1.4 Una nuova vita!
Da quando mi rimisi in carreggiata con il lavoro infermieristico, le cose procedevano a gonfie vele. Il direttore dell'ospedale mi aveva promossa a incarichi superiori, il che avrebbe implicato maggiore produttività e, inevitabilmente, una busta paga molto più fruttuosa. Lo avrei senz'altro investito, bollette a parte, sul rinnovamento del nostro guardaroba, specialmente per la piccola Sabry che, ogni giorno, sembrava crescere sempre più velocemente ed esigere nuove attenzioni. Incredibile, e pensare che mi sembrava ancora ieri il giorno in cui meditavo su come muovere i primi passi verso la mia totale indipendenza. Pensieri che, ogni tanto, condividevo con mio marito nel bel mezzo di una partita a scacchi. Chissà, sarebbe stata un'ottima scusa per aggirare la sua concentrazione a favore di un mio potenziale Scacco Matto.
«Che ne dici di un nuovo paio di calzini per lei? A furia di camminare ovunque, li ha sbucati così gravemente che non vale la pena cucirli...tanto vale...»
«Mmh, mi sembra un'ottima id...»
«Scacco matto!»
«Ma che cazz- cioè, cavoli! Mi sorprendi sempre di più. Brava.»
Per farmi perdonare, assecondai la sua richiesta in merito al premio di consolazione. O meglio, il "desiderio" di consolazione, che avrei esaudito sotto le nostre coperte.
Furono momenti abbastanza movimentati, che mi provarono così tanto da non avere le forze sufficienti per tenere gli occhi aperti e, tanto meno, cambiarmi per il pigiama. Quanto a nostra figlia, fortunatamente, l'avevamo messa a nanna molto presto.
Il lupone di casa, in mia assenza, decise di continuare il secondo round di sfogo, pur rendendosi in qualche modo utile all'aumento dei nostri risparmi. Ebbene sì, tutti gli oggetti che riusciva a scovare lungo le terre di tutta Moonlight Falls, vantavano un grande valore. Pietre preziose, gioielli smarriti accidentalmente da qualche bella donna...insomma, qualunque cosa ispirasse il dolce tintinnio dei simoleon non passava inosservato.
Aveva un fiuto infallibile, che andava oltre l'immaginazione: del resto, cosa potevo aspettarmi da un licantropo veterano?
Mi svegliai nel cuore della notte con lo stomaco incredibilmente sottosopra. Un bisogno urgente di vomitare che mi fece letteralmente preoccupare, non tanto per me stessa quanto l'idea di svegliare la bambina con i miei lamenti soffocati, avendo la culla praticamente a pochi passi da me. Dalla gola sentivo risalire un sapore acidulo che nel vago ricordava la rana mangiata a cena.
Impossibile, Argus mi aveva rassicurata sulla qualità di quell'anfibio pescato da lui stesso, pensai mentre mi avviavo in cucina. Dovevo farmi qualcosa di caldo, altrimenti non avrei chiuso occhio per il resto della notte. Per colmare i miei momenti di debolezza interiore, ero tentata dal chiamare l'aspirante maestra proveniente dal futuro, ma questa volta ne avrei fatto a meno. Quella ragazza stava sicuramente sognando qualcosa di interessante, non avrei voluto interromperla sul più bello.
Proprio quando stavo per versare la mia tisana allo zenzero e limone in una tazza, all'improvviso percepii un tintinnio fatato inconfondibile avvicinarsi in mia direzione. «Ehiii, sei riuscita a volar via dal castello!» scherzai, sforzandomi di sorriderle nella speranza di non risultare troppo dolorante. «Shi! Sono blava!» la principessa decise di svegliarsi prima del previsto, e sorprendermi con i suoi primi voli indipendenti. La feci sedere sulle mie gambe e le accarezzai un po' i capelli, nel mentre sorseggiavo la mia tisana fumante. «Mami, che bon pofuuumo...» mi sussurrò, intanto che i suoi occhietti dolci erano rapiti dal fumo danzante della bevanda curativa. «Grazie figliola. Il sapore è un po' troppo forte per te, ma ti prometto che un giorno te la farò assaggiare.» «Va bene, io valo a fale pipì.» la lasciai scivolare delicatamente verso il pavimento e, in totale silenzio, osservai quei piedini più sicuri nel compiere il loro passo alla volta del vasino. Aveva ancora dei problemi con il masticare un corretto linguaggio, ma a comprendere tutto ciò che riguardava l'azione era attualmente più portata.
«Bene, come premio per tutto l'impegno nel fare da sola anche i bisogni, ti farò vedere una cosa bellissima che solo noi fate possiamo permetterci! Seguimi in giardino.»
Le dissi, dopo averle messo un maglioncino leggero per ripararla dalla brezza notturna. Io non indossai nulla di aggiuntivo, anzi l'esposizione al fresco mi aiutava a distrarmi dall'episodio spiacevole che aveva affrontato il mio stomaco, per quanto potesse suonare come paradosso. Guidai Sabrina in direzione del nostro orto e, con particolari movimenti delle mani, si sprigionò una sfera di polvere magica che, in pochi secondi, si disintegrò e cadde lungo le piantagioni meno evidenti.
«Buon risveglio, popolo di ortaggi. Venite a me...» dissi, con il tono misterioso e accattivante di chi pronunciava un incantesimo. La bambina esultò a gran voce, dimostrando grande apprezzamento per quegli attimi di pura magia. Una magia che permetteva di accelerare la crescita biologica delle piante.
