAZIONE (Soul~ @ 8/2/2021, 14:50) 
    Questo personaggio, Luca (Ha il mio stesso nome, mi sento coinvolto nella storia :ahah: ), avrà un po' una faccia da stronzo, ma ha un tono che ispira anche simpatia. Sarà solo per corteggiare June, o è il suo modo di essere?

    Sicuramente qualcosa mi dice che tra lui e June, sarà il rapporto più simpatico ed interessante da seguire :D

    Ah piccola nota per il "cameo" di The Sims 3 sugli scaffali della 360, secondo me il nostro Luca stava facendo un pensierino per comprarlo :asd:

    Luca è un nome che mi è sempre piaciuto, non sapevo ti chiamassi così!
    Ti confesso che nonostante Luca effettivamente si sia comportato come un cretino, fa simpatia anche a me ( ma non lo dire a nessuno XD )

    PS: Il cameo è stato inizialmente un caso, ma appena mi sono accorta dei scaffali io deciso di - girare - la scena esattamente lì per quello!
  10. .

    Capitolo 3 - June




    " Niente è più difficile, e quindi più prezioso, dell’abilità di saper prendere decisioni.

    (Napoleone Bonaparte)
    "






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    Ero letteralmente distrutta, e meno male che ai piedi avevo delle scarpe basse, avevo lottato con il capo per non portare i tacchi alti tutto il giorno. I talloni facevano comunque male, volevo solo sdraiarmi e guardare un po' di tv fino a crollare.
    Quel lavoro era una distruzione, turni eccessivi e paga normale, ma non potevo mollarlo, mi serviva per pagare l'affitto.
    Per fortuna il centro commerciale era vicino casa.
    Vivevo con due coinquilini, uno era Shane, l'altro si chiamava Bram, il bassista del suo gruppo.
    Una volta al mese tornavo a trovare la mia famiglia, viveva in un piccolissimo paesino in montagna, non mi ci ero mai trovata bene, avevo sempre desiderato vivere in città.



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    Da lontano sembrava che in casa non ci fosse nessuno, tanto meglio.
    Non avevo voglia neanche di parlare, mi si chiudevano gli occhi.
    Quando aprii la porta la prima cosa che mi colpì fu un intenso odore floreale.
    Appena voltai l'angolo verso la cucina mi si presentò una scena surreale.
    Tutta la stanza era piena di fiori, i miei preferiti.
    Begonie.
    Una flebile luce illuminava Shane, che era seduto per terra.


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    June: " Ma che... "

    Shane" Non dire nulla, lascia parlare me prima "

    June: " Stai scherzando..."


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    Non capivo.
    O meglio non volevo capire.
    Conoscevo Shane, non era il tipo da fare una cosa del genere, e poi scherzava sempre, nella comitiva era il giullare.
    Mi colpì il suo volto, era maledettamente serio.
    Shane per me era sempre stato un amico, innegabilmente era un bellissimo ragazzo, una persona con cui si poteva discutere di tutto, e non per ultimo, era davvero un bravissimo ragazzo.
    Lo adoravo letteralmente, ma...

    Shane: " So che può sembrarti tutto assurdo, ma è ora che tu sappia la verità "


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    Sorrisi senza volerlo, stava sicuramente scherzando...vero?
    Invece no.
    Dentro di me sapevo cosa stesse per dire, avrei voluto tanto non sentire.
    Non volevo, non potevo cambiare idea in nessuna maniera.
    Ci tenevo troppo per fargli una cosa del genere.


    Accesi la luce.
    Come se quel gesto potesse cancellare il romanticismo che era nell'aria.
    Una parte di me, quella di qualche anno prima, lottò per non premere quel pulsante.
    Mi guardai per un attimo intorno incredula.


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    Shane: " Sono innamorato di te dal primo giorno che ti ho vista, due lunghissimi anni fa. Sono consapevole che tu non provi le stesse cose, ma mi conosci, non sono uno che si nasconde dietro a una brutta verità. Era giusto che tu lo sapessi "


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    Accennai un sorriso, ed era esattamente così.
    Era una delle persone più trasparenti che conoscessi, una dote che raramente nella mia breve vita avevo riscontrato in qualcuno.
    Cominciavo a sentirmi in imbarazzo.
    Mi mossi per aprire bocca ma lui mi fermò per la seconda volta.


