The Sims Lover Forum - News, storie, guide, download sulla serie The Sims

Votes taken by PokeElysa

  1. .
    Eccomi, pronta a recuperare il capitolo!!
    A me piacerebbe molto vederlo con Zoe II, però forse Kae è più adatta.. Non so!
    Comunque è bello vedere che è tornato a viaggiare, piano piano si ritorna alla normalità Tank! Benny manca tanto a me :(
  2. .
    Ciao!! Eccomi qui anche io
    Sto leggendo la tua storia :ahah:
    E mi piace molto!!
    Anche io quoto per il ricercare piano piano i cc, con calma, quelli che ti soddisfano di più.
    Non disturberà la lettura in alcun modo, anzi, non vedo l'ora di continuare a leggere per scoprire il resto :sm: 3_3
  3. .
    CITAZIONE (Clover~ @ 24/3/2023, 12:18) 
    Mmmh, Patrick eh? Abbiamo scoperto per cosa sta la 'P', ora ci resta sapere cosa sta per 'J'. :shifty:

    Mi piace un sacco che alcuni di voi siano convinti che PJ e Jennifer possano essere fratelli :eheh: :ride:
    Io non confermo o smentisco nulla :ahah:
    Vedremo più avanti l'evoluzione di questa possibile o improbabile parentela :asd:

    Di sicuro c'è che sono sospetti entrambi :caffe:
  4. .

    CAPITOLO 18.3

    MARTEDì 4 NOVEMBRE – JHONATAN



    Ore 10.15
    Intervallo.

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    Alla terza ora avrei avuto Biologia.
    Presi il mio zaino dall’aula di letteratura e mi avviai verso l’armadietto e poi in laboratorio, ero quasi al limite dell’orario.
    Sulla soglia del laboratorio, Jennifer mi aspettava raggiante.
    La sera precedente mi aveva raccontato della sua giornata e del fatto che sarebbe stata il “nuovo volto del mese di dicembre”: ero molto felice per lei e per questa notizia.
    Ormai era passato più di un mese da quando avevamo iniziato a frequentarci e mi trovavo bene.
    Tuttavia, non potevo dire di stare bene del tutto: parlammo più di quanto visto al Parco delle Luci, io non tirai mai più in ballo l’argomento e lei faceva lo stesso.
    Ogni tanto mi capitava di pensarlo ma subito dopo succedeva qualcosa che mi togliesse quella scena dalla testa; tuttavia quella mattina non c’era niente che riuscisse a togliermelo dalla testa.

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    Non fui particolarmente attento alla lezione, tant’è che Jennifer mi beccò distratto più di una volta e non mancò nel farmelo notare.

    Jennifer: Jho, segui!

    Bisbigliò poco prima del suono della campanella.
    Non ne avevo proprio voglia, non che fosse una novità, io ero negato in Biologia.

    Jhonatan: Mh-mh..

    Dissi annuendo.
    Ero talmente distratto che non sentii il suono della campanella avvisare la fine della lezione.
    Jennifer volò fuori dall’aula per l’ora successiva, ma, vedendo che non mi muovevo, dovette risvegliarmi dai miei pensieri.

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    Jennifer: Hey, che ti prende? Stai bene?
    Jhonatan: Sì, sì, certo.. Sono solo un po’ stanco

    Mentii.
    Mi lanciò un’occhiata sospetta, non mi credeva.

    Jennifer: Mmh..
    Jhonatan: No, davvero, sono solo stanco Jen.. Piuttosto, ci vediamo dopo la scuola?
    Jennifer: Uhm.. Non posso, devo.. Ho già un impegno con mia madre più tardi.. A pranzo ci vediamo?

    Mi chiese in modo quasi imbarazzato.

    Jhonatan: Sì sì certo! Magari domani vieni a vedermi giocare, ti va? Ho allenamento
    Jennifer: Ne parliamo stasera! Ora vado, o farò tardi!

    Disse scoccandomi un bacio sulla guancia, mentre si avviava a lezione.
    Io le sorrisi mentre la guardavo andarsene.
    Avevo un’ora di Informatica e Sistemi di base ed, ovviamente, la avrei passata con il mio amico Teem, che già aveva notato qualcosa che non andasse in me.
    Mi si leggeva tutto in faccia, ero troppo espressivo.
    In quei giorni avevo cercato di evitare Terry come la peste: fortunatamente lei era troppo impegnata con il suo universitario per accorgersi che non ci vedevamo da un po’.
    In un’altra circostanza mi sarei sentito abbandonato o me la sarei presa un po’, ma in quel momento la cosa mi faceva sentire piuttosto sollevato.
    Mi avviai nell’aula di Informatica con un peso allo stomaco fin quando non vidi Teem seduto di fronte al suo computer.

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    Teem: Hey Jho! Com’è andata Biologia?

    Mi sedetti a fianco a lui.

    Jhonatan: Bene, sono stato un po’ distratto..
    Teem: Come al solito.. Allora, ti va di dirmi che ti prende o..?
    Jhonatan: No, non adesso. Te l’ho detto, sono solo stanco.

    Anche lui come la mia ragazza, annuì poco convinto della cosa.
    Anche la lezione di Informatica passò in fretta, non ascoltai una sola parola.
    Ovviamente Teem se ne accorse, perché dovette rispiegarmi tutta la sequenza di HTML da capo.
    Uscii dall’aula sempre con la solita poca voglia e Teem mi fermò fuori dall’aula..

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    Teem: Ehi Jho, fermati un secondo! Ora non te ne vai finché non mi dici che ti prende.
    Jhonatan: Ma che avete tutti oggi? Vi ho già detto che sono solo stanco!
    Teem: Fermati e non prendermi per il c_lo.
    Jhonatan: Non ti sto prendendo per il c_lo. Ora a dire il vero ho fame e vorrei andare a pranzo, vieni con me o..?

    Si arrese abbastanza facilmente e ci avviammo verso la sala comune.
    Jennifer era già seduta al tavolo.
    La sala era quasi vuota, c’erano pochissimi studenti.
    Theresa e Alicia erano in palestra, due ore di fila, alcuni erano in gita o a pranzo fuori, altri avevano attività di laboratorio a cui partecipare.

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    Teem: Almeno spero che tu abbia detto qualcosa alla tua ragazza..
    Jhonatan: Ancora che ricominci?
    Jennifer: Di che parlate?
    Teem: Di lui che è “stanco”..

    Disse mimando delle virgolette per aria.

    Jhonatan: Ma perché è vero!
    Jennifer: No non è vero, sei andato a dormire dopo le 21 ieri sera.
    Jhonatan: E tu che ne sai?
    Jennifer: Ti sei addormentato mentre eravamo al telefono Jho..

    Teem cercò di soffocare una risata ma senza successo.
    Io mi sentivo in imbarazzo e la mia ragazza se la ridacchiava.
    Ad un certo punto, il suo cellulare sul tavolo vibrò e si illuminò: riuscii ad intravedere il nome “Patrick” sullo schermo.

    Patrick?

    Jennifer e Teem, che stavano chiacchierando tra di loro: Teem sarebbe andato a cena da Alicia la sera stessa, avrebbe cucinato suo padre.
    Per un attimo non mi soffocai con la Coca Cola.
    Il telefono di Jennifer vibrò di nuovo e questa volta riuscii a leggere l’anteprima del messaggio..

    “Ok principessa, ti vengo a prendere io a scuola.”


    Veniva ancora da “Patrick”.
    Mi intromisi nel discorso..

    Jhonatan: Allora, se più tardi non ci vediamo posso almeno accompagnarti a casa?

    A quella domanda mi sembrò quasi preoccupata.

    Jennifer: Uhm no, torno da sola..

    Ma che diavolo..!?

    Notai che finse di guardare l’orario prima di avvisarci che avrebbe avuto lezione imminente.
    Mi sembrò strana questa fuga improvvisa.

    Più che altro, chi diavolo è Patrick? E perché chiama la mia ragazza “principessa”?

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    Teem la salutò ed io feci lo stesso.
    Mi scoccò il solito bacio sulla guancia e si dileguò.
    Teem a sua volta guardò l’orario e disse che doveva andare anche lui.
    Io avevo un’ora di Disegno Tecnico, che passò velocemente§: anche durante questa lezione la mia mente vagava tra i pensieri, ma questa volta mi chiedevo chi diavolo fosse Patrick.
    Ma soprattutto, perché Jennifer mi aveva palesemente mentito?
    All’uscita da scuola, Jennifer non c’era già più.
    Le scrissi un messaggio per capire se fosse ancora lì ma mi rispose quasi subito dicendomi che era già andata via.

    “Stasera ti chiamo”.


    Si affrettò a scrivere.
    Mi sentii più tranquillo, ma ancora una piccola parte di me si chiedeva per quale motivo lei mi avesse mentito.
    Mi avviai verso casa un po’ più tranquillo rispetto a quella mattina.

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    Mia sorella e mia madre dovevano essere ancora a scuola.
    Varcai la soglia d’ingresso e sentii delle voci provenire dalla camera di mia madre.

    Che strano.. Mamma dovrebbe essere al lavoro a quest’ora.

    Spalancai la porta e trovai davanti a me una scena che mai avrei voluto vedere..
    Mia madre era avvinghiata ad un uomo.
    Quell’uomo era il coach Stevenson.

