Riflessi di Luce

Per un attimo tornai a fissare lo schermo.
Cercai di resettare quel quadro che mi si era presentato davanti.
In un attimo persi tutte le mie certezze, un solo sguardo per sentirmi di nuovo viva.
Non poteva succedere.

Sbattei le palpebre e mi rigirai a guardarlo.

Con la destra continuava a maneggiare l'orologio, un gesto banale, ma in quel momento il rumore dell'acciaio che sfregava sul suo polso mi rimbombava come se all'interno dello studio non ci fosse nient'altro.

Nessun'altro.








Erano passati solo pochi secondi, ma cominciavano a sembrarmi eterni.
Mi costrinsi a pensarlo come un cliente, quale era d'altronde.
Deglutii, sperando con quel gesto di superare quel lunghissimo momento di imbarazzo.
Mi alzai sicura dalla sedia.

Mi avvicinai e gli porsi la mano per presentarmi.
In un attimo era in piedi di fronte a me.
Una scia di un odore delicato mi investii, ma non lasciai andare la mente verso quella direzione.
Mi strinse la mano deciso.







Frida: " Immagino lei sia Jamie De Lancey. Piacere di conoscerla "



Evitai volutamente di replicare alla sua battuta iniziale.
Non avrei potuto rispondergli, in quel momento ero uno dei suoi assistenti, tutto quello che volevo era presentarmi a lui come una persona professionale, non come una ragazza capitata lì per caso a strisciare per un suo sorriso.

Anche se aveva oggettivamente un bel sorriso.







Mi sforzai di apparire rilassata, ma tutto quello che ne risultò fu un sorriso forzato.







Frida: " Sono l'assistente Frida Evans del fotografo Matthews. Benvenuto nei nostri studi, spero si possa trovare bene con noi. Per ogni sua esigenza non esiti a chiedere "



Jamie: " Jamie De Lancey, molto piacere. Grazie dell'accoglienza, ma spero in un trattamento migliore del suo povero mouse "











L'aveva detto sul serio? Non ci potevo credere...
Ingoiai a vuoto, di nuovo.
Non potetti fare a meno di guardarlo sorpresa, cominciai a pensare di trovarmi di fronte un vero idiota, per non dire altro.










Miles mi salvò da quella situazione senza volerlo.
Lo sentii chiamare tutti a raccolta.



Miles: " Siamo pronti. Jamie potresti cominciare a indossare gli orologi della collezione? "






Perchè diavolo solo lui aveva la possibilità di essere così confidenziale con i clienti?!
Lo faceva sempre, e gli andava sempre bene. Nessuno si era mai lamentato dei suoi modi.

Ogni cosa tornò al suo posto in pochi secondi. Luci, trucco e macchina fotografica.
Mi avvicinai a Miles come mio solito, lui scattava e io lo assistevo.
Solo che quella volta fissavo insistentemente il modello invece di guardarlo semplicemente.










Forse il termine giusto non era - fissare -
Diciamo che lo osservavo con estremo interesse.
Per un attimo ero tornaata la Frida di una volta, e la cosa mi faceva paura.
Alla prossima seduta dalla mia psicologa avrei avuto molto da dire.








Ad un certo punto Miles chiamò un altro assistente di studio, pregandolo di portargli un obiettivo.
Obiettivo che io avevo in mano.
Cosa stava succedendo, Miles mi aveva sostituita?










Nel giro di pochi secondi ero fuori a guardare dall'esterno il photoshooting.
C'era solo una parola per spiegare il mio stato d'animo in quel momento.


Interdetta.


Non dissi una sola parola, non urlai, ma solo per il bene di tutta la società e dell'intero studio.
L'ultima cosa che avrei fatto era discutere con Miles in quella situazione.

Mi avrebbe sentita dopo, eccome se lo avrebbe fatto.







Mi avviai verso l'ufficio dell'amministratore delegato, che era il provvisorio ufficio di Miles.
Ufficio che non usava quasi mai, forse solo per incontri con clienti, situazioni ufficiali insomma.







Gli mandai un sms chiedendogli di raggiungermi in ufficio appena possibile.










Ero arrabbiata e delusa. Strinsi il telefono in mano fino a farmi male le dita.
Quando c'era qualcosa che non andava con Miles tutto andava male.