    Shane: "Non sono cieco, so benissimo che non ti interesso, perlomeno da quel punto di vista "


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    Il mio volto rimase di sasso, ma dentro volevo morire.
    Perchè una cosa del genere doveva capitare proprio a me?

    Non immaginavo sarebbe arrivato a questo.
    Ammettevo che durante l'ultimo anno avevamo legato di più, c'erano stati dei momenti un pò strani fra di noi, ma non pensavo fosse così preso.


    Shane: " Un'ultima cosa, d'ora in poi ti lascerò stare. Non è giusto che io continui a sperare in qualcosa che non potrà mai accadere. E lo so che ti sembra assurdo, mi vedi come cretino che scherza sempre. Credimi, stavolta sono serio "

    June: " Non sei affatto un cretino, mi dispiace Shane. È bellissimo quello che hai fatto, ti ricordavi che erano i miei fiori preferiti. Ma io non posso... "

    Shane: "No, ti prego. non inventare scuse, non è quello di cui ho bisogno. Voglio solo la verità, ossia il fatto che tu non provi niente per me. O meglio so che mi vuoi bene, ma come amico "


    Quello fu uno dei momenti più difficili della mia vita.
    Fui tentata nel dirgli di più, ma non potevo.
    Mi morsi il labbro nervosamente, feci un lungo respiro.
    Mi girai facendo qualche passo lontano da lui.



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    June: " Spero davvero che il nostro rapporto non cambi dopo questa sera, ma hai ragione, non provo niente per te. Buonanotte "

    Detto ciò salii le scale per andare in camera mia.
    Non accesi neanche la luce, mi buttai sul letto con i vestiti da lavoro.
    Non solo ero stanca, ma dopo quella dichiarazione ero anche distrutta psicologicamente.


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    IL GIORNO DOPO






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    Tutti intorno a me erano laureati o iscritti all'università.
    Tutti tranne me.
    Io invece mi ero accontentata del diploma superiore, non mi era mai passato per la testa di mettermi di nuovo a studiare, ore e ore con la testa sui libri?
    Non faceva per me.
    Il lavoro al centro commerciale mi permetteva di vivere degnamente, in fondo non era una cosa definitiva rimanere lì.
    Mentre sistemavo i costumi di carnevale di Harry Potter, l'unica cosa che riuscivo a pensare era al prossimo viaggio che volevo fare.
    Avevo un'enorme voglia di andare in Europa, di sentir parlare francese, bere il thè delle cinque a Londra.
    Oppure sorseggiare una Caipirinha su una spiaggia di Salvator de Bahia, al tramonto. Con un sottofondo musicale di Bossanova, - Chora tua Tristezza - se possibile.
    O ancora acquistare dell'ottimo vino biologico in un agriturismo in Italia, per poi scolarmi tutta bottiglia. Ovviamente in compagnia di un bel ragazzo.
    Ero un sognatrice?
    Forse prima, in passato.
    Ora avevo solo un'enorme voglia di vivere appieno la vita.


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    Uno in fila all'altro, i costumi andavano ordinati per taglia, ma in quel momento avrei voluto essere in tutt'altro posto.
    A fare sicuramente tutt'altro.
    In più da qualche giorno giravano delle voci su una possibile riduzione del personale, ci mancava solo un licenziamento...
    Quel giorno ero anche un pò tesa, per quello che era successo la sera prima con Shane.
    Dispiaciuta, triste e pensierosa, un bel mix.

    Sospirai profondamente, avevo dimenticato il prezzario, proprio in quel momento Otis, un ragazzo che lavorava al negozio, mi passò a fianco.