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    Jhonatan: Ma che diavolo..!? Mamma?!
    Sharon: Jhonatan!
    Coach: Jho!

    Chiusi la porta di scatto mentre sentivo dei rumori provenire dall’altra stanza.

    Jhonatan: Non ho visto niente!! Uhm.. è meglio se vado a farmi un giro, ci vediamo più tardi.

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    Prima ancora che potessero rispondermi, ero già uscito di casa; corsi via, non avevo una direzione precisa, mi importava solo andarmene da lì.
    Perchè? Da quanto andava avanti quella storia?
    Quell’uomo mi ha visto crescere.. Da quanto si frequentavano?
    Avevo la sensazione che tutti attorno a me mi stessero mentendo.
    Il Coach, mia madre, Jennifer.. Il padre di Theresa..
    La testa mi girava, il cuore batteva fortissimo nel petto, l’adrenalina era a mille.
    Quelli che pensavo fossero ore erano minuti, secondi.
    Mi sedetti su una panchina: senza rendermene conto, stavo letteralmente correndo.
    Nella mia testa avevo solo una domanda: Perchè?
    Era davvero così facile mentire, per tutti?
    Mi sentii a disagio. Avevo bisogno di sfogarmi.

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    Mi incamminai verso la palestra, poco distante da lì: qualche tiro era quello che mi ci voleva.
    La porta era aperta: entrai e notai con mia piacevole sorpresa che non ci fosse nessuno all’interno.
    Tirai fuori il carrello con i palloni ed iniziai ad allenarmi; i minuti scorrevano veloci e io spingevo sempre di più, schiacciavo, tiravo da metà campo, saltavo, urlavo.
    Buttai fuori tutta la frustrazione di quei giorni.
    All’ennesima schiacciata sentii la porta della palestra aprirsi.

    ???: E’ così che ci si allena adesso, in solitaria?

    Mi voltai per riconoscere quella voce familiare.

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    Jhonatan: Coach.. c-che ci fa lei qui..?
    PJ: Potrei farti la stessa domanda.. Mi ha chiamato Stevenson mi ha raccontato quello che è successo e-
    Jhonatan: E lei si è scomodato a venirmi a cercare? Beh, non doveva.

    Risposi secco.
    Sentii la rabbia tornare e feci un’altra schiacciata.
    PJ non rispose, si limitò a fissarmi.

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    Jhonatan: Se non vuole unirsi a me per qualche tiro, se ne può anche andare.


    Non se lo fece ripetere due volte si legò i lunghi capelli rossi in una coda alta e prese un pallone.
    Alternammo tiri liberi a terzi tempi, dribbling a scontri uno a uno.

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    Mi insegnò a mantenere meglio la posizione di difesa, a migliorare l’entrata e la schiacciata.
    Quando guardai fuori, ormai era buio pesto; avevo il fiatone, ero stanco morto e lui se ne accorse.

    Jhonatan: Time-out..

    Dissi con un filo di voce.

    PJ: Direi più “basta per oggi”, che dici?

    Annuii.

    PJ: Dai, prendiamo da bere.

    Ci avviammo verso le macchinette all’entrata.
    Inserii cinque Simoleon all’interno della macchinetta ma questa se li mangiò senza darmi la bibita.

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    Iniziai a scuoterla con l’intento di far scendere quanto avevo selezionato, ma questa si bloccò.
    Sentii dietro di me PJ ridacchiare..

    Jhonatan: Che c’è di tanto divertente?
    PJ: Nulla.. Potresti prendere una bibita da questodi frigorifero, anziché fissarti sulle macchinette mangiasoldi.

    Disse indicando il minibar.

    Jhonatan: Se avessi la chiave, lo farei

    Tirò fuori dalla tasca della tuta un mazzo di chiavi ed aprì il lucchetto del frigo-bar.
    Solo il coach e lo staff della palestra ne avevano accesso e dimenticavo che anche lui facesse parte dello staff.
    Mi allungò una soda al lime e si mise a sedere sulla panca dietro di noi, facendomi segno di seguirlo.

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    PJ: Allora.. che è successo?

    Ma perché continuate a chiedermelo tutti?

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    Jhonatan: Niente, non è successo niente.
    PJ: A giudicare da questo allenamento, non si direbbe “niente”..

    La sua preoccupazione sembrava sincera.
    Inizialmente mi aveva dato l'impressione di essere solo un pallone gonfiato, uno spaccone, ma il suo tono di voce era calmo e gentile.
    In quel momento sentivo che volesse davvero togliermi un peso di dosso, così decisi di parlargli di ciò che era successo quel pomeriggio.

    Jhonatan: Ho beccato mia madre e.. il coach..
    PJ: Oddio spero non a fare cose..?
    Jhonatan: Per carità, no!

    Rise.

    PJ: E quindi? Li hai beccati a darsi un bacetto?

    Disse tirandomi una spallata.

    Jhonatan: Non c’è niente da ridere.. Mia madre è..
    PJ: Una donna adulta in grado di intendere, di volere e di scegliere per sé stessa?
    Jhonatan: Sì, però..
    PJ: Però è il tuo coach?
    Jhonatan: Sì, anche..

    Calò il silenzio per qualche secondo.

    PJ: In effetti non so come avrei reagito io se avessi beccato mia madre con il mio coach, alla tua età..
    Jhonatan: Tuo padre è..?
    PJ: Uno stronzo, per quello che mi riguarda.. però lui e mia madre si vogliono ancora bene dopo tanti anni..
    Jhonatan: Cosa devo fare?

    Chiesi più a me stesso che a lui.

    PJ: Da quanto va avanti?
    Jhonatan: Non lo so.. è questo il punto.. Io sono entrato, ho visto e sono scappato via.. non so..
    PJ: Beh.. io parlerei con tua madre prima di tutto.. E poi, a seconda di quello che ti dice, vedi come ti senti.. Però ricordati che tua madre è una donna adulta, non deve per forza chiederti il permesso o l'approvazione.
    Jhonatan: Già..

    PJ rise di nuovo ed io risi imbarazzato a mia volta.

    PJ: Andiamo, ti riaccompagno a casa.

    Annuii ed uscimmo dalla palestra: parcheggiato fuori un grosso pick-up rosso fiammante ci stava aspettando. Intuì fosse la sua macchina perché mi fece segno di saltare su.
    Pochi minuti dopo mi lasciò davanti alla porta di casa mia. Le luci erano ancora tutte accese; ormai erano passate le 21 di sera, avevo fatto tardi senza rendermene conto; probabilmente mia madre era furiosa, visto che il giorno dopo avrei avuto scuola.

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    Quando varcai la porta di casa, trovai il coach seduto sul divano e mia madre seduta al PC del salotto.
    Si voltò a guardami con aria apprensiva, non era per nulla arrabbiata, anzi, sembrava aver appena finito di piangere; la cosa mi spezzò il cuore.
    Uscii sul retro e mi sedetti a terra.
    Subito dopo sentii la porta riaprirsi e chiudersi nuovamente: il coach si sedette di fianco a me e restammo in silenzio per diversi minuti.

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    Jhonatan: Allora..
    Coach: Chiedimi quello che vuoi..

    Non sapevo da dove cominciare.
    PJ mi aveva consigliato di parlare con mia madre, ma penso che anche il coach mi dovesse delle risposte tanto quanto lei, anche lui mi aveva visto crescere.

    Jhonatan: Quando è iniziata?
    Coach: Circa tre anni fa..

    Sentii i nervi tirare di nuovo. Tre anni?
    Mi appoggiai con la testa contro la parete.

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    Jhonatan: E’ una cosa seria?
    Coach: Sì.. Sì, Jhonatan è-è una cosa seria.. Io e tua madre te ne avremmo parlato tra qualche giorno.. Non volevamo di certo che-
    Jhonatan: Che lo scoprissi aprendo la porta della sua camera? Lo credo bene..

    Rimase in silenzio, l’imbarazzo si poteva sentire nell’aria.

    Coach: Jhonatan ascolta.. Io amo tua madre.. Ma capisco se tu non sei d’accordo e non andrò oltre senza la tua approvazione..

    Ma sono io il sedicenne o mi sono perso qualcosa?

    Ripensai alle parole di PJ: mia madre era adulta e sapeva prendere una decisione da sola.
    Non aveva bisogno che suo figlio adolescente le facesse una ramanzina o le impedisse di uscire con chi voleva; e poi il coach mi aveva visto crescere, lo consideravo ciò che di più vicino c'era ad un padre..

    Jhonatan: La mia approvazione? E a che ti serve? Ormai state insieme, o no?
    Coach: Beh-
    Jhonatan: Coach..

    Sospirai.

    Jhonatan: Non ricordo molto di mio padre.. Uno dei pochi ricordi che ho che lo riguardano, è del suo funerale. Mia madre ha dovuto crescere me e mia sorella da sola, senza alcun aiuto. Penso che si meriti un po’ di felicità. Lei è in grado di dargliene?

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    Lui annuì deciso, senza rispondere verbalmente.
    Io tirai un altro sospiro e chiusi gli occhi.

    Jhonatan: Bene. Allora non abbiamo nient’altro da dirci. Io voglio che lei sia felice.
    Coach: Ti ringrazio. Però, che ne dici se ci sediamo su quelle belle sedie comode?

