Amnesia

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  1. kihaad
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    Capitolo 11 - Sueli




    " L’imbarazzo è il suono delle difese che crollano. Anonimo
    "





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    Erano settimane che ci pensavo.
    Avevo aspettato fin troppo, era arrivato il momento di capire qualcosa in più sulla mia amnesia.
    Non sapevo esattamente cosa stessi cercando e qual 'era il mio fine, ma sentivo che andare a parlare con il neuropsichiatra dell'ospedale, il Dottor Gantry, colui che mi aveva seguita quando ero ricoverata, fosse la cosa più giusta da fare.



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    Purtroppo quell'incontro servì a ben poco.
    Avevo un mare di domande. Quali potevano essere state le cause che mi avevano portare a perdere la memoria? Il dottor Gantry disse che le motivazioni potevano essere tantissime. Un evento traumatico, epilessia, malattia mentale, intossicazione ecc... In linea generale erano state escluse malattie gravi come tumori o ictus, dopo un risonanza magnetica che mi fu fatta quando ero ancora in stato di incoscienza.
    Insomma nulla di fatto, uscii da quello studio con le stesse domande di prima.



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    Due giorni dopo, Università di San Myshuno





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    La decisione di iscrivermi di nuovo all'università era stata graduale, ma in fin dei conti avevo sempre saputo che un giorno sarei tornata a studiare.
    Non ricordavo nulla degli studi precedenti, avevo sempre stare sui libri, e non era mia intenzione fare la commessa per sempre.
    Come pensavo di pagarmi l'altissima retta dell'università di San Myshuno? Con l'intero stipendio del lavoro alla galleria.
    Durante l'adolescenza avevo le idee chiare, volevo una famiglia, ma ero anche una tipa abbastanza ambiziosa.
    Dopo quello che mi era capitato i miei pensieri erano però cambiati, non mi interessava più fare carriera.
    L'amnesia aveva sicuramente modificato qualcosa in me, quello che più di tutto mi interessava era essere consapevole delle mie capacità, finalmente elice di quello che facevo, e scoprire me stessa.
    Insomma, non volevo una laurea per avere uno stipendio da paura, volevo solo essere soddisfatta di me stessa.
    Lavorare e studiare non era semplice, ma fattibile.
    In qualche modo avevo trovato la mia strada?
    Lo speravo davvero, cominciavo a essere più serena anche per il solo fatto di aver finalmente intrapreso un percorso.
    Non era di certo la fatica a preoccuparmi.



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    Quell'aula ormai mi risultava familiare.
    L'odore di legno e di vecchi libri mi rilassava.
    Forse si apriva qualche cassetto della memoria?
    Chissà...
    Il prof non sapeva della mia scelta, sicuramente per lui sarebbe stata una sorpresa.
    Se ero preoccupata della sua reazione?
    No.
    Non particolarmente.

    Occhiali in mano.
    Occhiali sugli occhi.
    Cambiava di continuo, ormai era un vezzo a cui mi ero abituata.
    Faceva parte del rituale della lezione in qualche modo.



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    Avevo scelto di seguire Arte indirizzo Interior Design.
    Insomma era un ramo della laurea già presa un anno prima, ma un indirizzo differente.
    Avere una competenza di base a livello artistico e studiare design di interni permetteva di avere qualcosa in più.
    Forse era una sognatrice, ma immaginavo un giorno di progettare una linea di oggettistica su fonti rinnovabili.
    Nessun grande progetto, mi bastava pensare di riuscire a fare qualcosa tutto da sola.
    In adolescenza avevo sempre uno sguardo su tutto quello che era ecosostenibile, mi chiesi se negli anni che non ricordavo avessi seguito quella scia.



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    Storia dell'arte contemporanea non era esattamente un esame da sostenere nell'indirizzo di laurea che avevo scelto, ma siccome era una materia che avevo già dato per la laurea e era nelle opzioni, avevo la possibilità di integrarlo per completare dei crediti.
    Non erano molte le materie che potevo recuperare dai precedenti studi, per questo decisi di approfittarne.

    Aprii un quaderno tenendo in mano una penna, era mia intenzione prendere appunti, ma di fatto fui rapita dalla lezione del prof.
    Era un dato di fatto, amava il suo lavoro.
    Anche un argomento lungo e prolisso come l'espressionismo, riusciva a fartelo amare senza accorgertene.
    In aula erano tutti i rapiti dalle sue parole, io non ero da meno.
    I nostri sguardi si incontrano più volte, così come successe con il resto degli studenti presenti in aula.
    Era imperturbabile, deciso nella sua lezione.