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    June: " Otis per cortesia, mi faresti un favore enorme? Sotto la cassa a destra c'è il prezzario, me lo prenderesti? E se riesci mi prendi anche un caffè? Amaro grazie "

    ??: " Davvero prendi il caffè amaro? "


    Il tono della voce non era quello di Otis.
    Non appena mi girai capii che avevo preso una svista enorme. Tutta colpa di quella camicia, ma perché cavolo il tizio girava con una camicia rosa? Il colore era identico alla nostra divisa.
    Oppure no, era tutta colpa mia che avevo la testa fra le nuvole.
    A guardarla meglio la camicia non era neanche lontanamente dello stesso colore della divisa!



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    June: " Scusami, pensavo fossi il mio collega. Ero distratta "


    Non mi curai molto di aver fatto una brutta figura, ero ancora troppo concentrata sui miei mille pensieri.
    Mi allontanai di qualche passo, avvicinandomi allo scaffale delle barbie, ma il tizio dalla camicia rosa mi seguì.


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    Luca: "Seriamente, davvero prendi il caffè amaro? "

    June: " Già, davvero davvero "


    Risposi in maniera monosillabica, ma gli sorrisi alzando un sopracciglio, prendendolo forse un pò in giro.
    Feci altri due passi, dovevo tornare al lavoro.
    Avevo mille cose da fare, e non ero neanche a metà.
    Ma camicia rosa continuava a seguirmi.



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    Luca: " La vita è troppo dolce per accontentarsi di un mondo fatto di amarezza "



    Mi bloccai guardando di fronte a me, ero al reparto xbox.
    Era serio?
    Sorrisi, chissà quante volte aveva usato un espressione del genere per rimorchiare ragazze.
    Ora che lo guardavo meglio, non era bello, ma in qualche modo aveva personalità.
    I tratti disarmonici del volto si adattavano nel complesso molto bene, cosa che mi faceva pensare ad una sola cosa.
    Aveva la faccia da stronxo.

    Mi girai.

    June: " Tutto qui? "

    ??: " Cosa? "



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    Ero sicura del suo potenziale, poteva fare di meglio, me lo sentivo.
    Non era ammissibile avere la faccia da stronxo così, a gratis.
    Non cercavo la perfezione, i cuori, l'aria piena di risate, l'emozione del primo bacio.
    Non più.
    Poteva essere perlomeno essere originale.
    Decisi di evitare di essere eccessivamente cinica, in qualche modo per un attimo invidiai il modo in cui lo disse.
    Ci credeva davvero che potesse rimorchiarmi con una battuta del genere.
    Mi girai.


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    June: " Devi pagare? Vieni "


    Mi sfoderò un bel sorriso. Uno di quelli che sembrano dire

    - Ce l'ho fatta -

    Mi ritrovai ad accennare un sorriso anche io, probabilmente contagiata dal suo.
    Guardai prima attraverso i suoi occhiali, poi la scatola dei Lego nella sua destra.
    Non battevo alla cassa da circa un anno, da quando ero diventata responsabile delle vendite.

    ??: " Grazie "


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    Una volta arrivati alla cassa il tipo con la faccia da stronxo più attraentemente disarmonico che io abbia mai incontrato, mi diede la carta di credito per pagare.
    Maddai, una carta di credito per pagare così poco?
    Due erano le cose, o era esageratamente ricco oppure cercava di far colpo.
    Il procedimento durò qualche minuto.


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    Luca: " Questo famoso caffè posso offrirtelo al bar? "

    June: " Ci stai per caso provando con me? "

    Luca: " No, è solo un caffè "

    June: " Peccato, se ci stavi provando con me ti avrei detto di sì "



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    Gli restituì la carta di credito guardandolo negli occhi, accennai un sorriso maliziosamente soddisfatto.
    Mi divertivo sempre tanto a prendere in giro i ragazzi che ci provavano, più ero diretta con loro, più leggevo lo stupore nei loro occhi.
    Con mio sommo divertimento, alcuni fuggivano.
    Povera scema...
    E io che avevo sempre pensato che la razza maschile fosse stata creata per desiderare di possedere una donna che gli si buttasse addosso!
    Le nostre dita si sfiorarono, per un attimo mi sembrò di essere stata catapultata in un film di quattro soldi, argomento - amore e attrazione post adolescenza -
    Mi vergognai da sola per il pensiero borghese e estremamente conformista.