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    Risi e mi alzai con calma, lui fece lo stesso.
    Ci accomodammo al tavolo e pochi minuti dopo ci raggiunse anche mia madre, che mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia.
    Passammo la successiva mezz’ora a chiacchierare: raccontai loro del pomeriggio con il vice, PJ e dei trucchetti che mi aveva insegnato, fin quando il coach non si alzò per tornare a casa.
    Io andai a fare la doccia e subito dopo in camera mia.
    Mi distesi sul letto, esausto e mi addormentai in pochi minuti.

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  5. .
    Anche io sono molto contenta di questo aggiornamento! Finalmente stiamo piano piano avvicinandoci verso una maggiore considerazione per tutte le fasce d'età il che rende (come dice Morphine) il tutto più realistico e dinamico!
  6. .

    CAPITOLO 18.2


    LUNEDI’ 27 OTTOBRE - NAOMI



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    Ore 8.03.
    Le lezioni sarebbero iniziate da lì a 10 minuti
    Era appena iniziata un’altra settimana, ma quel giorno ci sarebbe stata una novità per me: avrei dovuto iniziare il “corso” di fotografia, con quella ragazza antipatica che avevo conosciuto la settimana precedente.

    Non vedo l’ora..

    Continuavo a pensare a quella foto: quel ragazzo, Mark, mi aveva mostrato come inviare quella foto in anonimo, ma c’era qualcosa che non mi piaceva.. Forse avrei dovuto lasciar perdere, Alicia era una mia grande amica e prima o poi qualcuno sarebbe riuscito a risalire a me, la foto era stata scattata alle Terme. Jane sicuramente se ne sarebbe ricordata e avrei fatto soffrire anche lei..

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    Jane: Che lezione hai stamattina?

    Jane mi risvegliò dai miei pensieri..
    Stavamo davanti agli armadietti a chiacchierare.

    Naomi: Matematica..
    Jane: Non vedi l’ora eh?
    Naomi: Già.. Tu che lezione hai?
    Jane: Letteratura
    Naomi: Sembra interessante..
    Jane: C’è di meglio..

    Il telefono di Jane iniziò a squillare improvvisamente.

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    Jane: Ma chi è a quest’ora? Si, pronto? Sì, sono io.. Sì, certo.. Ok, per le 15 va benissimo. Grazie mille, a più tardi.
    Naomi: Chi era?
    Jane: La segreteria della palestra.. sai, per la festa di Halloween..
    Naomi: E..?
    Jane: E niente, oggi pomeriggio vediamo di trovare una soluzione.. Ho paura che salti tutto..

    In quel momento suonò la campanella, per avvisarci dell’inizio delle lezioni.

    Jane: Ci vediamo dopo le lezioni?
    Naomi: No, ho il corso di Fotografia..
    Jane: Ah, giusto! Va beh allora ti chiamo più tardi, va bene?

    Annuii e ci avviammo a lezione.

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    La mattina proseguì in maniera abbastanza monotona.
    Matematica, Arte per due ore, Pausa di dieci minuti, Biologia e Lingue Straniere.
    Odiavo il Lunedì: non perché fosse il primo giorno della settimana, ma perché le materie erano fondamentalmente noiose. Speravo che il Club di Fotografia mi facesse passare questa “noia” generale che sentivo.

    Finalmente arrivarono le 14 (finalmente?).
    Mi avviai verso l’aula assegnata al Club: stava al piano superiore, era appena stata sistemata e riassegnata. Era piccola, ma luminosa: sicuramente non poteva accogliere più di dieci persone per volta.
    Mi chiesi come fosse possibile che gli iscritti fossero una ventina e come avremmo potuto fare a stare tutti insieme in questa stanza, ma la risposta non tardò ad arrivare: Meghan era in aula insieme ad un paio di ragazzi.

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    Meghan: Eccoci qua! Benvenuti!

    Iniziarono ad entrare in classe sempre più persone..

    Meghan: Allora ragazzi, come avrete notato quest’aula è piccolina. Per adesso vi chiedo di dividervi in due gruppi, in ordine alfabetico per cognome, dalla A alla M sarà il primo gruppo, tutti gli altri faranno parte del secondo gruppo.

    Poco meno di una decina di ragazzi uscirono dalla classe, io mi unii a loro (il mio cognome inizia per “S”).
    Aspettammo poco più di venti minuti fuori: quando uscirono, notai che si erano formate una sorta di “coppie” o gruppi. La cosa mi incuriosiva.
    Entrai insieme ai miei compagni e Meghan ci chiese di sederci tutti a terra in cerchio.
    Tirò fuori un vaso dentro la quale inserì dei bigliettini tutti piegati su sé stessi.

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    Meghan: Molto bene. Allora, intanto vi ringrazio per esservi iscritti, io e la direzione nutriamo grandi speranze per questo Club. E’ il nostro primo anno e quindi abbiamo un grandissimo margine di miglioramento. A proposito di questo, oggi non faremo molto, anzi, sarete liberi già dalla prossima mezz’ora.

    Indicò il vaso con i bigliettini.

    Meghan: qui dentro ho segnato i vostri nomi. Per la prossima settimana vi chiedo di preparare degli scatti, che farete tra di voi; questo per verificare il vostro livello. Le coppie verranno formate dall’estrazione di questi bigliettini. Bene, iniziamo.

    Prima del mio nome ne vennero estratti altri quattro: due coppie prima della mia erano state formate.

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    Meghan: Ora è il turno di.. Sandler!

    Mi lanciò un’occhiata quasi divertita.

    Meghan: Che sarà in coppia con.. Wayne!

    Wayne? Con la coda dell’occhio notai una ragazza con le trecce che mi fissava.

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    Fantastico, ci mancava solo lei.


    Jennifer Wayne, la nuova amica di Theresa.
    Le rivolsi uno sguardo neutro e tornai a guardare l’estrazione.
    Una volta terminata, Meghan ci diede i “compiti” per la volta successiva.

    Meghan: Ottimo! Allora, come vi anticipavo, vorrei verificare il vostro livello: so che alcuni di voi sono più avanti di altri e vorrei controllare insomma. Per la volta prossima vi chiederei dei ritratti, che vi farete tra di voi: usate la fantasia, le luci, non abbiate paura di osare. Tutti i ritratti li appenderemo qui in aula Lunedì prossimo. Siete liberi di andare adesso, ci vediamo Lunedì!

    Ci alzammo tutti per uscire ed io mi avviai direttamente verso le scale ma fui interrotta da Jennifer.

    Jennifer: Naomi! Aspetta!

    Mi fermai in corridoio..

    Naomi: Sì?
    Jennifer: Quando riusciamo a vederci per questo progetto? Mi piacerebbe farlo il prima possibile.. Sai, la post-produzione e tutto il resto prende tempo..
    Naomi: Tu quando sei libera?
    Jennifer: Già oggi!

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    Disse entusiasta.
    Mi infastidiva tutto questo entusiasmo, però concordavo con lei: anche io volevo concludere questo progetto il prima possibile.

    Naomi: Beh, direi che è perfetto. Sai dove abito?

    Tentennò per qualche secondo.

    Naomi: Evidentemente no. Ti mando il mio indirizzo, il tuo numero?

    Le allungai il mio telefono in modo che mi segnasse il suo numero di cellulare.

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    Naomi: Bene, ti mando subito il mio indirizzo e ti aspetto da me per.. le 16?
    Jennifer: Perfetto, a dopo!

    E corse via anche più entusiasta di prima.
    Mi avviai anche io verso casa.

    DUE ORE PIU' TARDI



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    Erano le 15.50 quando, mentre aspettavo l’arrivo di Jennifer, mi feci una tisana.
    Stava iniziando a fare sempre più freddo, era quello che ci voleva.
    Ero a casa da sola, ma di lì a poco sarebbe tornata mia madre con mia sorella, da scuola.
    Speravo solo di non incontrarle finché c’era Jennifer a casa: mia madre era un’attrice famosa ed ero abituata ad avere attorno persone che mi dessero attenzioni solo per sfruttare la possibilità di conoscerla. Era una sensazione che non mi piaceva e mi infastidiva parecchio.

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    Alle 16.02 suonò il campanello di casa.
    La porta d’ingresso si trovava al piano superiore: salii le scale ed aprii alla mia compagna di gruppo.
    Si era cambiata e stava sulla soglia con un sorriso smagliante.

    Jennifer: Ciao Naomi!

    Ma che problemi ha questa? Sorride sempre così?



    Naomi: Ciao.

    Risposi semplicemente.
    La invitai a entrare e le chiusi la porta alle spalle.
    Lei si guardava intorno, come per esaminare la casa: la sua reazione non era come quelle che avevo vista in precedenza, sembrava non curarsi delle foto di mia madre appese all’ingresso o degli oggetti costosi di cui eravamo pieni.
    Sembrava quasi ne fosse abituata.

    Che strano..


    Jennifer: Allora, dove ci mettiamo?
    Naomi: Vieni, abbiamo uno studio qua fuori..
    Jennifer: Uno studio?
    Naomi: Sì.. Per mia madre, sai..

    Dissi indicando le innumerevoli foto che c’erano appese ai muri.

    Jennifer: Oh.. E’ un’attrice?