Passeggiai per la stanza per circa un ora, fino a quando non lo sentii arrivare.
Si fermò per un attimo a guardarmi, non lo stavo guardando, ma sentivo i suoi occhi addosso.
Tenevo gli occhi fissi sul palazzo di fronte, ma tutto quello che riuscivo a guardare era il riflesso nel vetro della stanza, in attesa di un suo movimento.










Non appena mi voltai il nostro sguardo si incrociò. In religioso silenzio Miles andò diritto alla vetrata aprendone la parte superiore.
Mi girai velocemente in sua direzione e mi avvicinai.











Aprii bocca, ero Abbastanza inferocita, gli dissi con tono sarcastico



Frida: " Hai ottenuto i risultati che volevi con il nuovo macro? "










Fece una pausa.
Si accese la sigaretta con un cerino.
Chi al giorno d'oggi ancora utilizzava cerini? Solo lui...
Quel gesto mi stizzò, ma in quel momento mi urtava qualsiasi cosa avesse a che fare con la sua persona.
Attese che il tizzone prendesse vita prima di parlare.



Miles: " Non c'è male, ha una bella esposizione, ma con un diaframma fisso era quello che mi aspettavo. Belle luci, ottimo soggetto. E' abituato a stare al centro dell'attenzione, gli riesce molto facile gestire la scena senza essere consigliato e guidato su come muoversi "







Miles:" Dopotutto l'abbiamo pagato una bella cifra. Tu cosa ne pensi Frida? "



Finalmente schiodò i suoi occhi dal nulla e prese a guardarmi.
Era orrenda la maniera in cui venivano trattati i modelli in quei frangenti.
Venduti al miglior offerenti come se fossero oggetti...
In quel momento non riuscii a soffermarmi su nient'altro che non fosse la mia rabbia.








Frida: " Io penso che sei uno sxxxzo. Butta quella sigaretta e chiudi la finestra che fà freddo "



Avrei voluto aggiungere - traditore - ma mi fermai.
Forse avevo reagito troppo d'impulso.
Ero talmente nervosa da parlare a vanvera.








Mi guardò e mi fece un sorrisino, cosa che aggravò di parecchio la sua situazione nei miei confronti.
Di tutta risposta fece un altro tiro di sigaretta.







Miles: " Avevo solo chiesto la tua opinione. Non c'è bisogno che ti scaldi così tanto "



Frida: " Basta Miles, lo sai perchè sono arrabbiata. Perchè hai chiamato quell'essere come assistente? Non ti basta quello che faccio per te? Devo anche lavarti i calzini, non lo so...le mutande "



Le mie braccia si allargarono velocemente nell'aria, gesticolai per diversi secondi.
Miles era calmissimo invece, perfettamente calato nel suo ruolo, ne ero certa, credeva di avere tutto sotto controllo.
Tentò di riscaldarsi le mani.
Intelligente, vicino alla finestra c'erano circa due gradi.







Frida: " E poi spiegami..."


Miles: " Ok, ok basta. Ho capito "







Miles: " Vuoi sapere perchè ho chiamato Ernesto come assistente? Perchè così non avrei dovuto sentirmelo nelle orecchie per mesi quando gli avrei comunicato che ho scelto te come assistente per il post produzione della campagna pubblicitaria De Lancey. Lo sai che si accontenta di stare vicino a qualche personaggio famoso, gli basta poco per essere felice "



Lentamente il mio volto si trasformò.
Gli occhi mi si spalancarono involontariamente, mi sentii come una bambina alla sua prima bambola.







Frida: " Oddio Miles...Io "



Non sapevo cosa dire.



Miles: " Non ti entusiasmare troppo. A capo di tutto non ci sarai tu. Potrai editare solo qualche foto, forse.... Se al gran capo piaceranno magari in futuro..."


Mi sarebbe bastata anche solo una foto, un prospetto...
Lo abbracciai commossa.
Miles era l'unica persona che riuscivo ad abbracciare, a parte ovviamente i miei genitori.







Frida: " Sei uno stxxnzo lo stesso "


Mi abbandonai sulla sua spalla, le mie guance toccarono il suo collo caldo.
Mi rilassai chiudendo gli occhi e respirando a fondo quell'odore agrumato e selvatico che tanto mi faceva sentire a casa.