«Anch'io! Anch'iooo!!!» era sempre più convinta di partecipare, non appena vide spuntare la buccia rossa di qualche pomodoro. Si avvicinò alle radici di un'altra piantagione e provò a imitarmi, purtroppo con scarsi risultati. Tuttavia, era riuscita a creare una piccola palla magica, per quanto deformata e poco potente fosse. «Ehilà, bel tentativo. Devi sapere che le cose non vengono perfette al primo colpo. Però sei stata brava lo stesso, presto sarai una fatina ancor più forte!»
«Più foootte!!» ringhiò similmente a suo padre, per quanto fosse un ringhio innocente ed esilarante. Mmh, siamo sicuri che fosse una fata purosangue? Non l'avevo mai vista trasformarsi nelle notti di luna piena. Eppure, nel mio profondo, temevo di nutrire qualche dubbio.
Erano passati circa venti minuti, quando rientrammo dentro casa. Le luci erano tutte spente, bastavano le nostre ali a illuminare gli spazi che ci servivano di percorrere. Presto arrivò il giorno del Festival Autunnale, che avrebbe significato relax totale da tutto e tutti. Me la sarei spassata al parco con Argus, credevo di meritarmelo un po', dopo tutti i sacrifici compiuti per crescere nostra figlia. Anche la mia pancia aveva cominciato a crescere, stavo ingrassando senza rendermene pienamente conto. Colpa mia, non avrei dovuto lasciarmi andare con la cheesecake ai lamponi.
Celeste, invece, era convinto che fosse ben altro, quando vide i cambiamenti del mio aspetto nel momento in cui tornò disponibile a badare la fatina in nostra assenza.
«Preparati! Arriva la cicogna del solleticooo!!»
Fu una delle battute più ricorrenti che mi toccò di sentire, poco prima di allontanarmi da casa. E con mia grande sorpresa, non aveva tutti i torti.
Arrivati al parco di Moonlight Falls, lo stesso in cui ho conosciuto mio marito, non smettevo di accarezzarmi la pancia, fantasticando all'idea di cosa mi avrebbe riservato il futuro.
«Amore, come sarà secondo te?»
«Non ha importanza, andiamo a nutrirlo con le torte di quella gara laggiù!»
Argus era visibilmente emozionato, glielo si poteva leggere in faccia. Una gara di divoramento sarebbe presto cominciata, e avrebbe visto la partecipazione di altri due bambini. Io ovviamente ero molto più lenta di lui per ovvi motivi, ma il divertimento di quella giornata sarebbe stata la massima priorità. Non ero molto interessata alla competizione, anche se un pizzico di adrenalina non guastava mai.
Il primo a sollevare la testa dal piatto vuoto era nientepopodimeno che lui. Aveva la faccia completamente rossa, faceva quasi impressione a guardarlo, ma fui serena per il pensiero che quella fosse marmellata di fragole.
Purtroppo il festival non durò per tanto tempo, poiché un acquazzone abbastanza violento rovinò l'atmosfera spensierata di tutti i visitatori. Molti palloncini, ad esempio, scoppiarono all'impatto delle gocce ripetitive. Aiutammo gli organizzatori nei limiti delle nostre possibilità, prima di fare ritorno a casa.
Quell'imprevisto naturale divenne ben presto un lontano ricordo. Avevo fatto bene a non portare con me Sabrina, la quale era ormai vicina al suo prossimo compleanno.
Questa volta era proprio lei a spegnere le candeline, era una bambina cresciuta e aveva la consapevolezza di poterlo fare in totale autonomia. Era più bella che mai, quel giorno.
Crescendo, il viso aveva assunto tratti più marcati e spigolosi, proprio come suo padre. Dava proprio l'idea di una bambina forte, anche se i colori accesi del suo nuovo look avevano il potere di addolcirle un po' le apparenze. I capelli erano cresciuti tantissimo, le arrivavano oltre il fondoschiena e rifiutava di farseli tagliare. Piuttosto, preferiva tenerli legati in una coda bassa. Aveva ricevuto i complimenti anche da Rosa, con la quale era riuscita a intessere un piccolo rapporto di amicizia.
«Uh, guarda là!» «Che c'è?» «Il lavandino è rotto! Qualcuno chiami un idraulico!» «Ohi, perchè chiamare un idraulico quando c'è tua madre che può ripararlo?» «Ok, basta che qualcuno lo aggiusti...»
Cosa? Fino a dieci minuti fa avevo finito di lavare i piatti della torta! E va bene, mettiamoci al lavoro.
«Esatto, ci penserà la mamma!»
Mi trasformai in una lucciola. «Uhm...Ah! Certo che perde troppa acqua, eh?»
Pensai, a voce alta. Sentii le risate di mia figlia, in seguito alle mie parole. «Mamma, hai una voce buffa! Come fai? E come hai fatto a rimpicciolirti in una lucina blu?»
«Poi vediamo, intanto fammi finire qui...» le risposi, tra uno spostamento velocissimo e l'altro. Tutti gli schizzi del lavandino mi stavano finendo addosso, avrei fatto prima a buttarmi in una piscina. Cavoli se questo guasto fosse così complicato! Ma non era il momento di delirare: mi toccava armarmi di una grande dose di pazienza, per terminare la riparazione con dignità e fare una bella figura davanti a mia figlia. Non potevo permettermi di cedere allo scoraggiamento di fronte a una bambina, aveva bisogno di tutta la sicurezza possibile da cui attingere, quando un giorno avrebbe avuto la mia età e si sarebbe imbattuta in problematiche di questo tipo. O qualunque altro imprevisto l'avesse toccata sul personale.
To Be Continued...
Edited by Rozachi - 26/1/2021, 14:16
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