    Ma dove vive questa?


    Naomi: Uhm.. S-si..?
    Jennifer: Uao, che bello!

    Non risposi e le feci strada verso lo studio: una stanza che ospitava un vero e proprio set di fotografia, con luci, fotocamere di ogni tipo. Semplice ma funzionale.
    Mia madre la aveva fatta realizzare quando ero piccola per non assentarsi da casa quando doveva lavorare, ospitando fotografi e giornalisti quando ce ne fosse necessità.

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    Jennifer: Uao, una sala per fotografi!
    Naomi: Già.. Allora, chi inizia a fare foto?
    Jennifer: Mmh, se vuoi inizio io!
    Naomi: Va bene..

    Montai il cavalletto e le diedi una mano a settare correttamente le luci.
    Iniziò a fare qualche foto: in totale credo ne scattò una cinquantina.

    Jennifer: Ottimo! Trasferisco tutto sul mio computer e poi le fai tu?
    Naomi: Certo, aspetta, tolgo la schedina dalla macchina.

    Per comodità stavamo usando una delle mie macchine fotografiche.
    Trasferimmo tutte le foto sul suo computer e sistemai la macchina per il mio turno di scatti.

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    Iniziai io a scattare: da subito sembrò che Jennifer sapesse cosa fare, sapeva come muoversi e come posare. Sicuramente aveva del talento: oltre che essere molto bella era anche portata per fare la modella.
    Scattai anche io una cinquantina di foto, era impossibile scegliere tra quelle migliori: lei era perfetta in tutte, anche se si trattava di semplici ritratti.
    Dovevamo sceglierne tre a testa, sarebbe stata una vera impresa.

    Jennifer: Abbiamo finito?
    Naomi: Si, direi che abbiamo finito. Pensi possano bastare?
    Jennifer: Secondo me sì.. Eventualmente possiamo rivederci nei prossimi giorni, no?
    Naomi: Aspetta, vai già a casa? Se vuoi possiamo anche post produrre le foto, almeno finiamo subito.

    Erano quasi le 17.30, avevamo fatto anche abbastanza in fretta.

    Jennifer: Sì, forse hai ragione..
    Naomi: Posso offrirti del the?

    Sembrò entusiasta.

    Jennifer: Certo! Grazie! Ci mettiamo qui?
    Naomi: No, andiamo in sala. Accendo la stufa, così stiamo al caldo.

    Mia madre e mia sorella probabilmente erano uscite di nuovo: ricordavo che ci fossero gli allenamenti di nuoto e mia madre la aveva accompagnata.
    Stava iniziando a fare buio e quindi anche freddo.

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    Entrammo in sala, di fronte alla cucina e ci posizionammo al tavolo, ognuna con il proprio laptop.
    Misi l’acqua calda a fare per il the.
    Non appena mi sedetti davanti al computer, mi squillò il cellulare: era Jane.

    Naomi: Hey Jane.. Che? Aspetta, calmati, che stai dicendo? Che significa annullato? No, non va bene per niente Jane.. Sì. Sì. Ok, ci sentiamo domani. Ciao.
    Jennifer: Tutto bene?

    Chiese visibilmente preoccupata.

    Naomi: Sì.

    Risposi secca.

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    Jennifer: Che succede?
    Naomi: Ho detto che è tutto a posto.
    Jennifer: No, non lo è. Dai, dimmi.

    Ma che problemi ha?


    Naomi: La festa di Halloween è annullata.
    Jennifer: Come annullata?
    Naomi: Già. La segreteria della scuola non vuole avere a che fare con feste studentesche fuori programma come quella di Halloween. Non è mai stata in calendario, la abbiamo proposta noi.

    La notizia mi aveva innervosita molto: non avevamo nuove date o altre disponibilità al di fuori della scuola. La palestra scolastica era l’unica possibilità che potessimo sfruttare.

    Jennifer: Mi dispiace.. Ci deve essere un altro modo..
    Naomi: No, non c’è.

    Risposi secca.

    Naomi: E chiudiamo qui l’argomento. Grazie.

    Jennifer si rabbuiò.
    Provai un leggero senso di colpa e mi scusai.

    Jennifer: Non preoccuparti, capisco che fosse una cosa importante per voi..

    Annuii.
    Aprii le foto ed iniziai la post produzione: erano una più bella dell’altra, non sapevo scegliere.
    Sicuramente ci sarebbe voluto più tempo: mi promisi di dedicarci altri giorni durante la settimana per fare un bel lavoro. La frustrazione data dalla telefonata con Jane mi aveva motivata a finire bene questo compito, sebbene non si trattasse di un’attività obbligatoria.
    Alle 19.20 Jennifer se ne andò per tornare a casa: mi disse che suo fratello era venuto a prenderla.
    Fu un pomeriggio piacevole, quella ragazza era molto gentile, tutto sommato non mi dispiaceva.
    Poco dopo che se ne andò tornarono mia sorella e mia madre con la cena.

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    Subito dopo tornai in camera con il laptop per continuare un po’ il lavoro ma mi soffermai su un’altra tipologia di foto: quella al padre di Theresa e Alicia.
    Non potevo tenerla sul cellulare, se mi fosse partita per sbaglio sarebbe stato un disastro.
    La spostai sul laptop, in una cartella personale: dopotutto solo io avevo accesso al mio laptop.
    Verso le 23 mi addormentai: sognai luci a neon e set fotografici.

    IL LUNEDI SUCCESSIVO: LUNEDI 3 NOVEMBRE - NAOMI

    Pomeriggio: Club di Fotografia



    Passò una settimana.
    Mi dedicai parecchio a quelle foto, erano rari i casi in cui mi entusiasmavo per un progetto scolastico che non comprendesse organizzare una super festa, ero abbastanza soddisfatta del risultato: la mattina stessa passai da Meghan a lasciarle le stampe e lei mi confermò che le avrebbe appese.
    La mattinata passò abbastanza in fretta: avevo le solite ore noiose, speravo tanto che il pomeriggio mi desse qualche soddisfazione.
    Dopo pranzo salii le scale e mi avviai verso l’aula di fotografia, ma mi bloccai in corridoio: Meghan aveva appeso tutte le foto e sulla parete centrale c’erano le mie.

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    Un gruppo di ragazzi stazionava esattamente al centro della parete, guardando estasiati ciò che si trovava davanti a loro: le foto che avevo scattato. Aspettai che se ne andassero per osservare a mia volta.
    Le foto degli altri membri non avevano attirato tutta questa attenzione, ma probabilmente sarà stato il soggetto ritratto: Jennifer era oggettivamente bellissima.
    Meghan stava passando per il corridoio quando mi vide e mi venne incontro visibilmente contenta..

    Meghan: Naomi! Ti stavo cercando! Devo complimentarmi con te, queste foto sono fantastiche, hai un vero talento!
    Naomi: Grazie..
    Meghan: Oh, ma ecco la nostra modella.

    Jennifer stava salendo le scale e si avviò verso di noi: anche lei, come Meghan, radiosa in viso.

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    Meghan: Eccola! Allora ragazze, devo farvi i miei complimenti. Jennifer, è evidente che la fotocamera ti ama. Naomi, queste foto sono bellissime. Avrei una cosa da proporvi, avete qualche minuto prima di iniziare?
    Naomi: S-sì, certo..
    Jennifer: Certo!
    Meghan: Dunque.. Jennifer, con il Club di Giornalismo stiamo cercando il nuovo volto per il magazine del prossimo mese, te la sentiresti di fare da modella a Naomi ancora una volta?

    Jennifer sembrò entusiasta all’idea.
    Immaginai che quella fosse anche la mia novità, invece..

    Meghan: Naomi, per te invece ho pensato a qualcosa di ancora più interessante. Oltre ad occuparti del Magazine con Jennifer e Jane, avrei un favore da chiederti.
    Naomi: Ook..?
    Meghan: Allora, l’università di Foxbury sta cercando giovani talenti nell’ambito della Fotografia per la pubblicazione di un editoriale interno. Hanno contattato il nostro liceo offrendo la possibilità di effettuare un tirocinio presso l’ateneo, ovviamente questo ti permetterebbe di ottenere dei crediti extra..

    Restai in silenzio per quelli che credo fossero una ventina di secondi.
    Non ero una secchiona ma nemmeno una lavativa, me la cavavo.
    Non avevo mai vinto un concorso o preso il voto più alto della classe.
    Sì, ero brava ad organizzare eventi e feste, ero appassionata di Moda e di Fotografia, ma niente di più.
    Di solito non mi emozionavo, tentavo di mostrarmi quanto più possibile apatica ed infastidita per allontanare le persone: quella notizia non solo mi stava facendo emozionare, mi aveva proprio lasciata senza parole.

    Meghan: Naomi..

    Si fece più seria, come quando ci siamo incontrate, probabilmente mi aveva letto nel pensiero..

    Meghan: Lascia che ti dica una cosa.. Tu hai del talento, del vero talento. Credimi.. So che siamo partite con il piede sbagliato e che io probabilmente non ti piaccio più di quanto di piaccia a me, ma riconosco il talento quando lo vedo. E tu ne hai parecchio. Pensaci su, il direttore dell’Università attende una risposta entro Mercoledì pomeriggio.

    Ci liquidò con un saluto e si avviò verso la classe di Fotografia.