    Luca: "Ok ci sto provando con te, il caffè è solo una scusa "



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    June: " Mercoledì alle tre, allo Starbucks qui di fronte "







    Edited by kihaad - 2/2/2021, 17:59
  11. .
    Ho recuperato tutti i capitoli :)
    Da quanto tempo non gioco ad una legacy 🙈, ricordo però che erano molto divertenti, soprattutto per chi ama il gameplay.
    Ma non è sempre facile seguirne le regole, capisco perchè tu abbia optato per una storia.
    Mi piace molto come l'hai impostata, la differenziazione dei colori aiuta a non farti perdere il filo.
    In più la lettera risulta molto fluida :)

    Insomma è in arrivo il secondo bebè!
    Sabrina invece sta crescendo su benissimo, carinissima 👏
  12. .

    Capitolo 2 - Sueli



    "
    Gli dèi ci creano tante sorprese: l’atteso non si compie, e all’inatteso un dio apre la via.

    (Euripide)
    "


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    Quel pomeriggio andai all'università per ritirare l'attestato di laurea. Non era una cosa urgente, semplicemente mi annoiavo a casa.
    Chiesi a mia madre dove fossero i documenti dell'università, volevo capire di più sulla materia che avevo studiato, quello che mi seppe dire fu ben poco.
    Molte delle mie domande rimasero senza risposta, l'unica cosa certa era che non avessi l'attestato, così decisi di rimediare.
    E poi mi serviva per trovare lavoro, avevo intenzione di compilare al più presto un curriculum.

    Perchè mi ero messa quel vestito giallo?
    Bella domanda, avrei dovuto chiederlo alla vecchia Sueli.
    Forse era l'attuale versione di me a sentirsi vecchia dentro, dato che preferivo colori scuri e vestiti non appariscenti.
    Non potetti fare a meno di pensare - di nuovo - quanto fossi cambiata in quegli anni.
    Insomma, alla fine misi quel benedetto vestito, ma giusto perchè non riuscivo a trovare nulla di più normale, e poi la misura era perfetta.

    Mi avevano già rimbalzato da un posto all'altro, prima in segreteria, poi in amministrazione, infine dal professore con la quale avevo scritto la tesi.
    Avevo aspettato ben due ore di ricevimento, il corridoio era pieno, ed io ero l'ultima.
    A giudicare dalla folla era una cattedra quotata per scrivere la tesi di laurea.

    - Storia dell'arte contemporanea -

    Non mi stupiva averla scelta, avevo amato una tesina fatta sull'argomento al liceo, anche se sognavo laurearmi su una tesi in - Storia delle Arti nel Medioevo -.



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    La fila non accennava a smaltire, e come se non bastasse non mi sentivo neanche a mio agio.
    Non sapevo niente di quella materia, né di quel professore.
    Mi sentivo come se non meritassi quella laurea, in fondo non ricordavo neanche un esame.
    Non vedevo l'ora di tornare a casa.

    A peggiorare la situazione c'era il chiacchiericcio delle ragazze, non facevano altro che parlare del professore.
    Che cavolo avevano da ridacchiare?
    Ad un certo punto mi parve avessero pronunciato il mio nome.


    - Ti giuro che è lei, Sueli si chiama... si dice che il prof... -



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    Non avevo capito benissimo il seguito, avevano abbassato la voce.
    Che volevano dire? Dal tono civettuolo sembrava quasi stessero spettegolando.

    Togliamo il quasi, spettegolavano

    Avevo un nome particolare, ero sicura di averlo sentito.
    Di tutta risposta, sorprendendomi anche di me stessa, sorrisi loro prendendole in giro.


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    Dopo circa due ore e mezza finalmente arrivò il mio turno.
    Altro che entrare, avrei voluto fare marcia indietro e tornare a casa, mettermi il pigiama e andare a letto.
    Beh...forse potevo entrare e dirgli di cominciare a prendere appuntamento per il ricevimento, non si poteva pensare di perdere un intero pomeriggio ad aspettare!
    Bussai, una voce sicura e roca mi disse di entrare.

