∆ Rozachi's Horizon ∆

Bene, finalmente ho la possibilità di proiettare più foto di Nadira Strings. Come detto in precedenza, lei è una giovane donna umana di origini Saiyan, pertanto è da considerarsi una mezzosangue. Svolge una doppia vita: da un lato è una violinista professionista, la cui abilità potrei paragonarla a quella di Lindsey Stirling e Paganini. Dall'altro lato, invece, è una disciplinata guerriera, pronta a collaborare contro le forze del male.



Con l'esperienza combattiva, è riuscita ad affinare due tecniche personali:

• Dankyosen (ダンキョセン, Dankyosen); Tecnica difensiva di Nadira Strings, legata al suo animo musicale. Serra i pugni e li incrocia dinanzi a sè, tralasciando indici e medi uniti che accumuleranno la giusta dose di Ki per tracciare le linee immaginarie di due grossi chiavi di violino dorate e opposte tra di loro. Al minimo sussurro del nome della tecnica, i lati di esse andranno a generare, all'istante, una cupola elettrica dalle sembianze di un pentagramma rigido e molto resistente che la difenderà da attacchi fisici e spirituali dalla potenza particolarmente impegnativa. La tecnica può essere utilizzata anche con un braccio solo ma la resistenza della cupola ne risentirà e, quindi, neutralizzerà attacchi di entità più lieve.

• Furia della Violinista (バイオリニストの怒り, Baiorinisuto no Ikari); Tecnica offensiva di Nadira Strings, attuabile solo quando trasformata in Super Saiyan. Anche questa volta, trattandosi di un'esclusiva, è un attacco basato sul profondo amore per la musica. Richiamando il suo Ki, è in grado di modellare un violino e un archetto spirituale e, suonandolo come se fosse materiale, Nadira viene circondata da un'aura dorata che diviene l'epicentro di svariate raffiche di colpi energetici a forma di note musicali, dalla potenza variabile ma tendenzialmente forte che risponde alla grinta della violinista.

Awaken, Il Canto della Furia
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Nadira Strings ♪ Half-Blood Saiya-jin ♪ 20 y.o.

Prima di addentrarsi in un mondo fatto di sacrifici e puro senso della giustizia, una scelta che aveva il suo prezzo e non poteva di certo essere alla portata di tutti, la violinista di un tempo era ignara degli eventi che si verificavano al di fuori della Terra e mai pensava di ottenere la facoltà giusta per rendersi partecipe in essi. Prima di allora, non sapeva assolutamente un bel niente circa le barbarie che il destino le avrebbe sbattuto in faccia una volta aver preso il coraggio di separarsi dal pianeta in cui venne alla luce: la Terra. Laddove era stata cresciuta con valori prettamente umani che non l’avrebbero mai sbilanciata oltre, conducendo uno stile di vita analogo a quello di una brillante studentessa, a discapito delle sue origini aliene che ogni tanto destabilizzavano la routine perché troppo vigorose per nasconderle completamente al pubblico, proibendole della loro naturale manifestazione; un po’ come quando si prova a trattenere le scoregge quando si è in compagnia, per non destare commenti spiacevoli che sarebbero stati la rovina delle reputazioni. Sono cambiate un sacco di cose, entrando in contatto con diversi popoli, a partire dai Namecciani che, nel bene e nel male, contribuirono alla forgiatura di una nuova Lei, seppure il presentimento di avere un carattere guerresco e vigile fosse un ostacolo per l’ingenuità e la bontà che rientravano nei suoi criteri di fondo e la dissociavano da chi non aveva mai conosciuto l’arte di fare del bene. E per tale causa, affiancata alla mentalità giovanile e incostante, le risultava difficile conciliare il tutto, e a rafforzarne la conferma, non potevano che essere i risultati umilianti di quello scontro.

Giaceva riversa a terra, una posizione che denotava la gravità dell’impatto in seguito all'imprevisto raggio oculare di quello stronzo di Kroken, colui che dimostrava di non prenderla più sul serio perché convinto di avere a che fare con una Saiyan perdente, uno scarto meritevole di finire nell'inceneritore. Non accettava un simile affronto, aveva dedicato anima e cuore al suo percorso di vita e mai avrebbe lasciato che qualcuno manipolasse le sue convinzioni, spingendola a credere di non avere alcuna speranza e di essere ricordata come un fallimento vergognoso a vita. Continuava a sminuirla brutalmente, con i suoi ghigni che ferivano più di un’arma da taglio, che trapanavano il suo onore e la svuotavano dentro, sino a farla pentire contro volontà di aver preso parte a quella spedizione militare. Questa volta si trovava a un passo critico per davvero, in punto di perdere definitivamente ciò che le apparteneva e non ci sarebbe stato nulla da fare, se non proiettare le speranze in un miracolo che fosse l’intervento prezioso di Narcim e Nancy che le avevano promesso a bordo, intervento che tramite segnale acustico dallo Scouter non giunse mai e che di lì a poco sarebbe diventata un'amara utopia. Se solo fosse stata più fredda con se stessa e non si fosse lasciata fregare più volte dai suoi difetti...e invece stava rischiando di morire, in un pianeta sperduto nel cosmo e in chissà quale sistema solare. I parenti terrestri, tra cui suo padre, e tutte le vecchie conoscenze non sapevano minimamente delle condizioni attuali della povera anima e probabilmente sarebbe rimasto un segreto per l'eternità. Non aveva più nulla da perdere.