    Jennifer: Naomi! Ma è una notizia bellissima! Ci andrai vero?
    Naomi: N-non lo so.. Dovrei?
    Jennifer: Se dovresti?? Ma certo che dovresti! Stai scherzando vero? Le foto che hai scattato sono bellissime!
    Naomi: Tu credi?

    Ma che mi prende? Da dove viene tutta questa insicurezza?



    Jennifer: Naomi tu non mi sembri proprio il tipo che si faccia intimidire da una cosa come questa, anzi, mi sei sembrata piuttosto arrogante fin da subito. Che ti prende adesso?
    Naomi: Non lo so, non sono abituata a questo genere di complimenti.

    Dissi più sicura.
    Jennifer aveva ragione, non potevo farmi vedere così fragile dovevo mostrarmi come sempre.

    Naomi: Va bene, ci penserò. Ora andiamo.

    Jennifer sembrò convincersi alle mie parole e mi parve più tranquilla.
    Ci avviammo in aula e notai da subito che la metà dei ragazzi presenti la volta precedente, non c’erano.
    Meghan ci comunicò che molti avevano abbandonato ancora prima di iniziare: ecco spiegato il motivo per cui trovammo molte meno foto al nostro arrivo.
    Il pomeriggio passò velocemente tanto quanto la mattina.
    Quando tornai a casa mi fiondai in doccia per lavare via la giornata e distendere la mente: non sapevo esattamente cosa provare. Dovevo essere fiera? Contenta di quella proposta?
    Non avevo ancora preso in considerazione l’idea di iscrivermi all’Università di Foxbury, a dire il vero ero più propensa per Britechester, ma non sapevo esattamente a che indirizzo affidarmi.
    Sicuramente quello era una possibilità molto valida.
    Mi decisi la sera stessa: scrissi un messaggio a Meghan confermandole la mia intenzione a partecipare al tirocinio.
    Non rispose, probabilmente mi avrebbe avvicinata il giorno successivo o avrei avuto sue notizie in qualche modo.
    Quando mi coricai per dormire, mi addormentai quasi subito.

    MARTEDI’ 4 NOVEMBRE - JANE



    Bip bip bip bip bi-

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    Jane: Maledetta sveglia.

    Erano le 7.00 del mattino.

    Che sonno, vorrei restare ancora un po’ a letto..


    Pensai tra me e me prima di alzarmi dal letto.
    I miei si erano già alzati e probabilmente mia madre era già uscita per andare al lavoro.
    Mamma era un’insegnante elementare mentre papà era un famoso giornalista scandalistico.
    Mia sorella aveva appena iniziato la prima elementare e frequentava la scuola di Oasis Springs.
    Anche la sorellina di Jhonatan la frequentava ed erano in classe insieme.
    A dire il vero, mia madre e la sua lavoravano insieme.

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    Mi alzai riluttante dal letto ed andai in bagno a lavarmi: la settimana era appena iniziata ed io sembravo già un cadavere vivente.

    Ottimo.


    Cercai di darmi una sistemata, presi di vestiti puliti dalla cabina armadio ed andai al piano di sotto a fare colazione.
    Erano le 7.30.
    Ero in ritardo.

    Strano, di solito sono sempre in orario.


    Ormai Naomi ci aveva fatto l’abitudine: ero sempre in ritardo.
    Quella mattina fortunatamente non ci saremmo dovute incontrare, altrimenti avremmo davvero rischiato una nota di demerito a causa del mancato rispetto degli orari di lezione.
    La sera prima mi aveva scritto per raccontarmi cosa fosse successo al pomeriggio: ero così contenta per la mia amica.
    Conoscevo Naomi da abbastanza tempo per sapere che quella notizia le avesse fatto un certo effetto e lei non era certo una persona che si faceva emozionare facilmente, anzi, proprio l’opposto.
    E poi avremmo lavorato insieme molto più spesso: il club di Giornalismo avrebbe sicuramente avuto bisogno di qualche Fotografo per il nuovo Magazine della scuola.
    Meghan, che stava a capo del club di Fotografia, mi aveva mandato le foto che aveva scattato Naomi a Jennifer: erano meravigliose. Jennifer sarebbe passata quel pomeriggio da me a vedere qualche idea per il Magazine.
    Io avevo già in mente di usare una delle foto già scattate per il numero di Dicembre.

    Un turbinio di idee!



    Non erano neanche le 8 e già stavo pensando a mille cose insieme.
    Finii di fare colazione: erano le 7.50.

    Jane: Sono decisamente in ritardo!

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    Corsi fuori con lo zaino in spalla sperando di non arrivare ancora in ritardo alla lezione di Scrittura Creativa: ormai la professoressa non ne poteva più di vedermi entrare in classe come una ladra per non interrompere la sua lezione.
    Durante il corso della mattinata non avevo ancora incrociato Naomi: non avevamo corsi insieme, ma capitava di beccarci in corridoio durante la pausa.
    Quella mattina non la vidi per niente e nemmeno nel pomeriggio.

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    Alla quarta ora le mandai un messaggio per chiederle se fosse tutto ok.
    Quando arrivarono le 14.00, sgattaiolai nell’aula del Club di Giornalismo: era una stanza molto illuminata, con tavoli, librerie, vecchi magazine e due stampanti: a prova di studente del liceo.
    Stavo catalogando dei manuali quando sentii qualcuno bussare alla porta alle mie spalle: era Jennifer.
    Mi accolse con un sorriso e pensai che fosse una ragazza molto solare: ogni volta che la incrociavo per i corridoi sorrideva o rideva con qualcuno, era difficile non apprezzarla e non andarci d’accordo.
    Inoltre sarebbe diventata il nuovo volto per il numero di dicembre, era anche molto bella.
    Appena entrò in aula mi presentai: nessuno ci aveva ancora presentate e non avevamo mai avuto modo di fare due chiacchiere, quello era un buon modo per cominciare.

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    Jane: Hey ciao! Piacere, io sono Jane.
    Jennifer: Ciao Jane, piacere, io sono Jennifer. Uao, è molto bello qui, niente a che vedere con l’aula di fotografia!
    Jane: Già, vero? Quando mi sono iscritta qui al primo anno, anche noi avevamo quell’aula, poi nel corso del tempo ci hanno affidato questa qui. Probabilmente la cambieranno presto anche a voi! E’ una specie di rito.

    Dissi ridendo e lei rise a sua volta.

    Jennifer: Allora, cosa posso fare per te?
    Jane: Giusto! Meghan ti ha accenato qualcosa?
    Jennifer: Sì, ha parlato di un Magazine..?
    Jane: Esatto! Allora, hai visto le foto di Naomi, si?
    Jennifer: Sì sì
    Jane: Benissimo, volevo chiederti se ti andasse di darmi una mano a scegliere quella da inserire in copertina e quelle per l’articolo di Dicembre
    Jennifer: Certo!

    Ci sedemmo alla scrivania ed accesi il computer.
    Ci impiegammo un’ora a selezionare tutte le foto per l’articolo, anche avrebbe occupato un paio di facciate della rivista. Le anticipai che avremmo anche avuto bisogno di una foto del Club di Fotografia al completo, con tutti gli iscritti e mi sembrò entusiasta.
    Verso le 17, quando fuori si stava avvicinando il buio, spensi il computer e continuammo a chiacchierare.

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    Ad un certo punto mi squillò il cellulare: era Naomi.
    Risposi e ci accordammo per trovarci da me poco più tardi.
    Anche a Jennifer vibrò il telefono: mi disse che suo fratello la stava aspettando fuori.
    Chiusi l’aula a chiave e mi avviai con Jennifer verso l’uscita, ci salutammo e la vidi correre verso una grossa auto rossa, parcheggiata vicino al marciapiede, mentre io mi avviavo a piedi verso casa.

    DUE ORE DOPO



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    Erano le 19 quando Naomi varcò la soglia della mia porta di casa.
    Io mi ero già messa il pigiama e da lì a poco avrei cenato: conoscendo mia madre avrebbe proposto a Naomi di restare per cena e lei, conoscendola, avrebbe gentilmente rifiutato.
    Ci sistemammo nella stanza degli ospiti a fare i compiti e a guardare le foto che avevo scelto insieme a Jennifer.
    Naomi sembrava tranquilla, meno scazzata del solito: la proposta del tirocinio le aveva fatto bene.

    Naomi: Bene, questa era l’ultima foto.
    Jane: Sono tutte bellissime!
    Naomi: Lo hai già detto non so quante volte, Jane. Piuttosto, che ne pensi della ragazza nuova?
    Jane: La ragazza nuova ha un nome, Naomi..

    Ed eccola tornata la Naomi di sempre.

    Naomi: Si va beh, hai capito dai.
    Jane: E’ molto simpatica, sorride sempre.. perché me lo chiedi? Tu cosa ne pensi?
    Naomi: Penso lo stesso.
    Jane: Potremmo invitarla a qualche serata, che dici?
    Naomi: Oddio, vista la reazione che ha avuto vedendo Santos all’ultima festa, non penso sia proprio il caso..
    Jane: Non parlavo delle serate di Santos! Possibile che pensi solo a lui??