    Lawrence: " Avanti "

    Non feci neanche in tempo a salutare, il tempo di abbassare la maniglia sulla porta, la sua voce mi fermò prima.

    Lawrence: " Dimmi che sei l'ultimo "

    Sueli: " Sono l'ultima. Buonasera Professor Jhonston"


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    Il professore era di spalle, intento a leggere qualcosa o a fare non so cosa.
    Nel frattempo mi guardai intorno.
    Decisamente uno studio degno di nota, il Prof sapeva il fatto suo, d'altronde non potevo aspettarmi nulla di meno da una delle cattedra più importanti del corso di laurea.
    Le mie narici furono inondate da odori misti, dal legno alla pittura.
    Ero sicura che quello studio gli appartenesse già da molto tempo.
    Ovunque mi girassi c'erano libri o quadri.
    Feci qualche passo avvicinandomi alla scrivania e il professore si girò.
    I suoi occhi caddero direttamente su di me e sul mio vestito.



    Lo sapevo, è troppo….troppo giallo



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    Cap3-03



    Sueli:" Salve, sono Sueli Camila Rocha. Sono venuta per ritirare l'attestato di laurea "


    Subito dopo aver aperto bocca mi resi conto di aver detto una scemenza.
    Cavolo!
    Io non sapevo chi fosse, ma lui sicuramente si.
    Chissà quante volte ero entrata in quello studio per apportare delle modifiche alla tesi.



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    Alzò gli occhi verso il mio volto, guardandomi come se fossi un fantasma.
    Aveva lo sguardo fisso e serio direttamente nelle mie pupille, per un attimo andai in tilt.
    Così, senza ragione.
    Osservai bene il suo volto, capii immediatamente perché le studentesse continuavano a parlare di lui.
    Aveva oggettivamente dei bei lineamenti.
    Non che potesse interessarmi uno così grande d'età, ma era un bell'uomo.
    Quanti anni poteva avere? Non ne avevo idea.


    Cap3-15-2


    Prof: " Sueli, come stai? "

    Sueli: " Bene "

    Prof: " Bene, sono contento "


    Mi diede del tu e questo bastò a mettermi a disagio, ma probabilmente lo faceva con tutti i suoi studenti.
    Abbassò il tono di voce e sorrise leggermente, emanava sicurezza da tutti i pori, eppure era rassicurante.
    Si soffermò a guardarmi di nuovo, come se avesse voluto chiedermi dell'altro, ma non lo fece.
    Sospirò leggermente.

    Prof: " Allora dicevi, sei qui per ritirare l'attestato? "

    Sueli: " Si, mi hanno detto che ce l'ha lei "

    Prof: " Sì, ce l'ho nell'armadietto in aula magna. Riusciresti a tornare in ateneo? Prima di venire fammi uno squillo o mandami un messaggio, per ricordarmi "


    Cap3-15


    Lo guardai un po' stranita, avevo il suo numero di telefono?
    Non avevo ancora acceso il cellulare, dieci anni fa non era poi così diffuso, e non sentivo l'esigenza di farlo.
    Ma era ovvio che le cose erano cambiate, mi sarei adeguata.
    E bravo il Prof.
    Forse era uno di quegli insegnanti giovanili.
    Uno di quelli che puntava ad avere un bel rapporto con i suoi studenti per bocciarli poi all'esame, giusto per il gusto del potere.
    O forse ci provava con tutte le ragazze dell'ateneo?
    Ma certo, il potere era un grande afrodisiaco dai tempi di Adamo.
    Bella vita Prof.


    Quanti pensieri cattivi che facevo...
    Cattiva, ero una cattivissima ragazza.
    Avrei voluto sorridere in quel momento, ma non potevo di fronte a lui.
    Lo guardai meglio negli occhi, ma aveva le iridi di colore diverso?
    Ci vedevo doppio.