Tremava, dolente e silenziosa. Era paralizzata dallo sconcerto, glielo si poteva leggere in viso, aveva gli occhi sgranati e la bocca semi-aperta. La realtà appariva a lei fredda, sconnessa, offuscata, condizionata dal sopravvento di incubi lontani che la facevano rimanere in stallo, con lo sguardo fisso nel vuoto, ritrovandosi catapultata nella visione di fotogrammi che la ritraevano con diversi anni in meno e la mostravano inginocchiata di fronte ai corpi esanimi del papà, della mamma e del fratellastro, in un vago scenario che ricordava una città distopica segnata dal maltempo. Fotogrammi che scorrevano a battiti discontinui e deboli dinanzi ai suoi occhi, fotogrammi che incarnavano l'espressione simbolica del forte attaccamento alla famiglia e la paura di andare avanti senza di essa, accompagnati dal sottofondo macabro di quelle risate che, in tutti i sensi, riecheggiavano con un volume tale da farla ammattire nel profondo dell'anima, rendendola ormai vulnerabile all'accrescimento irreversibile di una collera anomala che proprio non riusciva a scacciare. Era stufa di sopprimere le emozioni, era stufa di tutto. Qualcosa si ruppe dentro, qualcosa le diceva che il vero limite fu spezzato e che niente di così sano e razionale lo avrebbe ricucito un po' alla volta.

Gli orecchini che portava sin da piccola erano di un materiale alieno indistruttibile e producevano un dolce tintinnio per la loro costante oscillazione, segno che la donna si stava circondando di una raffica di vento sempre più ingestibile, una raffica rappresentante il precursore di un qualcosa di infinitamente più grande che la portò a rialzarsi completamente in piedi e digrignare in balia di tutti quei cambiamenti fisici sempre più decisivi, sommandosi a tutti i dolori e dispiaceri acquisiti in passato che stavano risorgendo più vivi che mai. Un flash dorato esplose dal nulla con un rombo apocalittico, diffondendosi per tutto il perimetro della sala e oltre, illuminando ogni singola cosa ed entrando in perfetta sincronia con la disperazione di Nadira giunta al culmine.

Urlò, furibonda oltre ogni immaginazione. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, intonando la nota più acuta e feroce che potesse inghiottire l'intera zona testimone di quel terremoto memorabile, l’Uragano al quale nessuno poteva sfuggire e sottrarsi alle sue fauci. Senza curarsi di come avrebbero reagito gli altri, stringeva i pugni e manteneva il suo strillare ai quattro i venti per un lasso di tempo prolungato, buttando giù tutta la rabbia finché il bisogno biologico lo richiedeva e fondendosi col rumore incandescente del flusso energetico che percorreva ogni centimetro del suo corpo generoso. Occhi inesistenti e muniti di sola sclera per quegli attimi di furore, le iridi si ripresentarono una volta completata la trasformazione, cosa che accadde quando lo sguardo incontrò finalmente quello di Kroken. Adesso era irriconoscibile, dalla testa ai piedi. Più muscolosa, più truce, più vendicativa. Sembrava addirittura aver raggiunto una certa calma interiore dopo aver sfogato come una bestia, ciò la rese consapevole del fatto che un nuovo vigore si era infuso dentro di lei. Gli stivali affondavano nella terra bruciata e, se continuava così, perfino avanzando avrebbe lasciato delle voragini al posto delle impronte. Lei, era disposta a dare tutto pur di proteggere il tesoro. Lei, era degna di performare il Canto della Furia. Lei, sicuramente una delle poche donne in circolazione ad aver risvegliato il mostro che sino ad allora rimase ben radicato: un mostro che, secondo le leggende metropolitane, portava il nome di Super Saiyan...

Dato che la stagione autunnale si sta ormai avviando alla sua conclusione, colgo l'occasione per presentarvi...

Leafeen, lo spirito dell'Autunno!

Propongo uno scatto proveniente da un momento del passato di James Clarkson, il cui titolo è semplicemente...

La sensibilità di James



E' il suo punto debole ma, allo stesso tempo, il suo punto di forza.

A cosa starà pensando o reagendo, secondo voi? Diamo il via libera alle interpretazioni.