    Sapevo che Naomi avesse una cotta per quel ragazzo, anche se non lo ammetteva mai.
    Non capivo come fosse possibile che uno come lui esercitasse un tale potere su di lei: sembrava che lei pendesse dalle sue labbra. Non mi piaceva andare alle feste che lui organizzava, casa sua era sempre piena di gente losca e con qualche bustina per le tasche o gente ubriaca che sveniva per le scale.

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    Naomi: Non penso sempre a lui! Lo sai che non mi piace!
    Jane: Sì sì, come no.. Pensavo più ad invitarla a cenare con noi e Alicia, che ne dici?
    Naomi: Ah, sì, certo.. So che lei e Ali vanno molto d’accordo..
    Jane: Esatto!
    Naomi: Va beh, poi ci pensiamo. Ora devo prepararmi per il colloquio con il direttore della Foxbury.
    Jane: Andrai benissimo, le tue foto parlano da sole! Sai già che cosa ti faranno fare?
    Naomi: No, so solo che devo portarmi la macchina fotografica già da domani, probabilmente mi vorranno mettere da subito alla prova.
    Jane: Andrai alla grande! Poi fammi sapere com’è andata

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    Ci alzammo da terra e dopo pochi secondo entrò mia sorella, che mi chiese di giocare con lei.
    A Naomi non piacevano molti i bambini: ammetto che mia sorella fosse un po’ iperattiva, ma non era poi così male e poi mia sorella la adorava (Naomi).

    Naomi: Io vado, ci sentiamo domani.

    Entrò mia madre impedendo a Naomi di uscire dalla stanza e come volevasi dimostrare, la invitò a cena ma lei rifiutò.
    Salutai la mia amica ed andai a cenare con la mia famiglia.
  7. .
    Mah, Tank, questa Zoe non mi sembra proprio il tipo per te.. dovresti sentirti libero di condivdere gioie e passioni con la tua compagna..
    Sono un po' radicale, lo so..
    Se lei non vuole venire con te, vai da solo! Magari ti rendi conto che non è una cosa per te (del resto non hai ancora mai viaggiato). E comunque, alle ragazze piace proprio eh? Addirittura se lo contendono!

    Saggia Benny, grazie per aver aperto un po' la mente al nostro Tank.. Chissà se le le tue parole saranno d'aiuto a lui per risolvere il conflitto in corso con la sua amata.. Lo scopriremo!

    Comunque tutto questo parlare con linguaggio ricercato mi contagia!!
    Attendo ansiosa 😏 ❤️
  8. .
    Mmh allora credo che questo valga come vero e proprio lavoro :caffe:
  9. .
    Ma cosa vuole Tosha??
    Io mi ero preparata al peggio e tu guarda questa, una matta!
    Va beh, meglio così..
    Però il nostro Tank sembra essere una calamita per le ragazze!! Ebbravo!
    Speriamo solo non incontri quella sbagliata..
  10. .
    Ok, devo dire che sono contenta di questa EP e credo che abbia perfettamente senso dopo quella precedente che vedeva come protagonisti gli adolescenti; credo anche che, in effetti, i neonati ed i bambini siano stati considerati poco fino ad ora.. spero che sorprenda le mie aspettative!
  11. .
    Mi sembra quasi che non abbiano più idee.. Mi piacerebbe vedere qualche nuova EP o Game Pack rispetto a questi continui nuovi Kit (che, come abbiamo detto in precedenza, sono perfettamente "sostituibili" dai creator della Community).
    Sono un po' demoralizzata.. Voi che ne pensate?
  12. .

    CAPITOLO 18.1 - THERESA


    SABATO 25 OTTOBRE



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    Erano le 8.30 quanto suonò la sveglia.

    Che settimana.

    Furono giorni particolarmente pieni ed intensi: aiutai Jho e Teem nella giornata dedicata ai Club. Teem era particolarmente entusiasta a fine giornata: aveva ricevuto molte richieste e gli erano state fatte tantissime domande.
    Presenziai agli Open Day della Foxbury: ero interessata al corso di studi in Biologia, e volevo parlarne con i miei proprio quella mattina. Speravo nell’approvazione da parte dei miei.
    Mia sorella aveva desideri più affini a quelli di mio padre, mentre io ero la “diversa” di casa: non avevo la sua stessa aspirazione o quella di mia madre.
    Sapevo che ormai lo avessero capito da tempo, ma speravo comunque di renderli orgogliosi.

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    Mi alzai dal letto, presi dei vestiti puliti dalla cassettiera e mi avviai in bagno.
    Decisi di farmi una doccia prima di affrontare la giornata.
    Sentivo dei movimenti al piano di sotto: questo significava che i miei si erano già alzati e stavano preparando la colazione.
    Mia sorella dormiva ancora: la sera prima era rientrata molto tardi dopo essere stata a casa di Naomi (bleah), cercai di fare il più piano possibile per non svegliarla.
    Entrai in bagno ed accesi l’acqua calda della doccia: l’ideale per iniziare la giornata.
    Rilassata, la mia mente andò su PJ: le ultime due settimane lo avevo sentito solo per messaggio, non eravamo ancora riusciti a vederci.
    Mi disse di essere stato molto impegnato con l’Università, gli allenamenti e il Tirocinio in palestra.
    L’ultima volta che l’ho visto mi aveva salutata con un semplice bacio sulla guancia. Avevo passato una bella serata insieme a lui. Mi chiesi quando e se fossi riuscita a rivederlo.

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    Uscii dalla doccia, mi vestii e scesi al piano di sotto, sempre cercando di non svegliare Alicia.
    I miei erano, come sospettavo, in cucina e nell’aria c’era un buonissimo odore di Pancakes.

    Marcus: Dico solo che per adesso non mi è possibile prendere ferie..

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    Elodie: Ma dai Tesoro, non penso che la cucina esploda se tu per un weekend ti assenti, no? E poi è da tanto che non andiamo via con le ragazze.. Pensavo che almeno quest’anno potessimo fare un giro a Komorebi come quando erano piccole.
    Marcus: Sono un po’ cresciute per lo slittino sulla neve, non credi?
    Elodie: Vorrà dire che staremo nello Chalet a berci una cioccolata calda a bordo della piscina al chiuso.
    Marcus: Non accadrà tanto presto. Ti prometto che entro la fine dell’anno ci andremo, ma non per le prossime due settimane. Te l’ho detto, abbiamo molto da fare, ci sono i cenoni di Halloween e un paio di compleanni prenotati.
    Elodie: Va bene va bene, allora passeremo il Natale a Komorebi.
    Marcus: Vediamo..

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    Entrai in cucina e mi sedetti accanto a mia madre sull’isola.
    Marcus: La prima addormentata si è svegliata eh?
    Elodie: Buongiorno Tesoro.
    Theresa: Buongiorno!
    Elodie: Ti sei vestita, vai da qualche parte?
    Theresa: Pensavo di andare a fare una passeggiata con Keyla dopo colazione.
    Marcus: Pronti!

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    Ci spostammo sul tavolo da pranzo a fare colazione.
    Addentai il primo pancake della fila, spalmandoci sopra della crema di nocciole ed accompagnandolo ad una spremuta d’arancia. Gnam!
    Decisi di intavolare il discorso dell’Università, raccontando della settimana appena passata: sorprendentemente i miei sembrarono contenti della mia scelta.
    Spiegai loro le materie del corso e che avrei dovuto fare un tirocinio nel secondo semestre: mi sarei dovuta cercare da sola l’azienda presso cui farlo, che fosse privata o statale non importava, avrei dovuto effettuare tre settimane presso di loro.
    Speravo che la Clinica di Windemburg mi accettasse.
    I miei sembravano molto contenti della mia scelta e mia madre mi diede qualche dritta per la lettera di richiesta.

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    Quando finimmo di fare colazione, mi alzai ed andai a lavarmi i denti.
    Chiamai Keyla per farle indossare la pettorina prima di uscire e salutai i miei avviandomi verso l’esterno.
    Fuori c’era appena poca nebbia: si stava bene, anche con un maglioncino ed un paio di Jeans.
    Feci il giro dell’isolato con Keyla scodinzolante.

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    La mia mente tornò a PJ: che mi fossi presa una bella cotta?

    Molto probabile.


    Non lo avevo ancora sentito, ma immaginai che fosse impegnato per la preparazione degli esami: la sessione era molto vicina. Mi sarebbe piaciuto rivederlo presto.
    Mi aveva promesso un sushi per la successiva uscita, speravo avvenisse quanto prima.
    Non tanto per lui, più per il sushi.

    Si certo, credici.


    Mi ricordò il mio subconscio.
    Sii, probabilmente mi piaceva.

    Senza “probabilmente”.


    Tornai a casa circa un’ora dopo, tolsi la pettorina a Keyla ed andai in camera mia.

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    Mi sedetti sul letto e presi il cellulare.
    Forse dovrei scrivergli..
    A questo pensiero aprii la conversazione con PJ.
    L’ultimo messaggio risaleva a due giorni prima, con la sua “Buonanotte”.
    Bloccai il telefono rimuginando su cosa avrei potuto scrivergli.. Non volevo sembrare stupida.
    Pochi istanti dopo il cellulare mi vibrò in mano: era PJ, mi stava chiamando.
    Ero quasi incredula ed al tempo stesso emozionata.
    Risposi, fingendo disinteresse.
    Le serie TV dovrebbero avermi insegnato qualcosa di buono… spero.