    Prof: " Giusto... Scusami ti do il mio numero di telefono "

    Sueli: " Grazie, mi scusi. Non ho recuperato ancora la memoria. Immagino lei sappia, come tutti ormai, di quello che mi è successo... "

    Prof: " Un'altra cosa, ho dei libri tuoi della tesi, passa quando vuoi. Magari verso quest'ora non trovi fila "

    Sueli: " Va bene, arrivederci "


    07-08-20-17-13-46

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    Mi incamminai verso la porta.
    Era gentile però.
    No, forse non ci provava con tutte.
    O forse era una tattica?
    Nonostante il suo tentativo di mettermi a mio agio, non vedevo l'ora di uscire da quella stanza.
    Ogni persona che incontravo negli ultimi tempi mi conosceva, ma io non sapevo nulla di loro, ecco cosa mi metteva in imbarazzo.
    La conoscenza a senso unico.
    Mi girai un ultima volta verso di lui, la mia mano era già sulla maniglia della porta.



    Lawrence: " Buona serata Sueli, mi ha fatto piacere rivederti "


    Cap3-15-8



    Non so cosa fu, se il tono dolce della frase, un sesto senso, o ancora il leggero sorriso che attraversò le sue labbra mentre accarezzava a voce bassa quelle parole, sta di fatto che tornai indietro.
    E comunque no, non mi stavo facendo un film.
    A quella frase il tono di voce cambiò davvero.

    Non ero mai stata particolarmente sfacciata, ma neanche troppo timida.
    Mi definivo schietta.
    Non avevo nulla da perdere, quell'uomo davanti a me per me non era nessuno, non era il mio professore, o perlomeno non più.
    Mi reputavo una persona senza troppi peli sulla lingua, ma ci tenevo a non risultare maleducata.
    Quello che davvero volevo era capire qualcosa in più della mia vita, di me stessa.
    Il fatto che ricoprisse un ruolo istituzionale e che forse avrei dovuto portargli rispetto, in quel momento non mi interessò granché.
    Cercai di camuffare la mia sfacciataggine con un minimo di garbo.


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    Sueli: " Mi scusi, solo una domanda. Lei ovviamente è libero di non rispondere. Non vorrei sembrarle scortese o peggio, maleducata, ma è l'unico modo per sapere qualcosa in più su me stessa "

    Prof: " Non ho alcun problema, puoi chiedermi quello che vuoi. Ci conosciamo da un anno, la tesi ci ha dato modo di passare un po' di tempo insieme. Anzi, sarei felice di esserti d'aiuto "

    Sueli: " Non c'è un modo per non sembrare inopportuna, o ancora pazza, quindi lo dirò e basta. Io e lei avevamo una relazione? "

    Ci fù un attimo di tremendo silenzio, il che mi fece pensare di aver detto una scemenza.
    Porca miseria! Mi ero sbagliata, come avevo potuto dare ascolto a quelle...


    Cap3-06


    Sueli: " Mi scusi. Davvero. È che avevo sentito delle ragazze parlare fuori al corridoio mentre aspettavo il mio turno. Il fatto di voler sapere qualcosa in più della mia vita mi porta spesso a fare delle domande un po' strane. In questo caso ho proprio esagerato...mi..."


    Avevo preso a parlare con una mitragliatrice, l'imbarazzo era tale da voler in qualche modo scusarmi, ma venni interrotta.


    Lawrence: " Non hai esagerato "

    Sueli: " Come no...in che senso? "

    Prof: " È vero, io e te avevamo una relazione "


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    A quella frase mi salì tutto il sangue al cervello.
    Non poteva essere, io non mi sarei mai innamorata di una persona così più grande di me.
    Quanti anni aveva?
    Quaranta?
    No, forse meno.
    Io era troppo piccola per lui, sedici erano troppo pochi per...
    Un momento, io avevo ventisei anni.
    Si, ma cavolo, io lo vedevo...
    ...grande.