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    A fine lezione raccolsi le mie cose e cominciai a scendere le scale, il prof mi venne immediatamente incontro.


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    Lawrence: " Sai che non ti è permesso seguire le mie lezioni? Sono solo per studenti dell'ateneo, e a numero chiuso "

    Sueli: " Mi vuole denunciare? "

    Lawrence: " Ci penserò "


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    Scherzammo entrambi sullo scambio di battute, sorrisi forse per la prima volta con lui.
    Senza rendermene conto.
    Poco dopo lui tornò a guardarmi con un espressione più seria, pur sempre con tutti i tratti del volto rilassati.
    Si mise di nuovo gli occhiali.


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    Lawrence: " Che ci fai qui ?"

    Sueli: " Mi sono iscritta all'università "

    Lawrence: " No dai, seriamente "

    Sueli: " Serissima "



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    Gli spiegai un pò la facoltà che avevo scelto e perchè.



    Sueli: " Eccomi qui, spero non le dispiaccia avermi di nuovo tra i piedi. Sarà per poco "

    Lawrence: " In realtà è stupendo averti di nuovo in quest'aula. Avere i tuoi occhi addosso mentre faccio quello che amo mi fa sentire completo "



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    E poi arrivò quella frase.
    Improvvisamente, come se niente fosse.
    Non so neanche come feci a non arrossire.


    Ti aspetti che indori la pillola.
    Ti aspetti che lo dica in maniera più velata.
    Ti aspetti che menta anche un po'.
    E invece no, lui te lo dice sinceramente e guardandoti negli occhi.



    Lo disse tutto in una volta, senza fermarsi.
    Aveva una sicurezza nel parlare che non avevo mai visto.
    Eppure non era mai arrogante, anzi, sempre gentile e disponibile.

    Immediatamente dopo fece un profondo respiro, ma non era imbarazzo.
    Non so, ebbi l'impressione che gli fosse scappata quella frase.
    E poi ancora, come se niente fosse, cambiò argomento.




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    Lawrence: " Dove stai andando ora? "

    Sueli: " Vado in galleria, non è il mio turno, vado a prendere a June "

    Lawrence: " Vieni, facciamo un pezzo di strada insieme fino all'incrocio dopo il bar"





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    Ci avviamo all'esterno dell'università, era una bella zona, piacevole per una passeggiata.




    Lawrence:" Sono fiero di te, hai ripreso in mano la tua vita, hai scelto un nuovo percorso accademico. Brava "



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    Era bello sentirselo dire.
    Non cosa fu, il fatto che fosse un professore universitario, che fosse il mio professore, o che fosse stata una persona importante della mia vita, sta di fatto che mi aveva fatta felice per quell'affermazione.
    Gli sorrisi.



    Sueli:" Grazie professore "

    Lawrence: " Non ce la fai proprio a non chiamarmi professore, vero?"

    Sueli:" No "



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    Sueli: " Come la chiamavo prima? "

    Lawrence: " Beh... "

    Sueli: " Non volevo mica sapere se la chiamavo con un nomignolo! "

    Lawrence: " No? "

    Sueli : " Perchè c'era? Oddio mi scusi. Di nuovo..."


    Dio, un altra figura del cavolo!
    Se stavamo insieme in qualche modo per forza avrei dovuto dargli del tu.
    Decisi che dovevo rimediare, non potevo continuare a sembrare un idiota davanti a lui.
    Non potevo assolutamente.

    Sueli: " Mi perdoni se a volte faccio domande strane, sto ancora cercando di mettere insieme tutti i pezzi. La stimo molto come persona e come professore, di questo non deve dubitare "




    Lawrence: " Ti ringrazio, ma questo che centra con il fatto che quando sei vicino a me ti impappini? "



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    Oh, che stronzo.
    Era la prima volta che me lo faceva pesare.
    Sottolineò la parola - impappini -.
    Ovviamente non era una parola del suo vocabolario forbito, sorrisi all'idea che fosse davvero semplice parlare con lui.
    Era già successo di essermi confusa davanti a lui, educatamente non aveva detto nulla.
    Glielo concedevo.
    Quello che forse non si aspettava era che rispondessi di conseguenza.
    Il mio obiettivo era spiazzarlo.