    PJ: Hey, disturbo?
    Theresa: Hey ciao! N-no, assolutamente!
    PJ: Hai da fare oggi?
    Theresa: Mmh no.. sono libera, perché?
    PJ: Ti avevo promesso un sushi, no? Passo a prenderti tra dieci minuti, ti trovo pronta?
    Theresa: S-si..
    PJ: Perfetto, a tra poco.

    E riagganciò.
    Quel ragazzo sembrava leggermi nel pensiero.
    Rimasi per i primi cinque minuti buoni a fissare il cellulare ancora incredula di quello che era appena successo.
    Mi alzai dal letto e scesi al piano di sotto: dopo poco sentii un rumore di freni e corsi in salotto, vidi dalla finestra un grosso pick-up di colore rosso acceso parcheggiarsi nel vialetto di casa e da dietro il lunotto anteriore, intravidi PJ.
    Tornai all’ingresso per la seconda volta quella mattina, presi le scarpe e sentii la vibrazione del telefono.
    PJ mi aveva scritto un messaggio “Sono qui”.
    “Arrivo” gli risposi.
    Guardai di sfuggita l’orologio: erano le 11.35.
    Uscii di casa e lo vidi appoggiato alla staccionata.

    Affascinante

    .

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    Andai verso di lui.

    PJ: Eccoti!
    Theresa: Hey!
    PJ: Come va?
    Theresa: Bene grazie.. Tu? Come va la preparazione degli esami?
    PJ: Bene, ma per oggi mi sono preso la giornata libera! Allora, ho prenotato in un posto che sta a circa mezzora da qui, fai anche quaranta minuti.. Per te va bene?
    Theresa: S-si, nessun problema!

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    Ma perché ogni volta che mi chiede qualcosa devo balbettare?
    Salimmo sulla sua Auto: sapeva di menta, come lui.
    Era (ovviamente) super pulita, sia l’interno che l’esterno e super spaziosa.
    Si sedette al posto di guida e girò la chiave per partire: un fortissimo rombo di motore mi fece quasi trasalire, seguito dal sottofondo musicale dei Fall Out Boy.

    PJ: Abbasso se non ti piace la musica..
    Theresa: No no.. hai dei bei gusti
    PJ: Lo so.

    Mi fece l’occhiolino e mi sentii arrossire.

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    Andò in retromarcia per uscire dal vialetto e si avviò verso la superstrada, che non distava molto.
    Dopo circa cinque minuti di silenzio, dettati dal trovare la strada, attaccò bottone..

    PJ: Allora, com’è andata la settimana?
    Theresa: Bene, un po’ piena.. Sono stata alla Foxbury per un Open Day
    PJ: Ah si? Sei stata alla presentazione di Biologia, giusto?
    Theresa: S-si.. Ma tu come lo sai?
    PJ: Ho tirato a indovinare

    Disse con un risolino.

    Inquietante, come lo sa?


    Passammo la mezz’ora successiva a chiacchierare dell’Università: lui frequentava proprio la Foxbury, ma un corso diverso, gli feci però un sacco di domande, come presentare la richiesta, come fossero i professori in generale e qualche consiglio per il tirocinio che avrei dovuto fare. Il viaggio passò molto velocemente, quasi non me ne accorsi.
    Parcheggiò di fronte a un edificio dall’architettura particolare, piena di lanterne cinesi.

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    Non era un luogo affollato, anzi, sembrava essere molto tranquillo ed elegante.
    Scendemmo dalla macchina e ci avviammo verso l’entrata, lui faceva strada e io dietro.
    Quando entrammo nel locale, sentii subito caldo: la temperatura era più alta rispetto all’esterno, si stava molto bene, l’ambente donava un senso di “casa”, credo.

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    Si avvicinò al banco del Maître, che ovviamente sembrava conoscere molto bene, il quale ci accompagnò a quello che sarebbe stato il nostro tavolo: era una piccola stanza, con un tavolo rettangolare al centro e due sedia posizionate l’una di fonte all’altra.
    Musica orientale nell’aria e un’atmosfera rilassante e accogliente mi accompagnavano, era davvero un posto molto carino.

    Ci sedemmo al tavolo e iniziammo a chiacchierare: il cameriere ci portò il menù.

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    PJ: Hai mai provato il Ramen?
    Theresa: Uhm.. no? Cos’è?
    PJ: Sostanzialmente un brodo, in pratica un pasto completo. Ha i noodles, la carne, le verdure.. Molto buono!
    Theresa: Mmh.. Penso che andrò di Sushi per oggi..
    PJ: Te ne farò assaggiare un po’ allora!

    Disse entusiasta.
    Sembrava felice di essere lì, la sua felicità era contagiosa.

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    Theresa: Va bene!

    Dissi sorridendo.
    Poco dopo tornò il cameriere a prendere il nostro ordine: PJ ordinò il ramen e delle Takoyaki, io un vassoio di Uramaki e tempura di verdure. Si allontanò per comunicare le comande in cucina.
    PJ iniziò a ridacchiare ed io lo guardai perplessa..

    Theresa: Cos’hai da ridere?
    PJ: Verdure?
    Theresa: Che c’è? Sono buone!
    PJ: Certo, non lo metto in dubbio, però siamo al sushi
    Continuò ridacchiando.
    Theresa: Infatti le ho prese in Tempura!

    Risi a mia volta.
    Gli chiesi quale fosse il prossimo esame da preparare come si sentisse in merito all’inizio del campionato: Jho mi aveva detto che avevano iniziato la settimana precedente e che la loro prima partita si sarebbe svolta il weekend successivo, era entusiasta all’idea di iniziare.
    Anche PJ mi sembrava dello stesso parere, mi parlò degli allenamenti e mi accennò a Jho, sapendo che fossimo amici.
    Secondo lui era un ottimo giocatore, sperava di vederlo crescere in squadra: verso la fine del campionato sarebbe venuti gli scout alle partite; non sapevo cosa fossero e mi spiego che sono coloro che, incaricati dalle Università, vanno alla ricerca dei talenti alla quale proporre una borsa di studio presso il loro ateneo per giocare nella propria squadra.
    Pensai che fosse l’ideale per Jho, sapevo fosse il suo sogno entrare alla Britechester e sapevo anche che si sarebbe impegnato a fondo per raggiungere quell’obiettivo.
    Ci arrivò da mangiare circa una decina di minuti dopo aver ordinato.

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    Il mio vassoio di Uramaki sembrava buonissimo, ma il Ramen che aveva ordinato PJ era molto invitante, aveva un profumo delizioso.

    PJ: Tieni, assaggia..
    Theresa: Uhm.. No, non serve..
    PJ: Sicura? E’ davvero buono!
    Theresa: S-si, sicura..
    PJ: Va bene, però la prossima volta lo prendi anche tu!
    Theresa: La prossima volta?

    Mi sorrise e io arrossii.
    Il cibo era fantastico, mi sentivo super piena.

    PJ: Allora? Com’era?
    Theresa: Tutto buonissimo! Prendiamo il dolce?
    PJ: Mmh.. Non qui, ti vorrei portare da un’altra parte.

    Annuii e lui si alzò avviandosi verso la cassa.
    Prima che potessi raggiungerlo, lui aveva già pagato alla cassa.

    Theresa: Hey!
    PJ: Si?

    Uscì dal locale con me al seguito.
    Non volle sentire ragioni in merito al dividere il conto: secondo lui l’avermi invitata a pranzo fuori significava che avrebbe dovuto pagare lui.

    Che galante..


    Mi disse il mio subconsio.
    Salimmo in macchina: sull’orologio c’erano segnate le 14.30, ci eravamo intrattenuti per più di due ore e mezza. Agganciò il telefono sul supporto per auto e gli arrivarono due notifiche: mi cadde l’occhio sopra e sullo schermo apparve il nome “Jen ♥”.
    Sentii un leggero fastidio, ma cercai di scacciare pensieri strani.

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    Theresa: Allora, dove andiamo?
    PJ: Quanto tempo hai?

    Ma perché deve rispondere alle mie domande con altre domande?

    Theresa: Preferirei tornare per cena..
    PJ: Ok, allora vedrai!

    Che tipo misterioso..

    Ma è per questo che ti piace!


    Mi ricordò il mio subconscio.
    Sì, è vero, questi tratti “misteriosi” di lui mi piacevano.
    Però dovetti ammettere che sembrava un po’inquietante a volta, aveva dimostrato di sapere alcune cose (come l’inizio della scuola, le classi che frequentavo) di me di cui non gli avevo mai parlato.
    E poi quel messaggio.. Chi diavolo era “Jen ♥”?
    Guidò verso la tangenziale: stavamo tornando verso casa, ma uscì al punto successivo, verso Strangerville.
    Arrivammo verso le 16 ed il sole stava tramontando: PJ imbucò una strada privata, in cima ad una collinetta. Un piccolo appezzamento di terreno, delimitato da un muretto oltre la quale una meravigliosa vista verso il tramonto, apparve.
    Parcheggiò all’entrata, oltre il muretto e scendemmo entrambi dalla macchina.