    Sueli: " Non è possibile "

    Prof: "Calmati, ti prego. Mi hai fatto una domanda, ti rispondo sinceramente. Non lo sapeva nessuno, erano tutte voci che non avevamo mai confermato. Stavamo aspettando qualche mese dopo la tesi di laurea per farlo, per renderlo pubblico. Da quel momento in poi non saresti più stata una mia studentessa, e potevamo vivere quello che c'era come volevamo "



    Cap3-15-6

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    Quello che c'era?
    Più parlava, e più mi sentivo confusa.
    Quasi offesa.
    Stare con una persona del genere era lontano da ogni mia aspettativa.
    A dire il vero era lontano da ogni aspettativa stare con qualcuno e basta!


    Sueli: " Possibile che nessuno mi dica niente... "


    Parlai quasi tra me e me, sapevo benissimo che lo psichiatra aveva dato delle direttive precise a tutti.


    Prof: " Non potevo. Sono stato ogni giorno in ospedale a chiedere di te, fino alla settimana scorsa che mi hanno detto delle tue dimissioni. Mi rendo conto che è tutto strano "

    Sueli: È più che strano, è tutto assurdo. Io non so chi è lei. Perché mai avrei fatto una cosa del genere? "


    Cap3-14


    Mi resi conto immediatamente dopo aver parlato che poteva risultare offensivo, ma era troppo tardi.
    Da quel che ricordavo non ero proprio il tipo da tresca, figuriamoci con il mio professore.
    Una cosa impensabile per la me del liceo.
    Lui era un tipo così eccentrico, la sola camicia poi doveva valere quanto uno stipendio di mia madre.
    Ea un tipo piuttosto sicuro di sè, si vedeva dagli atteggiamenti, da quello che indossava, da come si muoveva.
    Che aveva mai visto in me?
    C'era una sola spiegazione, voleva solo sesso.


    Sueli: " Si sta sbagliando "

    Prof: " Prima di tutto dammi del tu. E poi non ti preoccupare, capisco benissimo, sei confusa. Possiamo vederci se vuoi, solo per due chiacchiere, magari posso spiegarti m...."

    Sueli: " NO! Mi scusi volevo dire, no, meglio di no. Ora devo andare. "


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    Girai lo sguardo verso il pavimento.
    Avevo negato tre volte in una sola frase, poteva bastare.
    Emisi un suono più forte del solito al - NO -
    Nel farlo involontariamente spalancai gli occhi.
    In più avevo ignorato la sua richiesta di dargli del tu, manco morta.

    Un disastro!

    Non volevo avere niente a che fare con lui, non volevo tresche, non volevo relazioni.
    Anzi, un attimo.
    Un momento.
    Non volevo una relazione con lui, mentre Shane, beh lui era tutta un'altra storia.



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    CITAZIONE (Soul~ @ 22/1/2021, 14:45) 
    CITAZIONE (kihaad @ 20/1/2021, 17:17) 
    Grazie :)
    Mi piacciono le trame con degli intrecci, da sempre.
    Io stessa, quando leggo ( o quando vedo telefilm ), sono incuriosita da colpi di scena e da twists.
    Non sono nuova ad inserire questi elementi nelle mie storie :P
    Spero di riuscire a mantenere questa tua curiosità anche più in la :)

    Esattamente lo sviluppo della trama sarà interessante, ma al contempo anche quello dei personaggi che mi incuriosiscono, così come anche il conoscerli meglio.

    La cosa che mi diverte di più è caratterizzare i personaggi, rimane sempre la sfida più grande rendere vivo un personaggio che hai nella tua mente.
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    Scusate ho sbagliato, ho confuso i giochi.
    Riprendiamo da post di lady

    Gas, non so come continuare XD
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    CITAZIONE (Clover~ @ 21/1/2021, 21:38) 
    Hey! In realtà siamo da poco affiliati a un server Discord, lo trovi dal menù Social di Lin Z :)

    Non lo sapevo!
    Qualche mese fa cercavo community di the sims su discord, senza successo...
    Forse non cercavo bene XD

    Ps: su discord mi trovate con il nickname Simenapule
181 replies since 9/7/2012
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