    Sueli: " Beh, non è mica da tutti i giorni avere un Prof così bello "

    Lawrence: " Hai per caso ricordato qualcosa? "

    Sueli: " No, perchè? "

    Lawrence: " Quando sei sfacciata sei pericolosa "

    Sueli: " Posso sapere perchè? "

    Lawrence: " Meglio di no "



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    Nel frattempo eravamo quasi arrivati all'incrocio, mancavano pochi passi per la metro.
    Menomale, una parte di me non vedeva l'ora di rimanere sola.
    Ogni volta che ero con lui avevo l'impressione di flertassimo senza volerlo.

    Era venerdì sera, c'era una serata dei Child of Moon, Shane e il suo gruppo presentavano il loro primo singolo, autoprodotto.
    Era una serata importante, Shane era molto emozionato, e lo ero anche io.
    A dire il vero non vedevo l'ora di vederlo.
    Avevo promesso a June che sarei andata a prenderla in galleria per poi andare a casa, vestirci insieme e andare al locale.


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    La fretta con la quale aveva lasciato l'aula mi suggeriva un appuntamento importante, ma non avrei mai avuto il coraggio di chiedergli dei dettagli.
    Da lontano si cominciò a vedere il bar.


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    Lawrence:" E' venerdì sera, che programmi avete? "

    Sueli:" " Solitamente il venerdì suona un nostro amico in un locale, andiamo lì"

    Lawrence:" Giusto, Shane. Prima suonava il giovedì "



    Lo guardai stupita.
    Non mi sarei mai abituata al fatto che sapesse tutto della mia vita, mai.
    In realtà sapeva molte più cose lui di me, che io.

    Accennai un sorriso in sua direzione, un attimo seguì il suo sguardo verso il bar e verso una ragazza in attesa.
    Ecco il suo appuntamento.



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    Rimasi per qualche secondo a guardare in direzione del bar, della ragazza.
    Perchè era ancora lì con me?


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    Lawrence:" Bello questo jeans "

    Sueli:" Grazie. In realtà come tante altre cose me lo sono ritrovato nell'armadio "


    Senza pensarci troppo abbassai le mani sul jeans, accarezzandomi i fianchi.
    Sorrisi.
    Ma certo, il professore era esattamente il tipo da abbigliamento particolare, e quel jeans lo era.
    Senza volerlo mi ritrovai a cercare l'etichetta, non sapevo neanche di che marca fosse


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    Lawrence: " Macè, te l'ho regalato io "


    Ingenua, estremamente ingenua.
    Avrei dovuto capirlo.
    Era troppo particolare, era decisamente il suo stile.


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    Mi guardò per qualche istante sorridendo, lo guardai con la bocca socchiusa, accennai un sorriso anche io.
    Ero un misto tra divertita e sorpresa.
    Rimasi senza parole.
    Letteralmente.

    Sueli: " Ah, ok. Grazie "

    Lawrence: " Non ringraziarmi. Lo hai già fatto abbastanza quella sera "


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    Fuori a quell'incrocio c'erano quaranta gradi all'incirca.
    Avrei potuto andare più a fuoco di quello?
    No.
    Non credo arrossii davvero, ma ci andai vicino.
    Evitai di soffermarmi su quel doppio senso, obbligandomi a pensare che fosse una frase del tutto ingenua.


    Lawrence: " Vado, buona giornata e buona serata. Divertitevi "

    Sueli: " Anche a lei "

    Il prof si avvio verso la ragazza, rimasi per qualche minuto a osservarli.
    Era davvero troppo lontana per esserne sicura, ma mi sembrava fosse carina.
    Davvero semplice e carina.
    Il fatto che potesse uscire con una ragazza così poco costruita mi fece riflettere.
    E comunque, per quanto la ragazza alla prima apparenza potesse sembrare di un estrema semplicità, jeans e un anonima camicia bianca, la monocromatica borsa nera rivelava ben più di quello che forse voleva far apparire.
    Una Birkin come quella doveva costare più di duemila euro.

    Dovevo davvero credere che io fossi così importante per lui?
    Ebbene si, avevo ancora dei forti dubbi che un tipo dotato di una personalità quasi opprimente, con uno status sociale rilevante, potesse essersi accorto di una come me.
    Avevo delle difficoltà a guardarmi dall'esterno, per quello che ero davvero.
    Ero davvero una persona così semplice o negli anni era cambiata?
    Senza volerlo abbassai lo sguardo verso il jeans, mai avrei pensato di indossare una cosa del genere a sedici anni.



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    Niente, in me c'era ancora troppa confusione.
    Ma una cosa la sapevo, una parte di me era felice che lui avesse finalmente voltato pagina.
    Così come io ero felice di incontrare di nuovo Shane quella sera.





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