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    Mi diressi versi di lui, che mi abbracciò e mi fece strada verso la parte più interna del posto: c’era un piccolo laghetto, che non avevo notato subito, contornato da lucine e ninfee.
    Strangerville era a venti minuti di macchina rispetto a casa Willow Creek, però la temperatura era un pochino più alta, a quell’ora da me faceva sicuramente più freddo, invece in quel posticino si stava benissimo anche con un maglione e dei Jeans.

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    PJ mi fece strada verso un piccolo angolo dove (immagino lo avesse preparato lui) si trovava una tovaglia a terra e un cestino da picnic.

    Theresa: Ma che posto è?
    PJ: Un laghetto sulla collina..

    Probabilmente gli occhi mi brillavano per la meraviglia che stavi guardando.
    Il paesaggio circostante era stupendo, si vedeva tutto il paese circostante da quel punto.

    Theresa: Ma tu come fai a conoscere questo posto?

    Si sedette sulla grande tovaglia e mi fece segno di accomodarmi accanto a lui.

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    Mi raccontò che quel posto era in realtà della sua famiglia: suo padre voleva costruirci una palazzina anni prima, ma non gli furono mai dati i permessi per costruire in quanto il lotto non era edificabile (ovviamente, vista la presenza di un laghetto). Nel corso del tempo era stato riconosciuto come "Riserva Naturale" e non essendo di proprietà del comune ma di un privata, si trovava molto spesso ad andarci.
    Solitamente ci andava quando aveva bisogno di sfogarsi, dopo un litigio in famiglia, cosa che avveniva molto spesso.
    Soprattutto negli ultimi due anni si era ritrovato ad andarci tantissimo.

    PJ: Ecco qua, adesso sai un altro pezzetto della mia storia.
    Theresa: Mi dispiace che tu non abbia passato un periodo piacevole..

    Si sdraiò per guardare verso l'alto.
    Sembrava stesse riflettendo su qualcosa.
    Feci lo stesso e mi misi accanto a lui.
    Si girò verso di me e mi prese il viso tra le mani: in quel momento mi diede un bacio.
    Fu il mio primo bacio, non riesco a descrivere cosa provai esattamente, ma fu fantastico.
    Nonostante la natura che ci circondava riuscivo a sentire costantemente l'odore della menta di lui, era ormai il mio profumo preferito.

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    Poco dopo mi sdraiai su di lui appoggiando la testa sul suo addome: lui mi guardava con i suoi occhi versi smeraldo sorridendo. Non so dire quanto tempo passammo a chiacchierare, probabilmente almeno due ore.
    Stava calando il buio ma si stava bene comunque: PJ aveva acceso una candela (probabilmente per atmosfera).
    Era davvero un bravo ragazzo, l'esatto opposto di come si era presentato la prima volta.

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    Ad un certo punto sentii il mio cellulare vibrare: era mia madre.
    Mi aveva mandato un messaggio chiedendomi dove diavolo fossi (testuali parole).
    Erano quasi le 20.
    Mi alzai di colpo, imprecando.

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    PJ: Che succede, stai bene?
    Theresa: S-si, sono quasi le 20, mi ha scritto mia madre d-
    PJ: Mer.a, le 20? Dobbiamo andare, dovrei essere a casa anche io.. Mi daranno per disperso.
    Theresa: Appunto.

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    Andammo verso la sua macchina e ripartimmo per tornare a casa.
    Erano abbondantemente passate le 20 quando imbucò la via per riportarmi a casa: speravo che mia madre non fosse troppo arrabbiata.
    Scese dalla macchina e io feci lo stesso.

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    PJ: Spero che ti sia divertita!

    Arrossii.

    Theresa: Sì, molto.
    PJ: Che fai la prossima settimana?
    Theresa: Devo iniziare a preparare la domanda per il tirocinio..
    PJ: Si? E dove ti piacerebbe andare?
    Theresa: Mi piacerebbe provare all'Ospedale di Windemburg, ci sono dei laboratori d'eccellenza, per quello che so..
    PJ: Davvero? Beh se vuoi io conosco qualcuno del consiglio d'Amministrazione, potrei provare ad informarmi, se ti va
    Theresa: Oddio sarebbe fantastico! Ti ringrazio molto!

    Ma com'è possibile che conoscesse CHIUNQUE?

    Feci per salutarlo ed augurargli buona serata ma prima che mi allontanassi mi tirò a sè e mi baciò di nuovo ed io ricambiai.
    Anche questo fu un bacio bellissimo.

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    Mi avviai verso il portico: notai la presenza di mia sorella che salutava PJ e ridacchiava.
    Arrossii e corsi in casa, lei mi venne dietro.
    Quando entrai, sentii digitare al computer, probabilmente mia madre stava lavorando.
    La salutai ma non mi degnò di uno sguardo: o era troppo concentrata o era infastidita dal fatto che non l'avessi avvisata.
    Salii le scale per andare in camera mia a cambiarmi e mia sorella mi seguii di nuovo.
    Chiuse la porta alle sue spalle e si mise a sedere sul letto, squadrandomi dalla testa ai piedi per almeno dieci minuti.
    La cosa iniziò ad infastidirmi e sbottai.

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    Theresa: Cos'hai da guardare con quell'aria da spiritosa?
    Alicia: Chi, io?
    Theresa: Non fare la finta tonta, da quanto ci spiavi!?
    Alicia: Beh, meglio che la mamma, no?

    Non potevo ribattere.
    Mi girai a guardarla, se la stava ridacchiando sotto ai baffi.
    Risi anhe io: non riuscivo a stare arrabbiata con lei per più di dieci secondi, era mia sorella gemella.

    Alicia: Dai dai racconta!
    Theresa: Non ho niente da raccontare!!
    Alicia: ah-ah e invece sì, come io ti ho raccontato di me e Teem tu ora mi racconterai di te e di "bel fusto"!
    Theresa: ALI! Non si chiama bel fusto, ha un nome.
    Alicia: A me piace bel fusto.
    Theresa: Non si chiama così, si chiama PJ.
    Alicia: Va beh ma sarà l'abbreviazione di qualcosa no? Peter, Pier, Paul..
    Theresa: Solo PJ.

    Risi.

    Theresa: Va bene va bene, però ti prego prima fammi mangiare qualcosa e lascia che mi cambi! Sono super stanca..

    Mi guardò con occhi sospettosi.

    Theresa: Non ho fatto niente che tu non abbia visto!
    Alicia: Si si va bene, tanto so che non lo faresti senza dirmelo!

    Scendemmo al piano di sotto: mio padre era andato al lavoro, così mia madre aveva ordinato una pizza formato famiglia da dividere con me e Alicia.

    Due ore dopo



    Theresa: Ecosì è com'è andata la giornata.. contenta?

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    Dissi seduta sul pavimento della mia camera.
    Alicia voleva sapere a tutti i costi come fosse andata la mia giornata.
    Le raccontai tutto, dalla mattina.

    Alicia: Spero solo che non ti stia prendendo in giro..
    Theresa: Di che parli?
    Alicia: Del messaggio che hai visto.. "Jen ♥"?
    Theresa: Ah già.. me ne stavo dimenticando..
    Alicia: Io no.. da quando me lo hai accennato non ho fatto altro che pensarci.. Non lo so Terry, vacci piano ok? Lui è comunque più grande.. e cosa vogliono quelli più grandi dalle ragazzine?
    Theresa: Non penso sia quel tipo di persona.. mi è sembrato sincero..
    Alicia: Lo spero per te!

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    Theresa: Va beh ascolta.. cambiamo argomento, ok? Si sa qualcosa della festa di Halloween?
    Alicia: Ma va macchè.. Ieri Jane è rimasta sveglia fino alle 2 per trovare un posto dove si potesse fare.. Forse un amico di suo padre ci lascia un grande magazzino a Strangerville, ma è molto improbabile.. Dovremo posticiparla o non farla proprio.
    Theresa: Capisco.. Che ore si sono fatte?
    Alicia: Tardi! Anche se è sabato sera, sono stanchissima1
    Theresa: Ma non hai fatto niente oggi!
    Alicia: Appunto, fare niente stanca! Buonanotte!
    Theresa: Buonanotte!

    Mia sorella uscì dalla mia camera ed io andai sul letto e spensi la luce.
    Che strano sabato sera, aveva ragione lei: solitamente uscivamo ma quella settimana era stata pesante per tutti.
    Mi addormentai pensando a quel profumo di menta.

    NEL PROSSIMO EPISODIO



    nelprossimoepisodio

    nelprossimoepisodio3

    nelprossimoepisodio2
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    Oddio che notizia.. Avevo sentito qualcosa in merito ma aspettavo di leggerlo qui sul forum per conferma (ammetto di on essermi informata a fondo <.<)
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    Th Sims 4 l'ho definito (e sentito definire) come un software per architetti (quando uscì da poco). A guardare questa anteprima mi viene da dire che sia in tutto e per tutto un software di modellazione per interni, in tutto e per tutto, non è molto diverso da un blender o da uno sketchup. E' molto interessante! Tuttavia, ho paura che si impronti molto di più sull'arredo e la costruzione degli edifici che il controllo delle vite dei Sims.. Staremo a vedere, sono molto curiosa di vedere quali novità ci propongono! 😍
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    Sicuramente un'ottima iniziativa per chi non si è ancora approcciato al mondo TS4 😍
74 replies since 20/8/2015
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